Formazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA

FORMAZIONE

il FIGLIO dell'UOMO

ONLUS - ASSOCIAZIONE CATTOLICA

E-mail: studiotecnicodalessandro@virgilio.it

Siti Internet: http://www.cristo-re.eu ; http://www.maria-tv.eu ;

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dal 28 Marzo al 4 Aprile 2010

9a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de

" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file cliccando sopra Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo

L'ARGOMENTO DI OGGI

Aderite all"

ORDINE LAICO dei " CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO" per VIVERE il VANGELO, Diventate CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO vivendo la Vostra VITA in FAMIGLIA e sul LAVORO secondo VIA, VERITA' VITA

dai GIORNALI di OGGI

Ma anche nel Pdl c'è chi insorge. Lupi: "Attacco brutale e inspiegabile"

Feltri attacca Boffo, la Cei lo difende

Berlusconi: "Mi dissocio dal Giornale"

L'ex direttore di Libero contro quello di Avvenire: non ha titoli morali per giudicare il Cavaliere

Feltri attacca Boffo, la Cei lo difende

il segretario di Stato vaticano:

"L'assenza del premier? Non chiedete a me"

Festa della Perdonanza: salta la prevista cena tra Berlusconi e il cardinal Bertone

Il presidente del Consiglio delega Gianni Letta per rappresentare il governo alle celebrazioni dell'Aquila

Benedetto XVI durante l’udienza generale nell’Aula Paolo VI in Vaticano: "Dio protegge peccatori"

Secondo il Papa, "di fronte alla vastità dei vizi, il rimedio è un radicale cambiamento di vita, fondato sull'umiltà

2009-08-29

Ingegneria Impianti Industriali

Elettrici Antinvendio

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Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

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2009-09-05

 

5 Settembre 2009

Anche sui giornali e in tv non può esserci liberta senza responsabilità

Cattiva stampa e videoindecenze:

giudicate voi, giudicate adesso

C’è più di un problema nel mondo dell’informazione italiana. Ma qui, oggi, vogliamo sottolinearne uno che rischia di non essere messo a fuoco nel momento in cui, giustamente, ci si interroga e ci si allarma sulla sorte della libera stampa nel nostro Paese. La libertà senza responsabilità non ha senso, e l’esercizio irresponsabile della libertà diventa inesorabilmente una maledizione per ogni comunità civile. E quella di chi fa e legge i giornali, di chi fa e ascolta e vede i radiotelegiornali, è – dovrebbe essere – una comunità civile. Noi di Avvenire – la "voce delle voci" dei cattolici italiani che Dino Boffo per 15 anni ha portato con libertà e responsabilità in edicola – ci sentiamo parte di questa comunità civile, ci sentiamo e siamo al servizio dei suoi membri più importanti: coloro che ci leggono, coloro che ci guardano e che ci ascoltano. Sono loro, prima di tutto, che giudicano del nostro grado di libertà e di responsabilità, della nostra pulizia e della nostra coerenza.

E noi – oggi che siamo stati trascinati in una battaglia insensata dalla premeditata aggressione compiuta contro il nostro direttore da quanti hanno esercitato una libertà senza alcuna responsabilità – vogliamo riflettere pubblicamente a partire da questo punto cruciale. Restando noi stessi. Sperando di essere ascoltati dai nostri colleghi giornalisti. Contando soprattutto su chi legge, guarda e ascolta coloro che "danno le notizie".

In queste ore, il presidente dell’Ordine dei giornalisti Lorenzo Del Boca ha invocato un "passo indietro" e ha richiamato al dovere morale di usare i media con una "maggiore sobrietà di atteggiamenti". Si è rivolto ai professionisti dell’informazione. E ha argomentato: "La funzione dei giornali, delle radio, delle tv e del mondo web è talmente importante e fondamentale nella vita civile di una comunità che non può ridursi – peggio se per propria scelta – a un battibecco dai toni sempre più accesi e sempre meno comprensibili". Ha parlato di deontologia, Del Boca. E questo è l’altro nome della libertà responsabile.

Siamo così d’accordo con lui, noi di Avvenire, che da venerdì 28 agosto a oggi – con naturale adesione all’imput che ci veniva dal nostro direttore – non abbiamo consentito a chi aveva sferrato il menzognero attacco a Dino Boffo e alla libera voce di questa testata di "commissariare" le nostre pagine con una sporca non-notizia. Abbiamo continuato, invece, a scrivere dell’Italia e del Mondo, dando conto con chiarezza esclusivamente nelle pagine dedicate al dialogo con i lettori dell’inconsistenza di quella maligna campagna diffamatoria costruita – nei titoli e negli articoli del "Giornale" diretto da Vittorio Feltri – su una lettera anonima travestita da "documento del casellario giudiziario". E in quegli stessi giorni abbiamo fermamente e cortesemente declinato ogni invito a incrociare le voci – attraverso i mass media radiofonici e televisivi – con coloro che a questa inconcepibile e feroce gazzarra "punitiva" avevano dato il via.

Da cronisti e da portatori di opinioni ci confrontiamo senza timori e senza reticenze con ogni fatto e ogni interlocutore, ma proprio perché crediamo nel dialogo riteniamo che non si possa e non si debba mai recitare una finzione di dialogo. E così abbiamo scelto di non consegnarci ai caotici "battibecchi" soprattutto televisivi evocati da Del Boca e cari, ormai da anni, agli spacciatori di spazzatura.

Osavamo sperare che le nostre scelte facessero riflettere.

E che alla riflessione seguissero scelte giornalistiche conseguenti. Raccontare, ovvio, il "caso" violentemente aperto dal "Giornale", ma con tenace precisione, dopo aver verificato fatti, situazioni e fonti, nel massimo rispetto delle persone a torto o a ragione coinvolte. Molti colleghi, su tante testate quotidiane, hanno mostrato a noi e ai loro lettori che questo è ancora possibile nel nostro Paese. Un gruppo graniticamente inquadrato di giornali ha fatto esattamente l’opposto. E la magna pars dell’informazione televisiva pubblica e privata ha finito per amplificare le loro cannonate in faccia alla verità.

Le falsità e le deformazioni sulla persona di Dino Boffo hanno avuto – per giorni – uno spazio tv irrimediabilmente insultante. Di Avvenire e della sua linea politica è stata fatta anche in tv una interessata caricatura. E questo perché Feltri & Co. sono stati fatti dilagare sul piccolo schermo con le loro tesi e (man mano che la verità veniva a galla) i loro aggiustamenti di tesi. E quando non sono stati loro – gli sbandieratori di una ignobile lettera anonima – a occupare lo schermo, le notizie di chiarimento venute dalla magistratura di Terni sono state ignorate o sminuzzate. Confuse in un polverone di chiacchiere in politichese. Tutt’al più di querimonie su una privacy violata, quando c’era una verità di vita fatta a pezzi. Un’autentica videoindecenza.

Qualcuno dirà: gli assenti hanno sempre torto. Ma noi di Avvenire non siamo stati affatto assenti: non siamo andati in tv a impersonare la parte del calunniato che fa da comparsa nello spettacolo del suo calunniatore, che è cosa ben diversa.

Tutto questo è accaduto sotto gli occhi dei nostri concittadini, lettori e telespettatori. Tutto questo è sotto gli occhi dei cattolici italiani. Che giudichino loro – in edicola e col telecomando – questa libertà irresponsabile che, ancora una volta, nessun altro, neppure l’Ordine dei giornalisti, appare in grado di giudicare. Giudichino loro la stampa della falsità e della cattiveria. Giudichino le videoindecenze.

Marco Tarquinio

 

 

 

 

 

 

 

3 Settembre 2009

LA VICENDA FELTRI

PUNTO PER PUNTO LA REPLICA A FELTRI Quelle dieci falsità e la realtà dei fatti

1) Boffo "noto omosessuale" e protagonista di una 're­lazione' con un uomo sposato segnalata in atti del Tribunale di Terni.

FALSO - Questo è stato affermato dal 'Giornale' sulla base di una lettera anonima diffa­matoria, definita falsamente 'nota infor­mativa' di matrice giudiziaria e fatta altrettanto falsamen­te assurgere addirittura alla dignità di risultanza 'dal ca­sellario giudiziario' che in realtà, come ogni altro atto del procedimento, non conteneva alcun riferimento alle 'in­clinazioni sessuali' e a 'relazioni' del direttore di ’’Avveni­­re’’. Lo ha confermato il gip di Terni Pierluigi Panariello il 31 agosto: "Nel fascicolo riguardante Dino Boffo non c’è as­solutamente alcuna nota che riguardi le sue inclinazioni ses­suali ".

2) Boffo "attenzionato" dalla Polizia di Stato per le sue 'frequentazioni'.

FALSO - Anche questa affermazione, grave e ridi­cola al tempo stesso, è tratta non da atti giudiziari ma dalla stessa lettera anonima che il 'Giornale' ha utilizzato per il suo attacco a Boffo. La schedatura è stata smentita dal ministro dell’Interno do­po pronta verifica fatta compiere nella struttura centrale e periferica della pubblica sicurezza.

3) Boffo "querelato" da una signora di Terni.

FALSO - A Terni fu sporta denuncia/querela non contro Boffo, ma contro ignoti da sogget­ti che ben conoscevano Boffo e la voce di Boffo e che, quando hanno scoperto che era stato ipotiz­zato il coinvolgimento del cellulare in uso al suo ufficio, hanno rimesso la querela.

4) Ci sono "intercettazioni" che accusano Boffo.

FALSO - Solo la lettera anonima parla di intercetta­zioni. Agli atti, invece, ci sono tabulati dai quali emergono telefonate partite da una delle utenze mobili che erano nella disponibilità di Boffo. Il gip di Terni Panariello lo ha confermato il 31 agosto.

5) Boffo ha dichiarato di "non aver mai conosciuto" la donna di Terni colpita da molestie telefoniche.

FALSO - Come già detto, Boffo conosceva i desti­natari delle telefonate, i quali, dunque, co­noscevano la sua voce. Il "Giornale" non può, tuttavia, nella sua montatura accettare un elemento antitetico alla sola idea della colpevolezza di Boffo.

6) Boffo si è difeso indicando un’altra persona come coinvolta in una storia a sfondo "omosessuale".

FALSO - L’omosessualità in questa vicenda è stata pruriginosamente tirata in ballo dall’e­stensore della famigerata "informativa" a­nonima e dal 'Giornale' che ha coagulato l’attacco diffa­matorio proprio su questo punto. Boffo ha solo e sempre dichiarato ai magistrati di essere ar­rivato alla conclusione che quel telefono cellulare, che era nella disponibilità sua e del suo Ufficio, fosse stato utiliz­zato da una terza persona che si trovava nelle condizioni lavorative per farlo. Il gip di Terni ha dichiarato che tale pista sul piano giudi­ziario non è stata "approfondita" perché non 'ritenuta at­tendibile da chi indagava', il quale evidentemente non co­nosceva i tempi e gli orari della professione giornalistica.

7) Nelle telefonate attribuite a Boffo ci sarebbero state 'intimidazioni' e "molestie" a sfondo 'sessuale', anzi 'omossessuale'. E sarebbero state accompagnate da 'pedinamenti'.

FALSO - Le affermazioni del ’’Giornale’’ sono prive di fondamento. Boffo si è sempre dichiarato e­straneo a una vicenda nella quale, anche presa solo come è stata presentata, sul piano giudiziario non include "pedinamenti" né molestie legate alla sfera 'ses­suale'. L’appiglio per chi ha cercato di far circolare un’idea opposta giace nel fatto che agli atti c’è un riferimento ad 'al­lusioni' a 'rapporti sessuali'. Ma, ha specificato il gip di Ter­ni il 1° settembre, "tra la donna e il suo compagno".

8) Boffo in qualche modo ammise di essere colpevole e diede incarico al suo legale di "patteggiare" la pena.

FALSO - Boffo non ha patteggiato alcunché e ha sempre rigettato l’accusa di essere stato au­tore di telefonate moleste. Ha considerato a lungo la questione giudiziaria ternana senza sostanziale im­portanza, in particolare successivamente alla remissione di querela sporta dalle persone interessate, tanto che in occa­sione della ricezione del decreto penale di condanna – lo si ri­badisce: successivamente alla remissione di querela da parte delle interessate – non si rivolse ad alcun legale. Boffo non aveva dato soverchio peso al decreto in questione, in quan­to l’aveva ritenuto una semplice definizione amministra­tiva, conseguente agli effetti della remissione.

9) Boffo ha reso pubbliche "ricostruzioni" della vicenda.

FALSO - Boffo non ha reso pubblica alcuna rico­struzione della vicenda e ciò che Avveni­re ha pubblicato è sotto gli occhi di tutti. Nessun’altra persona, nessun particolare, nessun ente e i­stituzione è stato indicato, citato o chiamato in causa dal direttore di Avvenire. Boffo nonostante il pesantissimo at­tacco diffamatorio del "Giornale" non intende consegna­re niente e nessuno al tritacarne mediatico generato e col­tivato dal 'Giornale'. Sul 'Giornale' anche a questo proposito si scrive il con­trario. È l’ennesima dimostrazione di come su quella te­stata si stia facendo sistematica e maligna disinformazio­ne.

10) La "nota informativa" non è una lettera anonima diffamatoria e una "patacca" ma il contenuto del decreto penale relativo alla vicenda di Terni.

FALSO - La cosiddetta "informativa" è un testo gra­vemente diffamatorio contro Boffo di in­certa (per ora) origine, ma sicuramente non scritto in sede giudiziaria né per sede giudiziaria e non attinente alla vicenda ternana alla quale è stato surretti­ziamente 'appiccicato' all’interno di una missiva anonima dopo essere stato ideato allo scopo. Sul "Giornale" i giornalisti autori dell’aggressione contro il direttore di Avvenire continuano, persino dopo i chiari­menti intervenuti, a sostenere la sua autenticità. Dire che è una 'patacca', secondo costoro, sarebbe una "bugia". E questo è comprensibile visto che la campagna diffamato­ria incredibilmente ingaggiata dal "Giornale" si basa, sin dal­l’inizio, sulle gravissime affermazioni e deformazioni con­tenute in quel testo anonimo.

 

 

 

 

 

 

3 Settembre 2009

LE REDAZIONI

I CDR DI SAT2000 E RADIO INBLU

"Continueremo con la sua professionalità"

La redazione di Radio inBlu apprende con sconforto la notizia delle dimissioni del direttore Dino Boffo, dopo un attacco mediatico inqualificabile contro la sua persona. Un attacco che ha colpito, insieme a lui, i media sotto la sua guida: Avvenire, Tv2000 e Radio inBlu. La redazione di inBlu continua ad essere vicina a Dino Boffo, cercando di ritrasmettere la professionalità, l’impegno umano e la passione che il nostro direttore ci ha dimostrato in tutti questi anni.

 

La redazione di Radio inBlu

 

Il Comitato di redazione di Sat2000 ha appreso con dolore e amarezza delle dimissioni del direttore Dino Boffo, oggetto di un’aggressione mediatica personale, brutale e senza precedenti, che ha il sapore e la sostanza di un’intimidazione alla libera stampa ed ai mezzi d’informazione cattolici. Il Cdr rinnova a Dino Boffo tutta la solidarietà, umana e professionale, nonché la fiducia e la stima dell’intera redazione, ringraziandolo del lavoro svolto insieme e degli insegnamenti ricevuti in questi anni. E assicura il proprio impegno nel portare avanti il lavoro quotidiano di ricerca e diffusione delle notizie, sempre nel rispetto per la persona umana, che mai dovrebbe essere maltrattata, infangata, vilipesa dai mezzi di comunicazione, come invece è avvenuto in questi giorni.

Il Comitato di redazione della televisione Sat2000

Giornale in edicola

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Supplementi

 

 

 

 

 

 

 

3 Settebre 2009

IL TESTO DELLA LETTERA DEL DIRETTORE AL PRESIDENTE BAGNASCO

LA LETTERA DI BOFFO AL CARD. BAGNASCO

Resto moralmente dove sono sempre stato

Sua Eminenza Reverendissima

Cardinale Angelo Bagnasco

Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

Sua Sede

Eminenza Reverendissima,

da sette giorni la mia persona è al centro di una bufera di proporzioni gigantesche che ha invaso giornali, televisioni, radio, web, e che non accenna a smorzarsi, anzi. La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere.

L’attacco smisurato, capzioso, irritualmente feroce che è stato sferrato contro di me dal quotidiano "Il Giornale" guidato da Feltri e Sallusti, e subito spalleggiato da "Libero" e dal "Tempo", non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile motivazione: un opaco blocco di potere laicista si è mosso contro chi il potere, come loro lo intendono, non ce l’ha oggi e non l’avrà domani.

Qualcuno, un giorno, dovrà pur spiegare perché ad un quotidiano – "Avvenire" – che ha fatto dell’autonomia culturale e politica la propria divisa, che ha sempre riservato alle istituzioni civili l’atteggiamento di dialogo e di attenta verifica che è loro dovuto, che ha doverosamente cercato di onorare i diritti di tutti e sempre rispettato il responso elettorale espresso dai cittadini, non mettendo in campo mai pregiudizi negativi, neppure nei confronti dei governi presieduti dall’onorevole Berlusconi, dovrà spiegare – dicevo ? perché a un libero cronista, è stato riservato questo inaudito trattamento.

E domando: se si fa così con i giornalisti indipendenti, onesti, e per quanto possibile ? nella dialettica del giudizio ? collaborativi, quale futuro di libertà e di responsabilità ci potrà mai essere per la nostra informazione? Quando si andranno a rileggere i due editoriali firmati da due miei colleghi, il "pro" e "contro" di altri due di essi, e le mie tre risposte ad altrettante lettere che "Avvenire" ha dedicato durante l’estate alle vicende personali di Silvio Berlusconi, apparirà ancora più chiaramente l’irragionevolezza e l’autolesionismo di questo attacco sconsiderato e barbarico.

Grazie a Dio, nonostante le polemiche, e per l’onestà intellettuale prima del ministro Maroni e poi dei magistrati di Terni, si è chiarito che lo scandalo sessuale inizialmente sventagliato contro di me, e propagandato come fosse verità affermata, era una colossale montatura romanzata e diabolicamente congegnata. Fin dall’inizio si era trattato d’altro. Questa risultanza è ciò che mi dà più pace, il resto verrà, io non ho alcun dubbio.

E tuttavia le scelte redazionali che da giorni taluno continua accanitamente a perseguire nei vari notiziari dicono a me, uomo di media, che la bufera è lungi dall’attenuarsi e che la pervicace volontà del sopraffattore è di darsi ragione anche contro la ragione. Un dirigente politico lunedì sera osava dichiarare che qualcuno vuole intimorire Feltri; era lo stesso che nei giorni precedenti aveva incredibilmente affermato che l’aggredito era proprio il direttore del "Giornale", e tutto questo per chiamare a raccolta uomini e mezzi in una battaglia che evidentemente si vuole ad oltranza.

E mentre sento sparare i colpi sopra la mia testa mi chiedo: io che c’entro con tutto questo? In una guerra tra gruppi editoriali, tra posizioni di potere cristallizzate e prepotenti ambizioni in incubazione, io ––ancora – che c’entro? Perché devo vedere disegnate geografie ecclesiastiche che si fronteggerebbero addirittura all’ombra di questa mia piccola vicenda? E perché, per ricostruire fatti che si immaginano fatalmente miei, devo veder scomodata una girandola di nomi, di persone e di famiglie, forse anche ignare, che avrebbero invece il sacrosanto diritto di vedersi riconosciuto da tutti il rispetto fondamentale? Solo perché sono incorso, io giornalista e direttore, in un episodio di sostanziale mancata vigilanza, ricondotto poi a semplice contravvenzione? Mi si vuole a tutti i costi far confessare qualcosa, e allora dirò che se uno sbaglio ho fatto, è stato non quello che si pretende con ogni mezzo di farmi ammettere, ma il non aver dato il giusto peso ad un reato "bagatellare", travestito oggi con prodigioso trasformismo a emblema della più disinvolta immoralità.

Feltri non si illuda, c’è già dietro di lui chi, fregandosi le mani, si sta preparando ad incamerare il risultato di questa insperata operazione: bisognava leggerli attentamente i giornali, in questi giorni, non si menavano solo fendenti micidiali, l’operazione è presto diventata qualcosa di più articolato. Ma a me questo, francamente, interessa oggi abbastanza poco. Devo dire invece che non potrò mai dimenticare, nella mia vita, la coralità con cui la Chiesa è scesa in campo per difendermi: mai – devo dire ? ho sentito venir meno la fiducia dei miei Superiori, della Cei come della Santa Sede. Se qualche vanesio irresponsabile ha parlato a vanvera, questo non può gettare alcun dubbio sulle intenzioni dei Superiori, che mi si sono rivelate sempre esplicite e, dunque, indubitabili. Ma anche qui non posso mancare di interrogarmi: io sono, da una vita, abituato a servire, non certo a essere coccolato o ancor meno garantito. La Chiesa ha altro da fare che difendere a oltranza una persona per quanto gratuitamente bersagliata.

Per questi motivi, Eminenza carissima, sono arrivato alla serena e lucida determinazione di dimettermi irrevocabilmente dalla direzione di "Avvenire", "Tv2000" e "Radio Inblu", con effetto immediato. Non posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora, per giorni e giorni, una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani, quasi non ci fossero problemi più seri e più incombenti e più invasivi che le scaramucce di un giornale contro un altro. E poi ci lamentiamo che la gente si disaffeziona ai giornali: cos’altro dovrebbe fare, premiarci? So bene che qualcuno, più impudico di sempre, dirà che scappo, ma io in realtà resto dove idealmente e moralmente sono sempre stato. Nessuna ironia, nessuna calunnia, nessuno sfregamento di mani che da qui in poi si registrerà potrà turbarmi o sviare il senso di questa decisione presa con distacco da me e considerando anzitutto gli interessi della mia Chiesa e del mio amato Paese. In questo gesto – in sé mitissimo – delle dimissioni è compreso un grido alto, non importa quanto squassante, di ribellione: ora basta.

In questi giorni ho sentito come mai la fraternità di tante persone, diventate ad una ad una a me care, e le ringrazio della solidarietà che mi hanno gratuitamente donato, e che mi è stata preziosa come l’ossigeno. Non so quanti possano vantare lettori che si preoccupano anche del benessere spirituale del "loro" direttore, che inviano preghiere, suggeriscono invocazioni, mandano spunti di lettura: io li ho avuti questi lettori, e Le assicuro che sono l’eredità più preziosa che porto con me.

Ringrazio sine fine le mie redazioni, in particolare quella di "Avvenire" per il bene che mi ha voluto, per la sopportazione che ha esercitato verso il mio non sempre comodo carattere, per quanto di spontanea corale intensa magnifica solidarietà mi ha espresso costantemente e senza cedimenti in questi difficili giorni. Non li dimenticherò. La stessa gratitudine la devo al Presidente del CdA, al carissimo Direttore generale, ai singoli Consiglieri che si sono avvicendati, al personale tecnico amministrativo e poligrafico, alla mia segreteria, ai collaboratori, editorialisti, corrispondenti. Gli obiettivi che "Avvenire" ha raggiunto li si deve ad una straordinaria sinergia che puntualmente, ogni mattina, è scattata tra tutti quelli impegnati a vario titolo nel giornale. So bene che molti di questi colleghi e collaboratori non condividono oggi la mia scelta estrema, ma sono certo che quando scopriranno che essa è la condizione perché le ostilità si plachino, capiranno che era un sacrificio per cui valeva la pena.

Eminenza, a me, umile uomo di provincia, è capitato di fare il direttore del quotidiano cattolico nazionale per ben 15 degli straordinari anni di pontificato di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI: è stata l’avventura intellettuale e spirituale più esaltante che mi potesse capitare. Un dono strepitoso, ineguagliabile. A Lei, Eminenza carissima, e al cardinale Camillo Ruini, ai segretari generali monsignor Betori e monsignor Crociata, a ciascun Vescovo e Cardinale, proprio a ciascuno la mia affezione sconfinata: mi è stato consentito di essere, anzi sono stato provocato a pormi quale laico secondo l’insegnamento del Concilio, esattamente come avevo studiato e sognato negli anni della mia formazione.La Chiesa mia madre potrà sempre in futuro contare sul mio umile, nascosto servizio. Il 3 agosto scorso, in occasione del cambio di direzione al quotidiano "Il Giornale", scriveva Giampaolo Pansa: "Dalla carta stampata colerà il sangue e anche qualcosa di più immondo.

E mi chiedo se tutto questo servirà a migliorare la credibilità del giornalismo italiano. La mia risposta è netta: no. Servirà soltanto a rendere più infernale la bolgia che stiamo vivendo". Alla lettura di queste righe, Eminenza, ricordo che provai un certo qual brivido, ora semplicemente sorrido: bisognerebbe che noi giornalisti ci dessimo un po’ meno arie e imparassimo ad essere un po’ più veri secondo una misura meno meschina dell’umano.

L’abbraccio, con l’ossequio più affettuoso.

 

 

 

 

 

 

 

 

2009-09-04

4 Settembre 2009

DOPO 15 ANNI BOFFO SI DIMETTE DA AVVENIRE

Direttore Galantuomo

Dino Boffo si è dimesso ieri dalla direzione di Avvenire, di Tv2000 e di RadioInBlu, i mass media nazionali dei cattolici italiani. Una decisione "serena e lucida" che ha motivato con un’appassionata lettera al presidente della Cei, cardinal Angelo Bagnasco. La decisione "irrevocabile" di lasciare il quotidiano che ha guidato e fatto crescere di ruolo per 15 anni è giunta al settimo giorno della violenta aggressione giornalistica scatenata contro Boffo dal "Giornale" con la diffusione del testo gravemente diffamatorio di una lettera anonima fatta addirittura passare per sentenza giudiziaria. Tante le manifestazioni di solidarietà a Boffo nel mondo delle associazioni e della politica. Una nuova valanga di stima e di affetto dai lettori per il nostro Direttore Galantuomo.

 

 

 

 

 

 

4 Settembre 2009

Una "voce delle voci"

Anni di grande crescita con la direzione giusta

Diciott’anni, si fa presto a dire diciott’anni. Prego, accomodatevi. Curiosate in qualche archivio, in una biblioteca ideologicamente libera, e guardate che cos’era Avvenire agli inizi del 1991. Guardate che cos’è adesso. Ecco, questi sono i diciott’anni di Dino Boffo. Una rivoluzione. Una crescita costante in qualità, autorevolezza, diffusione.

Ma quando in quel 1991 Boffo si affaccia in redazione, in via Mauro Macchi 61 a Milano, l’aria è gelidina, perché negarlo? Veniva a fare il vice del nuovo direttore, quel galantuomo di Lino Rizzi, maestro di giornalismo di fronte al quale in molti ci sentivamo alunni… Qualche commento non è benevolo. E chi sarà mai costui, sbucato da un settimanale cattolico di provincia? Quale esperienza potrà avere, e quale autorevolezza? Questa di essere ampiamente sottovalutato è stata – oggi possiamo dirlo – una fortuna per lui. È vero, era stato prima vice e poi direttore della "Voce del popolo" di Treviso. Settimanale diocesano. Però, tutt’altro che minuscolo.

La dimensione della motosilurante, che addenta senza tremori le corazzate della carta stampata, è sempre stata congeniale a Boffo. Per dire, era tra i pochissimi che osasse opporsi al grande satrapo del Veneto degli anni Ottanta, il doroteo Bernini… Ma chi se lo ricordava? E chi ricordava che a soli 25 anni Mario Agnes se l’era scelto come segretario generale nell’Azione cattolica? E che per lunghi anni aveva visitato più volte le diocesi italiane per incontrare, conoscere, parlare, soprattutto ascoltare? Pochi sapevano che già allora nessun fedele laico, in Italia, conosceva la Chiesa italiana come lui, e per averla sperimentata di persona tutta.

Sfortuna volle che Lino Rizzi fosse vittima di un grave incidente stradale. Boffo si ritrovò, da vicedirettore, a dover condurre di fatto il giornale. Sventura doppia, anzi quadrupla: in poco tempo tre caporedattori su quattro se ne vanno, scegliendo altre avventure professionali. Gli rimane, unico, il generosissimo Giuliano Ragno. Il giornale affonda? No, macché, anzi. Galleggia, e pian piano comincia a filare.

Il primo gennaio 1994 Dino Boffo è direttore. Comincia a correre e non si ferma più, costringendo gli altri a correre con lui. L’obiettivo è far diventare definitivamente Avvenire un giornale come gli altri, migliore degli altri. Che nessuno acquisti "per dovere", ma solo per convinzione. Boffo chiama a collaborare le firme più interessanti e originali del mondo cattolico, e molti laici privi di pregiudizi. Cresce l’informazione religiosa, presto nascerà la sezione cultura Agorà. Tutti sappiamo quante parole si spendono sui "diritti di bambini e ragazzi" tanto proclamati in convegni e seminari di studio e apposite "Carte". E il diritto a un’informazione, adeguata alla loro sensibilità e cultura? Nasce così Popotus, primo e ancor oggi unico giornale per bambini e ragazzi: non un "giornalino" ma un vero e proprio quotidiano, sia pure limitato al giovedì e al sabato.

Il giornale si arricchisce di supplementi: "Luoghi dell’infinito", "Noi genitori & figli"… Volendo non smarrire le migliori tradizioni culturali, anche e soprattutto di cultura popolare di qualità, raffinata, Avvenire arriva a riproporre in copia anastatica un’annata del "Vittorioso"… Ma sono anche e soprattutto gli anni del "Mattutino" di Gianfranco Ravasi, degli sforzi editoriali per seguire da vicino i grandi eventi ecclesiali, a partire dal Convegno ecclesiale di Palermo – con un inserto speciale e una vera task force di giornalisti –, fino alle Giornate mondiali della Gioventù e naturalmente alla testimonianza di Giovanni Paolo II. Sono gli anni del Progetto culturale, che in Avvenire trova eco e sempre nuovi spunti.

La direzione di Boffo ha un obiettivo chiaro: far partecipare i cattolici italiani al dibattito pubblico, accanto agli altri, alla pari degli altri; a volte alleati con molti altri, altre volte in sincera polemica, com’è normale in un libero dibattito che formi l’opinione pubblica. Lo sforzo è di riuscire a dare spazio a quante più voci possibili, nel mondo cattolico. Avvenire, con lui, sarà un giornale non per "tifosi". Nessun lettore sarà sempre accarezzato, né si sentirà dare sempre ragione. Per questo Avvenire crescerà a poco a poco, rifiutando sistematicamente il doping dei gadget che succhiano risorse finanziarie senza alcun miglioramento del giornale in sé. Per questo parteciperà a tutti i confronti culturali degli ultimi anni, con una imponente documentazione e appositi inserti ("èvita", "èfamiglia", "èlavoro"). Avvenire doveva diventare alla pari, anzi migliore degli altri giornali da ogni punto di vista; di qui la radicale riforma grafica del 2002.

Si è parlato in questi giorni di Dino Boffo per il suo ruolo ecclesiale, soprattutto. Ma la sua prima e decisiva eredità è di tipo professionale. Pochissimi direttori hanno saputo trasformare radicalmente e far crescere un quotidiano come lui. Questo è un dato innegabile. Da ieri Avvenire ha perso un grande professionista, un giornalista capace di governare con polso sicuro un quotidiano "difficile" come questo, e come pochi capace di fare squadra. "Ha perso"… Qualcuno gliel’ha sottratto. C’è chi sul web ha commentato: il delitto perfetto. E ha inserito il poster di un celebre film di Quentin Tarantino: "Le iene".

Umberto Folena

 

 

 

 

 

 

2009-09-04

"I cristiani sentano come cosa propria quello che è accaduto al quotidiano" "Quando promosse Avvenire, Paolo VI lo immaginò così com’è diventato oggi"

Tonini: i cattolici italiani si stringano al loro giornale

La sua telefonata giunge come una carezza nel pieno di una riunione per allestire – con lo stato d’animo immaginabile – le pagine che avete tra le mani. È la voce di un amico, un padre, che vuole un bene infinito al quotidiano dei cattolici italiani, che è stato protagonista di importanti pagine della sua storia (tra l’altro, ha guidato il Consiglio d’amministrazione dal 1978 al 1989) e sente di dover dire qualcosa subito. Vuole far sapere alla redazione quanto senta le dimissioni di Dino Boffo come un dolore personale, "un lutto", arriva a dire. Il cardinale Ersilio Tonini si dice "vicino a tutti, dai vicedirettori all’usciere", e accetta poi di riflettere – "senza alcun intento polemico" – su quel che è accaduto. E lo fa con affetto, lucidità, fermezza. Come sempre.

Eminenza, quali sono le sue considerazioni su quanto è accaduto?

"È un momento amaro, per me e la nostra comunità cristiana. Spero che tutto questo la renda consapevole che i grandi giochi non solo solo quelli dell’azione politica, ma anche i fatti che abbiamo visto. La storia bisogna sentirla come propria, la storia presente, quella che scorre attorno a noi, non restarsene spettatori come se appartenesse al passato o riguardasse qualcun altro. Quando una comunità partecipe della storia vede emergere un tentativo di costringerla al silenzio è il momento in cui non può non capire che deve dare il proprio pieno appoggio, deve stare unita più di prima. Ecco: per i cattolici italiani è l’ora di dare sostegno alla Chiesa e ad Avvenire".

Lei ha vissuto le fasi fondazionali del quotidiano: come vive questi momenti?

"Il mio pensiero è andato subito a Paolo VI, promotore di Avvenire, e al quotidiano cattolico che aveva in mente. Pochi giorni prima di morire mi chiamò proprio per parlarmi del giornale. Era deciso a fare un appello a tutta la comunità cattolica italiana, immaginando anche una grande mobilitazione: gli premeva che il giornale avesse un’espansione non solo diffusionale ma soprattutto informativa. Aveva intuito che il momento era prezioso, c’erano grandi possibilità di sviluppo e di accoglienza. E un’iniziativa lanciata in quel frangente avrebbe potuto trovare una grande eco nella coscienza degli italiani".

I fatti di questi giorni cosa suggeriscono?

"La Chiesa tutta, ogni credente, deve essere consapevole di quel che accade, e sentire come cosa propria ciò che riguarda il suo giornale, cosciente che il futuro del mondo si gioca nella comunicazione. Come vescovo, sento in modo tutto particolare tutto quello che è successo, forse perché ho preso parte alle grandi speranze di Papa Montini verso un quotidiano di tutti i cattolici".

Legge questa triste vicenda come un tentativo di silenziare i cattolici italiani?

"Ma è evidente! Avvenire è una voce che ha intuito questo nostro tempo difficile e bellissimo, e c’è riuscito perché lo ama. Fa molto male vedere quello che è accaduto. Si è fatto ricorso a ogni strumento utile a produrre disonore. L’affetto per la persona di Boffo mi può far passare la misura, vorrei calibrare le parole: ma è indubbio che mi offende il "modo" in cui si è consumata tutta la vicenda. Si è voluto distruggere una persona. Ripeto: è un momento che va sentito come proprio da tutti i cattolici. Se questo giornale dava fastidio, vuol dire che attorno ad Avvenire dobbiamo stare uniti, dargli forza: i cattolici hanno diritto a una loro voce libera, serena, forte, all’altezza dei tempi".

"Avvenire" che oggi hanno tra le mani i lettori è erede del giornale di cui le parlò Paolo VI?

"Sì, sì, sì, indubbiamente sì! Paolo VI voleva un giornale come quello di oggi: questo era il suo progetto e il suo sogno. In quel lungo colloquio, senza parole grosse, mi espresse un grande appassionamento interiore, moderato dalla serenità del suo animo. Montini voleva costruire un giornale che rendesse consapevoli i cattolici e il Paese dell’importanza di un momento storico straordinario. La sua preoccupazione andava ben oltre la sussistenza di un’iniziativa editoriale, avvertendo egli lo spazio che si apriva per la Chiesa dentro un mondo aperto, in ricerca. Tempo prima durante una riunione di vescovi mi diede l’incarico di parlare a suo nome per sottolineare che in quell’ora storica un giornale come Avvenire poteva essere uno strumento decisivo per il futuro del Paese e per la testimonianza dei cattolici italiani di fronte al mondo. Paolo VI vedeva lontano: scorgeva già i nostri giorni, con il cattolicesimo italiano come punto di riferimento e di animazione dentro tutta la Chiesa. Più di quarant’anni dopo, le sue intuizioni le tocchiamo con mano. Benedetto XVI ha la stessa percezione del tempo in cui viviamo. E Avvenire oggi esprime quell’intuizione".

Qual è il profilo di Avvenire oggi?

"Boffo ha plasmato con una passione straordinaria un giornale che capisce il nostro tempo. Ha visto il giornale nascere e svilupparsi, ne ha vissuto tutti i momenti decisivi, ha conosciuto intensamente il rapporto della Chiesa italiana con il suo quotidiano. Il nostro episcopato ha capito molto bene la responsabilità del cattolicesimo di fronte al mondo, un ruolo nel quale si rivelata è decisiva la presenza di uno strumento come Avvenire. E Avvenire, con il suo direttore, ha compreso come il mondo si dovesse riflettere per intero nelle sue pagine, uno stile che l’ha sempre contraddistinto".

In questi anni s’è andato consolidando anche il radicamento ecclesiale del quotidiano...

"È un fatto sotto gli occhi di tutti. Il giornale è fermento nella Chiesa, non un mezzo per ottenere obiettivi ma una testimonianza, un aiuto per accompagnare i cattolici a vivere intensamente la contemporaneità, ad appassionarcisi come animatori che sanno rispettare la libertà di tutti ma che pretendono di veder rispettata e ascoltata la propria voce. La diffusa "passione" per la libertà fa del nostro momento storico uno dei più adatti per l’annuncio. Dobbiamo esserne consapevoli".

I cattolici non sempre sembrano coscienti di questa opportunità...

"Gli eventi non vanno solo "conosciuti": chiedono di essere "vissuti". Il compito di Avvenire non è quello di cercare il successo attraverso una gran quantità di notizie, ma di proporsi come efficace strumento quotidiano per l’animazione interiore delle coscienze. Dino Boffo è riuscito a farlo profondendo tutte le sue capacità per rendere Avvenire sempre migliore, attento, vasto, attuale".

Che strada è tracciata davanti al giornale dei cattolici?

"Avvenire è uno dei punti di osservazione dai quali oggi si capisce meglio cosa sta accadendo, su quali fronti ci si gioca il tutto per tutto, dove i cattolici possono e devono intervenire. Sant’Agostino dice che il luogo più importante per gli uomini sono i monti, perché è dalla loro vetta che s’intuisce il sopraggiungere del mattino. È lì che si coglie in anticipo la speranza, ed è lì che i cattolici devono stare. E Avvenire con loro".

Francesco Ognibene

 

 

 

 

 

 

 

4 Settembre 2009

IL MONDO POLITICO

Le dimissioni scuotono il Palazzo

Un fiume di solidarietà per il direttore Dino Boffo è sgorgato ieri anche dalle lande, spesso aride, della politica. Il ministro del Lavoro, della Salute e della Politiche sociali Maurizio Sacconi (Pdl) ha auspicato un ripensamento: "Mi dispiace molto – ha dichiarato –. Io sono un estimatore di Dino Boffo e un suo amico personale, è anche mio concittadino. Credo sarebbe opportuno che ritirasse le sue dimissioni". La scelta, sofferta, è arrivata dopo una settimana di campagna durissima contro la sua persona.

Un attacco mediatico di rara violenza sul quale si soffermano gli esponenti di molti partiti. Per esempio Luigi Zanda (Pd), che ha detto di sentire ora "ancora più solida" la propria amicizia con Boffo e ha definito le dimissioni "la conclusione, purtroppo prevedibile, della violenza disgustosa e ingiusta che attraverso di lui ha voluto colpire Avvenire e la Chiesa italiana, colpevoli di non aver taciuto". Ma "miserabili", ha concluso il vicepresidente dei senatori democratici, "sono la mano e la mente di chi lo ha colpito".

Con il saluto di Boffo, ha sottolineato il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella (Pdl), "il giornalismo italiano perde un grande direttore e una persona limpida, che si è sempre spesa al servizio della Chiesa e di chi è più fragile". Parole di stima e vicinanza al direttore del nostro giornale anche dall’Udc: "Dino Boffo è un cristiano vero che ha dato una lezione morale, politica e istituzionale a tutti gli italiani – si legge in una nota firmata dal segretario Lorenzo Cesa e dal presidente Rocco Buttiglione –. Non vi era alcuna necessità che si dimettesse, ma ha inteso farlo nel nome degli ideali che ha testimoniato in questi anni di direzione di Avvenire.

Tutta l’Unione di Centro, a partire da Pier Ferdinando Casini, gli esprime ancora una volta affetto e stima, nella certezza che il giornalismo italiano non potrà fare a meno di un professionista così autorevole". Sempre dall’Udc, il responsabile del Dipartimento Salute e Welfare Gian Luigi Gigli ha ricordato che "sotto la direzione di Boffo Avvenire è diventato un punto di riferimento autorevole e qualificato, non solo per i cattolici, sui temi della bioetica, della scienza, dell’assistenza sanitaria e della solidarietà verso i più svantaggiati".

Per l’Italia dei Valori, Massimiliano Coltellacci e Alfonso Benevento hanno affermato che la decisione di Boffo "insegna l’obbedienza alla legge della coscienza, fondata su principi etici indissolubili". Rosy Bindi (Pd), vicepresidente della Camera, ha assicurato al direttore la propria "solidarietà" e ha espresso la convinzione "che la sua sofferenza farà bene alla nostra democrazia". Poi una considerazione più strettamente politica: "È stata una vera e propria rappresaglia da parte di Berlusconi e della sua famiglia". Ancora più duro il leader dell’Idv Antonio Di Pietro: "È l’omicidio della democrazia".

Quel che è certo, hanno rilevato le parlamentari teodem Paola Binetti ed Emanuela Baio, è che si è trattato "di un linciaggio mediatico infamante", di fronte al quale Boffo "ancora una volta ha dimostrato onestà intellettuale, professionalità e di preferire il bene della società e della Chiesa". Grande "apprezzamento" è stato formulato per questo motivo anche dal presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni (Pdl): "Il direttore ha compiuto un gesto nobile, fatto per amore della Chiesa e della comunità cristiana italiana, un gesto che gli fa onore e che testimonia della dedizione con cui ha svolto il suo delicato incarico in tutti questi anni". Per la Lega Nord, Giampaolo Dozzo ha espresso "rammarico", osservando come Avvenire perda "un valente professionista" e un "cavallo di razza dell’informazione".

Polemico il democratico Pierluigi Castagnetti, il quale ha auspicato che "dopo le dimissioni di Dino Boffo vengano almeno risparmiate le lacrime di coccodrillo dei tanti esponenti del Pdl, soprattutto cattolici, che si sono segnalati in questi giorni per il loro silenzio e per non aver mosso un dito perché questa campagna cessasse". Molto chiaro e senza giri di parole anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno, del Pdl: quello di Boffo, ha detto, è "un gesto di grande nobiltà, che sottolinea ancora con più forza quanto questo attacco personale, questo killeraggio personale, fosse fuori luogo e fuori misura.

È un bell’esempio che deve far riflettere tutti – ha aggiunto – a cominciare da chi ha promosso questo attacco, sbagliando". Parole affettuose dal sottosegretario e capo della Protezione Civile Guido Bertolaso: "In questo momento così difficile mi sento vicino a Dino Boffo. Sono un esperto di dimissioni e condivido la sua scelta, sia pure molto sofferta". Sentimenti di "amicizia e affetto" che tornano nella dichiarazione del vicepresidente del Senato Vannino Chiti (Pd): "Il suo comportamento è stato onesto e chiaro, il suo gesto nobile e dignitoso", anche se "non vi era alcuna necessità che rassegnasse le dimissioni, ma evidentemente viviamo in un Paese in cui ormai si è perso il senso del limite".

Dispiaciuto si è detto il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri. L’unica speranza che resta, a giudizio del suo vice Gaetano Quagliariello, è "che le dimissioni di Boffo possano contribuire a svelenire il clima che da tre mesi a questa parte ha tolto nobiltà alla politica e possano far tornare il confronto tra idee e proposte contrapposte, il sale della politica e dell’informazione". Solidarietà piena al direttore da Grazia Francescato dei Verdi, Paolo Ferrero di Rifondazione comunista, Francesco Pardi dell’Idv e Nichi Vendola di Sinistra e Libertà, secondo il quale "per decenza si sarebbe dovuto dimettere Feltri". Il segretario del Pd Dario Franceschini addebita la responsabilità di quanto è accaduto a "una regia di intimidazione nei confronti della stampa libera, almeno di quella parte che non è già condizionata dal conflitto d’interessi".

E così, per Giuseppe Fioroni, dello stesso Partito democratico, "i fautori della strategia della rappresaglia, infondata e strumentale, hanno ottenuto il primo scalpo". Diversa la lettura del ministro degli Esteri Franco Frattini, del Pdl, che non ha commentato la scelta di Boffo ma ha riproposto la tesi secondo cui "il killeraggio è stato fatto contro Berlusconi con due mesi di estenuanti tentativi di attacco" e adesso "è giusto che il clima sia pacificato, ma l’origine sta tutta lì". Al contrario, ha obiettato la presidente del gruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro, "Boffo è stato oggetto in questi giorni di una volgare aggressione, al limite del killeraggio, perché il suo giornale aveva osato criticare l’operato del governo e del presidente del Consiglio".

La senatrice vede in "alcuni commenti di esponenti della maggioranza e del governo, al di là delle frasi di circostanza, un senso di soddisfazione per l’esito di questa vicenda" e "una sorta di messaggio inquietante: chi critica il premier e il governo finisce male".

Danilo Paolini

 

 

 

 

 

3 Settembre 2009

LA VICENDA FELTRI

Quelle dieci falsità e la realtà dei fatti

1) Boffo "noto omosessuale" e protagonista di una 're­lazione' con un uomo sposato segnalata in atti del Tribunale di Terni.

FALSO - Questo è stato affermato dal 'Giornale' sulla base di una lettera anonima diffa­matoria, definita falsamente 'nota infor­mativa' di matrice giudiziaria e fatta altrettanto falsamen­te assurgere addirittura alla dignità di risultanza 'dal ca­sellario giudiziario' che in realtà, come ogni altro atto del procedimento, non conteneva alcun riferimento alle 'in­clinazioni sessuali' e a 'relazioni' del direttore di ’’Avveni­­re’’. Lo ha confermato il gip di Terni Pierluigi Panariello il 31 agosto: "Nel fascicolo riguardante Dino Boffo non c’è as­solutamente alcuna nota che riguardi le sue inclinazioni ses­suali ".

2) Boffo "attenzionato" dalla Polizia di Stato per le sue 'frequentazioni'.

FALSO - Anche questa affermazione, grave e ridi­cola al tempo stesso, è tratta non da atti giudiziari ma dalla stessa lettera anonima che il 'Giornale' ha utilizzato per il suo attacco a Boffo. La schedatura è stata smentita dal ministro dell’Interno do­po pronta verifica fatta compiere nella struttura centrale e periferica della pubblica sicurezza.

3) Boffo "querelato" da una signora di Terni.

FALSO - A Terni fu sporta denuncia/querela non contro Boffo, ma contro ignoti da sogget­ti che ben conoscevano Boffo e la voce di Boffo e che, quando hanno scoperto che era stato ipotiz­zato il coinvolgimento del cellulare in uso al suo ufficio, hanno rimesso la querela.

4) Ci sono "intercettazioni" che accusano Boffo.

FALSO - Solo la lettera anonima parla di intercetta­zioni. Agli atti, invece, ci sono tabulati dai quali emergono telefonate partite da una delle utenze mobili che erano nella disponibilità di Boffo. Il gip di Terni Panariello lo ha confermato il 31 agosto.

5) Boffo ha dichiarato di "non aver mai conosciuto" la donna di Terni colpita da molestie telefoniche.

FALSO - Come già detto, Boffo conosceva i desti­natari delle telefonate, i quali, dunque, co­noscevano la sua voce. Il "Giornale" non può, tuttavia, nella sua montatura accettare un elemento antitetico alla sola idea della colpevolezza di Boffo.

6) Boffo si è difeso indicando un’altra persona come coinvolta in una storia a sfondo "omosessuale".

FALSO - L’omosessualità in questa vicenda è stata pruriginosamente tirata in ballo dall’e­stensore della famigerata "informativa" a­nonima e dal 'Giornale' che ha coagulato l’attacco diffa­matorio proprio su questo punto. Boffo ha solo e sempre dichiarato ai magistrati di essere ar­rivato alla conclusione che quel telefono cellulare, che era nella disponibilità sua e del suo Ufficio, fosse stato utiliz­zato da una terza persona che si trovava nelle condizioni lavorative per farlo. Il gip di Terni ha dichiarato che tale pista sul piano giudi­ziario non è stata "approfondita" perché non 'ritenuta at­tendibile da chi indagava', il quale evidentemente non co­nosceva i tempi e gli orari della professione giornalistica.

7) Nelle telefonate attribuite a Boffo ci sarebbero state 'intimidazioni' e "molestie" a sfondo 'sessuale', anzi 'omossessuale'. E sarebbero state accompagnate da 'pedinamenti'.

FALSO - Le affermazioni del ’’Giornale’’ sono prive di fondamento. Boffo si è sempre dichiarato e­straneo a una vicenda nella quale, anche presa solo come è stata presentata, sul piano giudiziario non include "pedinamenti" né molestie legate alla sfera 'ses­suale'. L’appiglio per chi ha cercato di far circolare un’idea opposta giace nel fatto che agli atti c’è un riferimento ad 'al­lusioni' a 'rapporti sessuali'. Ma, ha specificato il gip di Ter­ni il 1° settembre, "tra la donna e il suo compagno".

8) Boffo in qualche modo ammise di essere colpevole e diede incarico al suo legale di "patteggiare" la pena.

FALSO - Boffo non ha patteggiato alcunché e ha sempre rigettato l’accusa di essere stato au­tore di telefonate moleste. Ha considerato a lungo la questione giudiziaria ternana senza sostanziale im­portanza, in particolare successivamente alla remissione di querela sporta dalle persone interessate, tanto che in occa­sione della ricezione del decreto penale di condanna – lo si ri­badisce: successivamente alla remissione di querela da parte delle interessate – non si rivolse ad alcun legale. Boffo non aveva dato soverchio peso al decreto in questione, in quan­to l’aveva ritenuto una semplice definizione amministra­tiva, conseguente agli effetti della remissione.

9) Boffo ha reso pubbliche "ricostruzioni" della vicenda.

FALSO - Boffo non ha reso pubblica alcuna rico­struzione della vicenda e ciò che Avveni­re ha pubblicato è sotto gli occhi di tutti. Nessun’altra persona, nessun particolare, nessun ente e i­stituzione è stato indicato, citato o chiamato in causa dal direttore di Avvenire. Boffo nonostante il pesantissimo at­tacco diffamatorio del "Giornale" non intende consegna­re niente e nessuno al tritacarne mediatico generato e col­tivato dal 'Giornale'. Sul 'Giornale' anche a questo proposito si scrive il con­trario. È l’ennesima dimostrazione di come su quella te­stata si stia facendo sistematica e maligna disinformazio­ne.

10) La "nota informativa" non è una lettera anonima diffamatoria e una "patacca" ma il contenuto del decreto penale relativo alla vicenda di Terni.

FALSO - La cosiddetta "informativa" è un testo gra­vemente diffamatorio contro Boffo di in­certa (per ora) origine, ma sicuramente non scritto in sede giudiziaria né per sede giudiziaria e non attinente alla vicenda ternana alla quale è stato surretti­ziamente 'appiccicato' all’interno di una missiva anonima dopo essere stato ideato allo scopo. Sul "Giornale" i giornalisti autori dell’aggressione contro il direttore di Avvenire continuano, persino dopo i chiari­menti intervenuti, a sostenere la sua autenticità. Dire che è una 'patacca', secondo costoro, sarebbe una "bugia". E questo è comprensibile visto che la campagna diffamato­ria incredibilmente ingaggiata dal "Giornale" si basa, sin dal­l’inizio, sulle gravissime affermazioni e deformazioni con­tenute in quel testo anonimo.

 

 

 

 

 

 

 

2009-09-03

Il NyTimes e il Times commentano le dimissioni del direttore di Avvenire

"Boffo è l'ultima vittima di Berlusconi"

"Un quotidiano cattolico dovrebbe stare attento a non criticare la vita privata del premier"

ROMA - "Un giornalista italiano è l'ultima vittima di Berlusconi". Questo il titolo con cui l'edizione online del New York Times punta l'attenzione sulle dimissioni del direttore dell'Avvenire Dino Boffo. "Nell'ultimo round di un litigio sempre più feroce, senza usare i guanti, tra Chiesa e Stato, il direttore cattolico si è dimesso, pochi giorni dopo che un quotidiano legato al premier Silvio Berlusconi lo aveva accusato di essere un omosessuale destinatario di una causa legale per molestie", si legge nel New York Times, secondo cui il messaggio dell'attacco del Giornale era stato chiaro: "un quotidiano cattolico dovrebbe stare attento a non criticare la vita privata del premier". Il giornale newyorkese sottolinea poi come "critici ed alleati dicono che Berlusconi si sta gettando in acque pericolose, creando un ambiente dove ogni tipo di criticismo è visto come slealtà ".

IL TIMES: "ATTACCHI OMOFOBICI" - Anche il sito web del britannico The Times dedica ampio spazio alle dimissioni del responsabile del quotidiano della Cei. "Il direttore cattolico Dino Boffo si dimette dopo gli attacchi "omofobici" del giornale di Berlusconi", è il titolo dell'articolo che riporta le reazioni di politici e alti prelati alle dimissioni. Tra cui quelle di "un esultante" Vittorio Feltri, direttore del Giornale, che ha detto "è la prima vittoria nella battaglia". Giunta tuttavia - evidenzia il Times - "al prezzo di una disastrosa crepa tra Berlusconi e il Vaticano, che aveva sostenuto Boffo".

 

03 settembre 2009

 

 

 

 

IL DIRETTORE BOFFO SI È DIMESSO:

"SCELTA SERENA E LUCIDA"

Dino Boffo si è dimesso dalla direzione di Avvenire, Tv2000 e RadioInBlu. Una decisione "serena, lucida" che ha motivato con una lunga e appassionata lettera al presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinal Angelo Bagnasco. E’ una decisione "irrevocabile" che giunge al settimo giorno della violenta aggressione giornalistica scatenata contro il direttore di Avvenire dal quotidiano il Giornale attraverso la diffusione el testo di una lettera anonima gravemente diffamatoria e con la costruzione a tavolino di notizie false. Una decisione presa, spiega Boffo, "con distacco da me e considerando anzitutto gli interessi della mia Chiesa e del mio amato Paese". Un gesto, scrive ancora, "in sé mitissimo" ma che comprende "un grido alto, non importa quanto squassante, di ribellione: ora basta. Il presidente della Cei ha preso atto "con rammarico" e "inalterata stima" della decisione del direttore Boffo. Il presidente del Consiglio di Amministrazione di Avvenire, Mons Semeraro ha incaricato il vice direttore Marco Tarquinio di firmare ad interim la testata.

 

 

 

 

3 Settembre 2009

IL COMUNICATO DEI GIORNALISTI

Un'aggressione mediatica

senza precedenti

Milano, 3 settembre 2009

Abbiamo assistito in questi giorni a un’aggressione mediatica senza precedenti con l’obiettivo di colpire una persona, Dino Boffo, e attraverso lui la voce autorevole e libera dei cattolici italiani e del loro quotidiano, minacciando la libertà di informazione.

Si è trattato di un’operazione di bassa macelleria giornalistica: il direttore de Il Giornale – e gli altri che via via si sono accodati - nascondendosi dietro al diritto di cronaca ha frantumato la deontologia del nostro mestiere, ha calpestato i sentimenti e l’onore di Boffo e della sua famiglia nonché degli altri protagonisti - loro malgrado - della vicenda, dimostrando un grande disprezzo per le notizie che contraddicevano le sue presunte verità.

Su questo invitiamo a meditare, in una giornata che dovrebbe essere triste per tutti.

Le dimissioni rassegnate oggi dal direttore, atto di stile e generosità, sono l’amaro e sconcertante esito di questo plateale e ripugnante attacco, a cui Boffo e l’intera redazione sono sottoposti da una settimana.

In questi 15 anni trascorsi sotto la direzione di Boffo, Avvenire ha consolidato la propria presenza nella stampa italiana, diventando una voce sempre più apprezzata e autorevole.

Oggi l’assemblea dei redattori, rifiutando questo squallido gioco al massacro che disonora chi l’ha compiuto, esprime vicinanza e amicizia al direttore Dino Boffo e ribadisce all’editore e ai lettori la ferma volontà di proseguire, senza lasciarsi intimidire, nel lavoro di informazione libera e puntuale al servizio di chi ci legge, della democrazia e della Chiesa.

Grazie direttore.

L’assemblea dei redattori di Avvenire

 

 

 

 

 

 

 

3 Settembre 2009

LA VICENDA FELTRI

Dieci falsità: le deformazioni

del "Giornale" e la realtà dei fatti

1) Boffo "noto omosessuale" e protagonista di una 're­lazione' con un uomo sposato segnalata in atti del Tribunale di Terni.

FALSO - Questo è stato affermato dal 'Giornale' sulla base di una lettera anonima diffa­matoria, definita falsamente 'nota infor­mativa' di matrice giudiziaria e fatta altrettanto falsamen­te assurgere addirittura alla dignità di risultanza 'dal ca­sellario giudiziario' che in realtà, come ogni altro atto del procedimento, non conteneva alcun riferimento alle 'in­clinazioni sessuali' e a 'relazioni' del direttore di ’’Avveni­­re’’. Lo ha confermato il gip di Terni Pierluigi Panariello il 31 agosto: "Nel fascicolo riguardante Dino Boffo non c’è as­solutamente alcuna nota che riguardi le sue inclinazioni ses­suali ".

2) Boffo "attenzionato" dalla Polizia di Stato per le sue 'frequentazioni'.

FALSO - Anche questa affermazione, grave e ridi­cola al tempo stesso, è tratta non da atti giudiziari ma dalla stessa lettera anonima che il 'Giornale' ha utilizzato per il suo attacco a Boffo. La schedatura è stata smentita dal ministro dell’Interno do­po pronta verifica fatta compiere nella struttura centrale e periferica della pubblica sicurezza.

3) Boffo "querelato" da una signora di Terni.

FALSO - A Terni fu sporta denuncia/querela non contro Boffo, ma contro ignoti da sogget­ti che ben conoscevano Boffo e la voce di Boffo e che, quando hanno scoperto che era stato ipotiz­zato il coinvolgimento del cellulare in uso al suo ufficio, hanno rimesso la querela.

4) Ci sono "intercettazioni" che accusano Boffo.

FALSO - Solo la lettera anonima parla di intercetta­zioni. Agli atti, invece, ci sono tabulati dai quali emergono telefonate partite da una delle utenze mobili che erano nella disponibilità di Boffo. Il gip di Terni Panariello lo ha confermato il 31 agosto.

5) Boffo ha dichiarato di "non aver mai conosciuto" la donna di Terni colpita da molestie telefoniche.

FALSO - Come già detto, Boffo conosceva i desti­natari delle telefonate, i quali, dunque, co­noscevano la sua voce. Il "Giornale" non può, tuttavia, nella sua montatura accettare un elemento antitetico alla sola idea della colpevolezza di Boffo.

6) Boffo si è difeso indicando un’altra persona come coinvolta in una storia a sfondo "omosessuale".

FALSO - L’omosessualità in questa vicenda è stata pruriginosamente tirata in ballo dall’e­stensore della famigerata "informativa" a­nonima e dal 'Giornale' che ha coagulato l’attacco diffa­matorio proprio su questo punto. Boffo ha solo e sempre dichiarato ai magistrati di essere ar­rivato alla conclusione che quel telefono cellulare, che era nella disponibilità sua e del suo Ufficio, fosse stato utiliz­zato da una terza persona che si trovava nelle condizioni lavorative per farlo. Il gip di Terni ha dichiarato che tale pista sul piano giudi­ziario non è stata "approfondita" perché non 'ritenuta at­tendibile da chi indagava', il quale evidentemente non co­nosceva i tempi e gli orari della professione giornalistica.

7) Nelle telefonate attribuite a Boffo ci sarebbero state 'intimidazioni' e "molestie" a sfondo 'sessuale', anzi 'omossessuale'. E sarebbero state accompagnate da 'pedinamenti'.

FALSO - Le affermazioni del ’’Giornale’’ sono prive di fondamento. Boffo si è sempre dichiarato e­straneo a una vicenda nella quale, anche presa solo come è stata presentata, sul piano giudiziario non include "pedinamenti" né molestie legate alla sfera 'ses­suale'. L’appiglio per chi ha cercato di far circolare un’idea opposta giace nel fatto che agli atti c’è un riferimento ad 'al­lusioni' a 'rapporti sessuali'. Ma, ha specificato il gip di Ter­ni il 1° settembre, "tra la donna e il suo compagno".

8) Boffo in qualche modo ammise di essere colpevole e diede incarico al suo legale di "patteggiare" la pena.

FALSO - Boffo non ha patteggiato alcunché e ha sempre rigettato l’accusa di essere stato au­tore di telefonate moleste. Ha considerato a lungo la questione giudiziaria ternana senza sostanziale im­portanza, in particolare successivamente alla remissione di querela sporta dalle persone interessate, tanto che in occa­sione della ricezione del decreto penale di condanna – lo si ri­badisce: successivamente alla remissione di querela da parte delle interessate – non si rivolse ad alcun legale. Boffo non aveva dato soverchio peso al decreto in questione, in quan­to l’aveva ritenuto una semplice definizione amministra­tiva, conseguente agli effetti della remissione.

9) Boffo ha reso pubbliche "ricostruzioni" della vicenda.

FALSO - Boffo non ha reso pubblica alcuna rico­struzione della vicenda e ciò che Avveni­re ha pubblicato è sotto gli occhi di tutti. Nessun’altra persona, nessun particolare, nessun ente e i­stituzione è stato indicato, citato o chiamato in causa dal direttore di Avvenire. Boffo nonostante il pesantissimo at­tacco diffamatorio del "Giornale" non intende consegna­re niente e nessuno al tritacarne mediatico generato e col­tivato dal 'Giornale'. Sul 'Giornale' anche a questo proposito si scrive il con­trario. È l’ennesima dimostrazione di come su quella te­stata si stia facendo sistematica e maligna disinformazio­ne.

10) La "nota informativa" non è una lettera anonima diffamatoria e una "patacca" ma il contenuto del decreto penale relativo alla vicenda di Terni.

FALSO - La cosiddetta "informativa" è un testo gra­vemente diffamatorio contro Boffo di in­certa (per ora) origine, ma sicuramente non scritto in sede giudiziaria né per sede giudiziaria e non attinente alla vicenda ternana alla quale è stato surretti­ziamente 'appiccicato' all’interno di una missiva anonima dopo essere stato ideato allo scopo. Sul "Giornale" i giornalisti autori dell’aggressione contro il direttore di Avvenire continuano, persino dopo i chiari­menti intervenuti, a sostenere la sua autenticità. Dire che è una 'patacca', secondo costoro, sarebbe una "bugia". E questo è comprensibile visto che la campagna diffamato­ria incredibilmente ingaggiata dal "Giornale" si basa, sin dal­l’inizio, sulle gravissime affermazioni e deformazioni con­tenute in quel testo anonimo.

 

2009-09-02

2 Settembre 2009

La Santa Sede replica al Giornale

"Feltri fomenta confusione

diffondendo false accuse"

Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha smentito "nel modo più categorico" l'affermazione fatta oggi dal direttore del Giornale, Vittorio Feltri, in una trasmissione radiofonica secondo la quale la velina diffusa sul caso Boffo proverrebbe dalla Gendarmeria Vaticana.

"Smentisco nel modo più categorico questa infondata affermazione. Viene il sospetto - aggiunge Lombardi - che vi sia una intenzione di fomentare confusione diffondendo false accuse". In realtà nel suo intervento Feltri aveva parlato di "servizi segreti del Vaticano", entità in realtà inesistente - ha osservato il portavoce vaticano - precisando che, se Feltri si riferiva ai servizi di sicurezza vaticani, questi spettano alla Gendarmeria.

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Non può esserci stato patteggiamento da parte di Dino Boffo, perché non c’è stato alcun processo a suo carico. Non c’è riferimento a relazioni di tipo sessuale, se non (incidentalmente) a quelle della querelante con il suo compagno. Non ci sono intercettazioni telefoniche. Non c’è una sentenza di condanna, ma soltanto un decreto penale che dispone il pagamento di un’ammenda. Per farla breve, si è trattato di una diatriba giudiziaria minima, come ce ne sono a milioni nei tribunali di tutta Italia. Una storia vecchia di anni che non riveste alcun "pubblico interesse", ha stabilito ieri il giudice per le indagini preliminari di Terni Pierluigi Panariello, autorizzando perciò soltanto la copia del decreto penale di cui sopra, con l’omissione delle generalità della controparte e del suo avvocato. Il magistrato ha quindi respinto le richieste di "accesso indiscriminato" all’intero fascicolo da parte di numerose testate giornalistiche, "potendo la divulgazione di tali atti recare pregiudizio al diritto alla riservatezza delle parti private coinvolte nel procedimento". Insomma, la verità dei fatti che emerge dalle carte del tribunale di Terni è assai diversa dalle ricostruzioni basate su una lettera anonima. Mettiamole a confronto.

Nella furia da scoop (e da "spedizione punitiva") è stato scritto che il direttore di Avvenire aveva patteggiato una condanna per molestie. Non è vero: Boffo ha soltanto rinunciato a presentare opposizione al provvedimento entro il termine di 15 giorni stabilito dalla legge. Un modo per chiudere rapidamente una vicenda certamente spiacevole, ma in nessun modo un’ammissione di colpevolezza. Lo stesso gip Pierluigi Panariello, infatti, ha confermato che "il diretto interessato ha sempre contestato qualsiasi addebito nei suoi confronti", dichiarando da subito che le telefonate giudicate moleste dalla querelante non erano state fatte da lui "ma da un’altra persona".

È stato detto, inoltre, di tentativi di tacitare la controparte, ma tali erano l’interesse e il coinvolgimento di Boffo in questa vicenda che non nominò nemmeno un difensore di fiducia. Carta canta, se è ufficiale e con tanto di intestazione del tribunale: a rappresentarlo fu un avvocato del foro di Terni, nominato d’ufficio dal gip Augusto Fornaci. Si era al 9 agosto del 2004 (i fatti oggetto di valutazione risalgono al periodo agosto 2001-gennaio 2002), ma il direttore di Avvenire non aveva percepito la peculiarità del provvedimento accomunandolo alla serie di cause di routine che ogni giornale si trova ad affrontare, tanto che ha provveduto solo in seguito a nominare un proprio legale. È l’ennesima dimostrazione della reale portata dei fatti.

All’avvocato di fiducia di Boffo, ovviamente, il giudice per le indagini preliminari ha accordato l’accesso a tutto il fascicolo, in quanto rappresentante di un soggetto "titolare di un interesse qualificabile indubbiamente come diritto alla conoscenza degli atti". Il procuratore Fausto Cardella, nel parere espresso al gip, ha sostenuto invece che la visione in toto delle carte andava concessa anche ai giornalisti, malgrado già in passato altre identiche istanze fossero state respinte, sempre a tutela della riservatezza delle parti. Anche Cardella, in ogni caso, ha convenuto sull’opportunità di "eliminare dagli atti ogni riferimento identificativo alla persona offesa e al suo difensore". Veniamo, infine, al "pezzo forte" della campagna messa in atto contro Boffo: la cosiddetta (da il Giornale) "informativa" sulle sue presunte frequentazioni e abitudini sessuali. Come aveva già precisato lunedì il gip di Terni (e prima di lui, per quanto riguarda gli archivi di sua competenza, il ministro dell’Interno Roberto Maroni) non ve ne è traccia.

Ieri, in seguito al rigetto delle istanze di accesso completo al fascicolo, il giudice Panariello ha di nuovo specificato, a scanso d’equivoci, che, anche qualora l’autorizzazione fosse stata concessa, non sarebbe saltata fuori nessuna nota di quel genere. Il "caso", quindi, è stato montato su una velina fabbricata ad arte di cui (per il momento) non si conosce l’autore.

Danilo Paolini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2009-08-29

Agosto 2009

GENOVA

Bagnasco: "L'attacco a Boffo, fatto disgustoso e grave"

"L'attacco che è stato fatto al dott. Boffo direttore di Avvenire è un fatto disgustoso e molto grave": lo ha detto l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, prima di celebrare la messa per la festa del santuario della Madonna della Guardia.

"Rinnovo al dott.Boffo direttore di Avvenire tutta la stima e la fiducia mia personale e quella di tutti i vescovi italiani e delle Comunità cristiane": ha aggiunto Bagnasco.

28 Agosto 2009

Comunicato di Dino Boffo, direttore di "Avvenire"

La lettura dei giornali di questa mattina mi ha riservato una sorpresa totale, non tanto rispetto al menù del giorno, quanto riguardo alla mia vita personale. Evidentemente "il Giornale" di Vittorio Feltri sa anche quello che io non so, e per avallarlo non si fa scrupoli di montare una vicenda inverosimile, capziosa, assurda. Diciamo le cose con il loro nome: è un killeraggio giornalistico allo stato puro, sul quale è inutile scomodare parole che abbiano a che fare anche solo lontanamente con la deontologia. Siamo, pesa dirlo, alla barbarie.

Nel confezionare la sua polpettona avvelenata Feltri, tra l’altro, si è guardato bene dal far chiedere il punto di vista del diretto interessato: la risposta avrebbe probabilmente disturbato l’operazione che andava (malamente) allestendo a tavolino al fine di sporcare l’immagine del direttore di un altro giornale e disarcionarlo. Quasi che non possa darsi una vita personale e professionale coerente con i valori annunciati. Sia chiaro che non mi faccio intimidire, per me parlano la mia vita e il mio lavoro.Al direttore del Giornale ora l’onere di spiegare perché una vicenda di fastidi telefonici consumata nell’inverno del 2001, e della quale ero stato io la prima vittima, sia stata fatta diventare oggi il monstre che lui ha inqualificabilmente messo in campo. Nella tristezza della giornata, la consapevolezza che le gravi offese sferratemi da Vittorio Feltri faranno serena la mia vecchiaia.

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali

In merito alle accuse sollevate oggi da un quotidiano, si intende confermare piena fiducia al dott. Dino Boffo, direttore di Avvenire, giornale da lui guidato con indiscussa capacità professionale, equilibrio e prudenza.

CORRIERE della SERA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.corriere.it

2009-09-05

IL direttore ad interim di Avvenire, Marco Tarquinio

Il sostituto di Boffo all'attacco:

"Cattiva stampa e video-indecenze"

Nel primo editoriale mette sotto accusa le tv. "Adesso giudichino i cattolici"

Il direttore ad interim di Avvenire, Marco Tarquinio

Il direttore ad interim di Avvenire, Marco Tarquinio

"Avvenire" non ci sta, e in un editoriale firmato oggi da Marco Tarquinio, che come direttore ad interim ha la responsabilità del quotidiano cattolico dopo le dimissioni del direttore Dino Boffo, rivendica i meriti del giornale premiato dai lettori ("sono loro che giudicano della nostra pulizia e coerenza"), risponde alla "campagna diffamatoria" messa in atto dal Giornale di Feltri, si interroga "sulla sorte della libera stampa in Italia" e soprattutto mette pesantemente sotto accusa il ruolo delle televisioni nella vicenda che ha portato alla rinuncia di Boffo.

"C'è più di un problema nel mondo dell'informazione italiana", esordisce in prima pagina Tarquinio, che prosegue più avanti: "La libertà senza responsabilità non ha senso, e l'esercizio irresponsabile della libertà diventa inesorabilmente una maledizione per ogni comunità civile", per poi passare a stigmatizzare la "inconsistenza di quella maligna campagna diffamatoria costruita - nei titoli e negli articoli del Giornale diretto da Vittorio Feltri - su una lettera anonima travestita da documento del casellario giudiziario". Arrivando a parlare delle televisioni, Tarquinio scrive: "La magna pars dell'informazione televisiva pubblica e privata ha finito per amplificare le loro cannonate in faccia alla verità. Le falsità e le deformazioni sulla persona di Dino Boffo hanno avuto - per giorni - uno spazio tv irrimediabilmente insultante. Di Avvenire e della sua linea politica è stata fatta anche in tv una interessata caricatura. E questo perché Feltri & Co. sono stati fatti dilagare sul piccolo schermo con le loro tesi e (man mano che la verità veniva a galla) i loro aggiustamenti di tesi. E quando non sono stati loro - gli sbandieratori di una ignobile lettera anonima - a occupare lo schermo, le notizie di chiarimento venute dalla magistratura di Terni sono state ignorate o sminuzzate. Confuse - prosegue Tarquinio - in un polverone di chiacchiere in politichese. Tutt'al più di querimonie su una privacy violata, quando c'era una verità di vita fatta a pezzi. Un'autentica videoindecenza" .

L’editoriale si conclude con un invito a giudicare lanciato ai cattolici italiani. "Che giudichino loro in edicola e col telecomando questa libertà irresponsabile che, ancora una volta, nessun altro, neppure l'Ordine dei giornalisti, appare in grado di giudicare. Giudichino loro - finisce Tarquinio - la stampa della falsità e della cattiveria. Giudichino le videoindecenze".

 

05 settembre 2009

 

 

 

 

 

Boffo dopo l’addio studia le contromosse

L’ex direttore pronto ad azioni legali . La "solidarietà umana" di Schifani

MILANO — "Sta lavorando ". È questa, un po’ a sorpresa ma forse non troppo, la risposta formulata ieri da un amico di Dino Boffo a chi chiedeva di parlare con l’ormai ex direttore di Avvenire. "Lavorando a cosa?", è stato chiesto all’amico. "Sta scrivendo: e ha tanto da fare. Ma sta bene. Ora è più rilassato".

Dino Boffo ieri era a casa sua, con la sua famiglia, in Veneto. Se il qualcosa che sta scrivendo finirà per avere qualche interesse pubblico lo si vedrà nei prossimi giorni, o magari mesi: può darsi che sia un libro, o forse "solo" il testo delle querele che presenterà, o forse altro ancora. Comunque sia, mentre lui ora tace, il dibattito attorno alla sua vicenda impiegherà ancora un po’ prima di spegnersi. Valga a titolo di esempio il botta e risposta andato in scena alla Festa del Pd tra il presidente del Senato, Renato Schifani, e il presidente dei deputati Democratici, Antonello Soro: con Schifani a esprimere "solidarietà umana" a Boffo "per una vicenda da inquadrare in un contesto di tensione senza precedenti ", e Soro a ribattere che "nessuno può credere all’ipocrisia di un Berlusconi che dice "non sapevo": io almeno non ci credo".

Intanto ad Avvenire, come si dice, la vita è triste ma continua. Marco Tarquinio, nominato direttore ad interim, che in mattinata ha tenuto la prima riunione di redazione, è stato molto netto nella scelta di non rispondere più nulla al direttore del Giornale berlusconiano Vittorio Feltri, il quale aveva liquidato le dimissioni di Boffo come "un affare interno alla Chiesa". "Non ho intenzione di replicare", ha spiegato Tarquinio. Proseguendo: "Oggi è una normale giornata di lavoro e le prime riunioni di redazione sono state tranquille. Posso solo dire che siamo stati sommersi dalle testimonianze d'affetto e solidarietà dei nostri lettori e che manterremo uno stile molto sobrio".

Poi, di fatto, è chiaro che invece in redazione si continua a parlare. Affare interno della Chiesa le dimissioni di Boffo? "Mandare un titolo a tutta pagina definendo il nostro direttore un supermoralista — ha commentato un giornalista del quotidiano della Cei — avrà pure avuto un significato ". E il clima, in ogni caso, è quello di una redazione che questa storia ha compattato anche laddove in passato nei confronti del direttore — o da parte sua — ci fossero stati screzi, o incomprensioni professionali, o scontri anche duri: "Questa vicenda è passata sopra alle nostre teste — ha detto una collega— e ora non resta che continuare a lavorare cercando di svolgere il nostro compito al meglio".

Nicoletta Martinelli, del Comitato di redazione, tiene a ricordare che "tutto è nato solo dalla risposta di Boffo ad alcune lettere dei lettori sulla vicenda Berlusconi. Nessuna guerra contro nessuno. Il direttore ci ha raccomandato di proseguire con la stessa serietà e onestà intellettuale di sempre ". A margine del caso Boffo, e più che di Boffo, c’è intanto qualcuno che ricomincia a parlare di Berlusconi: "Fa davvero effetto—dice il presidente dei senatori pd Anna Finocchiaro — leggere le battute odierne del presidente del Consiglio contro i giornalisti. Si tratta di affermazioni al limite del ridicolo, che però, in queste ore mettono paura".

Nessuna notizia, per ora, sulla durata dell'interim di Tarquinio. Tra i nominativi avanzati per la sostituzione di Boffo anche quello di Roberto Fontolan, fino al gennaio 2006 direttore del Velino.

P. F.

05 settembre 2009

 

 

 

 

Nel comitato, presieduto DA Tettamanzi, anche l’ex responsabile di "Avvenire"

Il "Toniolo", teatro della sfida interna

L’istituto che fondò e gestisce la "Cattolica" uno degli snodi della vicenda

MILANO - Probabilmente a un certo numero di lettori non c’è bisogno di spiegare cos’è. Ma per gli altri, per chi non se ne intende, ricordatevi questo nome: Istituto Toniolo. Perché è vero che a sparare è stato il Giornale della famiglia Berlusconi. Ma la pistola che alla fine ha fatto fuori Dino Boffo — l’Anonimo redatto in puro stile-servizi, tradotto dal Giornale in allegato giudiziario—aveva cominciato a circolare molto prima proprio là, attorno a quello il cui nome completo è "Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori — Ente fondatore e garante dell’Università Cattolica del Sacro Cuore". Ente la cui storia recente è quella di una guerra interna tra due anime di Chiesa che certamente sono state—e con buona probabilità tuttora sono —assai determinate a combattersi con forza. E con una frequenza di lettere anonime divenuta negli anni, secondo quanto sta emergendo, talmente consueta da non meravigliare quasi più i destinatari. Ora Boffo, che nel Toniolo siede tuttora tra i componenti del Comitato permamente di controllo, è stato il primo ad andarci di mezzo. Il timore di più d’uno, a questo punto, è che potrebbe non essere l’ultimo. Segue spiegazione.

L’Istituto Toniolo è quello che, come dice il suo titolo completo, da sempre controlla l’Università Cattolica: realtà non semplicemente milanese, come i più ritengono essendo Milano la sua sede principale, bensì nazionale, eccome, visto che l’Ateneo si estende a Brescia, Cremona, Piacenza, Roma, Campobasso. Lo stesso ente peraltro controlla anche il Policlinico Agostino Gemelli, nonché la casa editrice Vita e Pensiero. Ha un consiglio di amministrazione, ma è soprattutto il Comitato permanente a contare: undici componenti che hanno il compito di dare il giusto indirizzo alle decisioni amministrative del Consiglio. Boffo ci arriva nel 2004, mandato dalla Cei che a quell’epoca è ancora saldamente in mano al cardinale Camillo Ruini. Il suo arrivo cambia definitivamente le maggioranze interne delle due fazioni che si stavano fronteggiando ormai da anni: da una parte quello "politico " degli ex democristiani legati in qualche modo a stanze romane ecclesiastiche sì, ma non appartenenti alla Cei, il fronte guidato dal senatore Emilio Colombo — che del Toniolo era stato sino a quel momento presidente — con l’appoggio dell’ex presidente Oscar Luigi Scalfaro e dell’ex ministro Giancarlo Lombardi; dall’altra parte i vescovi, Ruini in testa, determinati a "riprendere le redini" —per usare l’espressione utilizzata allora da più d’uno — di un istituto il cui controllo stava loro sfuggendo ogni anno di più.

I vescovi, in realtà, una prima battaglia l’avevano già vinta un paio di anni prima con la nomina di colui che è tuttora rettore dell’Università del Sacro Cuore. E fu un evento così clamoroso, nel suo contesto, che la notizia andò in prima pagina sul Corriere della Sera con questo titolo: "Ruini batte Scalfaro, Lorenzo Ornaghi sarà rettore della Cattolica". Era il 28 giugno 2002. Le prime "veline" anonime per screditare questo o quest’altro o quest’altro ancora, dentro al Toniolo, cominciavano a circolare già allora. "Solo su un punto — si leggeva peraltro già nell’articolo del Corriere di quel giorno— i due campi rivali sembrano concordare: la "insoddisfazione", dicono, per la gestione tenuta dal direttore amministrativo Carlo Balestrero ".

Balestrero era l’uomo di fiducia del presidente Emilio Colombo. E il cambio della guardia vero alla guida dell’Istituto infatti arriva solo quando, un anno più tardi, la Cei riesce a sostituire la presidenza del senatore Colombo—nel frattempo finito al centro di altri scandali a base di cocaina — con quella tuttora in corso: affidata al cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi.

Sarà Tettamanzi a portare Boffo nel Comitato, pochi mesi dopo. E a quel punto tutta la vecchia gestione Colombo finisce in minoranza: il 9 novembre 2004, addirittura nella prima frase del discorso di apertura dell’Anno accademico, il rettore Ornaghi può ufficialmente rivolgere i suoi "sentiti ringraziamenti" al direttore Balestrero, ultimo erede dell’epoca Colombo, e augurare buon lavoro al suo successore Lorenzo Cicchetti.

Può darsi che sia una storia complicata, di rancori e vendette difficilmente dimostrabili. Ma è un dato di fatto che l’Anonimo recente su Boffo è arrivato sul tavolo dei vescovi italiani nel maggio scorso, proprio quando il Toniolo discuteva del rinnovo dei suoi vertici. Poi i vescovi l’hanno cestinato. Ma evidentemente qualche copia era rimasta in giro. Finché è arrivata in redazione al Giornale.

Paolo Foschini

05 settembre 2009

 

 

L CASO BOFFO

L’Avvenire e quel brutto segno

del silenzio trasversale dei garantisti

Tra le vittime lasciate sul campo da quello che chiameremo per brevità, e scusandocene con l’interessato, il caso Boffo, ce n’è una di cui sin qui non si è praticamente parlato. Si chiama garantismo. E non riguarda solo i diritti di indagati e imputati.

Intendiamoci. In Italia ha vissuto, da sempre, una vita assai grama: a sinistra come a destra, e se è per questo, pure al centro. L’idea che il garantismo valga solo per se stessi e per i propri amici e sodali magari la hanno teorizzata in pochi, ma la hanno praticata in tanti. Stavolta, però, è successo qualcosa di più. E non solo perché ci vanno di mezzo i rapporti tra il governo della Repubblica e la Chiesa di Roma. Un uomo, il direttore di Avvenire, è stato (il neologismo è del Foglio di Giuliano Ferrara) "mostrizzato". La sua vita è stata violentata (l’espressione, terribile, è quella prescelta dal medesimo Boffo in una lettera di dimissioni che andrebbe letta e studiata come un terribile documento dei tempi bui che viviamo). Per motivi tutti politici. Bisognava, costi quel che costi, moralizzare il moralizzatore. Bisognava dimostrare, o pesantemente insinuare, che non aveva alcun titolo per fare la morale a nessuno: come recita l’adagio popolare, anche il più pulito ha la rogna. Bisognava farlo saltare. La missione è riuscita, Dino Boffo si è dimesso.

Dirà il tempo se si è trattato di una missione politicamente intelligente (noi pensiamo proprio di no), o se i suoi effetti saranno negativi, e forse addirittura devastanti, come è lecito presagire e temere. Ma il punto, almeno agli occhi di chi si chiede che fine abbiano fatto, in questa bruttissima vicenda, il garantismo e i garantisti, è un altro. Certo, a Boffo non sono mancati nei suoi giorni più difficili pubblici attestati di solidarietà, cominciando da quelli (pur tardivi, e probabilmente non tutti convintissimi) delle gerarchie per finire con quelli (scontati) dell’opposizione. E molte voci si sono (giustamente) levate in difesa della libertà di informazione. Ma non si è sentita una voce forte, autorevole, chiara che si sia levata a dire semplicemente a lui e a tutti gli italiani che un uomo non può e non deve, per nessun motivo, essere "mostrizzato", e che in un Paese civile non ci può essere ragione politica che possa legittimare anche alla lontana l’idea di "violentare una vita".

Non è per amor di polemica. Ma sarebbe stato bene, anche per fondare su basi più salde la complessa questione del rapporto tra i laici e i cattolici, che così avesse parlato da subito, con forza e all’unisono la Chiesa. E sarebbe stato bene, anzi, benissimo, se si fosse levata la voce di Silvio Berlusconi. Che si è limitato a dichiarare la sua estraneità a una campagna che rischia di metterlo in rotta di collisione con la Chiesa, e anzi (curiosa espressione) a dissociarsene; e, a vicenda compiuta, a manifestare il suo dispiacere per le dimissioni di Boffo, oltre che a prenderserla con la "disinformazione" a suo dire dominante. "Non sono mai stato un bacchettone", ha detto il presidente del Consiglio. Su questo, onestamente, nessuno nutre dei dubbi. Ma avrebbe pure potuto, e dovuto, aggiungere, anche se l’aggettivo non è di quelli che vanno per la maggiore: sono sempre stato un garantista. E magari anche ricordare (ciascuno, naturalmente, sarebbe stato libero di credergli o no) che è per amor di garantismo, di difesa della privacy da intrusioni pesanti e violente, di rifiuto inorridito dell’idea stessa che un uomo o una donna, qualunque uomo, qualunque donna, possano essere "mostrizzati", che così duramente combatte chi vorrebbe inchiodarlo a storie di minorenni, di escort e di festini. E infine rompere l’antica e poco commendevole tradizione italiana di cui si diceva all’inizio, e dire a chiarissime lettere che il garantismo non riguarda soltanto se stessi e i propri cari, ma deve essere esercitato erga omnes. Boffo, si capisce, compreso. Ma, si capisce anche questo, non solo Boffo.

E invece? Invece le cose sono andate, come si sa, molto diversamente. E anche di questo ognuno può liberamente ricostruire i perché. Resta il fatto che di un punto di vista civilmente, serenamente garantista, che pure avrebbe potuto e dovuto prendere corpo, come altre volte è accaduto, in forma bipartisan, o comunque trasversale rispetto agli schieramenti politici, o a quel che ne resta, non si è vista sostanzialmente traccia. Bruttissimo segno, in un clima che si va facendo, con il trascorrere dei mesi, delle settimane e adesso addirittura dei giorni, sempre più torbido. Alla guerra dei dossier, come alla divulgazione di rapportini di oscura provenienza in cui si scopre che qualcuno, chissà chi e perché, ci ha "attenzionato" o ci sta "attenzionando", forse dovremo abituarci. Pessima cosa. Ma lo faremmo con un minimo di tranquillità in più se il garantismo e i garantisti ritrovassero la parola.

Paolo Franchi

05 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

2009-09-04

La notizia delle dimissioni del direttore di Avvenire sui giornali stranieri

El Pais: "Berlusconi, pericolo pubblico"

"Vuole liquidare i media che resistono al suo dominio". The Indipendent: "Boffo è il primo scalpo della battaglia"

ROMA - Sulla stampa estera c'è un ampio risalto per le dimissioni del direttore dell'Avvenire Dino Boffo. Il più dure è stato il quotidiano spagnolo El Pais, che ha definito il premier Silvio Berlusconi un "pericolo pubblico". E' durissimo l'affondo del quotidiano spagnolo, che titola "Berlusconi riesce ad obbligare il direttore del giornale dei vescovi alle dimissioni". Nel sommario, si legge: "I media del Cavaliere hanno pubblicato un supposto scandalo sessuale di Boffo". Sempre il quotidiano madrileno, in un editoriale ripercorre poi la battaglia del premier contro la Repubblica e quella del Giornale contro L'Avvenire e mette in risalto che "ora Berlusconi, oltre a controllare l'informazione pubblica, vuole liquidare i media, nazionali e stranieri, che resistono al suo dominio. Ha anche chiesto agli imprenditori di non pubblicizzare i loro prodotti sui quotidiani che lo criticano". Quest' uomo - conclude l'articolo - "è ridicolo, come ha detto sua moglie, ma è anche un pericolo pubblico".

I giornali esteri, nelle loro edizioni cartacee e online mettono in evidenza lo scontro mediatico - traIl Giornale, legato alla famiglia Berlusconi, e il quotidiano dei vescovi - che ha portato, dopo giorni di polemiche, alle dimissioni di Boffo. "Il quotidiano cattolico perde un round nella battaglia sul sesso in Italia", titola The International Herald Tribune, edizione europea del New York Times. Secondo l' articolo, che in parte riprende quello pubblicato giovedì nell'edizione online, "Berlusconi gode di un vasto consenso popolare e governa con un'opposizione frammentata e inefficace ma sembra inspiegabilmente disinteressato a trasformare questo potere in un'agenda politica valida e coerente". Il quotidiano ripercorre poi le polemiche governo-Vaticano e riporta le reazioni di politici e alti prelati alle dimissioni di Boffo. E, alla fine, evidenzia che "mentre Berlusconi e i suoi difensori si occupano della facciata, le fondamenta dell' Italia non sono sane", con un debito pubblico che nel 2010 "raggiungerà il 116% del Pil", un'evasione fiscale "incontrollata", una "bassa" occupazione e pensioni che "portano via il 30%" della spesa pubblica. "Come nella sua vita privata - conclude l'articolo - Berlusconi non ammette che tutto è sbagliato nell'economia".

WALL STREET JOURNAL: "BOFFO VITTIMA DELLA GUERRA MEDIATICA" - Negli Stati Uniti, il Wall Street Journal titola "La guerra mediatica alimenta lo scontro in Italia". Secondo il più importante quotidiano finanziario mondiale, il dimissionario Boffo "è una vittima della violenta guerra mediatica che ha aperto una crepa tra il Vaticano e il premier". L'articolo poi sottolinea come Boffo sia stato "tra i pochi importanti cattolici a contestare la vita privata del premier". Il Boston Globe, in un articolo di cronaca che riassume lo scontro tra Il Giornale e L'Avvenire, titola "Si dimette il direttore di un quotidiano che ha criticato Berlusconi".

THE INDIPENDET: "PRIMO SCALPO NELLA BATTAGLIA" - In Gran Bretagna The Indipendent titola "Il dibattito sugli scandali sessuali di Berlusconi costringe il direttore a dimettersi" e sottolinea che, con l'abbandono di Boffo, "Berlusconi è riuscito a rivendicare il primo scalpo nella battaglia, man mano più intensa, contro la Chiesa e i media". Anche l'emittente tv britannica Bbc si sofferma sulla vicenda e, in un articolo intitolato "Un giornalista italiano si dimette nello scontro con il premier", evidenzia che le dimissioni "segnano un nuovo minimo nel rapporto tra Berlusconi e la Chiesa". In Argentina, EL CLARIN titola: "IL trionfo di Berlusconi: si dimette il direttore di un quotidiano che lo ha criticato".

 

04 settembre 2009

 

 

 

 

IL PREMIER SUL CASO BOFFO

Berlusconi all'attacco: "Sulla stampa

tutto il contrario della realtà"

Non si placano le polemiche. "Abbeveratevi della disinformazione di cui siete protagonisti".

Silvio Berlusconi (Eidon)

Silvio Berlusconi (Eidon)

MILANO - "Credo possiate leggere i giornali di oggi dove c'è tutto il contrario della realtà. Abbeveratevi della disinformazione di cui siete protagonisti. Povera Italia, con un sistema informativo come questo": così il premier Silvio Berlusconi, lasciando il Coi ha risposto a chi chiedeva di commentare le dimissioni del direttore di Avvenire Dino Boffo.

LA POLEMICA - Dopo l'addio di Boffo al quotidiano che dirigeva da 15 anni in seguito alle le accuse del Giornale di Vittorio Feltri, non si placano dunque le polemiche e la bufera politica sulla libertà d'informazione non sembra mostrare segni di schiarita. Il premier Silvio Berlusconi si è detto dispiaciuto per la vicenda ed ha sostenuto di essere la prima vittima di questo clima. Le opposizioni attaccano: basta killeraggi, il centrodestra replica no ai doppiopesismi, non accettiamo lezioni sulla libertà di informazione.

Di Pietro attacca: la 'velina' non è altro che l'olio di ricino usato nel ventennio. "L'Italia dei valori - spiega - insiste nel chiedere al Copasir di aprire una istruttoria per verificare il dossier, perchè, con l'andata in porto delle dimissioni di Boffo, domani ce ne sarà un altro e un altro ancora, fino a dittatura completa". Per Il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone invece la "violenza inaudita", di cui aveva parlato Boffo nel rassegnare le dimissioni, è quella usata da Repubblica contro Feltri. "Le espressioni contenute nell'articolo di oggi di Giuseppe D'Avanzo contro Vittorio Feltri (cito fior da fiore: 'delitto', 'sicario', 'assassino, 'bastone chiodato', 'spacca la testa', 'morto') supera - afferma Capezzone - i limiti a mia memoria mai toccati nel giornalismo italiano. Esprimo tutta la mia solidarietà a Vittorio Feltri; constato ancora una volta il doppiopesismo e l'ipocrisia di chi vede la pagliuzza nell'occhio degli altri ma non la trave nel proprio; e mi auguro, a titolo personale, che Feltri e Il Giornale valutino l'opportunità di assumere adeguate azioni legali nei confronti di D'Avanzo e di Repubblica per le inqualificabili e insultanti parole che abbiamo letto stamattina".

SCHIFANI - Il presidente del Senato, Renato Schifani, alla Festa del Pd, afferma che"Fini ha ragione quando parla di imbarbarimento, questa fase deve essere superata. Io non penso che agli italiani piaccia che i quotidiani si occupino solo di vicende private e dicerie invece di affrontare le proposte della maggioranza e le controproposte dell'opposizione. Esprimo solidarietà umana a Boffo, una vicenda che si inquadra in una tensione senza precedenti nel mondo dell'informazione che è contiguo alla politica. L'Italia deve uscirne e al più presto per fare le riforme istituzionali e modernizzare il Paese".

 

BOSSI-VATICANO - Intanto proprio ieri nel giorno di maggiore turbolenza, Umberto Bossi ha incontrato il cardinale Bagnasco. "Lega: partito del dialogo", titola la Padania, "eccellenti rapporti con chiesa". "Una risposta - spiega il quotidiano - alle polemiche strumentali montate ad arte di questi mesi. Una prova di eccellenti rapporti che caratterizzano il movimento leghista e la Chiesa cattolica. Ma non solo: l'incontro di giovedì sera in Vaticano tra Umberto Bossi, Roberto Calderoli e il presidente della Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco, non è stato un semplice scambio di cortesie tra protagonisti del nostro Paese. È stato molto di più".

 

04 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL PREMIER SUL CASO BOFFO

Berlusconi all'attacco: "Sulla stampa

tutto il contrario della realtà"

Non si placano le polemiche. "Abbeveratevi della disinformazione di cui siete protagonisti".

Silvio Berlusconi (Eidon)

Silvio Berlusconi (Eidon)

MILANO - "Credo possiate leggere i giornali di oggi dove c'è tutto il contrario della realtà. Abbeveratevi della disinformazione di cui siete protagonisti. Povera Italia, con un sistema informativo come questo": così il premier Silvio Berlusconi, lasciando il Coi ha risposto a chi chiedeva di commentare le dimissioni del direttore di Avvenire Dino Boffo.

LA POLEMICA - Dopo l'addio di Boffo al quotidiano che dirigeva da 15 anni in seguito alle le accuse del Giornale di Vittorio Feltri, non si placano dunque le polemiche e la bufera politica sulla libertà d'informazione non sembra mostrare segni di schiarita. Il premier Silvio Berlusconi si è detto dispiaciuto per la vicenda ed ha sostenuto di essere la prima vittima di questo clima. Le opposizioni attaccano: basta killeraggi, il centrodestra replica no ai doppiopesismi, non accettiamo lezioni sulla libertà di informazione.

Di Pietro attacca: la 'velina' non è altro che l'olio di ricino usato nel ventennio. "L'Italia dei valori - spiega - insiste nel chiedere al Copasir di aprire una istruttoria per verificare il dossier, perchè, con l'andata in porto delle dimissioni di Boffo, domani ce ne sarà un altro e un altro ancora, fino a dittatura completa". Per Il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone invece la "violenza inaudita", di cui aveva parlato Boffo nel rassegnare le dimissioni, è quella usata da Repubblica contro Feltri. "Le espressioni contenute nell'articolo di oggi di Giuseppe D'Avanzo contro Vittorio Feltri (cito fior da fiore: 'delitto', 'sicario', 'assassino, 'bastone chiodato', 'spacca la testa', 'morto') supera - afferma Capezzone - i limiti a mia memoria mai toccati nel giornalismo italiano. Esprimo tutta la mia solidarietà a Vittorio Feltri; constato ancora una volta il doppiopesismo e l'ipocrisia di chi vede la pagliuzza nell'occhio degli altri ma non la trave nel proprio; e mi auguro, a titolo personale, che Feltri e Il Giornale valutino l'opportunità di assumere adeguate azioni legali nei confronti di D'Avanzo e di Repubblica per le inqualificabili e insultanti parole che abbiamo letto stamattina".

BOSSI-VATICANO - Intanto proprio ieri nel giorno di maggiore turbolenza, Umberto Bossi ha incontrato il cardinale Bagnasco. "Lega: partito del dialogo", titola la Padania, "eccellenti rapporti con chiesa". "Una risposta - spiega il quotidiano - alle polemiche strumentali montate ad arte di questi mesi. Una prova di eccellenti rapporti che caratterizzano il movimento leghista e la Chiesa cattolica. Ma non solo: l'incontro di giovedì sera in Vaticano tra Umberto Bossi, Roberto Calderoli e il presidente della Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco, non è stato un semplice scambio di cortesie tra protagonisti del nostro Paese. È stato molto di più".

 

04 settembre 2009

 

 

 

 

 

documento dei giornalisti del quotidiano dopo le dimissioni di Boffo

La redazione di Avvenire:

"Macelleria mediatica"

"E' l'amaro e sconcertante esito di questo plateale e ripugnante attacco"

La sede di Avvenire (Ansa)

La sede di Avvenire (Ansa)

MILANO - La redazione di Avvenire non usa mezzi termini: "Aggressione senza precedenti", "attacchi", "indescrivibile violenza", "gioco al massacro". Tutto questo ha subito nell'ultima settimana Dino Boffo, dall'uscita del primo articolo de Il Giornale su di lui, secondo i giornalisti de L'Avvenire e Marco Tarquinio, che ha preso il suo posto ad interim alla direzione, dopo le dimissioni presentate stamani dallo stesso Boffo. I redattori delle sedi milanese e romana, poco dopo la comunicazione delle dimissioni, si sono riuniti per oltre due ore in assemblea nella redazione di piazza Carbonari, a Milano.

MACELLERIA MEDIATICA - Ne sono usciti con un documento per denunciare la "operazione di bassa macelleria mediatica" che ha portato Boffo a lasciare la direzione. Un "atto di stile e di generosità" il suo, secondo l'assemblea di redazione, "l'amaro e sconcertante esito di questo plateale e ripugnante attacco" a cui "Boffo e l'intera redazione sono sottoposti da una settimana". I giornalisti del quotidiano della Cei individuano in Vittorio Feltri il principale responsabile: "Il direttore de Il Giornale - e gli altri che via via si sono accodati - nascondendosi dietro al diritto di cronaca ha frantumato la deontologia del nostro mestiere, ha calpestato i sentimenti e l'onore di Boffo e della sua famiglia" dimostrando "un grande disprezzo per le notizie che contraddicevano le sue presunte verità". È stata colpita, hanno aggiunto i redattori, "la voce autorevole e libera dei cattolici". I giornalisti intendono ora "proseguire, senza lasciarsi intimidire, nel lavoro di informazione libera". Di continuità ha parlato anche il nuovo direttore ad interim Tarquinio: "Faremo il giornale che abbiamo sempre fatto per raccontare l'Italia. Lo abbiamo fatto anche in questi giorni di attacchi", Riferendosi all'"aggressione mediatica", poi, ha affermato: "Noi siamo una piccola nave, altri hanno bandiere più grandi e bocche di fuoco e le hanno usate tutte per una pessima causa".

DIRETTORE AD INTERIM - Il cda del giornale ha nominato Tarquinio ad interim, in attesa di sciogliere la riserva su una sua conferma alla direzione o su un'eventuale nuova nomina. Riguardo alla seconda ipotesi, circola il nome di Gianfranco Fabi, attuale direttore di "Radio24". Intanto domani sulla prima pagina del quotidiano dei vescovi uscirà l'ultimo editoriale di Boffo. "Nell'ultimo pezzo - ha chiarito Domenico Montalto, rappresentate del comitato di redazione - Boffo spiegherà che con queste dimissioni è più libero di difendersi senza coinvolgere il giornale".

 

03 settembre 2009

 

 

 

 

Da Tern

La giovane coinvolta:

serena, quella storia ormai è chiusa

i La ragazza da un legale dopo la fuga di notizie sul suo nome

DAL NOSTRO INVIATO

TERNI — Ha visto, il direttore di "Avvenire" si è dimesso? "Sì ma non mi interessa, non mi interessa. Quella è una vicenda che appartiene al passato, ormai è chiusa. Per favore...". Quattro e mezza del pomeriggio, via Ercole Barbarasa, due passi dalla piazza centrale di Terni. Maglietta bianca, pantaloni beige, orecchini d'argento a forma di stella, la ragazza è appena scesa dalla Citroen nera e sta pagando il ticket del parcheggio. Si sente assediata ed in effetti lo è: dietro l'angolo ci sono telecamere e fotografi, dal bar vengono fuori quattro ragazzi che l'hanno riconosciuta, si mettono a sghignazzare con la birretta in mano e sembrano pronti alla battutaccia.

Lei si infila gli occhiali da sole mentre la madre, protettiva, la prende sotto braccio e la sospinge verso la macchina. La ragazza mette il bigliettino del parcheggio sul cruscotto, chiude lo sportello e trova la forza per sorridere: "Sto bene, sono serena ma voi dovete capire. E' stata violata la mia privacy e non voglio rilasciare altre dichiarazioni. La ringrazio". Gentilissima ma ferma. Come dal primo giorno quando, per un omissis pasticciato nella cancelleria del tribunale, il suo nome che doveva rimanere coperto è finito in piazza. Proprio per questo è venuta qui in centro con la madre. Sta andando dal suo avvocato — uno dei più bravi in città, Giovanni Cerquetti — per capire se può querelare chi ha scritto il suo nome. Un'ora di colloquio non scioglie il dubbio ma è possibile che nei prossimi giorni, d'accordo con la famiglia, decida di procedere. Per ora si è limitata a sospendere il suo profilo su Facebook che nelle ultime ore era diventato affollato di richieste di amicizia anche da chi non conosceva. E preferisce rimanere in casa con i genitori, per cercare un po' di pace in attesa che passi la bufera dopo il caso sollevato dal "Giornale".

Sul suo cellulare, tra il 2001 e il 2002, arrivavano le chiamate moleste dal telefonino di Dino Boffo, per le quali l'ormai ex direttore di "Avvenire" è stato condannato a pagare un'ammenda di 516 euro. Una vicenda che ha turbato questa famiglia molto vicina alla curia di Terni e al vescovo Vincenzo Paglia. Probabilmente fu proprio monsignore a presentare la ragazza e il suo fidanzato di allora a Dino Boffo durante un incontro in curia. Ma di questa storia, infinitamente più grande di lei, la ragazza non vuole più parlare. Nemmeno adesso che, finito il colloquio con l'avvocato, sta tornando verso la macchina sempre accompagnata dalla madre. I ragazzi del bar sono ancora lì ma per fortuna le battutacce restano in canna e si limitano a darsi di gomito. Le telecamere la inseguono, la madre si copre il viso con una giacca e chiede a tutti di andare via. Lei si infila di nuovo gli occhiali da sole: "Per favore, lasciatemi in pace". Anche adesso trova la calma per sorridere e non mandare tutti al diavolo.

Lorenzo Salvia

04 settembre 2009

 

 

 

 

 

l NyTimes e il Times commentano le dimissioni del direttore di Avvenire

"Boffo è l'ultima vittima di Berlusconi"

"Un quotidiano cattolico dovrebbe stare attento a non criticare la vita privata del premier"

ROMA - "Un giornalista italiano è l'ultima vittima di Berlusconi". Questo il titolo con cui l'edizione online del New York Times punta l'attenzione sulle dimissioni del direttore dell'Avvenire Dino Boffo. "Nell'ultimo round di un litigio sempre più feroce, senza usare i guanti, tra Chiesa e Stato, il direttore cattolico si è dimesso, pochi giorni dopo che un quotidiano legato al premier Silvio Berlusconi lo aveva accusato di essere un omosessuale destinatario di una causa legale per molestie", si legge nel New York Times, secondo cui il messaggio dell'attacco del Giornale era stato chiaro: "un quotidiano cattolico dovrebbe stare attento a non criticare la vita privata del premier". Il giornale newyorkese sottolinea poi come "critici ed alleati dicono che Berlusconi si sta gettando in acque pericolose, creando un ambiente dove ogni tipo di criticismo è visto come slealtà ".

IL TIMES: "ATTACCHI OMOFOBICI" - Anche il sito web del britannico The Times dedica ampio spazio alle dimissioni del responsabile del quotidiano della Cei. "Il direttore cattolico Dino Boffo si dimette dopo gli attacchi "omofobici" del giornale di Berlusconi", è il titolo dell'articolo che riporta le reazioni di politici e alti prelati alle dimissioni. Tra cui quelle di "un esultante" Vittorio Feltri, direttore del Giornale, che ha detto "è la prima vittoria nella battaglia". Giunta tuttavia - evidenzia il Times - "al prezzo di una disastrosa crepa tra Berlusconi e il Vaticano, che aveva sostenuto Boffo".

 

03 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2009-09-03

Il quotidiano di via NEgri: "Feltri ha vinto". In 10 punti le verità del direttore dimissionario

Boffo dà le dimissioni, Bagnasco le accetta

Non sarà più direttore di "Avvenire". La decisione al termine dei durissimi attacchi da parte del "Giornale"

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Dino Boffo, direttore di "Avvenire" (Fotogramma)

Dino Boffo, direttore di "Avvenire" (Fotogramma)

MILANO - Il direttore di Avvenire Dino Boffo si è dimesso con una lettera (leggi) inviata al cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Boffo era stato oggetto di duri attacchi da parte de Il Giornale, quotidiano edito dal fratello del premier Paolo Berlusconi, e proprio sull'Avvenire di giovedì aveva pubblicato un dossier con le "dieci verità" che, nelle intenzioni, dovrebbero smontare tutti i punti della campagna avviata contro di lui da Vittorio Feltri.

"LA MIA VITA VIOLENTATA" - "Non posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora per giorni e giorni una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani" ha sottolineato Boffo nella lettera inviata a Bagnasco, presidente della Cei, nella quale presenta le dimissioni "irrevocabili" e "con effetto immediato" sia da Avvenire che dalla tv dei vescovi Tv2000 e da Radio Inblu. "La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere" ha scritto ancora Boffo nella lettera al card. Angelo Bagnasco.

"FEROCIA SMISURATA" - "L'attacco smisurato, capzioso, irritualmente feroce che è stato sferrato contro di me dal quotidiano Il Giornale guidato da Feltri e Sallusti, e subito spalleggiato da Libero e dal Tempo - ha scritto ancora Boffo nella lettera di accompagnamento delle dimissioni -, non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile motivazione: un opaco blocco di potere laicista si è mosso contro chi il potere, come loro lo intendono, non ce l'ha oggi e non l'avrà domani". "Se si fa così con i giornalisti indipendenti, onesti e per quanto possibile, nella dialettica del giudizio, collaborativi - ha aggiunto - , quale futuro di libertà e responsabilità ci potrà mai essere per la nostra informazione? Quando si andranno a rileggere i due editoriali firmati da due miei colleghi, il "pro" e "contro" di altri due di essi, e le mie tre risposte ad altrettante lettere che Avvenire ha dedicato durante l'estate alle vicende personali di Silvio Berlusconi, apparirà ancora più chiaramente l'irragionevolezza e l'autolesionismo di questo attacco sconsiderato e barbarico".

IL SOSTENGO DELLA REDAZIONE - "Le dimissioni sono l'amaro e sconcertante esito del plateale e ripugnante attacco mediatico a cui Boffo e il nostro quotidiano sono sottoposti da giorni" ha spiegato il Comitato di redazione del giornale dei vescovi. "Abbiamo assistito - hanno scritto i giornalisti in un documento redatto al termine di una lunga assemblea - a un'aggressione mediatica senza precedenti con l'obiettivo di colpire una persona, Dino Boffo, e attraverso lui la voce autorevole e libera dei cattolici italiani e del loro quotidiano, minacciando la libertà di informazione. Si è trattato di un'operazione di bassa macelleria giornalistica".

Il riferimento alla "vittoria" di Feltri nell'articolo del Giornale.it

Il riferimento alla "vittoria" di Feltri nell'articolo del Giornale.it

"FELTRI HA VINTO" - Le dimissioni sono poi state accettate dal numero uno della Cei. Nel dare la notizia delle dimissioni, Il Giornale, attraverso il proprio sito web, ha parole di esultanza: "Vittorio Feltri vince la sua prima "battaglia" da quando ha preso le redini del quotidiano di via Negri", si legge nell'articolo sulle dimissioni di Boffo. Lo stesso Feltri, però, interpellato dalle agenzie di stampa, ha poi detto che quello dell'abbandono di Boffo non era un obiettivo premeditato: "Non ci pensavo minimamente mentre lavoravamo su questa vicenda".

IL SITO DI AVVENIRE - "Si è dimesso il direttore Boffo: "scelta serena e lucida"" è il titolo di prima pagina che campeggia invece sul sito di Avvenire, tornato a essere funzionante nel tardo pomeriggio dopo qualche ora di interruzione in seguito ai numerosi accessi degli utenti.

LA CEI: "INQUALIFICABILE ATTACCO" - Dal canto suo, invece, il cardinale Angelo Bagnasco, prende atto, con rammarico delle dimissioni e rinnova a Boffo "l'inalterata stima per la sua persona, oggetto di un inqualificabile attacco mediatico". Il numero uno della Cei - si legge in un comunicato - "nel confermare a Dino Boffo, personalmente e a nome dell'intero episcopato, profonda gratitudine per l'impegno profuso in molti anni con competenza, rigore e passione, nel compimento di un incarico tanto prezioso per la vita della Chiesa e della società italiana, esprime l'inalterata stima per la sua persona, oggetto di un inqualificabile attacco mediatico". "No comment", invece, dalla sala stampa della Santa Sede. Interpellato, padre Federico Lombardi dichiara di non voler fare commenti. Anche la Conferenza episcopale italiana riferisce di non voler aggiungere altro rispetto alla nota diffusa.

IL GIP - "Ho solo fatto il mio dovere per fare chiarezza, per quanto possibile, dopo avere letto delle cose non corrette da un punto di vista tecnico. Tutto qui" ha detto il gip di Terni Pierluigi Panariello, commentando la notizia della lettera di dimissioni di Dino Boffo nella quale il giornalista ha ringraziato pubblicamente il ministro dell'Interno Roberto Maroni e i magistrati di Terni. Il giudice non ha però voluto commentare in alcun modo la scelta del direttore di Avvenire.

NUOVO DIRETTORE - Cominciano a rincorrersi intanto le voci su chi sarà il nuovo direttore del quotidiano della Cei, mentre la direzione per il momento è stata affidata ad interim a Marco Tarquinio, vice di Boffo. Circola il nome di Gianfranco Fabi, attuale direttore di Radio 24.

 

03 settembre 2009

 

 

 

 

 

la missiva al presidente della cei cardinal angelo bagnasco

La lettera di dimissioni di Boffo

Le ragioni dell'addio del direttore di Avvenire

Dino Boffo (Fotogramma)

Dino Boffo (Fotogramma)

MILANO - Ecco la lettera di dimissioni con cui il direttore di Avvenire Dino Boffo ha lasciato l'incarico:

LA LETTERA - Da sette giorni la mia persona è al centro di una bufera di proporzioni gigantesche che ha invaso giornali, televisioni, radio, web, e che non accenna a smorzarsi, anzi. La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere. L'attacco smisurato, capzioso, irritualmente feroce che è stato sferrato contro di me dal quotidiano "Il Giornale" guidato da Feltri e Sallusti, e subito spalleggiato da "Libero" e dal "Tempo", non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile motivazione - prosegue Boffo -: un opaco blocco di potere laicista si è mosso contro chi il potere, come loro lo intendono, non ce l'ha oggi e non l'avrà domani. Qualcuno, un giorno, dovrà pur spiegare perchè ad un quotidiano - Avvenire - che ha fatto dell'autonomia culturale e politica la propria divisa, che ha sempre riservato alle istituzioni civili l'atteggiamento di dialogo e di attenta verifica che è loro dovuto, che ha doverosamente cercato di onorare i diritti di tutti e sempre rispettato il responso elettorale espresso dai cittadini, non mettendo in campo mai pregiudizi negativi, neppure nei confronti dei governi presieduti dall'onorevole Berlusconi, dovrà spiegare - dicevo ? Perchè a un libero cronista, è stato riservato questo inaudito trattamento. E domando - sottolinea Boffo -: se si fa così con i giornalisti indipendenti, onesti, e per quanto possibile - nella dialettica del giudizio - collaborativi, quale futuro di libertà e di responsabilità ci potrà mai essere per la nostra informazione? Quando si andranno a rileggere i due editoriali firmati da due miei colleghi, il pro e contro di altri due di essi, e le mie tre risposte ad altrettante lettere che Avvenire ha dedicato durante l'estate alle vicende personali di Silvio Berlusconi, apparirà ancora più chiaramente l'irragionevolezza e l'autolesionismo di questo attacco sconsiderato e barbarico.

Grazie a Dio, nonostante le polemiche, e per l'onestà intellettuale prima del ministro Maroni e poi dei magistrati di Terni, si è chiarito che lo scandalo sessuale inizialmente sventagliato contro di me, e propagandato come fosse verità affermata, era una colossale montatura romanzata e diabolicamente congegnata. Fin dall'inizio si era trattato d'altro. Questa risultanza è ciò che mi dà più pace, il resto verrà, io non ho alcun dubbio. E tuttavia le scelte redazionali che da giorni taluno continua accanitamente a perseguire nei vari notiziari dicono a me, uomo di media, che la bufera è lungi dall'attenuarsi e che la pervicace volontà del sopraffattore è di darsi ragione anche contro la ragione. Un dirigente politico lunedì sera osava dichiarare che qualcuno vuole intimorire Feltri; era lo stesso che nei giorni precedenti aveva incredibilmente affermato che l'aggredito era proprio il direttore del "Giornale", e tutto questo per chiamare a raccolta uomini e mezzi in una battaglia che evidentemente si vuole ad oltranza. E mentre sento sparare i colpi sopra la mia testa mi chiedo: io che c'entro con tutto questo? In una guerra tra gruppi editoriali, tra posizioni di potere cristallizzate e prepotenti ambizioni in incubazione, io - ancora - che c'entro? Perchè devo vedere disegnate geografie ecclesiastiche che si fronteggerebbero addirittura all'ombra di questa mia piccola vicenda? E perchè , per ricostruire fatti che si immaginano fatalmente miei, devo veder scomodata una girandola di nomi, di persone e di famiglie, forse anche ignare, che avrebbero invece il sacrosanto diritto di vedersi riconosciuto da tutti il rispetto fondamentale? Solo perchè sono incorso, io giornalista e direttore, in un episodio di sostanziale mancata vigilanza, ricondotto poi a semplice contravvenzione? Mi si vuole a tutti i costi far confessare qualcosa, e allora dirò che se uno sbaglio ho fatto, è stato non quello che si pretende con ogni mezzo di farmi ammettere, ma il non aver dato il giusto peso ad un reato "bagatellare", travestito oggi con prodigioso trasformismo a emblema della più disinvolta immoralità.

Feltri non si illuda, c'è già dietro di lui chi, fregandosi le mani - spiega Boffo -, si sta preparando ad incamerare il risultato di questa insperata operazione: bisognava leggerli attentamente i giornali, in questi giorni, non si menavano solo fendenti micidiali, l'operazione è presto diventata qualcosa di più articolato. Ma a me questo, francamente, interessa oggi abbastanza poco. Devo dire invece che non potrò mai dimenticare, nella mia vita, la coralità con cui la Chiesa è scesa in campo per difendermi: mai - devo dire - ho sentito venir meno la fiducia dei miei Superiori, della Cei come della Santa Sede. Se qualche vanesio irresponsabile ha parlato a vanvera, questo non può gettare alcun dubbio sulle intenzioni dei Superiori, che mi si sono rivelate sempre esplicite e, dunque, indubitabili. Ma anche qui non posso mancare di interrogarmi: io sono, da una vita, abituato a servire, non certo a essere coccolato o ancor meno garantito. La Chiesa ha altro da fare che difendere a oltranza una persona per quanto gratuitamente bersagliata. Per questi motivi, Eminenza carissima, sono arrivato alla serena e lucida determinazione di dimettermi irrevocabilmente dalla direzione di "Avvenire", "Tv2000" e "Radio Inblu", con effetto immediato. Non posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora, per giorni e giorni, una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani, quasi non ci fossero problemi più seri e più incombenti e più invasivi che le scaramucce di un giornale contro un altro. E poi ci lamentiamo che la gente si disaffeziona ai giornali: cos'altro dovrebbe fare, premiarci? So bene che qualcuno, più impudico di sempre - aggiunge -, dirà che scappo, ma io in realtà resto dove idealmente e moralmente sono sempre stato. Nessuna ironia, nessuna calunnia, nessuno sfregamento di mani che da qui in poi si registrerà potrà turbarmi o sviare il senso di questa decisione presa con distacco da me e considerando anzitutto gli interessi della mia Chiesa e del mio amato Paese. In questo gesto - in sè mitissimo - delle dimissioni è compreso un grido alto, non importa quanto squassante, di ribellione: ora basta.

In questi giorni ho sentito come mai la fraternità di tante persone, diventate ad una ad una a me care, e le ringrazio della solidarietà che mi hanno gratuitamente donato, e che mi è stata preziosa come l'ossigeno. Non so quanti possano vantare lettori che si preoccupano anche del benessere spirituale del loro direttore, che inviano preghiere, suggeriscono invocazioni, mandano spunti di lettura: io li ho avuti questi lettori, e Le assicuro che sono l'eredità più preziosa che porto con me. Ringrazio sine fine le mie redazioni, in particolare quella di Avvenire per il bene che mi ha voluto, per la sopportazione che ha esercitato verso il mio non sempre comodo carattere, per quanto di spontanea corale intensa magnifica solidarietà mi ha espresso costantemente e senza cedimenti in questi difficili giorni. Non li dimenticherò. La stessa gratitudine la devo al Presidente del CdA, al carissimo Direttore generale, ai singoli Consiglieri che si sono avvicendati, al personale tecnico amministrativo e poligrafico, alla mia segreteria, ai collaboratori, editorialisti, corrispondenti. Gli obiettivi che Avvenire ha raggiunto li si deve ad una straordinaria sinergia che puntualmente, ogni mattina, è scattata tra tutti quelli impegnati a vario titolo nel giornale. So bene che molti di questi colleghi e collaboratori non condividono oggi la mia scelta estrema, ma sono certo che quando scopriranno che essa è la condizione perchè le ostilità si plachino, capiranno che era un sacrificio per cui valeva la pena. Eminenza, a me, umile uomo di provincia, è capitato di fare il direttore del quotidiano cattolico nazionale per ben 15 degli straordinari anni di pontificato di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI: è stata l'avventura intellettuale e spirituale più esaltante che mi potesse capitare. Un dono strepitoso, ineguagliabile. A Lei, Eminenza carissima, e al cardinale Camillo Ruini, ai segretari generali monsignor Betori e monsignor Crociata, a ciascun Vescovo e Cardinale, proprio a ciascuno la mia affezione sconfinata: mi è stato consentito di essere, anzi sono stato provocato a pormi quale laico secondo l'insegnamento del Concilio, esattamente come avevo studiato e sognato negli anni della mia formazione. La Chiesa mia madre potrà sempre in futuro contare sul mio umile, nascosto servizio. Il 3 agosto scorso, in occasione del cambio di direzione al quotidiano "Il Giornale" scriveva Giampaolo Pansa: "Dalla carta stampata colerà il sangue e anche qualcosa di più immondo. E mi chiedo se tutto questo servirà a migliorare la credibilità del giornalismo italiano". La mia risposta è netta: no. Servirà soltanto a rendere più infernale la bolgia che stiamo vivendo. Alla lettura di queste righe, Eminenza, ricordo che provai un certo qual brivido, ora semplicemente sorrido: bisognerebbe che noi giornalisti ci dessimo un po' meno arie e imparassimo ad essere un po' più veri secondo una misura meno meschina dell'umano. L'abbraccio, con l'ossequio più affettuoso.

 

03 settembre 2009

 

 

 

 

Ma l'Unione della stampa cattolica: "Una pugnalata alle spalle, avvertimento minaccioso"

Feltri: "Non volevo le sue dimissioni"

Il direttore del "Giornale" sull'addio di Boffo: sono affari interni alla Chiesa, io non ci pensavo minimamente

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Boffo dà le dimissioni, Bagnasco le accetta (3 settembre 2009)

Il direttore de "Il Giornale", Vittorio Feltri (Eidon)

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MILANO - "Sono affari interni alla Chiesa. Io non pensavo minimamente a questo quando ho scritto e ho fatto scrivere le cose che hanno provocato tutto questo problema". E' questo il primo commento di Vittorio Feltri alle dimissioni di Dino Boffo. "Immagino che Boffo avesse i suoi buoni motivi per dimettersi - dice Feltri interpellato da Apcom - la cosa che mi piacerebbe succedesse è che si tirassero fuori i documenti che provano che quanto scritto dal Giornale era del tutto fondato in maniera che si smettesse con attacchi sgangherati nei confronti del mio giornale e del sottoscritto, che degnamente lo dirige".

"SI RIMANGINO GLI INSULTI" - Feltri spiega poi all'Ansa di sentirsi "nè di aver vinto, nè di aver perso. Non c'è niente nè da vincere, nè da perdere, piuttosto qualcuno si deve rimangiare gli insulti e tutto quello che è stato scritto su di me, compreso il Vaticano. Da questa vicenda l'unica cosa chiara alla fine è che c'è un evidente doppiopesismo intollerabile". "Per quanto mi riguarda - aggiunge Feltri - mi interesserebbe solo che il Gip mettesse gli atti a disposizione degli altri come si fa in una montagna di altri casi". Mentre denuncia "che in tutta questa vicenda sono stato bersaglio di attacchi intollerabili, mentre il Giornale non ha fatto che portare in prima pagina una vicenda. Il resto - conclude Feltri - è solo sfera delle indiscrezioni, come quella che sono manovrato da Berlusconi".

LA STAMPA CATTOLICA - L'Unione della stampa cattolica definisce "giornate orribili per il giornalismo italiano" quelle appena trascorse, dominate dalla vicenda Giornale-Boffo. "Si usano i giornali come strumenti di lotta politica e come pugnali per colpire alla schiena gli avversari del momento, come ha fatto Vittorio Feltri contro Dino Boffo - si legge in una nota pubblicata sul sito dell'Unione e diffusa anche dal Sir, agenzia della Cei - al quale i giornalisti dell' Ucsi esprimono piena solidarietà umana e professionale". "La tecnica di infangare chi esprime legittime e libere posizioni anche scomode per determinati poteri, utilizzando fonti anonime e non controllate (quando la veridicità delle fonti è notoriamente un principio base del giornalismo) - afferma l'Ucsi - è stata usata come un avvertimento minaccioso, forse diretto in particolare al mondo cattolico italiano. È una tecnica ripetibile che deve essere stroncata sul nascere prima che dilaghi nella lotta politica, rischiando di uccidere un giornalismo che innanzitutto rispetti la dignità della persona, il diritto dei lettori ad essere correttamente informati, la pluralità delle posizioni e non consideri le 'notiziè come un manganello".

 

03 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

Il quotidiano di via NEgri: "Feltri ha vinto". la verità di boffo in dieci punti sul suo giornale

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Dino Boffo, direttore di "Avvenire" (Fotogramma)

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MILANO - Il direttore di Avvenire Dino Boffo si è dimesso con una lettera inviata al cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Boffo era stato oggetto di duri attacchi da parte de Il Giornale quotidiano edito dal fratello del premier Paolo Berlusconi. "Non posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora per giorni e giorni una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani" scrive Boffo nella lettera a Bagnasco, presidente della Cei, nella quale presenta le dimissioni "irrevocabili" e "con effetto immediato" sia da Avvenire che dalla tv dei vescovi Tv2000 e da Radio Inblu. "La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere" ha scritto ancora Boffo nella lettera al card. Angelo Bagnasco.

Il riferimento alla "vittoria" di Feltri nell'articolo del Giornale.it

Il riferimento alla "vittoria" di Feltri nell'articolo del Giornale.it

"FELTRI HA VINTO" - Le dimissioni sono poi state accettate dal nmumero uno della Cei. Nel dare la notizia delle dimissioni, il Giornale, attraverso il proprio sito web, ha parole di esultanza: : "Vittorio Feltri vince la sua prima "battaglia" da quando ha preso le redini del quotidiano di via Negri", si legge nell'articolo sulle dimissioni di Boffo.

LA SUA VERITA' - Proprio oggi Boffo aveva pubblicato sulle pagine di Avvenire un testo articolato in dieci punti, allo scopo di chiarire definitivamente i contorni della vicenda giudiziaria che lo ha visto coinvolto nel 2001 e che nei giorni scorsi è stata richiamata dal Giornale diretto da Vittorio Feltri per un duro attacco contro quello che era stato definito il "supermoralista". La querelle tra il quotidiano della famiglia Berlusconi e il direttore del giornale dei vescovi italiani va avanti ormai da una settimana. Ecco di seguito ampi stralci del dossier ("Dieci falsità: le deformazioni del Giornale e la realtà dei fatti) pubblicato dal quotidiano cattolico.

"1) Boffo "noto omosessuale" e protagonista di una "relazione" con un uomo sposato segnalata in atti del Tribunale di Terni. Questo - scrive Avvenire - è stato affermato dal Giornale sulla base di una lettera anonima diffamatoria, definita falsamente "nota informativa" di matrice giudiziaria e fatta altrettanto falsamente assurgere addirittura alla dignità di risultanza "dal casellario giudiziario" che in realtà, come ogni altro atto del procedimento, non conteneva alcun riferimento alle "inclinazioni sessuali" e a "relazioni" del direttore di Avvenire. Lo ha confermato il gip di Terni Pierluigi Panariello il 31 agosto: Nel fascicolo riguardante Dino Boffo non c'è assolutamente alcuna nota che riguardi le sue inclinazioni sessuali

"2) Boffo "attenzionato" dalla Polizia di Stato per le sue "frequentazioni". Anche questa affermazione, grave e ridicola al tempo stesso, è tratta non da atti giudiziari ma dalla stessa lettera anonima che il Giornale ha utilizzato per il suo attacco a Boffo. La schedatura è stata smentita dal ministro dell'Interno dopo pronta verifica fatta compiere nella struttura centrale e periferica della pubblica sicurezza.

"3) Boffo "querelato" da una signora di Terni. A Terni fu sporta denuncia/querela non contro Boffo, ma contro ignoti da soggetti che ben conoscevano Boffo e la voce di Boffo e che, quando hanno scoperto che era stato ipotizzato il coinvolgimento del cellulare in uso al suo ufficio, hanno rimesso la querela.

"4) Ci sono "intercettazioni" che accusano Boffo. Solo la lettera anonima parla di intercettazioni. Agli atti, invece, ci sono tabulati dai quali emergono telefonate partite da una delle utenze mobili che erano nella disponibilità di Boffo. Il gip di Terni Panariello lo ha confermato il 31 agosto.

"5) Boffo ha dichiarato di "non aver mai conosciuto" la donna di Terni colpita da molestie telefoniche. Come già detto, Boffo conosceva i destinatari delle telefonate, i quali, dunque, conoscevano la sua voce. Il Giornale non può, tuttavia, nella sua montatura accettare un elemento antitetico alla sola idea della colpevolezza di Boffo.

"6) Boffo si è difeso indicando un'altra persona come coinvolta in una storia a sfondo "omosessuale". L'omosessualità in questa vicenda è stata pruriginosamente tirata in ballo dall'estensore della famigerata "informativa" anonima e dal Giornale che ha coagulato l'attacco diffamatorio proprio su questo punto. Boffo ha solo e sempre dichiarato ai magistrati di essere arrivato alla conclusione che quel telefono cellulare, che era nella disponibilità sua e del suo Ufficio, fosse stato utilizzato da una terza persona che si trovava nelle condizioni lavorative per farlo. Il gip di Terni ha dichiarato che tale pista sul piano giudiziario non è stata "approfondita" perchè non "ritenuta attendibile da chi indagava", il quale evidentemente non conosceva i tempi e gli orari della professione giornalistica.

"7) Nelle telefonate attribuite a Boffo ci sarebbero state "intimidazioni" e "molestie" a sfondo "sessuale", anzi "omossessuale". E sarebbero state accompagnate da "pedinamenti". Le affermazioni del Giornale sono prive di fondamento. Boffo si è sempre dichiarato estraneo a una vicenda nella quale, anche presa solo come è stata presentata, sul piano giudiziario non include "pedinamenti" nè molestie legate alla sfera "sessuale". L'appiglio per chi ha cercato di far circolare un'idea opposta giace nel fatto che agli atti c'è un riferimento ad "allusioni" a "rapporti sessuali" Ma, ha specificato il gip di Terni il primo settembre, 'tra la donna e il suo compagno".

"8) Boffo in qualche modo ammise di essere colpevole e diede incarico al suo legale di "patteggiare" la pena. Boffo non ha patteggiato alcunchè e ha sempre rigettato l'accusa di essere stato autore di telefonate moleste. Ha considerato a lungo la questione giudiziaria ternana senza sostanziale importanza, in particolare successivamente alla remissione di querela sporta dalle persone interessate, tanto che in occasione della ricezione del decreto penale di condanna - lo si ribadisce: successivamente alla remissione di querela da parte delle interessate - non si rivolse ad alcun legale. Boffo non aveva dato soverchio peso al decreto in questione, in quanto l'aveva ritenuto una semplice definizione amministrativa, conseguente agli effetti della remissione.

"9) Boffo ha reso pubbliche "ricostruzioni" della vicenda. Boffo non ha reso pubblica alcuna ricostruzione della vicenda e ciò che Avvenire ha pubblicato è sotto gli occhi di tutti. Nessun'altra persona, nessun particolare, nessun ente e istituzione è stato indicato, citato o chiamato in causa dal direttore di Avvenire. Boffo nonostante il pesantissimo attacco diffamatorio del Giornale non intende consegnare niente e nessuno al tritacarne mediatico generato e coltivato dal Giornale. Sul Giornale anche a questo proposito si scrive il contrario. È l'ennesima dimostrazione di come su quella testata si stia facendo sistematica e maligna disinformazione.

"10) La "nota informativa" non è una lettera anonima diffamatoria e una "patacca" ma il contenuto del decreto penale relativo alla vicenda di Terni. La cosiddetta "informativa" è un testo gravemente diffamatorio contro Boffo di incerta (per ora) origine, ma sicuramente non scritto in sede giudiziaria nè per sede giudiziaria e non attinente alla vicenda ternana alla quale è stato surrettiziamente "appiccicato" all'interno di una missiva anonima dopo essere stato ideato allo scopo. Sul Giornale i giornalisti autori dell'aggressione contro il direttore di Avvenire continuano, persino dopo i chiarimenti intervenuti, a sostenere la sua autenticità. Dire che è una "patacca", secondo costoro, sarebbe una "bugia". E questo è comprensibile visto che la campagna diffamatoria incredibilmente ingaggiata dal Giornale si basa, sin dall'inizio, sulle gravissime affermazioni e deformazioni contenute in quel testo anonimo".

 

03 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

"La persona molestata ha querelato ignoti: conosceva la mia voce, sapeva che non ero io"

Su Avvenire le dieci verità di Boffo:

"Ecco le deformazioni del Giornale"

In dieci punti la smentita di Boffo alle accuse del quotidiano di Vittorio Feltri

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NOTIZIE CORRELATE

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La donna molestata: caso chiuso, violata la mia privacy (2 settembre 2009)

Dino Boffo, direttore di "Avvenire" (Fotogramma)

Dino Boffo, direttore di "Avvenire" (Fotogramma)

MILANO - Dino Boffo racconta la sua verità. Il direttore di Avvenire, attraverso le pagine dello stesso quotidiano, pubblica oggi un testo articolato in dieci punti, allo scopo di chiarire definitivamente i contorni della vicenda giudiziaria che lo ha visto coinvolto nel 2001 e che nei giorni scorsi è stata richiamata dal Giornale diretto da Vittorio Feltri per un duro attacco contro quello che era stato definito il "supermoralista". La querelle tra il quotidiano della famiglia Berlusconi e il direttore del giornale dei vescovi italiani va avanti ormai da una settimana. E oggi Boffo decide di condensare nelle sue dieci risposte la smentita alle accuse a lui rivolte. Ecco di seguito ampi stralci del dossier ("Dieci falsità: le deformazioni del Giornale e la realtà dei fatti) pubblicato da Avvenire.

"1) Boffo "noto omosessuale" e protagonista di una "relazione" con un uomo sposato segnalata in atti del Tribunale di Terni. Questo - scrive Avvenire - è stato affermato dal Giornale sulla base di una lettera anonima diffamatoria, definita falsamente "nota informativa" di matrice giudiziaria e fatta altrettanto falsamente assurgere addirittura alla dignità di risultanza "dal casellario giudiziario" che in realtà, come ogni altro atto del procedimento, non conteneva alcun riferimento alle "inclinazioni sessuali" e a "relazioni" del direttore di Avvenire. Lo ha confermato il gip di Terni Pierluigi Panariello il 31 agosto: Nel fascicolo riguardante Dino Boffo non c'è assolutamente alcuna nota che riguardi le sue inclinazioni sessuali

"2) Boffo "attenzionato" dalla Polizia di Stato per le sue "frequentazioni". Anche questa affermazione, grave e ridicola al tempo stesso, è tratta non da atti giudiziari ma dalla stessa lettera anonima che il Giornale ha utilizzato per il suo attacco a Boffo. La schedatura è stata smentita dal ministro dell'Interno dopo pronta verifica fatta compiere nella struttura centrale e periferica della pubblica sicurezza.

"3) Boffo "querelato" da una signora di Terni. A Terni fu sporta denuncia/querela non contro Boffo, ma contro ignoti da soggetti che ben conoscevano Boffo e la voce di Boffo e che, quando hanno scoperto che era stato ipotizzato il coinvolgimento del cellulare in uso al suo ufficio, hanno rimesso la querela.

"4) Ci sono "intercettazioni" che accusano Boffo. Solo la lettera anonima parla di intercettazioni. Agli atti, invece, ci sono tabulati dai quali emergono telefonate partite da una delle utenze mobili che erano nella disponibilità di Boffo. Il gip di Terni Panariello lo ha confermato il 31 agosto.

"5) Boffo ha dichiarato di "non aver mai conosciuto" la donna di Terni colpita da molestie telefoniche. Come già detto, Boffo conosceva i destinatari delle telefonate, i quali, dunque, conoscevano la sua voce. Il Giornale non può, tuttavia, nella sua montatura accettare un elemento antitetico alla sola idea della colpevolezza di Boffo.

"6) Boffo si è difeso indicando un'altra persona come coinvolta in una storia a sfondo "omosessuale". L'omosessualità in questa vicenda è stata pruriginosamente tirata in ballo dall'estensore della famigerata "informativa" anonima e dal Giornale che ha coagulato l'attacco diffamatorio proprio su questo punto. Boffo ha solo e sempre dichiarato ai magistrati di essere arrivato alla conclusione che quel telefono cellulare, che era nella disponibilità sua e del suo Ufficio, fosse stato utilizzato da una terza persona che si trovava nelle condizioni lavorative per farlo. Il gip di Terni ha dichiarato che tale pista sul piano giudiziario non è stata "approfondita" perchè non "ritenuta attendibile da chi indagava", il quale evidentemente non conosceva i tempi e gli orari della professione giornalistica.

"7) Nelle telefonate attribuite a Boffo ci sarebbero state "intimidazioni" e "molestie" a sfondo "sessuale", anzi "omossessuale". E sarebbero state accompagnate da "pedinamenti". Le affermazioni del Giornale sono prive di fondamento. Boffo si è sempre dichiarato estraneo a una vicenda nella quale, anche presa solo come è stata presentata, sul piano giudiziario non include "pedinamenti" nè molestie legate alla sfera "sessuale". L'appiglio per chi ha cercato di far circolare un'idea opposta giace nel fatto che agli atti c'è un riferimento ad "allusioni" a "rapporti sessuali" Ma, ha specificato il gip di Terni il primo settembre, 'tra la donna e il suo compagno".

"8) Boffo in qualche modo ammise di essere colpevole e diede incarico al suo legale di "patteggiare" la pena. Boffo non ha patteggiato alcunchè e ha sempre rigettato l'accusa di essere stato autore di telefonate moleste. Ha considerato a lungo la questione giudiziaria ternana senza sostanziale importanza, in particolare successivamente alla remissione di querela sporta dalle persone interessate, tanto che in occasione della ricezione del decreto penale di condanna - lo si ribadisce: successivamente alla remissione di querela da parte delle interessate - non si rivolse ad alcun legale. Boffo non aveva dato soverchio peso al decreto in questione, in quanto l'aveva ritenuto una semplice definizione amministrativa, conseguente agli effetti della remissione.

"9) Boffo ha reso pubbliche "ricostruzioni" della vicenda. Boffo non ha reso pubblica alcuna ricostruzione della vicenda e ciò che Avvenire ha pubblicato è sotto gli occhi di tutti. Nessun'altra persona, nessun particolare, nessun ente e istituzione è stato indicato, citato o chiamato in causa dal direttore di Avvenire. Boffo nonostante il pesantissimo attacco diffamatorio del Giornale non intende consegnare niente e nessuno al tritacarne mediatico generato e coltivato dal Giornale. Sul Giornale anche a questo proposito si scrive il contrario. È l'ennesima dimostrazione di come su quella testata si stia facendo sistematica e maligna disinformazione.

"10) La "nota informativa" non è una lettera anonima diffamatoria e una "patacca" ma il contenuto del decreto penale relativo alla vicenda di Terni. La cosiddetta "informativa" è un testo gravemente diffamatorio contro Boffo di incerta (per ora) origine, ma sicuramente non scritto in sede giudiziaria nè per sede giudiziaria e non attinente alla vicenda ternana alla quale è stato surrettiziamente "appiccicato" all'interno di una missiva anonima dopo essere stato ideato allo scopo. Sul Giornale i giornalisti autori dell'aggressione contro il direttore di Avvenire continuano, persino dopo i chiarimenti intervenuti, a sostenere la sua autenticità. Dire che è una "patacca", secondo costoro, sarebbe una "bugia". E questo è comprensibile visto che la campagna diffamatoria incredibilmente ingaggiata dal Giornale si basa, sin dall'inizio, sulle gravissime affermazioni e deformazioni contenute in quel testo anonimo".

 

03 settembre 2009

 

 

 

 

 

"La nota informativa? Una lettera anonima diffamatoria

Falsi anche riferimenti a patteggiamento e omosessualità"

Dino Boffo risponde al Giornale

"Ecco le 10 falsità di Feltri"

Negli atti non si fa cenno nemmeno alle intercettazioni

E il gip di Terni conferma: "Abbiamo soltanto i tabulati"

Dino Boffo risponde al Giornale "Ecco le 10 falsità di Feltri"

ROMA - Il direttore dell'Avvenire Dino Boffo si difende sul suo quotidiano dopo le accuse del Giornale. Il testo si intitola "Dieci falsità:le deformazioni del Giornale e la realtà dei fatti", e ha lo scopo di chiarire definitivamente la vicenda giudiziaria del 2002 tirata fuori dal quotidiano diretto da Vittorio Feltri.

Lettera anonima. Il Giornale afferma di essere in possesso di una "nota informativa" di matrice giudiziaria in cui si definisce Boffo "un noto omosessuale" protagonista di "relazione con un uomo sposato". Ma, spiega l'Avvenire "Si tratta solo di una lettera anonima diffamatoria". E dalla stessa lettera anonima viene anche la notizia che Boffo sarebbe stato "attenzionato dalla Polizia di Stato per le sue frequentazioni". Nulla di tutto ciò, spiega il direttore dell'Avvenire, è contenuto in un documento giudiziario. La schedatura è stata anche smentita, dopo una verifica, dal ministro dell'Interno.

Le telefonate. La "querela" sporta da una signora di Terni è un altro falso. Spiega Boffo che la denuncia fu sporta contro ignoti, e che fu rimessa dopo che venne ipotizzato il coinvolgimento del cellulare in uso al suo ufficio. Anche perché lui conosceva la donna vittima delle molestie, e lo ha ammesso (mentre Il Giornale scrive che Boffo avrebbe dichiarato di "non aver mai conosciuto la donna"). Per quanto riguarda le intercettazioni, il gip di Terni ha confermato: agli atti ci sono semplicemente i tabulati dai quali emergono telefonate partite da uno dei telefoni cellulari dell'ufficio di Boffo.

L'omosessualità. Secondo l'Avvenire il dettaglio sarebbe stato "pruriginosamente tirato in ballo dall'estensore della famigerata "informativa anonima" e dal Giornale che ha coagulato l'attacco diffamatorio proprio su questo punto". E per quanto riguarda pedinamenti e molestie, agli atti c'è solo un riferimento a "rapporti sessuali": ma, come ha specificato il gip di Terni "tra la donna e suo marito".

Il patteggiamento. E se Il Giornale afferma che Boffo in qualche modo ammise di essere colpevole e diede incarico al suo legale di "patteggiare" la pena, il diretto interessato precisa che "non ha patteggiato alcunchè e ha sempre rigettato l'accusa di essere stato autore di telefonate moleste". Boffo inoltre non avrebbe mai, come invece sostiene il quotidiano diretto da Feltri, reso pubbliche ricostruzioni della vicenda. Il testo pubblicato dall'Avvenire conclude ribadendo, all'ultimo dei dieci punti, la falsità della cosiddetta "nota informativa": "La campagna diffamatoria incredibilmente ingaggiata dal Giornale si basa sin dall'inizio sulle gravissime affermazioni e deformazioni contenute in quel testo anonimo".

(3 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

2009-09-02

Il direttore del giornale: "C'è una velina fatta circolare dai servizi segreti del Vaticano"

Vaticano: Feltri fomenta il caos, da lui solo false accuse contro di noi

Padre Lombardi: "Smentisco tutto, viene il sospetto che vi sia intenzione di fomentare confusione con false accuse"

Vittorio Feltri (Eidon)

Vittorio Feltri (Eidon)

ROMA - È ancora scontro sul caso Boffo. E stavolta lo scambio di accuse è direttamente tra il direttore del Giornale, Vittorio Feltri, e il Vaticano. "Smentisco nel modo più categorico questa infondata affermazione: viene il sospetto che vi sia una intenzione di fomentare confusione diffondendo false accuse". Lo ha dichiarato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi direttore della sala stampa della Santa Sede in risposta a "quanto riportato da agenzie di stampa, secondo le quali il dottor Feltri avrebbe dichiarato, nel corso di una trasmissione radiofonica, che la velina diffusa sul caso Boffo proverrebbe dalla Gendarmeria Vaticana".

FELTRI - "Chiedere scusa? Achi e per cosa: non capisco", aveva detto Feltri a Radio Anch'io su Radiouno dove spiegava: "Non ho nessuna arma se non la penna e da questa vicenda traggo un unico insegnamento: che in Italia si può parlare male solo di alcuni, ma se si alzano gli altarini di altri si viene sommersi dagli insulti". Feltri difende il documento che ha pubblicato su Boffo: "Non è una velina, ma un decreto penale di condanna in cui si accenna a molestie a sfondo anche sessuale. C'è una velina, ma non è questa, fatta circolare dai servizi segreti del Vaticano". Respinge, il direttore del Giornale, le accuse di fare vendette ma ribadisce che la vita privata di Boffo è importante perché "non è un cittadino qualsiasi, ma il direttore del giornale della Cei, ovvero il portavoce del Vaticano". E sottolinea di essersi occupato di questa vicenda nel momento in cui "finalmente ho avuto - dice Feltri - le carte di una cosa che si sapeva ma non si poteva scrivere senza le prove".

"MI RIFERIVO AL RIFORMISTA" - In serata Feltri corregge il tiro: "Parlando stamattina a Radio Anch'io della velina su Boffo, non facevo che riferire quello che c'è scritto oggi sul Riformista che ha fatto una pagina su questo tema", spiega all'Ansa. "Oramai qualunque cosa si dica su questo argomento pare che l'abbia detta solo io". Nell'articolo "Il Papa e il Papi", a firma di Stefano Cappellini, c'è scritto: "...che la velina provenga da un cassetto curiale è ormai qualcosa più di una ipotesi".

02 settembre 2009

 

 

 

 

"a rischio la credibilità della politica, dell'informazione"

Fini e il caso Boffo: "Si rischia imbarbarimento, fermiamoci un attimo "

"Si sta andando verso il killeraggio delle persone. È la fine non della politica ma del confronto di idee"

Gianfranco Fini (LaPresse)

Gianfranco Fini (LaPresse)

ROMA - "Attenzione al rischio del totale imbarbarimento: da qualche tempo in Italia non si polemizza tra portatori di idee ma si tenta di demolire colui che quell'idea ce l'ha. Si sta andando verso una sorta di killeraggio delle persone, un giorno tocca a uno e poi ad un altro. È la fine non della politica con la "P" maiuscola ma di un confronto rispetto alle idee". Così il presidente della Camera Gianfranco Fini, dal palco della Festa tricolore a Mirabello sulle ultime polemiche politiche relative al cosiddetto caso Boffo.

LA TESI - "Farò il grillo parlante- sottolinea- ma dico a tutti "fermiamoci un attimo", perchè la china è pericolosa e brutta. La qualità del dibattito che si può alimentare può essere molto più alta di quello che si vede quotidianamente. Se ogni occasione diventa il pretesto o il giustificato motivo per delle randellate verbali, delle querele, delle campagne di denigrazione, alla fine diventa un'ordalia, una reiterazione, una specie di Orazi contro Curiazi a cui l'opinione pubblica non si appassiona". Infine, il presidente della Camera lancia un appello: "Dico a tutti, fermatevi, perchè se si continua con quello che abbiamo visto negli ultimi due mesi sappiamo dove è iniziata la china ma non sappiamo dove andiamo a finire, con buona pace della credibilità della politica, dell'informazione e della credibilità italiana in ambito europeo".

 

02 settembre 2009

 

 

 

 

 

"Un giornale ha diffuso il mio nome e le iniziali del cognome. È scorretto"

"Caso chiuso, violata la mia privacy"

La donna oggetto delle molestie telefoniche per le quali il direttore dell'Avvenire fu condannato nel 2004

ROMA - "È una vicenda che appartiene al passato, ormai è chiusa. È stata violata la mia privacy". La donna che fu oggetto delle molestie telefoniche per le quali Dino Boffo è stato condannato nel 2004 a pagare un'ammenda di 516 euro, non intende rivangare il passato. "Magari parlerò in futuro, ma al momento non posso". La donna, raggiunta al telefono da un giornalista dell'agenzia Ansa, ha poi aggiunto: "C'è un quotidiano che ha diffuso il mio nome di battesimo e le iniziali del mio cognome e così ora tutti sanno chi sono. Ed è stato scorretto".

PANORAMA - Secondo il nunero di Panorama che uscirà giovedì, l'ex fidanzato della donna è un direttore di filiale di banca di 39 anni. Secondo quanto scrive il settimanale, "La ragazza e il suo fidanzato di allora si conobbero a metà degli anni Novanta quando erano entrambi assidui frequentatori degli incontri organizzati all’interno della diocesi di Terni. Un amico li ricorda impegnati una volta al mese nella scuola di preghiera, la Lectio divina, un appuntamento mensile a partire dal 1992". Secondo gli amici di allora la conoscenza tra i due giovani e Boffo potrebbe risalire al marzo 2001. In un’assemblea diocesana Boffo era uno dei relatori e la famiglia della ragazza era ospite. Forse a presentarli fu monsignor Vincenzo Paglia, da nove anni vescovo della città umbra.

02 settembre 2009

 

 

 

 

Il direttore del giornale: "C'è una velina fatta circolare dai servizi segreti del Vaticano"

Vaticano: Feltri fomenta il caos, da lui solo false accuse contro di noi

Padre Lombardi: "Smentisco tutto, viene il sospetto che vi sia intenzione di fomentare confusione con false accuse"

ROMA - E' ancora scontro sul caso Boffo. E stavolta lo scambio di accuse è direttamente tra il direttore de "Il Giornale" Vittorio Feltri e il Vaticano. "Smentisco nel modo più categorico questa infondata affermazione: viene il sospetto che vi sia una intenzione di fomentare confusione diffondendo false accuse". Lo ha dichiarato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi Direttore della Sala Stampa della Santa Sede in risposta a "quanto riportato da agenzie di stampa, secondo le quali il dottor Feltri avrebbe dichiarato, nel corso di una trasmissione radiofonica, che la velina diffusa sul caso Boffo proverrebbe dalla Gendarmeria Vaticana".

FELTRI - "Chiedere scusa? a chi e per cosa non capisco" aveva detto Feltri a Radio Anch'io su Radiouno spiega: "non ho nessuna arma se non la penna e da questa vicenda traggo un unico insegnamento: che in Italia si può parlare male solo di alcuni ma se si alzano gli altarini di altri si viene sommersi dagli insulti". Feltri difende il documento che ha pubblicato su Boffo: "non è una velina ma un decreto penale di condanna in cui si accenna a molestie a sfondo anche sessuale. C'è una velina, ma non è questa, fatta circolare dai servizi segreti del Vaticano". Respinge, il direttore del Giornale, le accuse di fare vendette ma ribadisce che la vita privata di Boffo è importante perchè "non è un cittadino qualsiasi ma il direttore del giornale della Cei, ovvero il portavoce del Vaticano". E sottolinea di essersi occupato di questa vicenda nel momento in cui "finalmente ho avuto - dice Feltri - le carte di una cosa che si sapeva ma non si poteva scrivere senza le prove".

 

02 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

LA SCELTA DEL DIRETTORE DEL GIORNALE DELLA CEI

Boffo, viaggio a Roma per dimettersi

Ma il presidente dei vescovi dice no

Lo sfogo del responsabile di "Avvenire": angoscia? È dire poco

Dino Boffo, direttore di "Avvenire"

Dino Boffo, direttore di "Avvenire"

MILANO — Fosse stato per lui se ne sarebbe già andato: e "non da sconfitto", è stato il suo sfogo con gli amici più fida­ti. Ma alla fine è prevalsa la ra­gion di Stato. O, per meglio di­re, di Chiesa. Dopo una quarta notte inson­ne e che "definire di angoscia è poco" — per usare la sintesi dei pochi riusciti a parlargli — il di­rettore di Avvenire Dino Boffo aveva infatti preso all’alba di ie­ri la sua decisione: e uscito di casa, anziché avviarsi verso la redazione milanese del suo gior­nale, è partito per Roma dove poche ore dopo bussava alla porta del cardinale Angelo Ba­gnasco, presidente dei vescovi italiani e quindi suo principale editore. Qui ci sono le mie di­missioni, gli ha detto Boffo. Non se ne parla, gli ha risposto Bagnasco: soprattutto ora devi restare al tuo posto. E Boffo ha ubbidito: nel pomeriggio, saputo del suo rientro a Milano, gli stessi amici con cui si era confidato in mattinata hanno fatto sapere di averlo trovato rinfrancato e determinato a "resistere". Almeno per ora o comunque appunto — per sottolineare l’espressione attribuita al presidente della Cei — "soprattutto" ora. L’esito contingente è testimoniato dalla scelta editoriale concepita dal giornale in edicola oggi: sempre due pagine dedicate alla vicenda, ma non il lungo editoriale di spiegazioni e contrattacchi ipotizzato ieri da alcuni bensì una ulteriore paginata di lettere soli­dali — talune con firme anche autorevoli — più un ampio spa­zio dedicato alla semplice "cro­naca ", affidata a un inviato a Terni.

E la scelta è stata interpre­tata in un certo senso come una sfida: come dire basteranno i fat­ti a far emergere la verità. Va precisato una volta di più che la giornata vissuta ieri dal direttore di Avvenire , come si sarà capito dal resoconto reso fin qui, è sintetizzabile solo at­traverso il racconto indiretto— forse non testuale nei virgolet­tati ma certamente attendibile nel succo — di chi ne ha raccol­to il patema e il dramma uma­no: "Perché di questo si tratta e così lo sta vivendo", assicura­no.

Così, nonostante la vicinan­za della sua famiglia, degli "amici veramente fidati" che in questi casi si scremano sempre da soli, Boffo ha trascorso in particolare l’altra notte metten­do in fila alcuni punti e tre su tutti: la rivendicazione reiterata ai suoi di essere "non un colpe­vole bensì una vittima", la con­sapevolezza di sentirsi "tutt'al­tro che sconfitto dentro", la vo­lontà comunque di dire "ba­sta " e mandar tutti a quel pae­se. Un po’ per tirarsi fuori dal massacro, un po’ per sottrarre la pistola a chi — attraverso di lui — ormai sparava sempre più dritto sulla Cei. Poi la giornata ha avuto lo sviluppo che ha avuto: in matti­nata le dimissioni presentate a Bagnasco e da questi respinte, nel pomeriggio l’attestazione di "fiducia" manifestata dal Papa allo stesso Bagnasco e immedia­tamente resa pubblica dall’uffi­cio stampa dei vescovi. Una fi­ducia che non avrebbe alcun bi­sogno di essere espressa, han­no subito rilevato gli esperti di cose ecclesiastiche: e il fatto che sia successo è strano di per sé. Quanto questo possa tocca­re Boffo, forse, lo si vedrà nei prossimi giorni. O più probabil­mente mesi.

Paolo Foschini

02 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

LA SCELTA DEL DIRETTORE DEL GIORNALE DELLA CEI

Boffo, viaggio a Roma per dimettersi

Ma il presidente dei vescovi dice no

Lo sfogo del responsabile di "Avvenire": angoscia? È dire poco

Dino Boffo, direttore di "Avvenire"

Dino Boffo, direttore di "Avvenire"

MILANO — Fosse stato per lui se ne sarebbe già andato: e "non da sconfitto", è stato il suo sfogo con gli amici più fida­ti. Ma alla fine è prevalsa la ra­gion di Stato. O, per meglio di­re, di Chiesa. Dopo una quarta notte inson­ne e che "definire di angoscia è poco" — per usare la sintesi dei pochi riusciti a parlargli — il di­rettore di Avvenire Dino Boffo aveva infatti preso all’alba di ie­ri la sua decisione: e uscito di casa, anziché avviarsi verso la redazione milanese del suo gior­nale, è partito per Roma dove poche ore dopo bussava alla porta del cardinale Angelo Ba­gnasco, presidente dei vescovi italiani e quindi suo principale editore. Qui ci sono le mie di­missioni, gli ha detto Boffo. Non se ne parla, gli ha risposto Bagnasco: soprattutto ora devi restare al tuo posto. E Boffo ha ubbidito: nel pomeriggio, saputo del suo rientro a Milano, gli stessi amici con cui si era confidato in mattinata hanno fatto sapere di averlo trovato rinfrancato e determinato a "resistere". Almeno per ora o comunque appunto — per sottolineare l’espressione attribuita al presidente della Cei — "soprattutto" ora. L’esito contingente è testimoniato dalla scelta editoriale concepita dal giornale in edicola oggi: sempre due pagine dedicate alla vicenda, ma non il lungo editoriale di spiegazioni e contrattacchi ipotizzato ieri da alcuni bensì una ulteriore paginata di lettere soli­dali — talune con firme anche autorevoli — più un ampio spa­zio dedicato alla semplice "cro­naca ", affidata a un inviato a Terni.

E la scelta è stata interpre­tata in un certo senso come una sfida: come dire basteranno i fat­ti a far emergere la verità. Va precisato una volta di più che la giornata vissuta ieri dal direttore di Avvenire , come si sarà capito dal resoconto reso fin qui, è sintetizzabile solo at­traverso il racconto indiretto— forse non testuale nei virgolet­tati ma certamente attendibile nel succo — di chi ne ha raccol­to il patema e il dramma uma­no: "Perché di questo si tratta e così lo sta vivendo", assicura­no.

Così, nonostante la vicinan­za della sua famiglia, degli "amici veramente fidati" che in questi casi si scremano sempre da soli, Boffo ha trascorso in particolare l’altra notte metten­do in fila alcuni punti e tre su tutti: la rivendicazione reiterata ai suoi di essere "non un colpe­vole bensì una vittima", la con­sapevolezza di sentirsi "tutt'al­tro che sconfitto dentro", la vo­lontà comunque di dire "ba­sta " e mandar tutti a quel pae­se. Un po’ per tirarsi fuori dal massacro, un po’ per sottrarre la pistola a chi — attraverso di lui — ormai sparava sempre più dritto sulla Cei. Poi la giornata ha avuto lo sviluppo che ha avuto: in matti­nata le dimissioni presentate a Bagnasco e da questi respinte, nel pomeriggio l’attestazione di "fiducia" manifestata dal Papa allo stesso Bagnasco e immedia­tamente resa pubblica dall’uffi­cio stampa dei vescovi. Una fi­ducia che non avrebbe alcun bi­sogno di essere espressa, han­no subito rilevato gli esperti di cose ecclesiastiche: e il fatto che sia successo è strano di per sé. Quanto questo possa tocca­re Boffo, forse, lo si vedrà nei prossimi giorni. O più probabil­mente mesi.

Paolo Foschini

02 settembre 2009

 

 

 

 

 

IL CASO BOFFO - Il mistero sul documento anonimo spedito ai prelati

Il pm e le telefonate del direttore

Il pm indagò sui tabulati e si convinse che le chiamate erano state fatte dal giornalista

Il gip del Tribunale di Terni Pierluigi Panariello

Il gip del Tribunale di Terni Pierluigi Panariello

La lettera anonima contro Dino Boffo spedita tre mesi fa ai vescovi italiani riferiva fatti e circostanze che non sono contenuti nel fascicolo del tribunale di Terni. Le carte ricostruiscono la vicenda che ha portato alla condanna per molestie del direttore di Avvenire.

Ma le stesse carte non entrano mai nei det­tagli della vita privata di Dino Boffo. Tanto che non chiariscono nemmeno per quale mo­tivo, con telefonate effettuate per quasi cin­que mesi, avrebbe ingiuriato una ragazza che poi presentò denuncia ai carabinieri. Docu­mentano però la certezza, da parte di chi inda­gava, che fosse proprio lui l’autore di quelle chiamate e non — come adesso sostiene lo stesso Boffo — un suo collaboratore. L’esame dei contatti avvenuti subito prima e subito do­po le chiamate piene di insulti ricevute dalla donna avrebbe consentito di verificare che gli interlocutori avevano parlato personalmente con Boffo; dunque — hanno concluso gli in­quirenti — in quei frangenti era lui ad utilizza­re il cellulare. La storia risale all’agosto del 2001. Le telefo­nate ingiuriose vanno avanti fino al gennaio 2002.

Nel suo esposto la ragazza precisa gli orari, racconta il contenuto, sottolinea come l’anonimo interlocutore faccia riferimento an­che ai rapporti sessuali che la donna ha con il fidanzato. Viene acquisito il suo tabulato, si ri­cava il numero del chiamante. Si scopre così che il cellulare è intestato alla società che edi­ta il quotidiano della Cei. Le ulteriori verifiche consentono di scoprire che l’apparecchio è stato concesso in uso al direttore. Boffo viene convocato al palazzo di Giusti­zia della città umbra per fornire chiarimenti. Non può negare che il telefono sia effettiva­mente suo, ma spiega di lasciarlo spesso incu­stodito. "E dunque — evidenzia — quelle tele­fonate può averle fatte chiunque". Una tesi che però non convince appieno i pubblici mi­nisteri. Anche perché lui stesso ammette di co­noscere la ragazza. "Ci siamo incontrati in oc­casione di un evento pubblico organizzato dal­la Curia", afferma. E poi chiarisce che il trami­te sarebbe stato il vescovo di Terni, monsi­gnor Paglia. Si decide così di interrogare le persone che il giornalista ha contattato a ridosso delle chia­mate fatte alla ragazza. Si tratta di quattro o cinque testimoni. Tra loro c’è il titolare di una libreria e soprattutto uno dei segretari della Cei che con Boffo ha contatti assidui. Nessuno ricorda di aver mai parlato su quell’utenza con qualcuno che non fosse il direttore di Av­venire.

Quindi i magistrati si convincono che possa essere lui l’autore delle molestie. L’iscrizione nel registro degli indagati, co­me risulta dagli atti processuali, avviene il 14 ottobre 2003. Sei mesi dopo, esattamente l’8 aprile 2004, il pubblico ministero chiede "l’emissione di un decreto di condanna". C’è un solo reato contestato, quello di molestie, per il quale si procede d’ufficio. L'accusa di in­giurie è infatti caduta perché la ragazza ha de­ciso di ritirare la querela. Nel fascicolo non vengono specificati i motivi di questa scelta. I giudici ne prendono atto, Boffo non si oppo­ne al decreto e paga l’ammenda di 516 euro che certifica la sua condanna.

Qui finisce la storia ricostruita dalle carte processuali. Ma proprio da qui comincia il mi­stero sul documento anonimo spedito ai ve­scovi e poi raccontato venerdì scorso da Il Giornale che l’aveva invece presentato come un atto giudiziario. La circostanza che si tratti di un appunto ufficiale, sia pur "riservato", sembra smentita dall’esame dello scritto che contiene numerosi errori di ortografia e di bat­titura. E anche circostanze false. Non è vero che "Boffo è stato querelato da una signora di Terni": la denuncia era contro ignoti. Non è vero che "a seguito di intercetta­zioni telefoniche disposte dall’Autorità giudi­ziaria si è constatato il reato": per le molestie non è possibile disporre il controllo delle con­versazioni. Viene poi specificato che "Boffo ha tacitato la parte offesa con un notevole ri­sarcimento finanziario", ma è una circostanza che non risulta agli atti. Quanto alle inclinazio­ni sessuali dell’indagato, nel fascicolo non se ne fa mai cenno.

Fiorenza Sarzanini

02 settembre 2009

 

 

 

 

 

Le riflessioni dell’intellettuale cattolico

La prudenza mancata

e le conseguenze di un danno enorme

"Sconcerto per la gestione del caso mediatico"

di VITTORIO MESSORI

Come a tutti, nel milieu, pure a me, da tempo, giungevano voci su una compari­zione davanti a un giudice di "Boffo dottor Dino, da Asolo" per una storia omosessua­le. Ma perché a Terni? Perché, rispondeva­no con un sorrisetto malizioso, da quelle parti sta la comunità di don Gelmini, sul quale pure correvano voci e che fu poi ri­dotto allo stato laicale perché accusato di abusi pederastici. Seppi in seguito che alcu­ni avevano cercato di ottenere dal tribuna­le gli atti: documenti pubblici, secondo la legge, ma non concessi a tutela della repu­tazione dell'imputato. Ma neanche così, da cattolico, ero tran­quillo. Prima o poi, c’è sempre qualcuno che (per avversione politica, per vendetta, per ricerca di scoop) porta alla luce i dos­sier imbarazzanti. È puntualmente avvenu­to, con l’enorme danno d’immagine che paventavo, per la Chiesa, quale che sia lo svolgimento futuro della vicenda. Sia chia­ro: confermo a Dino vicinanza fraterna per il momento durissimo che sta viven­do, augurando a lui — e a noi — di potere tutto chiarire. Mi sia permessa, tra l’altro, una testimonianza che conferma la sua onestà professionale. Tra i cattolici molti sono convinti (malgrado le mie smentite) che si debba a lui l’interruzione della rubri­ca bisettimanale, "Vivaio", che tenni per anni su Avvenire e che, assieme ad avver­sari, contava anche lettori appassionati.

La fine di quella rubrica fu una mia deci­sione del tutto autonoma che, anzi, mi pro­vocò le lagnanze risentite e sincere di Bof­fo. In ogni caso, grazie a lui abbiamo ammi­rato il salto di qualità e di autorevolezza di un giornale che, in certi periodi, pareva un grigio bollettino ufficioso.

Questo precisato, onestà ci induce a con­fessare lo sconcerto per la condotta dei ge­rarchi ecclesiali da cui dipende il media-sy­stem cattolico. Di questo, Boffo è il cardi­ne: responsabile di Avvenire ; di Sat2000, la tv sulla quale la Cei ha riversato e riversa milioni; di InBlu, il network radiofonico con ben 200 emittenti. Un uomo-istituzio­ne, ai vertici sensibili, seppur laico, della istituzione ecclesiale. Praticando la storia della Chiesa, ne ammiravo una costante: cardinali e vescovi hanno sempre accom­pagnato a ogni virtù quella della pruden­za, vegliando occhiutamente per stornare i pericoli.

Ci chiediamo che sia successo ora. In ef­fetti, dopo la sentenza del 2004, la pruden­za tradizionale avrebbe suggerito di chiede­re al "condannato" di defilarsi, assumen­do altre cariche, meno esposte a ricatti e a scandali. E questo anche se si fosse tratta­to di un equivoco, di una vendetta, di un errore giudiziario.

Plutarco loda Cesare che ripudiò la mo­glie sulla base di sospetti inconsistenti, di­cendo che il prestigio del Capo di Roma non tollerava ombre, pur se inventate. La sentenza di Terni è contestabile? Tutto è davvero una "patacca"? Se sarà dimostra­to, come crediamo e speriamo, tireremo un sospiro di sollievo. Ma, intanto, un uomo immagine della Chiesa italiana ha campeggiato e campeggerà a lungo sulle prime pagine, sospettato dei gusti "diversi" la cui ombra grava oggi, più che mai, sugli ambienti clericali.

Il caso prima o poi sarebbe venuto alla luce, e in modo malevolo: perché, allora, attendere 5 anni senza cautelarsi, diminuendo la visibilità? E questo, pure in caso di coscienza limpida. Se un giornale ha "sbattuto il mostro in prima pagina", è perché car­dinali e vescovi cui competeva non lo han­no destinato ad altri incarichi, lontani dalle aggressioni politiche. Domande difficili, certo.

Ma domande di un credente che sa che l’immagine della Chiesa non aveva biso­gno di un altro caso che permettesse a mol­ti di scuotere il capo borbottando, magari ingiustamente: "Tanto, lo sappiamo: i preti e i loro amici fanno i moralisti con noi ma loro, di nascosto, fanno anche peggio...". Comunque vada, l’ombra e il sospetto reste­ranno. Costa caro, l’oblio della virtù della prudenza.

 

 

 

 

 

l'intervento durante l’udienza generale nell’Aula Paolo VI in Vaticano

Benedetto XVI: "Dio protegge peccatori"

Secondo il Papa, "di fronte alla vastità dei vizi, il rimedio è un radicale cambiamento di vita, fondato sull'umiltà"

CITTÀ DEL VATICANO - Di fronte alla vastità dei vizi diffusi nella società, il rimedio è quello di "un radicale cambiamento di vita, fondato sull’umiltà, l’austerità, il distacco dalle cose effimere e l’adesione a quelle eterne". È l’invito di Benedetto XVI, tornato a presiedere l’udienza generale nell’Aula Paolo VI in Vaticano. Erano presenti 8mila persone. "Dio persegue le colpe e tuttavia protegge i peccatori", ha aggiunto il Papa, purché sappiano dire di no ai vizi del mondo e avere il coraggio di un radicale cambiamento di vita.

SANT'ODDONE - Il Pontefice ha preso spunto dalla figura di Sant'Oddone, abate di Cluny, nato nell'880 e morto nel 942, riprendendo così "dopo una lunga pausa" - ha detto iniziando la catechesi - la presentazione dei grandi scrittori della Chiesa di Oriente e di Occidente dei epoca medievale. Ratzinger ha definito Sant’Oddone "una vera guida spirituale sia per i monaci che per i fedeli del suo tempo", precisando che "nonostante il realismo della sua diagnosi, Oddone non indulge al pessimismo". "La misericordia divina è sempre disponibile - ha aggiunto il Papa -. Dio persegue le colpe e tuttavia protegge i peccatori. In questo modo - ha concluso - il vigoroso e insieme amabile abate medioevale, appassionato di riforma, con azione incisiva alimentava nei monaci, come anche nei fedeli laici del suo tempo, il proposito di progredire con passo solerte sulla via della perfezione cristiana".

02 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

2009-09-01

La Chiesa

Caso Boffo, in campo Tettamanzi "Rinnovo stima e gratitudine"

Dal Vaticano "incoraggiamento". Ma monsignor Mogavero: potrebbe dimettersi

ROMA — "Rinnovo la mia sti­ma per il dottor Dino Boffo e la mia gratitudine per il servizio che rende alla comunità cristia­na e al nostro Paese, e dico la mia vicinanza umana ed evange­lica per il momento di prova che sta attraversando...". La di­chiarazione del cardinale Dioni­gi Tettamanzi arriva in serata co­me un segnale molto forte dal­l’episcopato italiano, segnale confermato dall’"incoraggia­mento " che trapela Oltretevere.

Dopo la "piena fiducia" arri­vata venerdì dalla Cei subito dopo le accuse del Giornale ber­lusconiano, e la "stima e la fidu­cia mia personale, dei vescovi italiani e di tutte le comunità cristiane" confermata l’indo­mani dal cardinale Angelo Ba­gnasco — durissimo nel con­dannare l’attacco "disgustoso e molto grave" ai danni del di­rettore di Avvenire — , le paro­le dell’arcivescovo di Milano bloccano sul nascere i primi se­gnali di inquietudine tra i ve­scovi, con relative ipotesi di di­missioni di Boffo. Era stato Do­menico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, ad osservare che Boffo "potrebbe anche de­cidere di dimettersi se ritiene che tutta la vicenda, pur essen­do priva di fondamento, possa nuocere alla causa del giornale o alla Chiesa". Insomma "non per un’ammissione di colpa", aveva chiarito monsignor Mo­gavero, "se Boffo accettasse an­che di passare per un disgrazia­to pur di non nuocere al giorna­le, per il bene della Chiesa, fa­rebbe la cosa giusta". Lo stesso Mogavero ha detto di aver ricevuto, come gli altri vescovi, la cosiddetta "informa­tiva " anonima: "Ho subito pen­sato che fosse un’operazione pi­lotata da qualcuno, diretta a noi vescovi. È un documento vecchio di mesi, attendevamo che da un giorno all’altro scop­piasse la bomba: che è scoppia­ta nel momento in cui a qualcu­no è sembrato più opportuno. Un’operazione squallida, quasi un avvertimento mafioso".

L’ipotesi di dimissioni ha cre­ato agitazione nella Cei, tanto che in serata il vescovo di Maza­ra ha precisato: "Ribadisco la mia stima e apprezzamento ver­so Boffo: non ho mai chiesto le sue dimissioni, una scelta che spetta a lui e a chi lo ha designa­to ". Di lì a poco sono arrivate le parole di Tettamanzi: La "sti­ma " e la "gratitudine" nei con­fronti di Boffo, scrive l’arcive­scovo di Milano, "si fondano sul lavoro quotidiano che tutti possono riscontrare leggendo Avvenire e che lettere anonime (di cui si parla e che anche io a suo tempo ho ricevuto e in quanto tali, come mio costume, non ho preso in considerazio­ne) non possono vanificare". Anche dal Vaticano, del re­sto, si conferma stima e inco­raggiamento a Boffo, ricordan­do la telefonata che il segreta­rio di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, ha fatto l’altro giorno al direttore di Avvenire.

G. G. V.

01 settembre 2009

 

 

 

La scelta Boffo ricorda anche i numerosi attestati di solidarietà ricevuti

In tre pagine la linea di difesa

Mossa del direttore di "Avvenire"

Nel mirino il documento anonimo spedito ai prelati

Dino Boffo

Dino Boffo

MILANO — Tre pagine per difendersi e contrattaccare. Sono quelle che il direttore di Avvenire Dino Boffo fa trovare oggi in edicola ai suoi lettori. Basta questo dettaglio numerico, in fondo, per riassumere il concetto centrale che quelle tre pagine rappresentano anche a prescindere dal loro stesso contenuto: qualunque sia stata l'origine delle "carte" pubblicate venerdì scorso sul conto di Boffo dal Giornale della famiglia Berlusconi il risultato è che ora del "caso Berlusconi" non si parla più. Si parla di Boffo, appunto. Ed è Boffo oggi a rispondere. Lo fa nelle pagine della posta dei lettori, nella rubrica "Il direttore risponde": la stessa da cui, poco più di un mese fa, lasciò partire il primo attacco a Berlusconi sui doveri di dirittura morale di un premier.

Ora di nuovo esordisce replicando a quello che già l'altro ieri aveva definito, rivolgendosi al direttore del Giornale Vittorio Feltri, come il "foglio corsaro della famiglia del presidente del Consiglio, che ti paga credo lautamente". Poi Boffo prosegue dando conto della "solidarietà" espressagli da più parti attraverso un gran numero di lettere. Infine ribadisce il punto che ormai da giorni dovrebbe essere divenuto chiaro. E cioè che un conto in questa storia è la vicenda giudiziaria, la famosa multa per "molestie" patteggiata nel 2004 e per la quale lui stesso rinnova ora la propria spiegazione: l'autore delle molestie sarebbe stato un ragazzo che di Boffo usava il cellulare. Un conto invece è l'anonimo spedito già tre mesi fa a tutti vescovi d'Italia, scritto con uno stile sputato da servizi segreti ma pubblicato dal Giornale come "allegato agli atti giudiziari", e che sarebbe non solo — per dirla con Boffo — una "patacca" in punto di diritto ma soprattutto un "cumulo di menzogne" nel merito. Antonio Di Pietro, a questo proposito, ha annunciato ieri di aver presentato un esposto a nome dell'Italia dei Valori dicendo che "non bisogna prendersela con Feltri ma con il mandante e l'esecutore del dossieraggio: vorrei sapere chi è l'Eccellenza che lo ha ordinato e chi lo ha eseguito".

"Una perla cattiva tira l'altra", avvertiva Boffo già l'altro ieri. E qualcuno, già da qualche giorno, è andato a rileggersi l'intervista rilasciata dal direttore di Avvenire a Famiglia Cristiana nel dicembre scorso. Quando a chi gli chiedeva "cosa c'è nel suo futuro" Boffo rispondeva parlando della sua casa a Oné di Fonte, vicino a Treviso: "Lì spero di ritirarmi un giorno a scrivere qualcosa. Ho tenuto un diario e un'agenda del mio lavoro e del miei incontri. Di materiale ne ho tanto".

Paolo Foschini

01 settembre 2009

 

 

 

 

Santa Sede e Cei "Raffreddare tutto"

Resta il duello sulla linea politica

CITTÀ DEL VATICANO — Aveva par­lato il cardinale Angelo Bagnasco e non ci sarebbe stato altro da aggiunge­re: il presidente della Cei, va da sé, in­terviene per tutti i vescovi italiani. Ep­pure la situazione rischiava di sfuggi­re di mano. Così, negli ambienti della Conferen­za episcopale italiana, fin dal pomerig­gio si è cercato di circoscrivere le paro­le dell’arcivescovo di Mazara del Vallo, "Boffo potrebbe dimettersi? Monsi­gnor Mogavero parla a titolo personale, non è la Cei".

Cardinale Dionigi Tettamanzi

Cardinale Dionigi Tettamanzi

Non è certo un caso che il vescovo si sia poi affrettato a precisare di non aver voluto chiedere le dimissioni del diret­tore di Avvenire , confermandogli "sti­ma e apprezzamento". E non è un caso che di lì a poco sia intervenuto il cardi­nale Dionigi Tettamanzi, già presidente del consiglio di amministrazione di Av­venire e arcivescovo della diocesi in cui ha sede il quotidiano cattolico. Tetta­manzi finora non aveva parlato e non l’avrebbe fatto, proprio perché era già intervenuto il cardinale Bagnasco. Que­stione di forma — si è già pronunciato per tutti il presidente dei vescovi — e di sostanza: l’arcivescovo di Milano, si fa sapere nella diocesi, si era "piena­mente riconosciuto" in ciò che aveva detto il confratello di Genova. Ma poi "il fronte ha rischiato di rompersi" e bi­sognava subito rimediare, colmare la crepa. Il cardinale Tettamanzi ha medi­tato parole tanto forti quanto significa­tive: fino a ricordare il "servizio" che Boffo rende non solo "alla comunità cri­stiana " ma "al nostro Paese". Ed è importante che gli stessi segnali di coesione siano arrivati, nel frattem­po, anche dalla Santa Sede. Non è un mistero che Oltretevere ci sia stato qual­che malumore per la linea recente di Av­venire , gli interventi sulle tragedie del­l’immigrazione e le vicende del pre­mier. Sullo sfondo resta sempre la linea "istituzionale" e aliena da polemiche della Segreteria di Stato, la "guida" nei rapporti con i governi rivendicata fin dal 25 marzo 2007 nella lettera che il cardinale Tarcisio Bertone inviò al neo­eletto presidente della Cei: "Per quanto concerne i rapporti con le istituzioni po­litiche, assicuro fin d’ora a Vostra Eccel­lenza la cordiale collaborazione e la ri­spettosa guida della Santa Sede, non­ché mia personale...".

È vero d’altra par­te che nel quotidiano cattolico c’è "stu­pore " nel leggere di malumori vaticani: "Non è che si potesse fare finta di nulla sul caso Berlusconi. Abbiamo ricevuto valanghe di lettere, tra i nostri lettori c’era chi ci accusava di essere troppo morbidi, addirittura reticenti. Altro che campagna moralizzatrice, non ci si ren­de conto che abbiamo governato il mal­contento, piuttosto?" Ma tali tensioni sono cosa diversa dalla vicenda Boffo in sé. Fin dall’inizio l’"attacco basso e virulento" al diretto­re di Avvenire è stato percepito come un’offesa all’istituzione, alla Chiesa: e il Giornale berlusconiano, citando la co­siddetta "informativa" anonima che ti­rava in ballo i vertici della Chiesa italia­na — lo stesso Cardinale Tettamanzi, il cardinale Camillo Ruini, l’attuale arcive­scovo di Firenze Giuseppe Betori, indi­cati come quelli che sapevano ello "scandalo" e l’hanno coperto — ha por­tato l’istituzione a compattarsi verso l’esterno. La cena "istituzionale" che avrebbe visto presenti Bertone e Berlu­sconi è stata subito cancellata, "e que­sto ha significato una vicinanza obietti­va dopo ciò che aveva scritto il Giorna­le ", si fa sapere alla Cei. Lo stesso segre­tario di Stato ha telefonato domenica al direttore di Avvenire per manifestargli solidarietà e sostegno.

Del resto "non è il momento", si fa sapere ai piani alti della Santa Sede. "Ora c’è la speranza di raffreddare la situazione. E anche chi poteva vedere come eccessivo l’accentramento di tutti i media della Chiesa italiana nel­la persona di Boffo sa che semmai si deve procedere gradualmente, in futu­ro, e comunque non adesso: ora sem­brerebbe una sorta di resa, un cedi­mento davanti alla chiara volontà di coprirlo di fango". La stessa preoccupazione trapela dal­la Cei e spiega l’agitazione davanti alle parole di monsignor Mogavero, o alle "interpretazioni" che si sarebbero potu­te dare loro: "Ad alimentare la polemi­ca, in questo momento, non ci si guada­gna nulla. Le accuse a Boffo si stanno smontando, anche se il danno c’è, è in­dubbio, un danno voluto e studiato a tavolino. Per questo, ora, si tratta di ab­bassare i toni. Altrimenti si finisce solo col fare il gioco di chi l’ha progettato".

Gian Guido Vecchi

01 settembre 2009

 

 

 

 

I documenti - Il giudice di Terni dopo una verifica degli atti su Boffo

Il gip: nelle carte non c’è

nulla sulle inclinazioni sessuali

Resta il giallo del risarcimento e del ritiro della querela

Il gip Pier Luigi Panariello ( foto Mirimao)

Il gip Pier Luigi Panariello ( foto Mirimao)

DAL NOSTRO INVIATO TERNI — "Non c’è assolu­tamente alcuna nota che ri­guardi le sue inclinazioni sessuali" nel fascicolo del procedimento per molestie a carico del direttore di Avve­nire , Dino Boffo. La confer­ma arriva dal giudice per le indagini preliminari di Terni Pier Luigi Panariello che già oggi, dopo il parere del pro­curatore Fausto Cardella, po­trebbe decidere sulle richie­ste di accesso agli atti.

Ieri i magistrati hanno fat­to una prima verifica sul con­tenuto delle carte agli atti del procedimento. Nel fasci­colo non c’è traccia di un al­tro elemento riportato nella lettera anonima inviata tre mesi fa a numerosi vescovi italiani. E cioè la notizia di un accordo tra il direttore di Avvenire e la signora ogget­to delle telefonate partite dal suo cellulare che lo aveva querelato per molestie e in­giurie. La lettera anonima parla di un "notevole risarci­mento finanziario" che sa­rebbe alla base del ritiro del­la querela deciso in un secon­do momento dalla signora. Se accordo ci fu, quindi, ven­ne trovato fuori dalle aule del tribunale. E questa è un’altra conferma che in quella lettera anonima, che prende spunto da un certifi­cato del casellario giudizia­rio, sono stati poi aggiunti elementi e dettagli che non sono agli atti dell’inchiesta. Resta il fatto che la quere­la venne ritirata e, caduta l’accusa di ingiurie, il proce­dimento andò avanti solo per il reato di molestie, per­seguibile d’ufficio, arrivan­do nel 2004 al decreto di con­danna con l’ammenda di 516 euro. A quel decreto Bof­fo non si oppose entro i quin­dici giorni previsti dalla leg­ge e il procedimento si chiu­se senza la celebrazione di un vero e proprio processo.

Ma cosa c’è, allora, in quel fascicolo? Nel corso del pro­cedimento sarebbero state ascoltate alcune autorità ec­clesiastiche. Fonti giudizia­rie confermano che non ci sono intercettazioni telefoni­che, che non possono essere disposte per un reato mino­re come quello di molestia. Ci sarebbero, invece, i tabula­ti delle chiamate partite dal cellulare del direttore di Av­venire . Mentre la registrazio­ne di una telefonata, fatta dalla signora, non è stata tra­scritta perché di pessima qualità e non comprensibile. Resta da capire da dove si­ano uscite fuori gli elementi riportati nella lettera anoni­ma ma che non sono nel fa­scicolo, a partire da quella definizione di Boffo come "noto omosessuale già atten­zionato dalla polizia di Sta­to " . Informalmente il Sisde avrebbe fatto sapere a Gian­ni Letta che tra i propri docu­menti non c’è nulla che ri­guardi il direttore di Avveni­re . Mentre Francesco Rutel­li, presidente del comitato parlamentare per la sicurez­za della Repubblica, si è in­contrato ieri con il direttore del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurez­za, Gianni De Gennaro. Al termine dell’incontro Rutelli ha confermato che sulla vi­cenda il comitato "non ha ri­cevuto finora alcuna segnala­zione su coinvolgimenti di­retti o indiretti di persone le­gate ai servizi di informazio­ne " e che "dedicherà il mas­simo di attenzione ad ogni notizia a questo proposito e vigilerà perché non si regi­strino deviazioni in qualun­que direzione".

Una decisione favorevole del gip di Terni sulle richie­ste di accesso agli atti con­sentirebbe di conoscere me­glio i contorni dell’intera vi­cenda. In passato il tribunale ha rigettato tutte le istanze presentate. Il primo ad avan­zarla, quattro anni fa, fu il giornalista e blogger Mario Adinolfi, che fu anche il pri­mo a parlare della vicenda pur senza fare espressamen­te il nome di Boffo. A lui il tribunale di Terni oppose la "prioritaria tutela del diritto alla riservatezza delle parti (imputato e parte offesa) le cui pregresse vi­cende interpersonali rischie­rebbero di determinare, se divulgate, un irreparabile danno alla persona". Un pre­cedente che nel palazzo di giustizia di Terni viene consi­derato rilevante ma non vin­colante, visto il clamore che la vicenda ha avuto in questi giorni: almeno in teoria, quindi, è possibile che sta­volta i magistrati prendano una decisione diversa.

Lorenzo Salvia

01 settembre 2009

 

 

 

 

2009-08-30

maroni solidarizza con il responsabile del giornale dei vescovi

Boffo: il documento di Feltri non è un'informativa, ma un'emerita "patacca"

Il direttore di Avvenire replica con un editoriale a quello de "Il Giornale": il documento usato è un falso

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NOTIZIE CORRELATE

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L'editoriale del direttore di "Avvenire"

MILANO - La replica all'attacco de "Il Giornale" è netta. Non un’informativa, ma "un’emerita patacca". Il direttore di Avvenire, Dino Boffo, in un lungo articolo torna a difendersi dalle accuse de "Il Giornale" e scrive di aver ricevuto una telefonata "assolutamente inattesa" dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni.

L'EDITORIALE - Boffo, facendo riferimento alla frase, riportata da "Il Giornale", secondo cui sarebbe stato da tempo "già attenzionato dalla Polizia di Stato per le sue frequentazioni", scrive: Maroni "ha voluto manifestarmi la sua solidarietà e il senso di schifo che gli nasceva dalle cose lette e teneva anche ad assicurarmi di aver ordinato un’immediata verifica nell’apparato di pubblica sicurezza centrale e periferico che da lui dipende, e che nulla, assolutamente nulla di nulla era emerso". Per il direttore di Avvenire "si potrebbe spulciare riga per riga di quel fantomatico documento (vera "sòla") e controbattere, e far emergere di quel testo anzitutto l’implausibilità tecnica, poi magari sostanziale. Lo faremo, se necessario". Boffo chiede quindi a Feltri, "il Mourinho dei direttori", come avrà fatto "a non porsi una domandina elementare prima di dare il via libera alla danza (infernale): questo testo che ho in mano è realmente un’"informativa" che proviene da un fascicolo giudiziario oppure è una patacca che, con un minimo appiglio, monta una situazione fantasiosa, fantastica, criminale? Perchè, collega Feltri, questa domandina facile facile non te la sei posta? Ma se te la fossi fatta, sei proprio sicuro di aver vicino a te le persone e le competenze giuste per compiere i passi a seconda della gamba? Non sei corso troppo precipitosamente a inaugurare la tua nuova stagione al timone di quello che non è più un foglio corsaro ma il quotidiano della famiglia del presidente del Consiglio?". Boffo promette poi a Feltri che "quanto di fondamentale non farà spontaneamente capolino davanti all’opinione pubblica, emergerà civilmente e pacatamente in un tribunale della Repubblica, cui i miei avvocatoi già lunedì si presenteranno per la querela".

30 agosto 2009

 

 

 

 

 

30 Agosto 2009

Il direttore risponde

Non un’"informativa", ma un’emerita patacca

Il mitico Feltri sventola il giorno dopo un foglio e dice che lui ha in mano i documenti. E, perdinci, cosa fa un giornalista quando gli arriva in mano un documento? Nell'Italia della sprovvedutezza e dell'ignavia, almeno lui agisce e pubblica, punto e chiuso. Già, ma perché prima che sia troppo tardi, non c'è qualcuno che si prende la briga di informarlo che quella che sventaglia come la provvida sciabola della giustizia è solo una traccia contorta e oscura che qualcuno ha confezionato e fatto girare in attesa che un allocco si presti al gioco?

È sorprendente che proprio il Mourinho dei direttori, il più mediatico dei mediatici, il più elegantone degli eleganti, il principe dei furboni, non si sia peritato di sottoporre previamente a qualche conoscitore di cose giuridico-giudiziarie quel cosiddetto documento - e se si trattasse di una banale lettera anonima, degna di ritornare tra quella spazzatura da cui proviene? - per smascherarne eventuali aporie, incongruenze, o addirittura strafalcioni. Nella congerie di insinuazioni di cui si raccontava sul Giornale di venerdì, non avevo neppure fatto troppo caso a dove si diceva che sarei stato da tempo "già attenzionato dalla Polizia di Stato per le mie frequentazioni" (ora, a scriverla, mi manca il fiato).

Le cose assurde erano talmente tante, che onestamente questa non mi aveva colpito più di altre. Fino a quando non mi ci ha fatto tornare Roberto Maroni allorché, con una telefonata per me assolutamente inattesa, ha voluto manifestarmi la sua solidarietà e il senso di schifo che gli nasceva dalle cose lette. Ma il ministro dell'Interno teneva anche ad assicurarmi di aver ordinato un'immediata verifica nell'apparato di pubblica sicurezza che da lui dipende, e che nulla, assolutamente nulla di nulla era emerso.

È solo un esempio, appunto. Ma si potrebbe spulciare riga per riga di quel fantomatico documento (vera "sòla") e controbattere, e far emergere di quel testo anzitutto l'implausibilità tecnica, poi magari quella sostanziale. Lo faremo, se necessario. Fin d'ora però, a me non interessa polemizzare istericamente con Feltri, per allertare invece l'opinione pubblica su qualche altra porcata che puntualmente verrà fuori, e che magari Feltri stesso ha "prudentemente" tenuto per un eventuale secondo tempo. Poi, si sa, una perla cattiva attira l'altra, come le ciliegie.

Rimane però il mistero iniziale: come avrà mai fatto il primo degli astuti a non porsi una domandina elementare prima di dare il via libera alla danza (infernale): questo testo che ho in mano è realmente un'"informativa" che proviene da un fascicolo giudiziario oppure è una patacca che, con un minimo appiglio, monta una situazione fantasiosa, fantastica, criminale? Perché, collega Feltri, questa domandina facile facile non te la sei posta? Ma se te la fossi fatta, sei proprio sicuro di avere vicino a te le persone e le competenze giuste per compiere i passi a seconda della gamba? Non sei corso troppo precipitosamente a inaugurare la tua nuova stagione al timone di quello che non è più un foglio corsaro ma il quotidiano della famiglia del presidente del Consiglio, che ti paga credo lautamente? Ad un certo punto, nella giornata di venerdì, nel sito del Giornale è comparso il testo di un lettore non certo mio amico (alfo.m., che ha trovato spazio anche sul sito dell'Uaar).

Spulciando i vostri articoli, costui annotava "l'incredibile quantità di strafalcioni ed inesattezze giuridiche", e didatticamente li elencava (riproduciamo questa lettera, riquadrata, qui sotto). Peccato che quel contributo sia prontamente sparito dall'online, avrebbe potuto far aprire gli occhi a quelli ancora ingenui che in buona fede credono a quello che scriviamo, e non sanno invece con quanta leggerezza talora impegniamo le nostre truppe in campagne tanto veementi quanto malaccorte.

Un divertissement, per noi lo scrivere, come per qualche volpone o volpina lo era - non più tardi di giovedì sera - aggirarsi per gli stand dell'ignaro Meeting menando vanto per l'imminente cannoneggiamento del tuo giornale. Non importa se il divertissment ammazza moralmente una persona, l'importante è il sollazzo. Una scuola di giornalismo anche questa. Già, ma attento, tu naturalmente sai più cose di me, e tuttavia potresti non esserti accorto che si sta restringendo l'area dei lettori che a noi credono sempre e comunque. L'area di quelli che scorgono, dentro la nostra sciagurata categoria, gli intemerati cavalieri senza macchia e senza paura. Quando anche costoro si desteranno, per quelli di una certa scuola sarà la fine. Peccato che nel frattempo - temo - avranno definitivamente ammazzato la professione. Per ora sappi che hai pestato una cacca ciclopica. Auguri.

Post scriptum:

1) Ho visto che i tuoi amici (Sgarbi, Capezzone, Renato Farina...) sono preoccupati per un'aggressione ai tuoi danni che vedono profilarsi all'orizzonte: essi hanno la mia stima, li condivido e li ringrazio, dobbiamo infatti riuscire a vivere in modo che non ci siano aggressori proprio perché non ci sono aggrediti, nello spirito di quella Perdonanza cui ci richiama Giuliano Ferrara. Non c'è bisogno infatti del conflitto violento neppure nella contesa più aspra, e da parte mia ti prometto che quanto di fondamentale non farà spontaneamente capolino davanti all'opinione pubblica, emergerà civilmente e pacatamente in un tribunale della Repubblica, cui i miei avvocati già lunedì si presenteranno per la querela.

2) Tu e, molto più modestamente io, siamo ormai direttori di lungo corso. Non so tu, ma io ho passato gran parte dei miei quindici anni da direttore a incontrare persone che volevano fare il giornalista, a verificare i loro percorsi, a ragionare sulle loro ipotesi interpretative. Non tutti i contatti sono finiti bene e, non so a te, ma a me è capitato che qualcuno di essi sia tecnicamente finito male, nel senso che alla fine io abbia ritenuto (indovinando, sbagliando? non lo so) che quel dato giovane collega, magari abile, non fosse tuttavia adeguato ad Avvenire. Ecco, permettimi un suggerimento: cerca in questi giorni di non fare del male al tuo giornale e ai tuoi lettori concedendo la ribalta a chi forse appare molto informato (si spiegherà anche lui in tribunale), ma potrebbe mirare soltanto a saldare qualche vecchio conto.

Grazie.

 

 

 

 

 

il premier smentisce alcune ricostruzioni giornalistiche

"Mai parlato con Feltri"

Berlusconi: "In questi giorni non ho mai avuto alcuna conversazione telefonica con il direttore de "Il Giornale""

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Feltri attacca Boffo. Berlusconi: "Mi dissocio dal Giornale"

ROMA - Il premier Silvio Berlusconi interviene sul caso Boffo. "In questi giorni non ho mai avuto alcuna conversazione telefonica con il direttore de "Il Giornale", né con altri suoi collaboratori". Lo afferma il premier Silvio Berlusconi smentendo alcune ricostruzioni giornalistiche che definisce, nel caso specifico, "falsità".

LA SMENTITA - "Di fronte alla marea di voci, insinuazioni e presunte rivelazioni apparse stamane sui giornali è impossibile smentirle tutte - afferma il premier - ma su una falsità non posso tacere: in questi giorni non ho mai avuto alcuna conversazione telefonica con il direttore de "Il Giornale" né con altri suoi collaboratori".

 

30 agosto 2009

 

 

 

 

 

 

 

2009-08-29

il segretario di Stato vaticano: "L'assenza del premier? Non chiedete a me"

Festa della Perdonanza: salta la prevista cena tra Berlusconi e il cardinal Bertone

Il presidente del Consiglio delega Gianni Letta per rappresentare il governo alle celebrazioni dell'Aquila

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Il premier Silvio Berlusconi (a sinistra) con il segretario di Stato cardinal Tarcisio Bertone, in occasione del ricevimento per celebrare l'80/mo anniversario dei Patti Lateranensi (Ansa)

Il premier Silvio Berlusconi (a sinistra) con il segretario di Stato cardinal Tarcisio Bertone, in occasione del ricevimento per celebrare l'80/mo anniversario dei Patti Lateranensi (Ansa)

MILANO - Un cambio di programma dell'ultimo minuto. La sala stampa vaticana ha comunicato che è stata allullata la cena della Perdonanza annunciata per venerdì sera all'Aquila, alla quale avrebbero dovuto partecipare, fra gli altri, il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Alla domanda sui motivi dell'assenza del premier all'Aquila, il card. Bertone ha risposto: "A me lo chiedete?". Berlusconi ha delegato quale rappresentante del governo alle celebrazioni il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta "per evitare strumentalizzazioni". Letta e Bertone si sono intrattenuti per qualche momento in una tenda vicino al palco dove il cardinale alle 18 ha celebrato la Messa davanti alla basilica di Collemaggio, molto danneggiata nel terremoto di aprile.

LA NOTA - "Al termine della celebrazione - ha aggiunto il portavoce vaticano - l'arcivescovo aveva pensato, in un primo momento, di organizzare una cena quale segno di ringraziamento al segretario di Stato, ai vescovi e alle autorità per la loro presenza e per la loro opera a favore delle vittime del terremoto. In un secondo tempo si è preferito cancellare la cena e devolverne il costo a beneficio dei terremotati".

TENSIONI - Occorre segnalare che, dopo che negli scorsi giorni la polemica politica era stata animata dalle tensioni tra la Lega e gli ambiti ecclesiastici, la decisione di annullare l'incontro tra Berlusconi e Bertone arriva nel giorno dell'esplosione delle polemiche tra la Cei e il direttore del Giornale, Vittorio Feltri, (il cui editore è Paolo Berlusconi, fratello del presidente del Consiglio) a seguito di un duro attacco al direttore di Avvenire (quotidiano della Conferenza episcopale italiana) Dino Boffo.

VERTICE A PALAZZO GRAZIOLI - Prima che Letta si recasse all'Aquila e dopo l'annuncio dell'annullamento dell'incontro tra Berlusconi e Bertone, a Palazzo Grazioli, residenza romana di Berlusconi, si è tenuto un incontro di due ore tra il sottosegretario e il presidente del Consiglio, presente anche l'altro il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti.

OSSERVATORE ROMANO - In un editoriale sull'Osservatore Romano a firma di Lucetta Scaraffia, il giornale del Vaticano risponde al teologo Vito Mancuso che su Repubblica contestava l'opportunità dell'incontro dell'Aquila tra il cardinale Bertone e Berlusconi, poi annullato. "Anche nella Chiesa di oggi la penitenza è una cosa seria, tanto da non dover venire confusa con polemiche contingenti come quelle a cui sono usi i giornali". Invece "c'è chi vorrebbe una Chiesa sempre pronta alle pubbliche condanne, invece che alla cura individuale delle coscienze. La Chiesa, che pure vive nel mondo, pensa soprattutto alla carità e alla salute delle anime", conclude la docente di storia contemporanea alla Sapienza di Roma.

28 agosto 2009

 

 

 

 

l'omelia pronunciata nella Basilica di Collemaggio dal segretario di Stato

Bertone: "Si rispettino

le promesse fatte ai terremotati"

"Bisogna ridare alle persone la possibilità di riprendere una normale vita familiare nelle loro case"

Il cardinale Tarcisio Bertone (Ansa)

Il cardinale Tarcisio Bertone (Ansa)

L'AQUILA - Nell'omelia pronunciata nella Basilica di Collemaggio il segretario di Stato card. Tarcisio Bertone ha voluto ripetere alcune delle parole che Benedetto XVI pronunciò all'Aquila, rinnovando a tutti, autorità, istituzioni pubbliche e private, imprese e volontari, l'incoraggiamento "a contribuire efficacemente perché questa città e questa terra risorgano al più presto". "Sono certo - ha scandito - che sarà compiuto ogni sforzo, anche a livello internazionale, perché siano mantenute le promesse fatte, tese a ridare alle persone la possibilità di riprendere una normale vita familiare nelle loro case, ricostruite o rese agibili, e nelle loro attività economiche e sociali".

DATA IMPORTANTE - "Quest'oggi - ha aggiunto - sono tornato, come avevo promesso, per una data importante per la vostra diocesi; sono venuto per la solenne apertura della Porta Santa, proseguendo con voi una lunga tradizione di fede, che segna la vostra terra, e che ogni anno si rinnova grazie al ripetersi dei riti suggestivi della Perdonanza", che sono "stimolo a percepire il senso vero della penitenza e del digiuno, e invito, specialmente in queste vostre condizioni, a vedere nelle prove della vita non il segno dell'abbandono da parte di Dio, bensì la manifestazione di una sua misteriosa vicinanza, che ci provoca mediante il dolore e la sofferenza a non chiuderci in noi stessi, ma ad aprirci fiduciosi al suo amore, abbandonandoci nelle sue mani di Padre misericordioso".

28 agosto 2009

 

 

REPUBBLICA

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http://www.repubblica.it/

2009-09-05

Il presidente di Ac ha espresso solidarietà a Boffo: "Rigettiamo l'attacco del Giornale"

Il numero due dei vescovi: "Nell'Italia di oggi non lasciarsi fagocitare dal mondo"

Azione Cattolica: "No a intimidazioni"

La Cei: "Credenti resistano al mondano"

Azione Cattolica: "No a intimidazioni" La Cei: "Credenti resistano al mondano"

Monsignor Mariano Crociata

ROMA - "No alle intimidazioni del Giornale contro una persona e contro la libertà di espressione". Questo il messaggio lanciato al convegno nazionale dei presidenti e degli assistenti di Azione cattolica, in corso a Roma sul tema "Legami da rinnovare - Ac, parrocchia e territorio". Le parole pronunciate dal presidente Franco Miano sono state seguite dal lungo applauso dell'assemblea e hanno segnato un altro momento importante della risposta che la Chiesa italiana ha dato a quanto avvenuto nei giorni scorsi. Fatto assai significativo, al tavolo della presidenza del convegno dei presidenti diocesani dell'Ac, era seduto anche il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata.

Il numero due dei vescovi pur non volendo tornare sulla vicenda, ha applaudito la forte dichiarazione di Miano che non solo ha parlato di un attacco del Giornale contro una persona ma ha anche fatto riferimento a un attacco contro la libertà d'espressione nella vicenda Boffo.

Parole pesanti che hanno visto il consenso dei delegati dell'Ac e dello steso Crociata che ha dato il suo consenso a quanto veniva detto. E ha poi parlato della Chiesa e della tendenza in atto: "Una sorta di irrigidimento e un atteggiamento effetto di una specie di sindrome da assedio, proprio di chi vede attorno a sè nemici e minacce alla fede e alla Chiesa". Tendenza da rigettare insieme a quella opposta di chi "indulge, più o meno consapevolmente alla mentalità corrente, si lascia dettare dalle mode del momento il criterio di giudizio alla fin fine determinante anche sul piano dottrinale e morale".

Al contrario, la Chiesa di oggi deve essere "fatta di credenti che resistono, ma che pensano e operano come se portassero tutti il peso e la grazia della fede di tutti, oltre gli stessi confini battesimali, ma capaci innanzitutto di tenere insieme tutti coloro che del patrimonio cristiano conservano qualcosa". Per il numero due dei vescovi la comunità cristiana e ogni credente, nell'Italia di oggi deve tenere "una distanza", compiere uno "sforzo di resistenza che proclama e soprattutto mantiene una irriducibilità sostanziale al mondano e alle sue logiche, a tutto ciò, insomma, che contraddice il Vangelo e la fede".

Monsignor Crociata ha voluto indicare "l'esigenza di un atteggiamento spirituale", espresso dal binomio "simpatia e resistenza". "Procedendo tra la opposta tentazione della fuga e della evasione o, al contrario, dell'adattamento e dell'appiattimento, la comunità cristiana e ogni credente - ha sottolineato il segretario della Cei - si relaziona a tutti con giudizio di partenza positivo, pieno di speranza". Ma, senza "fuggire dal mondo" non bisogna "lasciarsi fagocitare da esso e dalla sua logica antievangelica e disumanizzante". Monsignor Crociata auspica dunque "una Chiesa fatta di credenti che resistono, ma che pensano e operano come se portassero tutti il peso della fede di tutti", tenendo insieme "tutti coloro che del patrimonio cristiano conservano ancora qualcosa".

(5 settembre 2009) Tutti gli articoli di politica

 

 

 

 

 

 

 

 

L'editoriale dell'Avvenire

di Marco Tarquinio

C’è più di un problema nel mondo dell’informazione italiana. Ma qui, oggi, vogliamo sottolinearne uno che rischia di non essere messo a fuoco nel momento in cui, giustamente, ci si interroga e ci si allarma sulla sorte della libera stampa nel nostro Paese. La libertà senza responsabilità non ha senso, e l’esercizio irresponsabile della libertà diventa inesorabilmente una maledizione per ogni comunità civile. E quella di chi fa e legge i giornali, di chi fa e ascolta e vede i radiotelegiornali, è – dovrebbe essere – una comunità civile. Noi di Avvenire – la "voce delle voci" dei cattolici italiani che Dino Boffo per 15 anni ha portato con libertà e responsabilità in edicola – ci sentiamo parte di questa comunità civile, ci sentiamo e siamo al servizio dei suoi membri più importanti: coloro che ci leggono, coloro che ci guardano e che ci ascoltano. Sono loro, prima di tutto, che giudicano del nostro grado di libertà e di responsabilità, della nostra pulizia e della nostra coerenza.

E noi – oggi che siamo stati trascinati in una battaglia insensata dalla premeditata aggressione compiuta contro il nostro direttore da quanti hanno esercitato una libertà senza alcuna responsabilità – vogliamo riflettere pubblicamente a partire da questo punto cruciale. Restando noi stessi. Sperando di essere ascoltati dai nostri colleghi giornalisti. Contando soprattutto su chi legge, guarda e ascolta coloro che "danno le notizie".

In queste ore, il presidente dell’Ordine dei giornalisti Lorenzo Del Boca ha invocato un "passo indietro" e ha richiamato al dovere morale di usare i media con una "maggiore sobrietà di atteggiamenti". Si è rivolto ai professionisti dell’informazione. E ha argomentato: "La funzione dei giornali, delle radio, delle tv e del mondo web è talmente importante e fondamentale nella vita civile di una comunità che non può ridursi – peggio se per propria scelta – a un battibecco dai toni sempre più accesi e sempre meno comprensibili". Ha parlato di deontologia, Del Boca. E questo è l’altro nome della libertà responsabile.

Siamo così d’accordo con lui, noi di Avvenire, che da venerdì 28 agosto a oggi – con naturale adesione all’imput che ci veniva dal nostro direttore – non abbiamo consentito a chi aveva sferrato il menzognero attacco a Dino Boffo e alla libera voce di questa testata di "commissariare" le nostre pagine con una sporca non-notizia. Abbiamo continuato, invece, a scrivere dell’Italia e del Mondo, dando conto con chiarezza esclusivamente nelle pagine dedicate al dialogo con i lettori dell’inconsistenza di quella maligna campagna diffamatoria costruita – nei titoli e negli articoli del "Giornale" diretto da Vittorio Feltri – su una lettera anonima travestita da "documento del casellario giudiziario". E in quegli stessi giorni abbiamo fermamente e cortesemente declinato ogni invito a incrociare le voci – attraverso i mass media radiofonici e televisivi – con coloro che a questa inconcepibile e feroce gazzarra "punitiva" avevano dato il via.

Da cronisti e da portatori di opinioni ci confrontiamo senza timori e senza reticenze con ogni fatto e ogni interlocutore, ma proprio perché crediamo nel dialogo riteniamo che non si possa e non si debba mai recitare una finzione di dialogo. E così abbiamo scelto di non consegnarci ai caotici "battibecchi" soprattutto televisivi evocati da Del Boca e cari, ormai da anni, agli spacciatori di spazzatura.

Osavamo sperare che le nostre scelte facessero riflettere.

E che alla riflessione seguissero scelte giornalistiche conseguenti. Raccontare, ovvio, il "caso" violentemente aperto dal "Giornale", ma con tenace precisione, dopo aver verificato fatti, situazioni e fonti, nel massimo rispetto delle persone a torto o a ragione coinvolte. Molti colleghi, su tante testate quotidiane, hanno mostrato a noi e ai loro lettori che questo è ancora possibile nel nostro Paese. Un gruppo graniticamente inquadrato di giornali ha fatto esattamente l’opposto. E la magna pars dell’informazione televisiva pubblica e privata ha finito per amplificare le loro cannonate in faccia alla verità.

Le falsità e le deformazioni sulla persona di Dino Boffo hanno avuto – per giorni – uno spazio tv irrimediabilmente insultante. Di Avvenire e della sua linea politica è stata fatta anche in tv una interessata caricatura. E questo perché Feltri & Co. sono stati fatti dilagare sul piccolo schermo con le loro tesi e (man mano che la verità veniva a galla) i loro aggiustamenti di tesi. E quando non sono stati loro – gli sbandieratori di una ignobile lettera anonima – a occupare lo schermo, le notizie di chiarimento venute dalla magistratura di Terni sono state ignorate o sminuzzate. Confuse in un polverone di chiacchiere in politichese. Tutt’al più di querimonie su una privacy violata, quando c’era una verità di vita fatta a pezzi. Un’autentica videoindecenza.

Qualcuno dirà: gli assenti hanno sempre torto. Ma noi di Avvenire non siamo stati affatto assenti: non siamo andati in tv a impersonare la parte del calunniato che fa da comparsa nello spettacolo del suo calunniatore, che è cosa ben diversa.

Tutto questo è accaduto sotto gli occhi dei nostri concittadini, lettori e telespettatori. Tutto questo è sotto gli occhi dei cattolici italiani. Che giudichino loro – in edicola e col telecomando – questa libertà irresponsabile che, ancora una volta, nessun altro, neppure l’Ordine dei giornalisti, appare in grado di giudicare. Giudichino loro la stampa della falsità e della cattiveria. Giudichino le videoindecenze.

05 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

Berlusconi insiste: io vittima, "povera Italia, quanta disinformazione".

Monta la polemica sulla libertà di informazione, dopo gli ultimi casi. A Berlusconi non piace la mobilitazione in vista del 19, quando si parlerà di autonomia della stampa. E così, attacca alla sua maniera, dipingendosi un po' come vittima, un po' aggredendo i giornalisti. Rispondendo a una domanda sulla conclusione del caso Giornale-Boffo, il premier dice di vedere tanta disinformazione: "Credo che possiate leggere sui giornali di oggi tutto il contrario della realtà".

Qualche cronista rivolge al premier domande sul caso Feltri-Avvenire e Berlusconi si limita a dire: "abbeveratevi alla disinformazione di cui siete protagonisti. Povera Italia che ha un sistema informativo come questo".

Molte le reazioni, tra cui quella del segretario della Fnsi Siddi, che ha organizzato per il 19 settembre prossimo la manifestazione in difesa dell'autonomia dell'informazione: ""Dovremmo dire poveri noi, italiani", "non è sorprendente ma triste - prosegue - che, quasi ogni giorno, e anche oggi, il Presidente del Consiglio, legittimo capo del governo italiano, abbia da esternare contro la stampa del suo Paese. Non può pensare che siano cancellate le notizie, che siano annullati i confronti di idee, che non ci siano

turbamenti per quanto sta accadendo con questa continua denigrazione che, anche attraverso propaggini che proseguono in

altri terreni rispetto a quello politico, finisce per avvelenare il sistema".

"Il Presidente del Consiglio manifesta una profonda allergia per la funzione stessa dell'informazione, appena essa sia esercitata in maniera non servile. Anche per questo la manifestazione del 19 settembre, che la Fnsi propone alle organizzazioni sindacali e sociali assume un senso di riacquisizione diffusa dei valori di fondo che presiedono la libertà di tutti, che ha espressione fondante nell'informazione completa e plurale": è quanto si legge in una nota della Federazione Nazionale della Stampa dopo l'attacco di Silvio Berlusconi all'informazione italiana.

"Non mi meraviglio delle parole di Berlusconi: la libertà di stampa che lui ammette è solo quella che passa dall'adorazione all'adulazione". Così il segretario del Pd, Dario Franceschini, commenta le parole del premier, Silvio Berlusconi, sulla stampa.

"Credo però che Berlusconi si dovrà ricredere - ha proseguito Franceschini - perchè la società italiana ha radici democratiche robuste e forti e saprà reagire a certi suoi attacchi".

Duro commento anche da Anna Finocchiaro: "Fa davvero effetto leggere le battute odierne del presidente del consiglio contro i giornalisti. si tratta di affermazioni al limite del ridicolo, che però, in queste ore suonano tragiche intimidatorie e mettono paura".

"Dopo quello che è avvenuto in queste ore, dopo le azioni contro repubblica e l'unità, dopo le 'procuratè dimissioni di Dino Boffo da direttore dell'Avvenire in un paese in cui lui controlla quotidiani, decide le nomine dei direttori dei tg rai e possiede mediaset, sentirlo accusare il sistema dell'informazione di rovesciare la realtà fa davvero molto effetto". I media di "tutta Europa e del mondo, da settimane criticano e tengono sotto osservazione l'operato suo e del suo governo, ma lui continua a fare la vittima. la sua sfrontatezza- conclude la presidente del gruppo del pd al senato- è pari ormai solo alla sua arroganza".

04 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

Il sostituto di Boffo ai lettori di Avvenire: "Giudicate voi le videoindecenze"

"Siamo stati trascinati in una battaglia insensata dalla premeditata aggressione compiuta contro il nostro direttore da quanti hanno esercitato una libertà senza alcuna responsabilità", scrive Marco Tarquinio, direttore ad interim, ripercorrendo nel suo primo editoriale sull'Avvenire (in realtà rubricato come commento di "Seconda pagina") la vicenda che ha portato Dino Boffo alle dimissioni e la vicenda più generale dell'informazione italiana che in questo momento affronta "più di un problema". "Vogliamo riflettere pubblicamente a partire da questo punto cruciale. Restando noi stessi. Sperando di essere ascoltati dai nostri colleghi giornalisti. Contando soprattutto su chi legge, guarda e ascolta coloro che "danno le notizie"", scrive Tarquinio.

"Non abbiamo consentito a chi aveva sferrato il menzognero attacco a Dino Boffo e alla libera voce di questa testata di "commissariare" le nostre pagine con una sporca non-notizia", rivendica il direttore ad interim: "Abbiamo continuato, invece, a scrivere dell’Italia e del Mondo, dando conto con chiarezza esclusivamente nelle pagine dedicate al dialogo con i lettori dell’inconsistenza di quella maligna campagna diffamatoria costruita – nei titoli e negli articoli del "Giornale" diretto da Vittorio Feltri – su una lettera anonima travestita da "documento del casellario giudiziario. E in quegli stessi giorni abbiamo fermamente e cortesemente declinato ogni invito a incrociare le voci – attraverso i mass media radiofonici e televisivi – con coloro che a questa inconcepibile e feroce gazzarra "punitiva" avevano dato il via".

"Raccontare, ovvio, il "caso" violentemente aperto dal "Giornale", ma con tenace precisione, dopo aver verificato fatti, situazioni e fonti, nel massimo rispetto delle persone a torto o a ragione coinvolte. Molti colleghi, su tante testate quotidiane, hanno mostrato a noi e ai loro lettori che questo è ancora possibile nel nostro Paese. Un gruppo graniticamente inquadrato di giornali ha fatto esattamente l’opposto. E la magna pars dell’informazione televisiva pubblica e privata ha finito per amplificare le loro cannonate in faccia alla verità".

"Osavamo sperare che le nostre scelte facessero riflettere", ricorda Tarquinio, evocando la speranza che "alla riflessione seguissero scelte giornalistiche conseguenti". "Raccontare, ovvio, il "caso" violentemente aperto dal "Giornale" - scandisce il direttore ad interim -, ma con tenace precisione, dopo aver verificato fatti, situazioni e fonti, nel massimo rispetto delle persone a torto o a ragione coinvolte". E invece: "Molti colleghi, su tante testate quotidiane, hanno mostrato a noi e ai loro lettori che questo è ancora possibile nel nostro Paese. Un gruppo graniticamente inquadrato di giornali ha fatto esattamente l’opposto. E la magna pars dell’informazione televisiva pubblica e privata ha finito per amplificare le loro cannonate in faccia alla verità".

"Le falsità e le deformazioni sulla persona di Dino Boffo hanno avuto – per giorni – uno spazio tv irrimediabilmente insultante", attacca Tarquinio: "Di Avvenire e della sua linea politica è stata fatta anche in tv una interessata caricatura. E questo perché Feltri & Co. sono stati fatti dilagare sul piccolo schermo con le loro tesi e (man mano che la verità veniva a galla) i loro aggiustamenti di tesi. E quando non sono stati loro – gli sbandieratori di una ignobile lettera anonima – a occupare lo schermo, le notizie di chiarimento venute dalla magistratura di Terni sono state ignorate o sminuzzate. Confuse in un polverone di chiacchiere in politichese. Tutt’al più di querimonie su una privacy violata, quando c’era una verità di vita fatta a pezzi. Un’autentica videoindecenza".

Ripartire dalla responsabilità, dunque, suggerisce Tarquinio. "La libertà senza responsabilità non ha senso, e l’esercizio irresponsabile della libertà diventa inesorabilmente una maledizione per ogni comunità civile. E quella di chi fa e legge i giornali, di chi fa e ascolta e vede i radiotelegiornali, è – dovrebbe essere – una comunità civile".

Siano i lettori, dunque, conclude Tarquinio a giudicare "le videoindecenze".

05 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

2009-09-04

Il Cavaliere ai giornalisti: "Abbeveratevi alla disinformazione di cui siete protagonisti"

Di Pietro: "La velina è come l'olio di ricino usato nel fascismo"

Berlusconi contro l'informazione

"Realtà mistificata, povera Italia"

Berlusconi contro l'informazione "Realtà mistificata, povera Italia"

ROMA - Un commento sulle dimissioni del direttore dell'Avvenire Dino Boffo? "Credo che possiate leggere sui giornali di oggi tutto il contrario della realtà". Silvio Berlusconi, al termine di una visita al Centro operativo interforze di Centocelle a Roma, si avvicina ai giornalisti e torna ad attaccare la stampa: "Abbeveratevi alla disinformazione di cui usati per elogiare Gianni Letta siete protagonisti. Povera Italia con un sistema informativo come questo". Di tutt'altro genere i toni usati per elogiare Gianni Letta, uno dei più stretti consiglieri del Cavaliere: "Quando ci sono cose da sapere io non ho bisogno di Internet perchè ho Letta che è un Internet umano".

Non cambia copione, il Cavaliere. Ripete gli attacchi ai media e getta benzina sulle polemiche sulla libertà d'informazione. Di Pietro attacca: "La 'velina' non è altro che l'olio di ricino usato nel ventennio. L'Italia dei valori insiste nel chiedere al Copasir di aprire una istruttoria per verificare il dossier, perché, con l'andata in porto delle dimissioni di Boffo, domani ce ne sarà un altro e un altro ancora, fino a dittatura completa".

Per il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, invece la "violenza inaudita", di cui aveva parlato Boffo nel rassegnare le dimissioni, è quella usata da Repubblica contro il direttore del Giornale Vittorio Feltri.

Intanto proprio ieri Umberto Bossi ha incontrato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. E oggi la Padania definisce la Lega come "il partito del dialogo". "Una risposta - spiega il quotidiano - alle polemiche strumentali montate ad arte di questi mesi. Una prova di eccellenti rapporti che caratterizzano il movimento leghista e la Chiesa cattolica. Ma non solo: l'incontro di ieri sera in Vaticano non è stato un semplice scambio di cortesie tra protagonisti del nostro Paese. E' stato molto di più".

(4 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Cavaliere ai giornalisti: "Abbeveratevi alla disinformazione di cui siete protagonisti"

Di Pietro: "La velina è come l'olio di ricino usato nel fascismo"

Berlusconi contro l'informazione

"Realtà mistificata, povera Italia"

Berlusconi contro l'informazione "Realtà mistificata, povera Italia"

ROMA - Un commento sulle dimissioni del direttore dell'Avvenire Dino Boffo? "Credo che possiate leggere sui giornali di oggi tutto il contrario della realtà". Silvio Berlusconi, al termine di una visita al Centro operativo interforze di Centocelle a Roma, si avvicina ai giornalisti e torna ad attaccare la stampa: "Abbeveratevi alla disinformazione di cui usati per elogiare Gianni Lettsiete protagonisti. Povera Italia con un sistema informativo come questo". Di tutt'altro genere i toni usati per elogiare Gianni Letta, uno dei più stretti consiglieri del Cavaliere: "Quando ci sono cose da sapere io non ho bisogno di Internet perchè ho Letta che è un Internet umano".

Non cambia copione, il Cavaliere. Ripete gli attacchi ai media e getta benzina sulle polemiche sulla libertà d'informazione. Di Pietro attacca: "La 'velina' non è altro che l'olio di ricino usato nel ventennio. L'Italia dei valori insiste nel chiedere al Copasir di aprire una istruttoria per verificare il dossier, perché, con l'andata in porto delle dimissioni di Boffo, domani ce ne sarà un altro e un altro ancora, fino a dittatura completa".

Per il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, invece la "violenza inaudita", di cui aveva parlato Boffo nel rassegnare le dimissioni, è quella usata da Repubblica contro il direttore del Giornale Vittorio Feltri.

Intanto proprio ieri Umberto Bossi ha incontrato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. E oggi la Padania definisce la Lega come "il partito del dialogo". "Una risposta - spiega il quotidiano - alle polemiche strumentali montate ad arte di questi mesi. Una prova di eccellenti rapporti che caratterizzano il movimento leghista e la Chiesa cattolica. Ma non solo: l'incontro di ieri sera in Vaticano non è stato un semplice scambio di cortesie tra protagonisti del nostro Paese. E' stato molto di più".

(4 settembre 2009)

 

 

 

 

 

Il delitto è compiuto

di GIUSEPPE D'AVANZO

DINO BOFFO, direttore dell'Avvenire, si è dimesso e non tiene conto discutere del sicario. È stato pagato per fare il suo sporco lavoro, se l'è sbrigata in fretta. Ora se ne vanta e si stropiccia le mani, lo sciagurato. Appare oggi più rilevante ricordare come è stato compiuto il delitto; chi lo ha commissionato e perché; quali sono le conseguenze per noi tutti: per noi che viviamo in questa democrazia; per voi che leggete i giornali; per noi che li facciamo.

Dino Boffo è stato ucciso sulla pubblica piazza con una menzogna che non ha nulla a che fare - né di diritto né di rovescio - con il giornalismo, ma con una tecnica sovietica di disinformazione che altera il giornalismo in calunnia. Il mondo anglosassone ha un'espressione per definire quel che è accaduto al direttore dell'Avvenire, character assassination, assassinio mediatico. Il potere che ci governa ha messo in mano a chi dirige il Giornale del capo del governo - una sorta di autoalimentazione dell'alambicco venefico a uso politico - un foglio anonimo, redatto nel retrobottega di qualche burocrazia della sicurezza da un infedele servitore dello Stato. C'era scritto di Boffo come di "un noto omosessuale attenzionato dalla Polizia di Stato". L'assassino presenta quella diceria poliziesca come un fatto, addirittura come un documento giudiziario.

È un imbroglio, è un inganno. Non c'è alcuna "nota informativa". È soltanto una ciancia utile al rito di degradazione. L'assassino la usa come un bastone chiodato e, nel silenzio degli osservatori, spacca la testa all'errante. L'errore di Boffo? Ha criticato, con i toni prudentissimi che gli sono propri e propri della Chiesa, lo stile di vita di Silvio Berlusconi. Ha lasciato che comparissero sulle pagine del quotidiano della Conferenza episcopale l'amarezza delle parrocchie e dei parroci, il disagio dei credenti e del mondo cattolico più popolare dinanzi all'esempio di vita di Quello-Che-Comanda-Tutto.

Ora che c'è un morto, viene il freddo alle ossa pensare che anche una prudente critica, una sorvegliata disapprovazione può valere, nell'infelice Paese di Berlusconi, il prezzo più alto: la distruzione morale e professionale. Ma soltanto le prefiche e gli ipocriti se ne possono meravigliare. Da mesi, il presidente del Consiglio ha rinunciato ad affermare la legittimità del suo governo per mostrare, senza alcuna finzione ideologica, come la natura più nascosta del suo potere sia la violenza pura. Con l'assassinio di Dino Boffo, prima vittima della "campagna d'autunno" pianificata con lucidità da Berlusconi (ha lavorato a questo programma in agosto dimenticando la promessa di andare all'Aquila a controllare i cantieri della ricostruzione), questa tecnica di dominio politico si libera di ogni impaccio, di ogni decenza o scrupolo democratico.

Berlusconi decide di muovere contro i suoi avversari, autentici e presunti, tutte intere le articolazioni del multiforme potere che si è assicurato con un maestoso conflitto d'interesse. Stila una lista di nemici. Vuole demolirli. Licenzia quelli tra i suoi che gli appaiono pirla, fessi, cacaminuzzoli. Vuole sicari pronti a sporcarsi le mani. È il padrone di quell'industria di notizie di carta e di immagini. Muove come vuole. È anche il presidente del Consiglio e governa le burocrazie della sicurezza (già abbiamo visto in un'altra stagione i suoi servizi segreti pianificare la demolizione dei "nemici in toga").

Il potere che ci governa chiede e raccoglie nelle sue mani le informazioni - vere, false, mezze vere, mezze false, sudicie, fresche o ammuffite - che possano tornare utili per il programma di vendetta e punizione che ha preparato. Quelle informazioni, opportunamente manipolate, sono rilanciate dai giornali del premier nel silenzio dei telegiornali del servizio pubblico che controlla, nell'acquiescenza di gruppi editoriali docili o intimiditi. È questo il palcoscenico che ha visto il sacrificio di Dino Boffo ordinato da Quello-Che-Comanda-Tutto.

È la scena dove ora salmodiano il coro soi-disant neutrale, le anime fioche e prudenti in cerca di un alibi per la loro arrendevolezza, gli ipocriti in malafede che, riscoprendo fuori tempo e oltre ogni logica la teoria degli "opposti estremismi" mediatici, accomunano senza pudore le domande di Repubblica alle calunnie del Giornale; un'inchiesta giornalistica a un rito di degradazione sovietico; la vita privata di un libero cittadino alla vita di un capo di governo che liberamente ha deciso di rendere pubblica la sua; la ricerca della verità all'uso deliberato della menzogna.

È questa la scena che dentro le istituzioni e nel Paese dovrebbe preoccupare chiunque. Per punirlo delle sue opinioni, un uomo è stato disseccato, nella sua stessa identità, da una mano micidiale che ha raccolto contro di lui il potere della politica, dello Stato, dell'informazione, dei giornali di proprietà del premier usati come arma politica impropria. Nei cromosomi della democrazia c'è la libertà di stampa e, come si legge nell'articolo 21 della Costituzione, "il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero". È questa libertà che è stata umiliata e schiacciata con l'assassinio di Dino Boffo. Lo si vede a occhio nudo, anche da lontano. "Un giornalista è l'ultima vittima di Berlusconi", scrive il New York Times. Chi, in Italia, non lo vuole vedere e preferisce chiudere gli occhi è un complice degli uccisori e di chi ha commissionato quel character assassination.

(4 settembre 2009)

 

 

 

La solidarietà tardiva della segreteria di Stato al direttore

dell'Avvenire Boffo e un progetto politico con Casini e Montezemolo

Nella frattura fra Bertone e Bagnasco

spunta il piano per il "Nuovo Centro"

di MASSIMO GIANNINI

Nella frattura fra Bertone e Bagnasco spunta il piano per il "Nuovo Centro"

Angelo Bagnasco

"E ADESSO niente sarà più come prima...". Non è un anatema. Piuttosto è una presa d'atto, dura ma netta, quella che si raccoglie Oltre Tevere in queste ore difficili e amare. Se è vero che Dino Boffo è "l'ultima vittima di Berlusconi", come scrive persino il New York Times, è chiaro che questa vicenda apre una doppia, profonda ferita. Sul corpo della Chiesa, già attraversato da divisioni latenti. E nel rapporto tra Santa Sede e governo, già destabilizzato da incomprensioni crescenti.

Per la Chiesa, il doloroso sacrificio di Boffo nasconde la frattura che si è aperta tra Segreteria di Stato e Conferenza Episcopale. Per rendersene conto basta ricostruire le tappe che hanno portato alla drammatica uscita di scena del direttore di Avvenire. Venerdì scorso si consuma il primo atto, con l'operazione di killeraggio del Giornale e il conseguente annullamento della Cena della Perdonanza tra Bertone e Berlusconi. Un colpo a freddo, che nelle alte gerarchie nessuno si aspettava, ma che innesca reazioni differenti. Nel fine settimana Boffo comincia a meditare sull'ipotesi delle dimissioni. L'idea prende materialmente corpo lunedì mattina, quando sul Corriere della Sera esce un'intervista al direttore dell'Osservatore Romano. Una sortita altrettanto inaspettata, quella di Gian Maria Vian, che giudica "imprudente ed esagerato" un certo modo di fare giornalismo dell'Avvenire e conclude con un sibillino "noi non ci occupiamo di polemiche politiche contingenti".

Per l'intera mattinata Boffo aspetta una correzione di tiro della Segreteria di Stato. Ma non arriva nulla. Oltre Tevere si racconta di una telefonata di Bagnasco: "Scusate, ma quell'intervista è cosa vostra?", avrebbe chiesto a Bertone. "Non lo è - sarebbe stata la risposta - e ci siamo anche lamentati con Vian, che ha impropriamente parlato in prima persona plurale". Ma questo è tutto. Dalla Segreteria di Stato non esce nulla di pubblico. Così, lunedì pomeriggio Boffo va personalmente da Bagnasco, e gli consegna la sua lettera di dimissioni. Mentre il direttore parla con il cardinale, arriva la telefonata di Ratzinger, che chiede: "Il dottor Boffo come sta? Mi raccomando, deve andare avanti...". Il presidente della Cei riferisce a Boffo, che di fronte al Papa non può certo tirarsi indietro.

Martedì mattina lo scenario in parte cambia. Repubblica dà la notizia: solidarietà del Pontefice a Boffo. Solo a quel punto, molte ore dopo, il direttore della Sala Stampa Vaticana padre Lombardi annuncia che Bertone ha effettivamente telefonato al direttore di Avvenire, per offrirgli il suo sostegno. Ma sono passati ben cinque giorni dal siluro di Feltri, prima che la Segreteria di Stato muovesse un passo ufficiale. Intanto Boffo è rimasto sulla graticola. E nel frattempo persino monsignor Fisichella, nel silenzio della Curia, contesta apertamente il quotidiano per le critiche al governo sull'immigrazione.

Mercoledì Feltri torna all'attacco, e sostiene che la "nota informativa" che getta fango sulla vita privata di Boffo è una velina uscita dal Vaticano. Padre Lombardi smentisce. E aggiunge l'ultima novità: papa Ratzinger ha chiamato il cardinal Bagnasco, per avere notizie "sulla situazione in atto". Ma dalla Segreteria di Stato ancora silenzio. Così si arriva al colpo di scena di ieri: dopo una settimana di fuoco incrociato, il direttore di Avvenire getta la spugna e se ne va.

Ma perché all'offensiva volgare e violenta del Giornale la Santa Sede ha fatto scudo in modo così discontinuo e frammentato? "Qui - secondo la ricostruzione che si raccoglie negli ambienti della Cei - si apre la frattura con l'episcopato". Il cardinal Bertone, due anni fa, aveva lanciato la candidatura di Bagnasco alla Conferenza episcopale con una convinzione, che la realtà dei fatti ha presto svilito in pia illusione: trasformare la conferenza dei vescovi in una "cinghia di trasmissione" della Santa Sede, dopo la stagione troppo lunga dell'autoreferenzialità ruiniana. Il tentativo è fallito, ben prima che scoppiasse il caso Avvenire e che scattasse l'imboscata mediatica ordita dal Cavaliere e dai suoi giornali ai danni del direttore.

"Lo stesso Bertone lo ha riconosciuto - raccontano Oltre Tevere - quando qualche settimana fa si è lasciato scappare che la nomina di Bagnasco è stato il suo errore più grave. E certe cose, in questi palazzi, si vengono a sapere molto presto...". Secondo questa stessa ricostruzione, il caso Boffo precipita proprio in questa faglia, che divide Bertone da Bagnasco. E in questa faglia si inserisce anche l'ultima, clamorosa indiscrezione di queste ore: cioè quello che Oltre Tevere qualcuno definisce "il Piano Esterno". Contrariamente a quello che si pensa - raccontano - "il Segretario di Stato non vuole una Cei schierata con Berlusconi, che considera ormai già fuori dai giochi. Il vero progetto che sta a cuore alla Santa Sede riguarda la nuova aggregazione di centro, che ora avrebbe Pierferdinando Casini come perno politico, e che in futuro vedrebbe Luca di Montezemolo come punto di riferimento finale".

A questo "Piano Esterno" si starebbe lavorando da tempo, tra Segreteria di Stato e una piccola, ristretta cerchia di intellettuali esterni, laici e cattolici, che orbitano intorno al Vaticano e allo stesso direttore dell'Osservatore Vian. Vera o falsa che sia, questa ipotesi spiega molto di quello che è accaduto e può ancora accadere. Bertone - sostengono ambienti vicini alla Cei - potrebbe aver gestito il caso Boffo proprio in questa logica: usare l'aggressione al direttore di Avvenire prima per rimettere in riga l'episcopato, e poi per assestare il colpo finale contro il presidente del Consiglio, aprendo le porte del paradiso alla Cosa Bianca di Casini e Montezemolo. Di qui, fino a ieri, la difesa intermittente e quasi forzata a Boffo. Di qui, da domani in poi, la rottura definitiva e irrimediabile con Berlusconi. "Niente sarà più come prima", appunto. Vale per la Chiesa di Roma, ma vale anche per il Cavaliere di Arcore.

m.giannini@repubblica.it

(4 settembre 2009)

 

 

 

 

Le dimissioni del direttore di Avvenire e il conflitto con la Chiesa

al centro di molti commenti della stampa estera. Feltri al Nyt: "Mi fate domande ingiuriose"

El Pais: "Berlusconi pericolo pubblico"

Wsj: "Crepa tra Vaticano e premier"

dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI

El Pais: "Berlusconi pericolo pubblico" Wsj: "Crepa tra Vaticano e premier"

LONDRA - Per il quotidiano spagnolo El Pais è "un pericolo pubblico". Il New York Times scrive che, per attaccare chi lo critica, sta "ignorando il proprio paese, messo duramente alle corde dalla crisi finanziaria". Il Wall Street Journal parla di "tensioni sempre più profonde" con il Vaticano. E le dimissioni del direttore dell'Avvenire occupano ampio spazio sulle principali testate della stampa internazionale, in particolare nei paesi cattolici o in regioni, come a New York e Boston negli Stati Uniti, dove la presenza cattolica è particolarmente forte.

In Spagna, per esempio, El Pais, uno dei giornali contro cui il premier ha minacciato azione legale (per la pubblicazione delle foto dei party con donne in topless nelle sua villa in Sardegna), dedica un articolo agli ultimi sviluppi del caso, intitolato "Berlusconi costringe alle dimissioni il direttore del giornale dei vescovi italiani", facendo la sua "prima vittima", e in un editoriale parte, ricostruendo i punti essenziali della vicenda, il giornale afferma senza mezzi termini: "Quest'uomo, è, come ha detto sua moglie Veronica, 'ridicolo', però è anche un pericolo pubblico".

La medesima tesi, cioè che Dino Boffo, dimettendosi dall'Avvenire per le polemiche scatenate dalle accuse di omosessualità contenute in un articolo del Giornale di Vittorio Feltri, di proprietà del fratello di Berlusconi, sia diventato "una vittima" del primo ministro, ossia che l'operazione abbia come mandante ultimo il presidente del Consiglio, è condivisa da altri organi di stampa stranieri, come il New York Times, che mette oggi in prima pagina le dimissioni di Boffo con un titolo a quattro colonne: "Giornale cattolico perde un round nelle guerre del sesso in Italia". L'autorevole quotidiano newyorchese sottolinea che il Giornale, "considerato il portavoce della coalizione di centro destra", ha pubblicato un "audace" editoriale che ha preso in giro l'accento "mitteleuropeo" di papa Benedetto XVI, "che è tedesco", e ha esortato la Chiesa cattolica a confrontare la sua "ipocrisia" sulla sessualità di preti dalla "debole carne" così come la sua storia di "sodomia e pedofilia con chierichetti", per poi passare agli attacchi personali contro Boffo.

Il messaggio degli attacchi al direttore dell'Avvenire, prosegue l'articolo, "è chiaro: che un giornale cattolico dovrebbe stare attento a non criticare la vita personale del primo ministro". La corrispondente Rachel Donadio sente anche il parere di Feltri, che afferma di avere pubblicato le notizie sui problemi giudiziari di Boffo "per interessare l'opinione pubblica e per vendere copie", dichiarando di non avere discusso la cosa con Berlusconi: "E' una domanda che trovo irrilevante se non ingiuriosa", dice il direttore del Giornale. Conclude il quotidiano di New York: "Critici e alleati di Berlusconi dicono che egli sta avventurandosi in acque pericolose con la Chiesa e fomentando un ambiente in cui tutte le critiche sono viste come atti di slealtà".

Il titolo del Wall Street Journal è "un direttore dà le dimissioni dopo un conflitto con Berlusconi", e l'articolo afferma che Boffo, "influente direttore di un quotidiano cattolico che aveva criticato la vita privata del primo ministro" italiano, è diventato "vittima di una guerra di giornali che ha aperto una crepa tra il Vaticano e il premier". Le dimissioni, prevede il quotidiano finanziario americano, "aumenteranno probabilmente le tensioni tra il Vaticano e Berlusconi". Parole analoghe usa il quotidiano spagnolo La Vanguardia: "Costretto a dimettersi dopo aver criticato lo stile di vita di Berlusconi, il direttore del giornale dei vescovi è vittima di una campagna di discredito". La notizia ha fatto il giro del mondo: ne parlano l'Irish Examiner in Irlanda, il Toronto Star in Canada, il Clarin in Argentina, il Guardian in Gran Bretagna, la Suddeutsche Zeitung e altri giornali in Germania. Altri due quotidiani britannici, il Telegraph e l'Independent, rivolgono invece l'attenzione alla proiezione del documentario "Videocracy" alla Mostra del Cinema di Venezia: il Telegraph riporta le accuse a Berlusconi di "censura" della pellicola, l'Independent la descrive come un ritratto "del volto comico ma sinistro dell'Italia" berlusconiana. Sempre l'Independent, in un secondo articolo, riferisce le dimissioni di Boffo, affermando che sono la prova che a questo punto "sono stati tolti i guantoni" nel confronto tra il Vaticano e il primo ministro italiano.

Sulla vicenda, lo spagnolo Periodico de Catalunya interviene con un'intervista a Concita De Gregorio, direttrice dell'Unità, che dice: "Boffo è il primo della lista". L'intervistatore le chiede se ha paura, e lei replica: "No, non ho paura. Ma Berlusconi ha scelto Feltri per dirigere il giornale della sua famiglia per attaccare tutta la stampa indipendente".

(4 settembre 2009)

 

 

 

 

 

2009-09-03

Analisi dell'Economist in un articolo in cui esamina lo scontro di Berlusconi

con la S. Sede e la Ue. Il Telegraph: "Superman sfida l'Europa"

"Il raffreddamento di rapporti con la Chiesa

segnò l'inizio della fine del governo di Prodi"

La D'Addario alla Tv francese: "Il premier era molto affettuoso"

The Independent: "Vuole censurare Videocracy a Venezia"

di ENRICO FRANCESCHINI e ANAIS GINORI

"Il raffreddamento di rapporti con la Chiesa segnò l'inizio della fine del governo di Prodi"

LONDRA - "Il risultato (dell'attacco del Giornale all'Avvenire) è uno scontro aperto tra la Chiesa e Berlusconi. Un simile raffreddamento di relazioni segnò l'inizio della fine per il precedente governo di centro-sinistra italiano". Questo è la previsione del settimanale Economist, nel numero che va in edicola domani. La prestigiosa testata britannica, considerata il primo vero settimanale globale al mondo, con un milione e mezzo di copie vendute in tutti i continenti, paragona insomma lo stato dei rapporti tra Berlusconi e la Chiesa a quello che precedette la caduta del governo di Romano Prodi. Il settimanale fa questa analisi all'interno di un articolo intitolato: "Superman colpisce ancora", centrato sui crescenti problemi del premier italiano nei suoi rapporti con il mondo cattolico, l'Unione europea e i giornali di opposizione o stranieri.

"Berlusconi cerca di censurare un film sulla sua vita amorosa", titola invece il quotidiano britannico Independent, riferendo che tuttavia l'iniziativa del premier italiano sembra avere ottenuto un effetto contrario a quello sperato, perché "gli italiani corrono a vedere" il film che il Cavaliere voleva bloccare. In una corrispondenza da Venezia, il giornale londinese ricostruisce la storia di "Videocracy", il documentario di Erik Gandini che verrà proiettato stamani alla mostra internazionale del cinema, in cui si accusa Berlusconi di avere creato, attraverso il suo impero televisivo, una frivola cultura dei media con "donne mezze nude" e immagini sciovinistiche. L'Independent scrive che il divieto alla messa in onda di un breve spezzone del film sulle reti della Rai, che lo hanno giudicato "offensivo", e una decisione analoga presa dalle reti di Mediaset, ha causato un soprendente interesse nel documentario, non solo nell'ambito della mostra di Venezia: le richieste delle sale cinematografiche italiane per averne una copia e mostrarlo al pubblico sono raddoppiate, salendo in pochi giorni da 35 a 70, "con centinaia di proiezioni" in più di quelle originariamente previste.

"Il divieto indica il livello di tensione che c'è in Italia riguardo a quello che va in onda in tivù", dice il regista, intervistato dal quotidiano londinese. "Quello che non appare in tivù non esiste, e all'inizio ero spaventato dal divieto, ma il giorno seguente c'è stata una enorme esplosione di interesse su internet, le sale per la proiezione sono raddoppiate e la gente lo diffonde anche su Facebook". Negli ultimi trent'anni, continua Gandini, "l'Italia è stata inondata dalle tv di Berlusconi, che hanno un sacco di donne seminude e di trivialità. Queste cose vengono presentate come innocue ma è una cultura molto pericolosa. La tivà italiana è molto superficiale e sciovinistica. Nel film io sostengo la tesi che la personalità di Berlusconi viene riflessa dalle sue tivù. Non dico che egli sia il solo responsabile della cultura televisiva dell'Italia di oggi, ma quel che vediamo in tivù è molto vicino a ciò che lui è".

A un altro aspetto del caso è dedicato un articolo del Daily Telegraph, che titola su "Superman Berlusconi sfida la Ue", riportando le dichiarazioni dell'altro giorno in cui il premier ha negato di essere "malato", come aveva indicato per prima sua moglie Veronica annunciando la richieta di divorzio, dicendo: "Basta guardare a quel che ho fatto in 15 mesi di governo per capire che non sono in cattiva salute, sono Superman".

La frase su Berlusconi "Superman" campeggia sui titoli di vari altri giornali, perfino in Australia e in Asia. Osservando che fa parte di una offensiva che ha messo nel mirino i giornali critici, la Chiesa, l'Unione Europea, il Telegraph chiede il parere di James Wakston, docente di studi politici alla American University di Roma, il quale commenta: "Sono segnali che il premier si sente minacciato. Se uno ha un minimo di buon senso, non attacca la Chiesa in questo paese, perché è un'istituzione molto, molto potente, che esiste da ben più tempo dello stato italiano. Quel che Berlusconi sta facendo sembra il riflesso di una crescente intolleranza a ogni forma di dissenso. Le differenze di opinione fanno parte del processo democratico, ma lui è convinto che, poiché è stato eletto, può fare tutto quello che vuole".

In Spagna, El Pais titola sul proseguimento della "campagna d'autunno" di Berlusconi contro la stampa, con la citazione in giudizio contro l'Unità e la richiesta di 3 milioni di euro di risarcimento danni. Lo spagnolo Abc riporta il commento dell'Unità che paragona l'iniziativa "al tentativo di chiudere il nostro giornale durante il fascismo", mentre el Periodico dell'Extramadura titola sul "pragmatismo osceno" di coloro, come Berlusconi, che hanno fatto visita al colonnello Gheddafi nel quarantennale della sua ascesa al potere in Libia.

E dopo essere stata invitata per una serata in una discoteca parigina a fine luglio, Patrizia D'Addario torna in Francia per essere intervista dal programma "Accés Privé", presentato da Virginie Guilhaume. "L'escort girl de Berlusconi temoigne" è il titolo della lunga intervista che andrà in onda sabato pomeriggio sul canale privato M6. "Berlusconi era molto affettuoso, mi ha toccata davanti a tutte le ragazze" ricorda la D'Addario a proposito della sua prima serata a Palazzo Grazioli. Oggi la donna confessa all'intervistatrice di "avere paura" e di "sentirsi minacciata" in Italia.

I quotidiani francesi continuano a seguire con attenzione le vicende italiane anche oggi. Le Figaro pubblica un articolo sul tentativo di Berlusconi di "zittire" i portavoce della Ue. "Ancora una volta, Berlusconi si è innervosito" scrive il quotidiano conservatore che cita le contraddizioni sull'immigrazione del governo italiano. Anche Le Monde si occupa delle ultime dichiarazioni del premier sull'Ue, ricordando che "non è la prima volta che attacca Bruxelles". France Soir sostiene che nelle ultime ore gran parte del "capitale politico di Berlusconi è stato dilapidato" e che l'attacco a Dino Boffo ha provocato uno "tsunami" di reazioni. Il caso Italia finisce anche su molti settimanali. "Challenges" spiega che "la Chiesa ha deciso il divorzio da Silvio Berlusconi".

(3 settembre 2009)

 

 

 

 

La vicenda sulla stampa estera

LE FIGARO / 3 settembre

Différend entre Rome et Bruxelles sur l'immigration

Silvio Berlusconi s'agace des critiques de la Commission européenne sur sa politique de refoulement des demandeurs d'asile

ABC / 3 settembre

Berlusconi exige dos millones al diario "L´Unitá" por "difamación"

Primero, Silvio Berlusconi amenazó con querellarse con varios medios italianos, españoles e ingleses por difamación. Después, llegó la denuncia efectiva a "La Repubblica". Y ahora toca "L´Unitá", el periódico de referencia de la oposición. El presidente italiano está dispuesto a todo con tal de que no se siga "difamando" su nombre con noticias "falsas y lesivas". Así se lee en la citación judicial presentada ayer por Fabio Lepri, el abogado romano del primer ministro italiano, a la dirección de "L´Unitá"

IRISH INDEPENDENT / 3 settembre

'Superman' Silvio in threat to paralyse EU executive

Silvio Berlusconi began a new row with the European Commission yesterday, while declaring himself to be "Superman" and praising his own achievements in office

FINANCIAL TIMES / 3 settembre

Berlusconi relations with Vatican sink even lower

A highly public dispute, over allegations of sexual misconduct, between a news-paper close to Silvio Berlusconi and the editor representing Italy's bishops yesterday plunged the prime minister's centre-right government into a deepening crisis.

TELEGRAPH / 3 settembre

Silvio Berlusconi tries to block film about his chauvanism

Silvio Berlusconi has been accused of using his influence over the Italian media to censor a film about his relationships with women

THE INDEPENDENT / 3 settembre

Berlusconi tries to censor film about his love life

Silvio Berlusconi is accustomed to allegations about his sex life being excitedly received abroad. France's Nouvel Observateur recently published a story titled "Sex, Power and Lies" and the Spanish newspaper El Pais showed photographs of naked guests at the Italian Prime Minister's retreat in Sardinia

EL PAIS / 3 settembre 2009

Berlusconi intensifica su batalla contra la prensa y denuncia al diario 'L'Unità'

Silvio Berlusconi prosigue su campaña de otoño contra la prensa crítica. L'Unità, el periódico que fue el órgano de información del Partido Comunista de Italia y que hoy es independiente y muy crítico con su gestión política, recibió ayer dos citaciones a juicio y sendas reclamaciones de indemnización por un valor de tres millones de euros firmadas por el abogado del presidente del Gobierno italiano.

TIME / 1 - 7 settembre

Italy's Newspapers: Untrusted Sources

Any discussion of what's wrong with Italian politics eventually leads to the question of what's wrong with the country's media. In a nation where the Prime Minister controls the airwaves, only one out of 10 people buys a daily paper, compared with one in five Americans and three in five people in Japan, according to the World Association of Newspapers. Italians, it seems, don't care to read the news

EL MUNDO / 2 settembre

Silvio Berlusconi al director del diario 'La Repubblica': 'Soy Superman'

El primer ministro italiano, Silvio Berlusconi, ha dicho que no responde a las 10 preguntas sobre él, que el diario 'La Repubblica' ha publicado en los últimos meses, porque este diario es "un partido político", cuyo director es "evasor fiscal", y ha añadido: "no sólo no estoy enfermo, soy Superman".

LE MONDE / 2 settembre

Silvio Berlusconi veut museler la presse, par Ezio Mauro

L'homme le plus riche et le plus puissant d'Italie (dans les pays les moins chanceux les deux vont ensemble) a décidé de déclencher l'offensive finale contre des journaux qui critiquent son exercice du pouvoir et certains de ses comportements privés à l'origine d'un scandale politique international doublé d'un problème institutionnel

TELEGRAPH / 2 settembre

Silvio Berlusconi: I am Superman

The Italian prime minister Silvio Berlusconi declared himself to be "Superman" and praised his achievements in office after he risked a fresh row with the European Commission

THE TIMES / 2 settembre

World Agenda: Berlusconi needs the Vatican more than the Vatican needs him

Pope Benedict XVI had a message for sinners at his weekly audience today: they will be protected by God, but only if they "radically change their way of life" and renounce the vices of this world in favour of "humility, austerity and eternal values"

LA VOZ DE GALICIA / 2 settembre

Berlusconi demanda al diario L'Unità y le pide dos millones de euros

La petición se refiere - a todos los artículos dedicados a los escándalos sexuales que han envuelto al primer ministro

EL MUNDO / 2 settembre 2009

Silvio Berlusconi exige dos millones de multa al diario 'L'Unità'

El primer ministro italiano, Silvio Berlusconi, ha presentado dos demandas contra el diario ex comunista L'Unità, al que le pide dos millones de euros de resarcimiento por artículos relativos a su vida privada, informa el periódico en una nota

EL MUNDO / 2 settembre

La CE defiende a sus portavoces frente a las críticas de Berlusconi

El portavoz oficial de la Comisión Europea (CE), Johannes Laitenberger, ha defendido la política de comunicación del Ejecutivo comunitario frente a las críticas del primer ministro italiano, Silvio Berlusconi, quien pretende que se prohíba a los portavoces de la CE reaccionar sobre "cualquier tema"

TELEGRAPH / 2 settembre 2009

Silvio Berlusconi's search for conspiracy and enemies grows ever wider

Silvio Berlusconi is demonstrating an interesting extension to his paranoia pathology. Normally Italians restrict the fight against their hidden enemies to those within their own country’s borders. Berlusconi,ilvio Berlusconi is demonstrating Silvio Berlusconi is demonstrating an interesting extension to his paranoia pathology

THE TIMES / 2 settembre 2009

Silvio Berlusconi rift with Vatican widens

An emerging rift between the Vatican and Silvio Berlusconi, the embattled Italian Prime Minister, has widened further after top church figures rallied to defend Dino Boffo, the Catholic editor whose private life was the subject of renewed attack by one of the premier’s newspapers yesterday.

MAIL ONLINE / 2 settembre 2009

'I'm not ill - I'm Superman': Italian PM Silvio Berlusconi defends himself against escort claims

Controversial Italian Primer Minister Silvio Berlusconi has denied paying escort girls for sex and insisted he is 'not ill but Superman'.

METRO UK / 2 settembre 2009

Berlusconi tells accusers he is 'Superman'

Silvio Berlusconi has dismissed claims he has paid for sex by declaring: 'I am not ill but Superman.'

CLARIN / 2 settembre

Un escándalo de sexo y poder que preocupa cada vez más al Vaticano

La Santa Sede busca apaciguar a sus obispos para evitar roces con el gobierno

TELEGRAPH / 2 settembre

Silvio Berlusconi calls for EU commissioners to be barred from speaking publicly

Silvio Berlusconi, the Italian prime minister, has threatened to block European Union decision making unless EU commissioners and their spokespeople are barred from speaking publicly, Italian media reported

NEW YORK TIMES - REUTERS / 1 settembre 2009

Berlusconi Plans to Block EU Over Migrant Comments

Italian Prime Minister Silvio Berlusconi on Tuesday threatened to block European Union decision making unless EU commissioners and their spokespeople were barred from speaking publicly, Italian media reported

GUARDIAN / 1 settembre 2009

Silvio Berlusconi calls for gag on EU commissioners

Italy's prime minister, Silvio Berlusconi, today threatened to block the workings of the European Union unless commissioners and their spokespeople were gagged and prevented from speaking out on "any subject"

NOUVEL OBSERVATEUR / 1 settembre

Nouvelles tensions entre Berlusconi et l'Eglise

Silvio Berlusconi espérait afficher ses bonnes relations avec le Vatican mais les attaques du quotidien de son frère Paolo contre le journal des évêques ont fait rebondir les polémiques.

THE TIMES / 1 settembre

Umberto Eco leads writers’ revolt against Silvio Berlusconi’s attempt to gag press

Italy’s artistic and intellectual elite was in open revolt yesterday against Silvio Berlusconi’s moves to sue at least three newspapers at home and abroad. More than 120,000 people have signed an online petition defending press freedom

EL PAIS / 1 settembre

Comunión y prostitución

Si en Berlusconilandia quedara aún algún filósofo, permanecería encerrado sin duda en su biblioteca meditando acerca de la diosa Némesis. Y eso, porque, sin dejar de hablar en la jerga filosófica de quienes se refugian entre los antiguos para salvar su propia inteligencia del presente, notaría una extraña analogía

LA VOZ DE GALICIA / 1 settembre

La relación entre Silvio Berlusconi y el Vaticano está bajo mínimos

Jamás las relaciones entre el Vaticano y el Gobierno italiano habían alcanzado, desde antes de la dictadura de Benito Mussolini, un nivel de conflicto como el que se respira en estos días. Las duras críticas de las esferas católicas a la vida privada de Silvio Berlusconi han encendido la mecha de la tensión entre la curia y el Ejecutivo de Il Cavaliere .

EL PERIODICO DE CATALUNYA / 1 settembre

El regreso de las estatuas parlantes

El abad Luigi vuelve a estar guapo, hierático y de un blanco inmaculado. No le ha vuelto la palabra todavía, pero a lo mejor se anima. Por el momento es otra vez presentable al público en la plaza Vidoni, frente a Piazza Navona. Le han puesto unas modestas vallas de protección y unas macetas a su alrededor, después de años de estar sucio y abandonado en la pared del convento de los teatinos, una orden fundada en las Baleares

EL MUNDO / 1 settembre

Silvio Berlusconi augura que si 'La Repubblica' lo critica 'perderá lectores'

El primer ministro de Italia, Silvio Berlusconi, ha declarado que si el diario 'La Repubblica' insiste en lo que considera una campaña de ataque contra él "continuará perdiendo lectores y credibilidad", en una entrevista concedida al periódico 'Il Giornale', propiedad de su hermano Paolo.

THE TIMES / 31 agosto

The chasm between Berlusconi and reality

One minute he’s a comic, the next a megalomaniac. But this will not help Italy’s ailing economy

WALL STREET JOURNAL / 31 agosto 2009

Vatican Slights Berlusconi Over Newspaper Attack

Prime Minister Misses Out on Annual 'Pardoning of Sins' Service as Holy See Withdraws Its Dinner Invitation

DIARIO DE LEON / 31 agosto 2009

LETRA PEQUEÑA: Berlusconi

El primer ministro italiano, Silvio Berlusconi, ha iniciado al parecer acciones legales contra medios de comunicación de Italia y de otros países europeos acusándolos de difamación contra su persona por las informaciones ofrecidas sobre su vida privada

THE HINDU / 31 agosto 2009

Berlusconi declares war on European media

Italy’s Prime Minister, Silvio Berlusconi, has launched an all-out attack on Italian and international media which have reported his involvement in sex scandals and questioned its implications

LE FIGARO / 31 agosto 2009

La brouille s'aggrave entre Berlusconi et l'Église de Rome

Les attaques d'un quotidien appartenant à la famille Berlusconi contre le directeur d'un journal catholique ont entraîné l'annulation d'une rencontre entre le Cavaliere et le numéro deux de l'Église.

EL PAIS / 31 agosto 2009

Vendola: "Berlusconi intoxica a la izquierda"

Homosexual, católico y comunista, Nicola Niki Vendola, de 51 años, asegura ser capaz de cumplir con las tres etiquetas sin la más mínima confusión. Esa claridad de ideas, y de palabra, ha convertido a Vendola en una de las figuras más interesantes del decadente panorama político italiano.

INFORMATION.DK / 30 agosto 2009

Berlusconi vil have erstatning for ærekrænkende spørgsmål

Silvio Berlusconi kræver erstatning fra avisen La Repubblica og overvejer retslige tiltag mod en række europæiske aviser. 'Vi har bare opført os, som om Italien var et normalt land', siger La Repubblicas chefredaktør

EL PAIS / 30 agosto 2009

Berlusconi saca la artillería pesada

La ruptura con el Vaticano y las agresiones a los enemigos y a la prensa dejan aislado al primer ministro. Su esposa afirma que ha caído en "el ridículo"

SUNDAY TELEGRAPH / 30 agosto 2009

Silvio broke the rules of open marriage

Last week, Veronica Lario, the Italian premier Silvio Berlusconi's long-suffering wife, revealed that they were in an open marriage – until she could no longer tolerate his increasingly shameless affairs. The etiquette of marital indiscretion is a modern minefield

IRISH INDEPENDENT / 30 agosto 2009

Berlusconi's rivals are taught a lesson in sexual politics

Silvio has shown that it doesn't matter who you're screwing as long as it's not the electorate, writes Eilis O'Hanlon

LA VOZ DE GALICIA / 30 agosto 2009

Berlusconi tensa más la relación con el Vaticano tras atacar un diario de su familia a un obispo

Todos los esfuerzos realizados en las últimas semanas por los colaboradores de Silvio Berlusconi para hacerse perdonar por el Vaticano tras los escándalos en torno a su vida privada parecen haber saltado por los aires tras el editorial aparecido en Il Giornale , periódico de la familia del primer ministro, y en el que se ataca con dureza a Dino Boffo, director de Avvenire , el diario de los obispos italianos.

LE MATIN / 29 agosto 2009

Pourquoi la femme de Berlusconi a craqué

Il Cavaliere a fait très fort: photos en galante compagnie publiées partout, suspicion de liaison avec une mineure, proposition de carrière politique à des starlettes de la télé

THE TIMES / 29 agosto 2009

Silvio Berlusconi’s rift with Vatican after attack on Catholic editor

Silvio Berlusconi’s relationship with the Catholic Church was in the deep freeze last night after he was forced to pull out of a Mass intended to begin his religious rehabilitation and his family’s newspaper mounted a personal attack on the editor of Avvenire, the bishops’ newspaper.

WALL STREET JOURNAL / 29 agosto 2009

Vatican Slights Berlusconi Over Newspaper Attack

Prime Minister Misses Out on Annual 'Pardoning of Sins' Service as Holy See Withdraws Its Dinner Invitation

EL PAIS / 29 agosto 2009

Guerra abierta de Berlusconi contra la prensa y la Iglesia

Silvio Berlusconi ha vuelto de vacaciones a lo grande, atacando frontalmente a la prensa y a la Iglesia, los dos poderes que todavía osan importunar sus delirios de impunidad. Su abogado, Niccolò Ghedini, anunció ayer querellas y demandas contra La Repubblica, a la que pide un millón de euros de resarcimiento, y contra otros diarios de Francia, España y Reino Unido

TRIBUNE DE GENEVE / 29 agosto 2009

Silvio Berlusconi fait une rentrée tonitruante

Le Cavaliere dépose plainte contre plusieurs journaux et frise l’incident avec le Vatican.

VOZ DE GALICIA / 29 agosto 2009

Silvio Berlusconi anuncia una batería de demandas por difamación contra varios periódicos europeos

Tras la publicación de las fotografías y conversaciones que han convertido en un escándalo su vida privada, Silvio Berlusconi ha decidido pasar al contraataque y presentar denuncias por difamación contra medios de su país, así como españoles, franceses y británicos.

CLARIN / 29 agosto 2009

Estalla una crisis entre Berlusconi y el Vaticano, su antiguo aliado

El Vaticano anuló ayer una cena en L'Aquila del secretario de Estado, cardenal Tarcisio Bertone, de la que iba a participar el premier Silvio Berlusconi, quien buscaba reanudar buenas relaciones con la Iglesia tras la crisis surgida hace varios meses por historias sexuales que lo involucran.

IRISH EXAMINER / 29 agosto 2009

Berlusconi to sue foreign media for libel

Italian Prime Minister Silvio Berlusconi is launching legal actions against media in Italy and abroad, including Britain, France and Spain, for libel in their coverage of his private life, his lawyer has said.

ABC / 29 agosto 2009

Berlusconi denuncia a los medios por difamación

El Primer Ministro italiano, Silvio Berlusconi, se dispone a lanzar una campaña de acciones legales contra medios españoles, franceses y británicos por difamación de su vida privada.

DIARIO DE CORDOBA / 29 agosto 2009

Berlusconi toma medidas contra la prensa crítica

El otoño político se anuncia caliente para Silvio Berlusconi, que no parece dispuesto a encajar más golpes tras cuatro meses de críticas por su alegre vida privada y ayer se lanzó al ataque contra la prensa, mientras la crisis económica se apresta a pasar una cara factura en términos de paro y cierre de empresas.

GAWKER / 28 agosto 2009

Berlusconi To Sue Every European Newspaper He Doesn't Own

Italian PM Silvio Berlusconi is suing a left-wing newspaper in Italy, along with papers in France and Spain, and he's looking into a couple in Britain. Why? Because they keep asking him slanderous questions about his ridiculous private life!

GAWKER / 28 agosto 2009

Berlusconi To Sue Every European Newspaper He Doesn't Own

Italian PM Silvio Berlusconi is suing a left-wing newspaper in Italy, along with papers in France and Spain, and he's looking into a couple in Britain. Why? Because they keep asking him slanderous questions about his ridiculous private life!

ZEIT / 28 agosto 2009

Berlusconi verklagt europäische ZeitungenDas

Privatleben des italienischen Ministerpräsidenten Silvio Berlusconi war in vielen Medien Thema. Jetzt geht der 73-Jährige gegen einige Zeitungen gerichtlich vor

TELEGRAPH / 28 agosto

Vatican cancels dinner with Silvio Berlusconi

Relations between Silvio Berlusconi and the Catholic Church sank to a new low after a high-profile dinner between the Italian prime minister and the Vatican's second most senior figure was cancelled

THE GUARDIAN / 28 agosto 2009

Berlusconi declares war on European media over sex scandal reports

Italian prime minister seeks €1m from La Repubblica and may sue British publications over sex scandal reports

FINANCIAL TIMES / 28 agosto 2009

We are all watching the Silvio show

What are we to make of the news coming out of Italy? Showgirls are put up for parliament; Silvio Berlusconi, prime minister, pursues a controversial relationship with a teenage girl from Naples while undergoing a very public divorce; there are revelations of wild parties involving call girls; and photographs emerge of topless women and pantless politicians at Mr Berlusconi’s Sardinian villa

REUTERS / 28 agosto 2009

Berlusconi to sue Italian, foreign media for libel

Italy's Silvio Berlusconi is launching a campaign of legal action against media in Italy and abroad, including Britain, France and Spain, for libel in their coverage of his private life, his lawyer said on Friday.

LE MONDE / 28 agosto 2009

Silvio Berlusconi, "pénitent" de la procession du Pardon

Enfermé depuis plusieurs jours dans sa villa d'Arcore, proche de Milan, évitant soigneusement la Sardaigne par où le scandale est arrivé, Silvio Berlusconi réapparaîtra, vendredi 28 août, à L'Aquila, la cité dévastée par un tremblement de terre le 6 avril. Il participera aux cérémonies liées à la procession de la Perdonanza (le "Pardon") qui se tient traditionnellement dans la capitale des Abruzzes en août.

LE MATIN BLEU / 28 agosto 2009

La RAI censure la promo du film qui charge Berlusconi

La chaîne qualifie la bande-annonce de propagande politique

SPIEGEL / 28 agosto 2009

Berlusconi pfeift auf Vergebungsgottesdienst

Silvio Berlusconi hat seine Teilnahme an einem Gottesdienst zur Vergebung der Sünden in letzter Minute abgesagt und damit in Italien für Aufsehen gesorgt. Indes hat der italienische Ministerpräsident mehrere europäische Zeitungen wegen der Berichterstattung über sein Privatleben verklagt

BBC / 28 agosto 2009

Berlusconi sues media for 'libel'

Italian Prime Minister Silvio Berlusconi is launching legal action against media outlets across Europe for their coverage of his private life.

BILD / 28 agosto 2009

Jetzt will Berlusconi Schadensersatzer

Premier schlägt zurück! Nach den Enthüllungen über mögliche Affären, angebliche Sex-Partys und eventuelle Kontakte zu Callgirls, fordert Italiens Ministerpräsident Silvio Berlusconi (72) jetzt Schadensersatz! Die römische Tageszeitung „La Repubblica" soll zahlen – nicht weniger als eine Million Euro!

LE FIGARO / 28 agosto 2009

Berlusconi en quête d'indulgence divine à L'Aquila

Le président du Conseil italien assistera ce vendredi parmi les pénitents à la Fête du pardon célébrée chaque 28 août en la basilique Collemaggio

FORBES / 28 agosto 2009

Berlusconi's Libel Lawsuits

Italian PM is suing some media companies he doesn't own for reporting on his parties with young women

LA REPUBBLICA / 28 agosto 2009

Financial Times, editoriale su Berlusconi

"Potere che ormai eccede ogni limite"

Sulla stampa internazionale nuovi articoli sul capo del governo italiano. Alcuni interventi critici anche sul rapporto con la LIbia di Gheddafi

TIMES / 27 agosto 2009

Sex addiction therapy could save Silvio Berlusconi’s marriage, says book

For many Italian men, treatment for addiction to sex is incomprehensible — about as plausible as treatment for addiction to pasta or espresso.

COMMENT IS FREE - GUARDIAN.CO.UK / 27 agosto 2009

Berlusconi's wife shopped him. The Kennedy women covered up their husbands' excesses

Silvio Berlusconi may well have led a life of much greater probity than any of the Kennedy brothers; yet Italy's prime minister is already an object of universal derision while the Kennedys, even after their deaths, still rank high in the pantheon of American gods.

CLARIN / 27 agosto 2009

La mujer de Berlusconi revela chismes sexuales en un libro

Se lo presentó ayer. La autora es una periodista amiga de Verónica Lario, esposa del premier.

ABC / 27 agosto 2009

La señora Berlusconi se confiesa

Muchos pensaban que cambiaría de idea, pero Veronica Lario, la segunda mujer de Silvio Berlusconi, sigue adelante con su petición de divorcio del presidente italiano "porque es un hombre que se ha traicionado a sí mismo".

L'EXPRESS / 27 agosto 2009

L'épouse de Berlusconi justifie sa demande de divorce

Veronica Lario vient de publier sa biographie. "Je ne pouvais pas me condamner à n'être que sa nounou", dit-elle en évoquant les frasques de son mari, Silvio Berlusconi

NEW YORK TIMES / 26 agosto 2009

Italian Women Rise Up

Many outside Italy seem to assume that Prime Minister Silvio Berlusconi gets away with his sexist behavior because Italian men condone it and the women at least tolerate it. But this is no longer true.

COMMENT IS FREE - GUARDIAN.CO.UK / 26 agosto 2009

Indulging Berlusconi

The Italian PM is planning to have his sins absolved at L'Aquila's Perdonanza festival. But will it save him?

BBC / 26 agosto 2009

Book airs Berlusconi wife's views

Italy's Corriere della Sera newspaper is publishing extracts from a new edition of a book giving the views of Prime Minister Silvio Berlusconi's estranged wife...

EL SIGLO DIGITAL / 25 agosto 2009

Bitácora del Presidente

Mientras en Panamá nos debatimos sobre la idoneidad o no de los nuevos personeros del gobierno entrante, en Italia, Silvio Berlusconi, su primer ministro, se debate entre hermosas mujeres para su gobierno.

DAILY TELEGRAPH / 25 agosto 2009

Someone like Silvio Berlusconi will always pinch my bottom

Pity the nurses at Silvio Berlusconi's sex addiction clinic, writes Celia Walden

LE FIGARO / 25 agosto 2009

Silvio Berlusconi, l'inoxydable

Il traverse toutes les épreuves, se relève de tous les scandales et même si la popularité du président du Conseil italien est en baisse, elle ne descend pas en dessous des 50%

EL PERIODICO MEDITERRANEO / 25 agosto 2009

Berlusconi es adicto al sexo, según su ´ex´

Mañana sale a la venta en Italia el libro Lo que sucedió en aquellos días, escrito por la periodista del Corriere della Sera Maria Latella, confidente de Veronica Lario, esposa de Silvio Berlusconi, cuando estalló el escándalo sobre la relación entre el primer ministro y la joven Noemí Letizia, de 18 años

IRISH INDEPENDENT / 25 agosto 2009

Silvio's wife blames 'web of lies' for marriage breakdown

Silvio Berlusconi's angry estranged wife has blamed a tissue of lies for her decision to leave the beleaguered Italian Prime Minister

LA REPUBBLICA / 25 agosto 2009

Il Daily Telegraph: "Povere infermiere

che dovranno curare il vecchio debosciato"

Sono molto numerosi gli articoli sulla stampa internazionale che annunciano l'uscita, domani, della nuova edizione di "Tendenza Veronica" il libro di Maria Latella che racconta anche l'ultimo capitolo del matrimonio tra Veronica Lario e Silvio Berlusconi. E tutti sottolineano in particolare il suggerimento al Cavaliere di farsi curare in una clinica per dipendenze sessuali....

THE TIMES / 24 agosto 2009

The Veronica Trend: Silvio Berlusconi's wife reveals divorce reasons

The estranged wife of Silvio Berlusconi has revealed for the first time her reasons for seeking a divorce from the Italian Prime Minister, accusing him of lying to her during their relationship.

COURIER MAIL / 24 agosto 2009

Berlusconi told to get sex therapy

A biography of the Italian prime minister's wife, 53-year-old Veronica Lario, notes how the billionaire has come under pressure over a long-running sex scandal

IRISH INDEPENDENT / 24 agosto 2009

Silvio Berlusconi's wife Veronica says she wants a divorce because she's tired of his lies

Silvio Berlusconi's wife demanded a divorce because she was tired of the Italian prime minister repeatedly lying about his relationships with other women, she has disclosed

UPI / 24 agosto 2009

Sex addiction clinic for Berlusconi?

The author of a book about Silvio Berlusconi's wife says aides to the Italian prime minister want him to get treated for sex addiction.

AL ARABIYA / 23 agosto 2009

Le azioni di berlusconi non infastidiscono più gli italiani che si sono abituati algi scandali

(in arabo)

DER SPIEGEL / 23 agosto 2009

"Er soll sich in einer Klinik für Sexsüchtige auskurieren"

Wilde Partys? Minderjährige Blondinen? Willige Escort-Damen? Selbst die übelsten Gerüchte konnten die Karriere von Italiens Premier Berlusconi nicht beenden. Die Ehe mit Veronica Lario allerdings blieb auf der Strecke. Ihrer Biografin erzählte die frühere First Lady nun, "wie es wirklich war".

http://www.repubblica.it/2009/08/ARCHIVE/homepage/images/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-21/trend-veronica_HM/este_23104920_22470.jpg

THE TIMES / 23 agosto 2009

Berlusconi urged to attend clinic for sex addiction

Members of Silvio Berlusconi’s entourage are urging the prime minister to seek treatment in a clinic for sex addiction. The 72-year-old billionaire’s private life has been the focus of a long-running scandal since he attended the 18th birthday party of Noemi Letizia in April.

DAILY TELEGRAPH / 23 agosto 2009

Silvio Berlusconi's wife Veronica says she wants a divorce because she's tired of his lies

Silvio Berlusconi's wife demanded a divorce because she was tired of the Italian prime minister repeatedly lying about his relationships with other women, she has disclosed.

THE OBSERVER / 23 agosto 2009

Italian PM's wife speaks out over divorce from 'ridiculous' Berlusconi

New book discloses that Lario took action to find some respect after sex scandal

SIDNEY MORNING HERALD / 20 agosto 2009

Escort D'Addario pledges to tell all about Berlusconi

Patrizia D'Addario, the escort at the center of a sex scandal involving Italian Prime Minister Silvio Berlusconi, says she'll tell all about it in a book and then wants to leave Italy to pursue a show-business career...

VSD / 19 agosto 2009

Berlusconi jusqu'où ira-t-il?

Femmes, argent, mafia: les dernières révélations qui le menacent

ABC.ES / 19 agosto 2009

"No envidio la forma física de Aznar"

En esta época del año - en la que unos relajados y otros deseando que la tierra se les trague, tienden sus cuerpos al sol y a las miradas ajenas -, ni siquiera los políticos se libran de la tendencia generalizada a rendir culto al cuerpo...

COMMENT IS FREE - GUARDIAN / 16 agosto 2009

Does Berlusconi sense the end is near?

When Berlusconi attacked media outlet TG3 for simply reporting the news, he managed to unite the opposition – why did he do it?

LA REPUBBLICA / 15 agosto 2009

"Disastrose promesse" del premier

l'aquilano senza casa gliele ricorda

Antonio Bernardini, l'abitante dell'Aquila rimasto senza casa dopo il terremoto, ha conquistato una bella fetta della stampa internazionale con la sua richiesta di andare ad abitare in una delle residenze berlusconiane....

BILD / 14 agosto 2009

Betroffener will bei Berlusconi einziehen

Verhängnisvolles Versprechen! Nach dem schweren Erdbeben in Aquila (Italien) will jetzt ein Mann, der sein Haus verlor, bei Silvio Berlusconi (72) einziehen. Kurz nach dem Unglück (300 Tote, 100 000 Obdachlose) am 6. April hatte der Ministerpräsident nämlich großspurig verkündet, drei seiner Häuser als Unterkunft zur Verfügung zu stellen

DAILY STAR LEBANON / 14 agosto 2009

Sex, Berlusconi, and what they say about Italy’s politics

Italian Prime Minister Silvio Berlusconi’s political and sexual exploits make headlines around the world, and not just in the tabloid press...

REUTERS / 13 agosto 2009

Q+A - Berlusconi's sex scandals

Italian prime minister and media tycoon Silvio Berlusconi has been the focus of mounting attention over his private life since early May when his wife announced she was seeking a divorce over his womanising.

(dal sito di Reuters India)

CHRISTIAN TODAY / 13 agosto 2009

Catholic Church ‘mortified’ by ‘arrogant’ Berlusconi

The Roman Catholic Church says feels "unease" and is "mortified" by recent revelations about the private life of Italian Prime Minister Silvio Berlusconi...

MACLEAN'S / 13 agosto 2009

The most interesting man in the world

The most interesting man in the worldSome years ago, one of Italy’s best-known journalists was summoned to a meeting with Silvio Berlusconi at the billionaire media magnate’s villa on the Riviera.

TELEGRAPH / 12 agosto 2009

Armed police guarding Silvio Berlusconi's home snatch cameras

Armed police guarding the Sardinian holiday villa of Silvio Berlusconi arrested three paparazzi photographers at gunpoint after catching them taking pictures of the sprawling holiday complex.

BBC / 12 agosto 2009

Church 'mortified' by Berlusconi

The Roman Catholic Church has expressed "unease" and "mortification" over revelations surrounding the private life of Italian PM Silvio Berlusconi

SLATE.FR / 12 agosto 2009

L'Italie à la dérive par Jean-Marie Colombani

Dans une démocratie normalement constituée, Silvio Berlusconi aurait été contraint à la démission

LA REPUBBLICA / 12 agosto 2009

"Berlusconi, potere senza limiti"

Guatemala, Nuova Zelanda, Zimbabwe: lo scandalo è sulla stampa di tutto il mondo

THE TIMES / 11 agosto 2009

Patrizia D’Addario: I was not the only escort at Berlusconi’s party

It must be lonely being the most famous escort girl in Europe? Patrizia D’Addario nods. "Until now I am the only one who has spoken the truth," says the woman at the centre of the sex scandal surrounding Silvio Berlusconi — right at the centre; as she claims to have slept with the Italian Prime Minister on the night of the US election...

DAILY MAIL / 11 agosto 2009

Berlusconi in a bathrobe

Silvio dresses down as he holidays on yacht in Italy... surrounded by armed guards

FINANCIAL TIMES / 11 agosto 2009

National leaders reflect national character

Silvio Berlusconi is on holiday. The second longest-serving Italian prime minister since the war, and the third richest man in Italy, is taking a well-deserved rest away from the divorce and sex scandals that have dogged him most of the year....

THE NEW YORK TIMES / 10 agosto 2009

Berlusconi Reprimands State TV For Attacking Government

Italian Prime Minister Silvio Berlusconi on Monday said it was "unacceptable" for state TV to criticize the government and rebuked a left-leaning newspaper which regularly publishes lurid stories about his sex life.

TRIBUNE DE GENEVE / 08 agosto 2009

L'énigme Berlusconi sulfureux mais populaire

Malgré les scandales entourant sa vie sexuelle, la popularité du Cavaliere ne se dément pas en Italie. Hier encore, il a répondu aux accusations de sa propre fille Barbara, qui réclame des excuses publiques. L’analyse des Italiens de Genève: il conserve son image de "gagnant" face à une classe politique discréditée.

LIBERATION / 8 agosto 2009

Silvio Berlusconi : après la gaudriole, la cure de vertu

Vacances familiales, visites à L’Aquila : le Cavaliere veut faire oublier ses frasques

LA NACION / 8 agosto 2009

Berlusconi dijo que no tiene nada de que avergonzarse

Criticó a la RAI porque usa fondos públicos para hablar de su vida privada y atacar al gobierno

THE TIMES / 8 agosto 2009

I don’t owe my family any apology, says defiant Silvio Berlusconi

The Italian Prime Minister, Silvio Berlusconi, insisted yesterday that he had nothing to apologise for despite facing criticism from his daughter this week over his relationships with teenage girls and prostitutes.

24 HEURES / 8 agosto 2009

L’énigme Berlusconi, sulfureux mais populaire

Comment expliquer la grande popularité du Cavaliere, malgré les scandales de plus en plus compromettants qui entachent sa réputation? Analyse.

THE INDEPENDENT / 8 agosto 2009

Berlusconi: I have nothing to hide

Italian Premier Silvio Berlusconi made one of his strongest denials yet in a scandal over alleged relationships with young women, insisting on yesterday he has nothing to hide and nothing to apologize for.

COMMENT IS FREE / THE GUARDIAN / 7 agosto 2009

Berlusconi's sex life is not the real issue

It may dominate world news, but the real story in Italy concerns criminal gangs, business deals and the north-south divide

DAILY TELEGRAPH / 6 agosto 2009

Former ally says Silvio Berlusconi has 'whoring attitude' to women

A former senator from Silvio Berlusconi's party has publicly branded the Italian prime minister "a real pig" with a "whoring attitude of contempt towards women"

THE AGE / 6 agosto 2009

Berlusconi’s daughter blasts papa

The daughter of Italian Prime Minister Silvio Berlusconi has lectured her father, saying politicians could not draw a line between their public and private lives and that she would never cavort with ‘‘old men’’.

NOUVEL OBSERVATEUR / 5 agosto 2009

Silvio Berlusconi rappelé à l'ordre par sa fille

"J'ai été choquée", affirme Barbara Berlusconi à propos des relations supposées de son père avec des jeunes femmes et des prostituées. Elle est la première des enfants du Cavaliere à le critiquer publiquement.

THE GUARDIAN / 5 agosto 2009

Berlusconi daughter 'amazed' at father's links with teenager

Barbara Berlusconi is first family member to speak out on scandals damaging Italian prime minister

THE TIMES / 5 agosto 2009

Berlusconi and Clarkson: the old guard of sexism

Five men of whom feminists despair as sexism seems entrenched in modern society

THE TIMES / 5 agosto 2009

Barbara Berlusconi tells Vanity Fair she is 'astounded' by scandals over her father

The daughter of Silvio Berlusconi has described her astonishment at the 72-year-old Italian Prime Minister’s mysterious relationship with a teenage lingerie model.

THE INDEPENDENT / 5 agosto 2009

Berlusconi's daughter lashes out over morals

The daughter of Italian Prime Minister Silvio Berlusconi has said she was amazed by the attention her father lavished on a teenage model, in a rare criticism of the scandal-hit leader by one of his children

THE MIRROR / 5 agosto 2009

Prime minister Silvio Berlusconi rapped by daughter

Scandal-hit Italian Prime Minister Silvio Berlusconi has been rapped by his 25-year-old daughter.

THE FINANCIAL TIMES / 5 agosto 2009

This is how Italy functions, says call girl

Elevated from call girl to parliamentary candidate but then ostracised by those who feared she would reveal her secrets, Patrizia D'Addario's story as the escort who went public about her night with Silvio Berlusconi has aspects of a soap opera.

LA REPUBBLICA / 5 agosto 2009

"Berlusconi come Jack Nicholson. Siamo alla libidine geriatrica"

giornali inglesi notano che la sua popolarità resta alta, ma lo attaccano. Dall'Australia alla Spagna, il nostro premier resta sempre in prima pagina

THE TIMES / 4 agosto 2009

Silvio Berlusconi to be treated for stress as scandal takes its toll

Silvio Berlusconi has begun his three-week summer holiday with medical treatment to relieve stress, the months of scandal involving call girls and sex tapes apparently having taken their toll on the embattled Italian Prime Minister.

LA REPUBBLICA / 4 agosto 2009

Berlusconi, "vacanze salutiste per poi rigettarsi nella mischia"

L'ironia dell'Independent, che per i leader del mondo conia il neologismo "staycation": la vacanza a casa. Sul Financial Times Frattini risponde alle critiche: "Leader democraticamente eletto, accuse ridicole"

DAILY TELEGRAPH / 3 agosto 2009

Silvio Berlusconi escort to publish autobiography

Patrizia D’Addario, the £1,700-a-night call girl who recorded an alleged conversation with Silvio Berlusconi about their time together, has revealed plans to publish an autobiography in English

THE TIMES / 3 agosto 2009

Patrizia D’Addario to reveal details of night with Berlusconi in autobiography

The call girl who recorded an alleged conversation with Silvio Berlusconi about their night together has revealed that she wants her story to be published in English in a book likely to heap further embarrassment on the Italian Prime Minister....

NEWSWEEK / 3 agosto 2009

Sex Scandals Could Finally Fell Italy's Berlusconi

In Europe, the sex lives of politicians rarely create scandals the way they do in the U.S. But the continent's lenience may have finally hit its limit in Silvio Berlusconi's latest antics.

MAIL ONLINE / 3 agosto 2009

Berlusconi ‘checks into private clinic to combat stress’

Italian Prime Minister Silvio Berlusconi has begun his summer holidays with medical treatment to relieve stress, Italian media say

LA REPUBBLICA / 3 agosto 2009

"Ma cos'altro deve accadere?"

La stampa inglese e il caso Berlusconi

L'Observer ragiona sulla situazione italiana considerata ormai una anomalia. E in molti sottolineano le nuove difficoltà, dalla grana del Sud alla D'Addario

THE OBSERVER / 2 agosto 2009

Boastful Silvio Berlusconi buys off his party rebels

Sex scandals still dog Italy's prime minister, but cash handouts have quelled revolt in his ranks

THE TIMES / 21 Luglio 2009

My night with Berlusconi: escort girl releases her tape

Audio tapes and transcripts of Silvio Berlusconi’s alleged encounter with an escort girl were posted on the internet yesterday, rekindling the scandal over the Prime Minister’s private life

24 HEURES / 21 Luglio 2009

Un nouvel enregistrement accable Silvio Berlusconi

La trêve observée par les médias italiens pendant le Sommet du G8 a été rompue. Un journal a révélé les propos sulfureux entre Silvio Berlusconi et la call-girl Patrizia D’Addario

THE GUARDIAN / 21 Luglio 2009

'We didn't sleep a wink': escort releases

recording of her night with Berlusconi

Spotlight back on private life after L'Aquila summit, tapes claim Italian PM sought menage-a-trois

EL MUNDO / 20 Luglio 2009

"Espérame en la cama de Putin"

Un semanario italiano publica conversaciones que la prostituta D'Addario registró en sus dos presuntas citas con Berlusconi y que confirmarían que 'Il Cavaliere' mintió al negar la historia

(Copyright 2009 La Verdad)

THE TORONTO STAR / 21 Luglio 2009

Escort's tapes latest twist in Italian scandal

Escort's tapes latest twist in scandal; Berlusconi's lawyer dismisses recordings

as 'the fruit of invention'

OPENDEMOCRACY / 3 luglio 2009

Lo scandalo Berlusconi, una tragedia per l'Italia

"A causa dell'erosione della vita politica del Paese di cui Berlusconi si è reso

responsabile, nemmeno la sua dipartita potrebbe offrire all'Italia una chiara via verso il rinnovamento"

di Geoff Andrews

ENGLISH VERSION

THE TIMES / 30 giugno 2009

Silvio Berlusconi refuses to be diverted by scandal as he plays statesman

Silvio Berlusconi did yesterday what beleaguered leaders have done down the ages...

FINANCIAL TIMES / 30 giugno 2009

Berlusconi dubs himself ‘most popular’ leader

Appearing on a billionaire’s luxury ship in the Bay of Naples on Monday, nine days before he hosts a Group of Eight summit, Silvio Berlusconi, Italy’s prime minister, rejected reports that his government risked falling apart over his personal life...

THE TIMES / 30 giugno 2009

Silvio Berlusconi croons on the cruise ship but a storm is brewing

It was a tour de force, with Silvio Berlusconi determined to put the scandals of the past two months behind him and pose convincingly as a world statesman, with a torrent of statistics to back him up....

LA REPUBBLICA / 30 giugno 2009

"Berlusconi non risponde alle domande"

Anche oggi la stampa straniera dedica attenzione agli scandali e alle inchieste giudiziarie in corso

THE AGE / 29 giugno 2009

The trouble with Silvio

The sex and corruption scandals dogging the Italian Prime Minister have irreparably damaged his reputation across the world. But in his home country, Il Cavaliere has few challengers. Paola Totaro reports.

THE INDEPENDENT / 29 giugno 2009

Berlusconi turns to G8 and Gaddafi for comfort

Italian leader shrugs off claims he hired call girls as he prepares to host summit

THE GUARDIAN / 29 giugno 2009

Don't embarrass Italy before G8 summit, president urges media

Italy's head of state today begged his country's politicians and journalists to safeguard its international reputation by suspending discussion of controversial issues in the run-up to next week's summit of the G8 rich nations, which Silvio Berlusconi will chair against a background of sensational allegations about his sex life.

THE TIMES / 29 giugno 2009

Silvio Berlusconi could face questions in sex and drugs inquiry

Even as Silvio Berlusconi prepared yesterday to relaunch himself as a world statesman before the G8 summit, Italian prosecutors were suggesting that the Prime Minister could be questioned in a drugs and prostitution inquiry....

THE GUARDIAN / 28 giugno 2009

How to be ... Berlusconi's party planner

We all love a party with a happy atmosphere, one which starts with a documentary about the achievements of an Italian leader and ends upstairs in a bedroom, atmosphere everywhere.

THE INDEPENDENT / 27 giugno 2009

The last days of the court of King Silvio

Berlusconi always seemed immune to scandal, but lurid reports of the sexual carousel of parties, models and money are taking their toll. Now the Catholic Church has turned on him. Peter Popham reports

THE TIMES / 27 giugno 2009

La Repubblica’s ten questions for Silvio Berlusconi on women friends

For weeks La Repubblica has repeatedly printed ten questions it has asked Silvio Berlusconi to answer about his relationship with Noemi Letizia. Yesterday it updated those questions...

THE TIMES / 27 giugno 2009

A strategy (of sorts) for Silvio Berlusconi: keep calm and carry on

Two months after Silvio Berlusconi set off the worst crisis in his political career by attending the 18th birthday party of an aspiring model in a Naples suburb, his team has finally come up with a defence strategy....

THE TIMES / 27 giugno 2009

Social scene in Bari ‘holds key’ to questions Silvio Berlusconi still won’t answer

Take an evening stroll along the promenade that separates the town centre from the sea and one’s first impression is that Bari is full of teenagers...

 

 

 

 

 

Stamattina sul quotidiano dei vescovi la difesa dalle "Dieci falsità del Giornale"

"La nota informativa? Una lettera anonima diffamatoria"

Dino Boffo si è dimesso

da direttore dell'Avvenire

Dino Boffo si è dimesso da direttore dell'Avvenire

ROMA - Dino Boffo si è dimesso da direttore dell'Avvenire con una lettera inviata al cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. La notizia è arrivata qualche ora dopo l'autodifesa che Boffo ha pubblicato questa mattina sul quotidiano dei vescovi italiani sotto il titolo "Dieci falsità: le deformazioni del Giornale e la realtà dei fatti". Un testo che ha lo scopo di chiarire definitivamente la vicenda giudiziaria del 2002 tirata fuori dal quotidiano diretto da Vittorio Feltri.

Lettera anonima. Il Giornale afferma di essere in possesso di una "nota informativa" di matrice giudiziaria in cui si definisce Boffo "un noto omosessuale" protagonista di "relazione con un uomo sposato". Ma, spiega l'Avvenire "si tratta solo di una lettera anonima diffamatoria". E dalla stessa lettera anonima viene anche la notizia che Boffo sarebbe stato "attenzionato dalla Polizia di Stato per le sue frequentazioni". Nulla di tutto ciò, afferma il direttore dell'Avvenire, è contenuto in un documento giudiziario. La schedatura è stata anche smentita, dopo una verifica, dal ministro dell'Interno.

Le telefonate. La "querela" sporta da una signora di Terni è un altro falso. Spiega Boffo che la denuncia fu sporta contro ignoti, e che fu rimessa dopo che venne ipotizzato il coinvolgimento del cellulare in uso al suo ufficio. Anche perché lui conosceva la donna vittima delle molestie, e lo ha ammesso (mentre Il Giornale scrive che Boffo avrebbe dichiarato di "non aver mai conosciuto la donna"). Per quanto riguarda le intercettazioni, il gip di Terni ha confermato: agli atti ci sono semplicemente i tabulati dai quali emergono telefonate partite da uno dei telefoni cellulari dell'ufficio di Boffo.

L'omosessualità. Secondo l'Avvenire il dettaglio sarebbe stato "pruriginosamente tirato in ballo dall'estensore della famigerata "informativa anonima" e dal Giornale che ha coagulato l'attacco diffamatorio proprio su questo punto". E per quanto riguarda pedinamenti e molestie, agli atti c'è solo un riferimento a "rapporti sessuali": ma, come ha specificato il gip di Terni "tra la donna e suo marito".

Il patteggiamento. E se Il Giornale afferma che Boffo in qualche modo ammise di essere colpevole e diede incarico al suo legale di "patteggiare" la pena, il diretto interessato precisa che "non ha patteggiato alcunchè e ha sempre rigettato l'accusa di essere stato autore di telefonate moleste". Boffo inoltre non avrebbe mai, come invece sostiene il quotidiano diretto da Feltri, reso pubbliche ricostruzioni della vicenda. Il testo pubblicato dall'Avvenire conclude ribadendo, all'ultimo dei dieci punti, la falsità della cosiddetta "nota informativa": "La campagna diffamatoria incredibilmente ingaggiata dal Giornale si basa sin dall'inizio sulle gravissime affermazioni e deformazioni contenute in quel testo anonimo".

(3 settembre 2009) Tutti gli articoli di politica

 

 

 

Stamattina sul quotidiano dei vescovi la difesa dalle "Dieci falsità del Giornale"

"La nota informativa? Una lettera anonima diffamatoria"

Dino Boffo si è dimesso

da direttore dell'Avvenire

Dino Boffo si è dimesso da direttore dell'Avvenire

ROMA - Dino Boffo si è dimesso da direttore dell'Avvenire con una lettera inviata al cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. La notizia è arrivata qualche ora dopo l'autodifesa che Boffo ha pubblicato questa mattina sul quotidiano dei vescovi italiani sotto il titolo "Dieci falsità: le deformazioni del Giornale e la realtà dei fatti". Un testo che ha lo scopo di chiarire definitivamente la vicenda giudiziaria del 2002 tirata fuori dal quotidiano diretto da Vittorio Feltri.

Lettera anonima. Il Giornale afferma di essere in possesso di una "nota informativa" di matrice giudiziaria in cui si definisce Boffo "un noto omosessuale" protagonista di "relazione con un uomo sposato". Ma, spiega l'Avvenire "si tratta solo di una lettera anonima diffamatoria". E dalla stessa lettera anonima viene anche la notizia che Boffo sarebbe stato "attenzionato dalla Polizia di Stato per le sue frequentazioni". Nulla di tutto ciò, afferma il direttore dell'Avvenire, è contenuto in un documento giudiziario. La schedatura è stata anche smentita, dopo una verifica, dal ministro dell'Interno.

Le telefonate. La "querela" sporta da una signora di Terni è un altro falso. Spiega Boffo che la denuncia fu sporta contro ignoti, e che fu rimessa dopo che venne ipotizzato il coinvolgimento del cellulare in uso al suo ufficio. Anche perché lui conosceva la donna vittima delle molestie, e lo ha ammesso (mentre Il Giornale scrive che Boffo avrebbe dichiarato di "non aver mai conosciuto la donna"). Per quanto riguarda le intercettazioni, il gip di Terni ha confermato: agli atti ci sono semplicemente i tabulati dai quali emergono telefonate partite da uno dei telefoni cellulari dell'ufficio di Boffo.

L'omosessualità. Secondo l'Avvenire il dettaglio sarebbe stato "pruriginosamente tirato in ballo dall'estensore della famigerata "informativa anonima" e dal Giornale che ha coagulato l'attacco diffamatorio proprio su questo punto". E per quanto riguarda pedinamenti e molestie, agli atti c'è solo un riferimento a "rapporti sessuali": ma, come ha specificato il gip di Terni "tra la donna e suo marito".

Il patteggiamento. E se Il Giornale afferma che Boffo in qualche modo ammise di essere colpevole e diede incarico al suo legale di "patteggiare" la pena, il diretto interessato precisa che "non ha patteggiato alcunchè e ha sempre rigettato l'accusa di essere stato autore di telefonate moleste". Boffo inoltre non avrebbe mai, come invece sostiene il quotidiano diretto da Feltri, reso pubbliche ricostruzioni della vicenda. Il testo pubblicato dall'Avvenire conclude ribadendo, all'ultimo dei dieci punti, la falsità della cosiddetta "nota informativa": "La campagna diffamatoria incredibilmente ingaggiata dal Giornale si basa sin dall'inizio sulle gravissime affermazioni e deformazioni contenute in quel testo anonimo".

(3 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

 

 

2009-09-02

Continua la polemica dopo l'attacco del "Giornale" al direttore dell'Avvenire

Il quotidiano dei vescovi: "Non ci fu patteggiamento, non scelse neanche un avvocato"

Feltri: "Su Boffo velina dalla gendarmeria"

Vaticano furioso: "Fomenta il caos"

Feltri: "Su Boffo velina dalla gendarmeria" Vaticano furioso: "Fomenta il caos"

ROMA - Lo scontro tra le alte gerarchie ecclesiastiche e il Giornale arriva ai massimi vertici. L'ultima scintilla viene accesa da una dichiarazione del direttore Vittorio Feltri, questa mattina a Radio anch'io, che riferendosi al documento inviato da un anonimo nei mesi scorsi allla Cei contenente le accuse a sfondo sessuale al direttore di Avvenire Dino Boffo, ha dichiarato: "E' vero che è girata anche un velina, e non dai servizi segreti, ma della Gendarmeria del Vaticano". La risposta della sala stampa vaticana, con il direttore padre Federico Lombardi, è netta: "'Viene il sospetto che vi sia una intenzione di fomentare confusione diffondendo false accuse. Secondo quanto riportato da agenzie di stampa, il dottor Feltri avrebbe dichiarato che la velina diffusa sul caso Boffo proverrebbe dalla Gendarmeria vaticana - ha affermato il direttore della sala stampa vaticana - Smentisco nel modo più categorico questa infondata affermazione''.

E dall'Avvenire arrivano oggi altre smentite sulla vicenda che coinvolge il direttore, con ricostruzioni che contraddicono totalmente quelle architettate dal Giornale: ''Non può esserci stato patteggiamento da parte di Dino Boffo perché non c'è stato alcun processo a suo carico''. L'articolo è firmato da Danilo Paolini, mentre non interviene il diretto interessato che, dopo avere ricevuto la solidarietà di tutto il mondo cattolico e potendo contare sulla telefonata del Pontefice al cardinal Bagnasco, sceglie oggi il silenzio e rimane in sella al quotidiano dei vescovi.

''Carta canta'', afferma Avvenire, che pubblica due pagine di lettere di solidarietà al suo direttore. "Nelle carte del tribunale di Terni, come spiegato ieri dal Gip Panariello, ''non c'è riferimento a relazioni di tipo sessuale, se non (incidentalmente) a quelle della querelante con il suo compagno. Non ci sono intercettazioni telefoniche. Non c'è una sentenza di condanna, ma soltanto un decreto penale che dispone il pagamento di un'ammenda. Per farla breve, si è trattato di una diatriba giudiziaria minima, come ce ne sono a milioni nei tribunali di tutta Italia".

Per Avvenire, ''Boffo ha soltanto rinunciato a presentare opposizione al provvedimento entro il termine di 15 giorni stabilito dalla legge. Un modo per chiudere rapidamente una vicenda certamente spiacevole, ma in nessun modo un'ammissione di colpevolezza''. Il Gip, infatti, ''ha confermato che il diretto interessato ha sempre contestato qualsiasi addebito nei suoi confronti, dichiarando da subito che le telefonate giudicate moleste dalla querelante non erano state fatte da lui, ma da un'altra persona''.

Il Gip però ha affermato ieri che Boffo ''conosceva'' la donna molestata, come ''confermato'' da testimoni, e che la sua tesi di non essere l'autore delle telefonate ''non è stata approfondita non essendo stata evidentemente ritenuta attendibile da chi indagava''. Quest'ultimo aspetto diviene il cuore degli articoli del "Giornale".

Il quotidiano continua nel suo attacco e il direttore, Vittorio Feltri dice:"Non ho niente per cui scusarmi". E, quindi, il titolo di apertura oggi recita "Il direttore di Avvenire ha mentito". La tesi del quotidiano di proprietà dei Berlusconi è che il giornalista cattolico si sia invaghito del fidanzato di una ventenne (e non più, come scritto nei primi articoli, del marito) e che per questo l'abbia ripetutamente molestata con telefonate. Boffo, in proposito, aveva spiegato di non essere lui l'autore di quelle chiamate, ma un suo collaboratore tossicodipendente, nel frattempo deceduto.

Secondo Avvenire, l'innocenza di Boffo è invece dimostrata anche dal fatto che ''non nominò nemmeno un difensore di fiducia'', ma si lasciò rappresentare da "un avvocato del foro di Terni, nominato d'ufficio dal gip Augusto Fornaci''. Questo fatto testimonierebbe che il direttore ''non aveva percepito la peculiarità del provvedimento accomunandolo alla serie di cause di routine che ogni giornale si trova ad affrontare''.

Avvenire torna anche sul "pezzo forte della campagna messa in atto contro Boffo": quella velina anonima che il "Giornale" definì un'informativa sulle sue presunte frequentazioni ed abitudini sessuali. "Come aveva già precisato lunedì il gip di Terni (e prima di lui, per quanto riguarda gli archivi di sua competenza, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni), non ve ne è traccia'', come ribadito anche ieri dal giudice Panariello: "Il caso, quindi, è stato montato su una velina fabbricata ad arte di cui (per il momento) non si conosce l'autore''.

Tutte le attenzioni sono dunque rivolte alla mano anonima che ha compilato quella nota ed alla talpa che ha fatto arrivare sul tavolo di Feltri il decreto di condanna. "Basta con la caccia ai dossier. Il Governo deve dare precise direttive", afferma infine il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), Francesco Rutelli, in un'intervista al "Mattino". "Verrà accresciuta la vigilanza - ha detto Rutelli - affinché non vi siano deviazioni tra i funzionari dei servizi in un momento in cui si è aperta una pericolosa caccia ai dossier".

(2 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

 

 

Il presidente della Camera alla Festa del Tricolore: "Rischiamo di perdere credibilità"

D'Alema dal palco del Pd a Genova: "Colpisce ferocia squadristica contro Boffo"

Avvenire, Fini: "Basta con il killeraggio

Fermiamoci, brutta china e pericolosa"

Avvenire, Fini: "Basta con il killeraggio Fermiamoci, brutta china e pericolosa"

Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi

ROMA - Tutto ciò che sta avvenendo sulla questione dell'informazione non piace al presidente della Camera Gianfranco Fini. Parla di killeraggio delle persone e avverte: "Fermiamoci: siamo su una brutta china". Dalla Festa del Tricolore, l'ex festa di Alleanza nazionale organizzata quest'anno a Mirabello, vicino Ferrara, Fini ammonisce: "Fermiamoci, perché se si continua così si va verso una brutta china, una china pericolosa. Da qualche tempo a questa parte non si polemizza più fra portatori di idee, ma si cerca di demolire la persona che sostiene quell'idea. Campagne di denigrazione, querele.... E' una ordalia, gli Orazi e i Curiazi. Poi - ha aggiunto - la pubblica opinione segue all'inizio, ma non si può appassionare ad un gioco come questo, che lascia indietro temi più appassionanti. Con buona pace anche della credibilità italiana in ambito europeo''.

"Pdl non è una casermetta". Pensando poi al futuro del partito, il presidente della Camera ha aggiunto: "Il Popolo delle libertà ha senso solo se è un grande partito plurale del 40%. Se qualcuno ha in mente una casermetta in cui qualcuno comanda, sarà la sua opinione ma non è la mia e probabilmente neanche quella degli elettori".

D'Alema: "Il premier deve spiegazioni". Censura l'attacco al direttore dell'Avvenire anche Massimo D'Alema. Dal palco della festa del Pd a Genova osserva che "della vicenda Boffo colpisce la ferocia squadristica. Si è pensato di colpirne uno per educarne cento". E poi aggiunge: "Le frequentazioni di Silvio Berlusconi non sono materia di gossip, ma un fatto pubblico. Il premier deve spiegazioni sulle prostitute anche se il suo ruolo è solo quello dell'utilizzatore finale", dice D'Alema usando un'espressione che per primo usò l'avvocato del premier, l'onorevole Niccolò Ghedini.

"In gioco la credibilità del Paese". Poi la stoccata finale: "Il fatto che il capo del governo di un paese democratico sia connesso, sia pure come utilizzatore finale, a giri di prostituzione organizzata, ha a che fare con la credibilità del nostro paese nel mondo e con la credibilità delle istituzioni del paese, è un fatto pubblico. Su cui il presidente del consiglio è tenuto a dare spiegazioni".

(2 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua la polemica dopo l'attacco del "Giornale" al direttore dell'Avvenire

Il quotidiano dei vescovi: "Non ci fu patteggiamento, non scelse neanche un avvocato"

Feltri: "Su Boffo velina dalla gendarmeria"

Vaticano furioso: "Fomenta il caos"

Feltri: "Su Boffo velina dalla gendarmeria" Vaticano furioso: "Fomenta il caos"

ROMA - Lo scontro tra le alte gerarchie ecclesiastiche e il Giornale arriva ai massimi vertici. L'ultima scintilla viene accesa da una dichiarazione del direttore Vittorio Feltri, questa mattina a Radio anch'io, che riferendosi al documento inviato da un anonimo nei mesi scorsi allla Cei contenente le accuse a sfondo sessuale al direttore di Avvenire Dino Boffo, ha dichiarato: "E' vero che è girata anche un velina, e non dai servizi segreti, ma della Gendarmeria del Vaticano". La risposta della sala stampa vaticana, con il direttore padre Federico Lombardi, è netta: "'Viene il sospetto che vi sia una intenzione di fomentare confusione diffondendo false accuse. Secondo quanto riportato da agenzie di stampa, il dottor Feltri avrebbe dichiarato che la velina diffusa sul caso Boffo proverrebbe dalla Gendarmeria vaticana - ha affermato il direttore della sala stampa vaticana - Smentisco nel modo più categorico questa infondata affermazione''.

E dall'Avvenire arrivano oggi altre smentite sulla vicenda che coinvolge il direttore, con ricostruzioni che contraddicono totalmente quelle architettate dal Giornale: ''Non può esserci stato patteggiamento da parte di Dino Boffo perché non c'è stato alcun processo a suo carico''. L'articolo è firmato da Danilo Paolini, mentre non interviene il diretto interessato che, dopo avere ricevuto la solidarietà di tutto il mondo cattolico e potendo contare sulla telefonata del Pontefice al cardinal Bagnasco, sceglie oggi il silenzio e rimane in sella al quotidiano dei vescovi.

''Carta canta'', afferma Avvenire, che pubblica due pagine di lettere di solidarietà al suo direttore. "Nelle carte del tribunale di Terni, come spiegato ieri dal Gip Panariello, ''non c'è riferimento a relazioni di tipo sessuale, se non (incidentalmente) a quelle della querelante con il suo compagno. Non ci sono intercettazioni telefoniche. Non c'è una sentenza di condanna, ma soltanto un decreto penale che dispone il pagamento di un'ammenda. Per farla breve, si è trattato di una diatriba giudiziaria minima, come ce ne sono a milioni nei tribunali di tutta Italia".

Per Avvenire, ''Boffo ha soltanto rinunciato a presentare opposizione al provvedimento entro il termine di 15 giorni stabilito dalla legge. Un modo per chiudere rapidamente una vicenda certamente spiacevole, ma in nessun modo un'ammissione di colpevolezza''. Il Gip, infatti, ''ha confermato che il diretto interessato ha sempre contestato qualsiasi addebito nei suoi confronti, dichiarando da subito che le telefonate giudicate moleste dalla querelante non erano state fatte da lui, ma da un'altra persona''.

Il Gip però ha affermato ieri che Boffo ''conosceva'' la donna molestata, come ''confermato'' da testimoni, e che la sua tesi di non essere l'autore delle telefonate ''non è stata approfondita non essendo stata evidentemente ritenuta attendibile da chi indagava''. Quest'ultimo aspetto diviene il cuore degli articoli del "Giornale".

Il quotidiano continua nel suo attacco e il direttore, Vittorio Feltri dice:"Non ho niente per cui scusarmi". E, quindi, il titolo di apertura oggi recita "Il direttore di Avvenire ha mentito". La tesi del quotidiano di proprietà dei Berlusconi è che il giornalista cattolico si sia invaghito del fidanzato di una ventenne (e non più, come scritto nei primi articoli, del marito) e che per questo l'abbia ripetutamente molestata con telefonate. Boffo, in proposito, aveva spiegato di non essere lui l'autore di quelle chiamate, ma un suo collaboratore tossicodipendente, nel frattempo deceduto.

Secondo Avvenire, l'innocenza di Boffo è invece dimostrata anche dal fatto che ''non nominò nemmeno un difensore di fiducia'', ma si lasciò rappresentare da "un avvocato del foro di Terni, nominato d'ufficio dal gip Augusto Fornaci''. Questo fatto testimonierebbe che il direttore ''non aveva percepito la peculiarità del provvedimento accomunandolo alla serie di cause di routine che ogni giornale si trova ad affrontare''.

Avvenire torna anche sul "pezzo forte della campagna messa in atto contro Boffo": quella velina anonima che il "Giornale" definì un'informativa sulle sue presunte frequentazioni ed abitudini sessuali. "Come aveva già precisato lunedì il gip di Terni (e prima di lui, per quanto riguarda gli archivi di sua competenza, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni), non ve ne è traccia'', come ribadito anche ieri dal giudice Panariello: "Il caso, quindi, è stato montato su una velina fabbricata ad arte di cui (per il momento) non si conosce l'autore''.

Tutte le attenzioni sono dunque rivolte alla mano anonima che ha compilato quella nota ed alla talpa che ha fatto arrivare sul tavolo di Feltri il decreto di condanna. "Basta con la caccia ai dossier. Il Governo deve dare precise direttive", afferma infine il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), Francesco Rutelli, in un'intervista al "Mattino". "Verrà accresciuta la vigilanza - ha detto Rutelli - affinché non vi siano deviazioni tra i funzionari dei servizi in un momento in cui si è aperta una pericolosa caccia ai dossier".

(2 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

Continua la polemica dopo l'attacco del "Giornale" al direttore dell'Avvenire

Il quotidiano dei vescovi: "Non ci fu patteggiamento, non scelse neanche un avvocato"

Feltri: "Su Boffo velina dalla gendarmeria"

Vaticano furioso: "Fomenta il caos"

Feltri: "Su Boffo velina dalla gendarmeria" Vaticano furioso: "Fomenta il caos"

ROMA - Lo scontro tra le alte gerarchie ecclesiastiche e il Giornale arriva ai massimi vertici. L'ultima scintilla viene accesa da una dichiarazione del direttore Vittorio Feltri, questa mattina a Radio anch'io, che riferendosi al documento inviato da un anonimo nei mesi scorsi allla Cei contenente le accuse a sfondo sessuale al direttore di Avvenire Dino Boffo, ha dichiarato: "E' vero che è girata anche un velina, e non dai servizi segreti, ma della Gendarmeria del Vaticano". La risposta della sala stampa vaticana, con il direttore padre Federico Lombardi, è netta: "'Viene il sospetto che vi sia una intenzione di fomentare confusione diffondendo false accuse. Secondo quanto riportato da agenzie di stampa, il dottor Feltri avrebbe dichiarato che la velina diffusa sul caso Boffo proverrebbe dalla Gendarmeria vaticana - ha affermato il direttore della sala stampa vaticana - Smentisco nel modo più categorico questa infondata affermazione''.

E dall'Avvenire arrivano oggi altre smentite sulla vicenda che coinvolge il direttore, con ricostruzioni che contraddicono totalmente quelle architettate dal Giornale: ''Non può esserci stato patteggiamento da parte di Dino Boffo perché non c'è stato alcun processo a suo carico''. L'articolo è firmato da Danilo Paolini, mentre non interviene il diretto interessato che, dopo avere ricevuto la solidarietà di tutto il mondo cattolico e potendo contare sulla telefonata del Pontefice al cardinal Bagnasco, sceglie oggi il silenzio e rimane in sella al quotidiano dei vescovi.

''Carta canta'', afferma Avvenire, che pubblica due pagine di lettere di solidarietà al suo direttore. "Nelle carte del tribunale di Terni, come spiegato ieri dal Gip Panariello, ''non c'è riferimento a relazioni di tipo sessuale, se non (incidentalmente) a quelle della querelante con il suo compagno. Non ci sono intercettazioni telefoniche. Non c'è una sentenza di condanna, ma soltanto un decreto penale che dispone il pagamento di un'ammenda. Per farla breve, si è trattato di una diatriba giudiziaria minima, come ce ne sono a milioni nei tribunali di tutta Italia".

Per Avvenire, ''Boffo ha soltanto rinunciato a presentare opposizione al provvedimento entro il termine di 15 giorni stabilito dalla legge. Un modo per chiudere rapidamente una vicenda certamente spiacevole, ma in nessun modo un'ammissione di colpevolezza''. Il Gip, infatti, ''ha confermato che il diretto interessato ha sempre contestato qualsiasi addebito nei suoi confronti, dichiarando da subito che le telefonate giudicate moleste dalla querelante non erano state fatte da lui, ma da un'altra persona''.

Il Gip però ha affermato ieri che Boffo ''conosceva'' la donna molestata, come ''confermato'' da testimoni, e che la sua tesi di non essere l'autore delle telefonate ''non è stata approfondita non essendo stata evidentemente ritenuta attendibile da chi indagava''. Quest'ultimo aspetto diviene il cuore degli articoli del "Giornale".

Il quotidiano continua nel suo attacco e il direttore, Vittorio Feltri dice:"Non ho niente per cui scusarmi". E, quindi, il titolo di apertura oggi recita "Il direttore di Avvenire ha mentito". La tesi del quotidiano di proprietà dei Berlusconi è che il giornalista cattolico si sia invaghito del fidanzato di una ventenne (e non più, come scritto nei primi articoli, del marito) e che per questo l'abbia ripetutamente molestata con telefonate. Boffo, in proposito, aveva spiegato di non essere lui l'autore di quelle chiamate, ma un suo collaboratore tossicodipendente, nel frattempo deceduto.

Secondo Avvenire, l'innocenza di Boffo è invece dimostrata anche dal fatto che ''non nominò nemmeno un difensore di fiducia'', ma si lasciò rappresentare da "un avvocato del foro di Terni, nominato d'ufficio dal gip Augusto Fornaci''. Questo fatto testimonierebbe che il direttore ''non aveva percepito la peculiarità del provvedimento accomunandolo alla serie di cause di routine che ogni giornale si trova ad affrontare''.

Avvenire torna anche sul "pezzo forte della campagna messa in atto contro Boffo": quella velina anonima che il "Giornale" definì un'informativa sulle sue presunte frequentazioni ed abitudini sessuali. "Come aveva già precisato lunedì il gip di Terni (e prima di lui, per quanto riguarda gli archivi di sua competenza, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni), non ve ne è traccia'', come ribadito anche ieri dal giudice Panariello: "Il caso, quindi, è stato montato su una velina fabbricata ad arte di cui (per il momento) non si conosce l'autore''.

Tutte le attenzioni sono dunque rivolte alla mano anonima che ha compilato quella nota ed alla talpa che ha fatto arrivare sul tavolo di Feltri il decreto di condanna. "Basta con la caccia ai dossier. Il Governo deve dare precise direttive", afferma infine il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), Francesco Rutelli, in un'intervista al "Mattino". "Verrà accresciuta la vigilanza - ha detto Rutelli - affinché non vi siano deviazioni tra i funzionari dei servizi in un momento in cui si è aperta una pericolosa caccia ai dossier".

(2 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

 

 

La Chiesa fa quadrato

di MARCO POLITI

INTERVIENE il Papa, telefonando di persona, per esprimere il suo appoggio totale al presidente della Cei cardinale Bagnasco ed è un intervento con cui il pontefice massimo manda un segnale di "serrate le file" a tutta la Chiesa cattolica italiana. Dopo il messaggio "rasserenante" di Benedetto XVI al direttore dell'Avvenire.

Dopo la denuncia dello stesso Bagnasco nei confronti dell'attacco "disgustoso" di Feltri, dopo la solidarietà espressa dal Segretario di Stato Bertone allo stesso Boffo, l'intervento fuori dall'ordinario del pontefice indica alla gerarchia ecclesiastica una linea univoca di determinazione nei confronti della maldestra campagna d'autunno del Giornale berlusconiano.

Se il Cavaliere aveva sperato di seminare la divisione nel campo della Chiesa cattolica, intimidendo le voci di denuncia e facendo balenare al Vaticano una specie di do ut des ("Voi tacitate le critiche al governo perché io vi appoggio su testamento biologico, pillola abortiva, scuola e questioni etiche"), la mossa di Benedetto XVI è un segnale di sbarramento nei confronti di qualsiasi tentazione del genere possa albergare nell'animo del premier.

E' un caso - per motivi tipografici - ma è una coincidenza significativa il fatto che nello stesso giorno anche il settimanale Famiglia Cristiana, così sensibile alle esigenze del cattolicesimo sociale al punto da rischiare qualche volta la collisione con le gerarchie più attente agli interessi politici, esprima solidarietà sul caso Avvenire, denunciando a sua volta il "grave e disgustoso attacco subito per avere osato criticare le scelte del Governo".

L'intervento diretto di Benedetto XVI, così inusuale, esprime anche una preoccupazione per una situazione di scollamento, che si stava producendo all'interno della Chiesa. Vale la pena di soppesare ad una ad una le parole riportate dal comunicato della Conferenza episcopale. Il Papa non ha soltanto espresso "stima, gratitudine e apprezzamento" per Bagnasco e il lavoro della Cei, ma ha anche "chiesto notizie e valutazioni sulla situazione attuale".

Così facendo ribadisce il ruolo di Bagnasco come suo interlocutore diretto per quanto riguarda l'orientamento, gli interrogativi, le richieste dei vescovi italiani, che in larga misura soffrono da mesi in modo sotterraneo un grande disagio per i comportamenti di Berlusconi. Non è un mistero che una parte dell'episcopato viva malissimo la prospettiva di appoggiare o appoggiarsi al centrodestra in presenza di una "filosofia di fondo cinicamente anticristiana" (sono le parole di un vescovo) come quella del modello di vita e società propugnato dal premier.

C'erano stati nei giorni scorsi episodi, che avevano causato sconcerto all'interno degli ambienti ecclesiali italiani.

L'intervista del Segretario di Stato, Bertone, all'Osservatore Romano era parsa distanziarsi da certe critiche antigovernative di esponenti ecclesiastici dentro e fuori del Vaticano. Le dichiarazioni critiche del direttore dell'Osservatore, Vian, nei confronti di recenti prese di posizioni dell'Avvenire avevano disorientato l'opinione pubblica cattolica.

Ne risultava l'immagine di una Chiesa, cui nel momento cruciale mancasse un preciso baricentro.

Ecco perché Benedetto XVI - dopo che già il portavoce vaticano Lombardi aveva respinto i tentativi di contrapporre Segreteria di Stato e Conferenza episcopale - ha sentito l'urgenza di dire lui una parola definitiva, rafforzando il ruolo del cardinale Bagnasco.

Certamente permangono all'interno della gerarchia ecclesiastica valutazioni profondamente differenti sul modo di rapportarsi nei confronti del governo Berlusconi, pesantemente condizionato dalla xenofobia e dall'egoismo regionale della Lega. Ed è un fatto che per l'episodio di Terni la posizione del direttore dell'Avvenire rischia di indebolirsi sempre più. Ma la Chiesa ha i suoi tempi per dipanare i nodi.

Di sicuro il Cavaliere deve toccare con mano in queste ore che la rozza manovra di provare a spaccare il mondo ecclesiastico presentando parroci cattivi, vescovi fuorviati e un Avvenire avverso al governo da un lato e dall'altro una Santa Sede con la quale vi sarebbe un sereno dialogo quotidiano, non è passata. In forte difficoltà in Italia e all'estero, Berlusconi deve sapere che il suo futuro è appeso al filo del placet vaticano.

(2 settembre 2009) Tutti gli articoli di politica

 

 

Il direttore dell'Avvenire al contrattacco, sul suo giornale la "lettera anonima"

Solidarietà anche da Famiglia Cristiana: "No alla Chiesa del silenzio"

Il Papa a Bagnasco: "Stimo la Cei"

Boffo: "Ecco i veleni di Feltri"

Berlusconi e le 'dieci domande' di Repubblica: "Se continuano perdono di credibilità"

Il giudice di Terni nega l'accesso agli atti, autorizza solo copia del decreto di condanna

Il Papa a Bagnasco: "Stimo la Cei" Boffo: "Ecco i veleni di Feltri"

Vittorio Feltri e Dino Boffo

ROMA - Il Vaticano torna a confermare la sua solidarietà al direttore dell'Avvenire Dino Boffo smentendo Il Giornale che aveva parlato di tensioni tra la Santa sede e la Conferenza episcopale italiana. Nel pomeriggio è lo stesso Pontefice a riconfermare l'unità d'intenti con la Cei attraverso una telefonata personale al cardinale Bagnasco. Interviene anche Famiglia Cristiana, criticando chi vuole la "Chiesa del silenzio" e l'Avvenire va al contrattacco dopo le accuse pubblicate dal Giornale. Berlusconi nega che vi siano difficoltà di rapporti tra Stato e Chiesa e nel frattempo, il giudice di Terni nega l'accesso agli atti del procedimento a carico di Dino Boffo per molestie personali a una donna. Lei però non vuole intervenire. Sua madre spiega: "Per noi è una vicenda chiusa, inopportuno chi l'ha tirata fuori".

Vaticano: "Nessun contrasto con la Cei". "I tentativi di contrapporre la segreteria di Stato e la Conferenza episcopale italiana "non hanno consistenza". Lo afferma il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi, riferendosi ad alcuni commenti apparsi sulla stampa in questi giorni, in primis al retroscena "Quella tensione tra la Santa Sede e la Cei" pubblicato oggi da Il Giornale. "Confermo che il cardinale segretario di stato Bertone ha parlato con il dottor Boffo manifestandogli la sua vicinanza e solidarietà - spiega Lombardi - E' chiaro che vi è accordo tra la Santa sede e la Chiesa in Italia, nel rispetto delle rispettive competenze".

Il Papa a Bagnasco: "Stima e gratitudine". Alla dichiarazione di questa mattina segue una nota dell'ufficio comunicazione della Cei che dà conto della telefonata personale del Pontefice al cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. "Nel corso della conversazione il Papa ha chiesto notizie e valutazioni sulla situazione attuale - si legge nella nota - e ha espresso stima, gratitudine ed apprezzamento per l'impegno della Conferenza episcopale italiana e del suo presidente".

Avvenire: "Ecco i veleni di Feltri". Il quotidiano dei vescovi dedica oggi alla vicenda le ultime tre pagine: a fianco dell'editoriale le fotografie del certificato del casellario giudiziale pubblicato ieri in prima pagina dal Giornale e quella della cosiddetta "informativa", definita il "foglio B". Una "lettera anonima", aggiunge Boffo nel suo articolo, che "mai avrei creduto" di dover pubblicare. Un atto ora "inevitabile" perchè "bisogna che i lettori di Avvenire sappiano che cosa è in realtà la 'sentenza giudiziaria' maneggiata come un manganello": "Uno sconclusionato e sgrammaticato distillato di falsità e di puro veleno costruito a tavolino per diffamare". Il direttore di Avvenire rileva anche che il Giornale di Feltri "già da ieri ha cominciato a dissimulare la vergognosa operazione. Non più mescolando le carte ma cercando di far sparire quella che dimostra quanto sporco sia il gioco che stanno conducendo".

Il premier: "Con il Vaticano dialogo quotidiano". Silvio Berlusconi intervistato da Il Giornale, spiega di non avere querelato Repubblica: "Ho avviato una causa civile. Quanto alle dichiarazioni della sinistra meglio soprassedere per amor di patria". Poi interviene da Danzica: "Leggo delle cose su distanze e difficoltà tra il Governo. Queste distanze non sono mai esistite e non esistono". E aggiunge, riferendosi alle polemiche tra il Giornale e l'Avvenire, che "il Governo non ha alcuna responsabilità per quello che è successo nelle diatribe giornalistiche che si sono verificate. Non c'è nessuna distanza con la Santa Sede - ripete - abbiamo continuato come sempre i nostri dialoghi pressochè quotidiani e quindi tutto ciò che ho letto sui giornali è esattamente il contrario della realtà".

Famiglia Cristiana: "No a Chiesa del silenzio". "Nell'Italia d'oggi molti sembrano rimpiangere la Chiesa del silenzio. Sono coloro che ogni volta che vescovi, parroci o mass media cattolici fanno sentire la loro voce, parlano di indebite ingerenze, minacciano ricatti e ritorsioni, brandendo l'otto per mille o il Concordato come cappio al collo di una Chiesa che si vorrebbe reticente o in ostaggio". E' quanto scrive il settimanale "Famiglia cristiana" nel numero in edicola giovedì prossimo, esprimendo fra l'altro la propria solidarietà a Boffo.

Negato l'accesso al fascicolo. Il giudice Pier Luigi Panariello ha disposto che dal decreto penale di condanna, che i giornalisti potranno avere in copia, venga cancellato il nome della persona offesa. Panariello ha reso noto che il procuratore della Repubblica di Terni Fausto Cardella aveva invece espresso parere favorevole alla messa a disposizione dei giornalisti di tutti gli atti del fascicolo, celando comunque il nome della persona offesa. "Ritengo - ha detto il gip - che il diritto di cronaca possa essere soddisfatto attraverso la divulgazione del fatto, cioè di come si è concluso il procedimento".

Famiglia donna molestata: "Per noi storia chiusa". "La vicenda è chiusa da tempo e chi l'ha ritirata fuori oggi è inopportuno". Così ha detto la madre della donna che nel 2001 fu oggetto di molestie telefoniche da parte di Dino Boffo. La signora, che vive a Terni, ha ribadito che la figlia non ha intenzione di rilasciare dichiarazioni o interviste. Secondo il settimanale Panorama la "vittima" ai tempi delle telefonate era una ventenne fidanzata con un uomo più grande di lei.

(1 settembre 2009)

 

 

 

 

2009-09-01

Il direttore dell'Avvenire al contrattacco, sul suo giornale la "lettera anonima"

"Perché dal Giornale è sparito il foglio B?" Una "diffamazione costruita a tavolino"

Boffo: "Ecco il distillato di veleni

che Feltri usa come un manganello"

Berlusconi e le 'dieci domande' di Repubblica: "Se continuano perdono di credibilità"

Boffo: "Ecco il distillato di veleni che Feltri usa come un manganello"

Vittorio Feltri e Dino Boffo

ROMA - "Feltri spieghi perché dal suo Giornale è sparito il foglio B": il direttore dell'Avvenire Dino Boffo va al contrattacco sulla vicenda che lo vede protagonista, dopo le accuse pubblicate dal Giornale di Vittorio Feltri, smentendo quella che torna a definire una "diffamazione" ai suoi danni.

Il quotidiano dei vescovi dedica oggi alla vicenda le ultime tre pagine, quelle di solito riservate "al dialogo schietto e trasparente con i lettori", come lo definisce Boffo in un breve testo di suo pugno. A fianco dell'articolo del direttore, Avvenire riporta le fotografie del Certificato del casellario giudiziale pubblicato ieri in prima pagina del Giornale e quella della cosiddetta "informativa", quella che Boffo definisce appunto il "foglio B". Una "velina", di cui i magistrati smentiscono la paternità, che un anonimo ha inviato nei mesi scorsi ai vescovi che decisero di non darvi peso, come fa notare oggi in un'intervista alla Stampa monsignor Domenico Mogavero, presidente del consiglio Cei per gli Affari giuridici: "Quando ho letto l'informativa su una persona di assoluta probità morale come lui - dice il vescovo di Mazara del Vallo - non era ancora arrivata la bordata di Feltri, quindi se il presidente Bagnasco l'avesse ritenuta fondata, la situazione si sarebbe risolta senza clamori già da tempo".

L'informativa è una "lettera anonima", aggiunge Boffo nel suo articolo, che "mai avrei creduto" di dover pubblicare. Un atto che però, vista la situazione, considera oggi "inevitabile", anche se "solo l'idea di trascriverla a me e ai miei colleghi fa ribrezzo". "Bisogna che i lettori di Avvenire sappiano che cosa è in realtà - scrive il direttore - la 'sentenza giudiziaria' maneggiata come un manganello" da Vittorio Feltri e dal giornalista Gabriele Villa: "uno sconclusionato e sgrammaticato distillato di falsità e di puro veleno costruito a tavolino per diffamare".

Sulle pagine del giornale della Cei compare così il certificato generale del casellario giudiziario "spacciato - si legge nella didascalia - nei giorni scorsi dal giornale come sentenza", e insieme la "fantomatica informativa anonima, un plateale falso, che lo stesso quotidiano aveva sostenuto fosse allegata alla sentenza e che invece ora è stata improvvisamente abbandonata come prova dallo stesso giornale che l'aveva lanciata con tanto clamore".

"Feltri e i suoi, prontamente affiancati dal manipolo di coloro che su altre pagine di giornale hanno preso per oro colato la loro 'rivelazione', hanno diffamato. Hanno deciso, loro, sì, sentenziato, che il direttore di Avvenire era un omosessuale, un molestatore, uno sfasciafamiglie. Un sepolcro imbiancato da picconare in pubblico. Hanno preso, come l'anonimo (per ora) diffamatore, una copertina e hanno appiccicato ciò che faceva loro comodo".

Il direttore di Avvenire rileva che il Giornale di Feltri "già da ieri ha cominciato a dissimulare la vergognosa operazione. Non più mescolando le carte ma cercando di far sparire quella che dimostra quanto sporco sia il gioco che stanno conducendo".

Berlusconi al Giornale. Anche Berlusconi parla della vicenda in una intervista allo stesso Giornale. "A proposito di questa vicenda - si limita a dire il premier - ho già detto tutto quello che dovevo dire. E davvero non vorrei aggiungere altro". Per quanto riguarda la polemica con Repubblica, Berlusconi spiega di non aver querelato il quotidiano: "Ho avviato una causa civile. Quanto alle dichiarazioni della sinistra meglio soprassedere per amor di patria". E alla domanda se pensa che il giornale andrà avanti nella sua campagna risponde "Se vogliono continuare a perdere lettori e credibilità facciano pure".

(1 settembre 2009)

 

 

 

Il Times dà notizia in prima pagina dell'appello dei giuristi sulla libertà di espressione

e molti giornali stranieri notano: il premier italiano unico leader Ue in Libia

Stampa estera: "Quelle firme

nuovo fronte contro Berlusconi"

dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI

Stampa estera: "Quelle firme nuovo fronte contro Berlusconi"

LONDRA - La stampa internazionale di oggi si occupa di Silvio Berlusconi principalmente nell'ambito dei servizi sulla Libia e sul quarantennale del colpo di stato che portò al potere il colonnello Gheddafi. E diversi quotidiani europei, a cominciare da The Times e El Mundo, danno notizia dell'appello dei giuristi per la libertà di stampa lanciato dal nostro giornale.

"Umberto Eco guida la rivolta degli scrittori contro il tentativo di Silvio Berlusconi di imbavagliare la stampa", titola il giornale britannico che osserva come "l'elite artistica e intellettuale italiana" si stia "apertamente ribellando" alla scelta del presidente dle Consiglio di "portare in tribunale almeno tre quotidiani in Italia e all'estero". The Times osserva che sono state raccolte decine di migliaia di firme e tra le adesioni cita, oltre a Eco, Dario Fo e Roberto Saviano.

El Mundo titola: "Più di 140 mila firme contro le azioni legali di Berlusconi", ovvero contro la denuncia per diffamazione nei confronti di Repubblica e di giornali stranieri. Il quotidiano spagnolo nota che la raccolta di firme rappresenta "un nuovo fronte" contro il premier e che fra coloro che hanno aderito a questa iniziativa "in difesa della libertà di stampa" ci sono personalità della cultura e dello spettacolo come Bernardo Bertolucci, Benigni, Adriano Celentano, Eco e Fo.

Molti quotidiani europei, dal francese Liberation allo spagnolo La Vanguardia, da Le Figaro a El Mundo, dal britannico Guardian a le Monde, rilevano invece il fatto che il solo leader dell'Unione Europea che abbia visitato Tripoli in questi giorni è stato il primo ministro italiano, sebbene facendovi solo una breve tappa e lasciando la capitale libica prima dell'inizio dei festeggiamenti veri e propri per l'anniversario.

"Berlusconi è andato più lontano degli altri" sul tappeto rosso della diplomazia col colonnello, scrive ad esempio Liberation; e La Vanguardia lo definisce "un fedele alleato" di Gheddafi.

Uno dei quotidiani nel mirino delle azioni legali di Berlusconi, El Pais, denunciato per la pubblicazione delle foto sui party che si tenevano nella villa del primo ministro in Sardegna, oggi dedica un ampio servizio alle relazioni tra il leader del Pdl e la Chiesa cattolica, alla luce delle polemiche scatenate dalle critiche al comportamento privato del premier da parte di alcun organi di stampa cattolici come l'Avvenire e Famiglia Cristiana e dall'attacco lanciato dal Giornale di Vittorio Feltri contro il direttore dell'Avvenire, risultato nella cancellazione del previsto incontro all'Aquila tra Berlusconi e il segretario di stato vaticano, cardinale Bertone. "Comunione e prostituzione" è il titolo del lungo articolo del Pais, che rifa la storia dei rapporti tra Berlusconi e la chiesa cattolica a partire dal suo ingresso in politica.

Delle "tensioni" col Vaticano si occupa anche un altro giornale spagnolo, El Periodico Mediterraneo, riferendo il commento di monsignor Domenico Mogavero, responsabile dei vescovi per le questioni giuridiche, riguardo all'attacco del Giornale, "quotidiano di famiglia di Berlusconi", contro il direttore dell'Avvenire: "Come siciliano, direi che si tratta di un avvertimento mafioso".

(1 settembre 2009)

 

 

 

 

 

Il cardinale Dziwisz: preoccupante decadimento morale

Tettamanzi: "Confermo stima e gratitudine per il giornalista"

A Boffo la solidarietà del Papa

I vescovi: avvertimento mafioso

di ORAZIO LA ROCCA

A Boffo la solidarietà del Papa I vescovi: avvertimento mafioso

Monsignor Domenico Mogavero

CITTÀ DEL VATICANO - Tra i tanti messaggi di stima ricevuti in questi giorni da Dino Boffo per gli attacchi de Il Giornale, ce n'è uno che il direttore di Avvenire ha accolto con particolare emozione: la solidarietà di Benedetto XVI. Boffo - secondo una agenzia di stampa e fonti riservate vaticane - ha ricevuto la solidarietà del Papa dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il quale domenica scorsa al telefono gli avrebbe detto che Ratzinger è stato subito informato del suo caso fin dal primo momento e che gli sta molto vicino.

Solidarietà, dunque, non "casuale" per Boffo, il quale oggi su Avvenire tornerà a rispondere a Vittorio Feltri con un secondo ampio articolo dopo l'editoriale, accompagnato da altre lettere di solidarietà giunte in redazione. Il giornale cattolico dedicherà 3 pagine all'autodifesa del direttore che dovrebbe, tra l'altro, parlare sia delle lettere anonime di cui è stato vittima in passato, che della vicenda del 2001 dalla quale sarebbe poi scaturita la decisione di arrivare al patteggiamento al Tribunale di Terni. Il caso Boffo-Feltri, comunque, continua a tenere sempre alta l'attenzione di vescovi e cardinali. Anche dall'estero. Più precisamente, dalla Polonia, da dove guarda con molta "apprensione" al nostro paese il successore di Giovanni Paolo II alla diocesi di Cracovia, il cardinale Stanislao Dziwisz, che di Wojtyla è stato segretario per 40 anni. "E' veramente preoccupante - confida Dziwisz - il decadimento morale a cui sta precipitando l'Italia per il comportamento di alcuni importanti leader politici". Il cardinale, che nega di aver ricevuto in passato dossier anonimi su laici o ecclesiastici, non nasconde la "meraviglia" per come Feltri sta trattando il collega Boffo: "E' la prima volta che un giornale cattolico viene attaccato con tanta violenza. Eppure - puntualizza lo storico segretario di Wojtyla - una volta, ai tempi di Indro Montanelli, Il Giornale era un quotidiano molto serio". Anche il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, si mostra "mortificato" per quanto sta accadendo al direttore di Avvenire. Nell'esprimergli "stima e umana gratitudine", Tettamanzi conferma - come già fatto dall'arcivescovo di Firenze ed ex segretario generale Cei Giuseppe Betori - di aver "ricevuto e cestinato subito nei mesi scorsi lettere anonime e diffamatorie contro Boffo arrivate nella curia milanese". La stessa cosa ha fatto il vescovo di Macerata Claudio Giuliodori, presidente della Commissione cultura e comunicazioni sociali della Cei ed ex portavoce del cardinale Camillo Ruini. "Esprimo tanta solidarietà, stima e gratitudine a Boffo e, quanto alle lettere anonime - specifica Giuliodori - mi unisco a quel che ha già detto da monsignor Betori che si tratta di spazzatura che merita di essere buttata solo nella spazzatura".

Ma tra i vescovi ieri c'è stato anche chi ha rasentato l'ombra delle dimissioni per Boffo. Almeno è stato così interpretato un intervento di monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, che però ha subito rettificato spiegando di "non averlo mai chiesto" e che avrebbe "solo detto che le decisioni sul futuro della direzione di Avvenire spettano in coscienza solo a Boffo, che stimo e apprezzo, e a chi lo ha nominato". Per il resto, "gli attacchi di Feltri - accusa Mogavero - vanno definiti solo per quello che sono: avvertimenti mafiosi". Feltri, infine, su eventuali cambiamenti di direzione ad Avvenire dice che "sono decisioni che spettano solo alla Chiesa".

(1 settembre 2009)

 

 

 

 

Monsignor Mogavero liquida la "velina" pubblicata da Feltri: "Avvertimento mafioso"

Il cardinal Tettamanzi e il segretario di Stato Bertone rinnovano la loro stima al giornalista

Dal Papa solidarietà a Boffo

Il Gip: "Nessuna informativa"

Dal Papa solidarietà a Boffo Il Gip: "Nessuna informativa"

Dino Boffo, direttore de L'Avvenire

ROMA - Solidarietà, gratitudine, stima. Vicinanza all'uomo per il momento difficile che sta attraversando. Non s'incrina il fronte della fiducia da parte della Chiesa nei confronti del direttore dell'Avvenire, Dino Boffo, attaccato da Il Giornale di Feltri tre giorni fa. Attestati di stima al giornalista dal cardinal Tettamanzi e dal segretario di Stato Tarcisio Bertone che con una telefonata a Boffo gli ha rivolto la solidarietà del Papa. Anche Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, che in un primo momento aveva ipotizzato le dimissioni di Boffo ("non per ammissione di colpa, ma per non nuocere alla Chiesa") precisa che il giornalista ha tutta la sua solidarietà. E parla, in riferimento alla "velina" inviata da un anonimo ai vescovi e utilizzata da Feltri, di "un avvertimento mafioso". Lo stesso gip di Terni conferma che agli atti del procedimento per molestie a carico di Boffo non esiste nessuna informativa o nota sui suoi orientamenti sessuali.

Mogavero: "Avvertimento mafioso". Ricevuta l'informativa sul direttore dell'Avvenire, monsignore Mogavero racconta di averla "cestinata" e di essere "rimasto indignato della cosa". Un testo del genere, "indirizzato a più persone", ha lo scopo di "un avvertimento che io da siciliano definirei di tipo mafioso" in particolare "nei confronti dei due cardinali citati, Camillo Ruini e Dionigi Tettamanzi". L'intera vicenda legata a questa informativa per Mogavero è "un affaraccio brutto","inquietante", "spazzatura maleodorante" e "prestarsi a un gioco di questo genere è offensivo della dignità delle persone, della libertà di stampa e anche di una certa professionalità. Non credo proprio - sottolinea - si tratti di un autentico scoop".

Il vescovo di Mazara del Vallo ragiona anche sulle conseguenze del caso Boffo. "Bisogna capire - spiega - che quando si entra nel piano della rappresaglia si sa da dove si comincia ma non si sa dove si va a finire, soprattutto perchè esistono persone che poi in queste situazioni ci sguazzano. Certi signori - rimarca - si sono assunti la responsabilità morale di aver messo in moto un meccanismo che speriamo si fermi qui". In merito alla rivendicazione del direttore del Giornale di avere agito in autonomia dal presidente del Consiglio, Mogavero afferma: "Nessuno nega autonomia a Feltri ma non sono disponibile a pensare che nessuno della proprietà del Giornale fosse al corrente di quanto si stava per pubblicare, saremmo fuori dal mondo se si sostenesse una cosa del genere. Può essere che non lo sapesse il presidente del Consiglio - conclude - ma non la proprietà".

Tutta la vicenda "peserà sui rapporti Stato-Chiesa". Infatti, "se il premier - continua il vescovo - cerca un riavvicinamento con la Chiesa deve semplicemente cambiare stile di vita, deve semplicemente fare il politico e non il manager o l'uomo di spettacolo". Poi, prosegue Mogavero, "il giudizio sulla sua politica lo daranno il Parlamento e la storia ma se cerca la vicinanza con il mondo ecclesiastico deve assumere un rigoroso stile di vita". "Non ci interessa la sua vita privata - conclude - ci interessa che non ne faccia motivo di spettacolo". Secondo Mogavero la vicenda si trasformerà in "una bomba a orologeria" e, aggiunge, "mi dispiace che il povero Boffo abbia dovuto pagare un prezzo così alto ma se questo è servito a far saltare l'incontro tra il segretario di stato vaticano il card. Tarcisio Bertone e il premier Silvio Berlusconi all'Aquila, sono contento".

Tornando sull'argomento e rispondendo alle domande dei giornalisti Mogavero sostiene che Boffo potrebbe anche dimettersi "non certo per ammissione di colpa", ma "per il bene della Chiesa e del giornale". "Se ritiene che tutta la vicenda - dice il monsignor - pur essendo priva di fondamento, possa nuocere alla causa del giornale o agli uomini di Chiesa Boffo potrebbe anche decidere di dimettersi". Ma così non sarebbe un'ammissione di colpa? "In effetti in Italia chi si dimette è sempre ritenuto colpevole. Ma non sempre è così". Monsignor Mogavero, cercando di sbarrare la strada ad eventuali strumentalizzazioni, in serata è tornato sull'argomento precisando: "Confermo la stima e l'apprezzamento per il direttore di Dino Boffo e preciso che non ho chiesto in alcun modo le sue dimissioni. Ogni decisione in merito spetta all'interessato e alle autorità che gli hanno conferito il mandato".

Vaticano solidale. Anche il cardinale Dionigi Tettamanzi in serata prende la parola per rinnovare a Boffo la sua stima e la sua gratitudine "per il servizio che rende alla comunità cristiana e al nostro Paese, e dico la mia vicinanza umana ed evangelica per il momento di prova che sta attraversando". "Una stima - spiega l'arcivescovo di Milano - e una gratitudine che si fondano sul lavoro quotidiano che tutti possono riscontrare leggendo Avvenire e che lettere anonime (di cui si parla e che anche io a suo tempo ho ricevuto e in quanto tali, come mio costume, non ho preso in considerazione) non possono vanificare". Ieri sera dal Vaticano era arrivata una telefonata di incoraggiamento e sostegno a Boffo anche dal segretario di Stato Tarcisio Bertone nella quale il porporato ha espresso la solidarietà del Papa che era stato prontamente informato sulla vicenda.

Il gip: "Nessuna nota sugli orientamenti sessuali di Boffo". Il gip di Terni conferma che la "velina" utilizzata da Il Giornale di Feltri per la Giustizia non esiste e non è mai esistita, così come nessuna nota che riguardi l'orientamento sessuale di Boffo. Il giudice di Terni si sta occupando della vicenda essendo stato chiamato a decidere in merito alle richieste di accesso agli atti presentate da diversi giornalisti. Sulla medesima istanza deve esprimere un parere anche il procuratore della Repubblica Fausto Cardella. Dopo che lo avrà fatto gli atti passeranno al gip che dovrà pronunciarsi (una decisione è attesa non prima di domani mattina). Già in passato altri cronisti presentarono richiesta di accesso agli stessi atti ma il gip di allora respinse le istanze. La vicenda di Boffo venne definita con un decreto penale di condanna di 516 euro relativo al reato di molestie alla persona. Un atto al quale il direttore di Avvenire non fece opposizione e quindi la vicenda si chiuse senza la celebrazione del processo. Nell'indagine venne ipotizzato anche, inizialmente, il reato di ingiurie, ma la querela che ne era alla base - secondo quanto emerge dallo stesso fascicolo - venne poi rimessa. Tra gli atti del procedimento non figurano intercettazioni telefoniche. Ci sono invece i tabulati relativi al telefono di Boffo dal quale partirono le presunte chiamate moleste.

(31 agosto 2009)

 

 

 

 

2009-08-30

Chi ha dato a Feltri la falsa "nota informativa"?

Su Boffo una velina

che non viene dal Tribunale

di GIUSEPPE D'AVANZO

Su Boffo una velina che non viene dal Tribunale

Dino Boffo

LA "nota informativa", agitata dal Giornale di Silvio Berlusconi per avviare un rito di degradazione del direttore dell'Avvenire, Dino Boffo, non è nel fascicolo giudiziario del tribunale di Terni. Non c'è e non c'è mai stata. Come, in quel processo, non c'è alcun riferimento - né esplicito né implicito - alla presunta "omosessualità" di Dino Boffo. L'informazione potrebbe diventare ufficiale già domani, quando il procuratore della Repubblica di Terni, Fausto Cardella, rientrerà in ufficio e verificherà direttamente gli atti.

Bisogna ricordare che il Giornale, deciso a infliggere un castigo al giornalista che ha dato voce alle inquietudini del mondo cattolico per lo stile di vita di Silvio Berlusconi, titola il 28 agosto a tutta pagina: "Il supermoralista condannato per molestie/ Dino Boffo, alla guida del giornale dei vescovi italiani e impegnato nell'accesa campagna stampa contro i peccati del premier, intimidiva la moglie dell'uomo con il quale aveva una relazione". Il lungo articolo, a pagina 3, dà conto di "una nota informativa che accompagna e spiega il rinvio a giudizio del grande moralizzatore disposto dal Gip del tribunale di Terni il 9 agosto del 2004". La "nota" è l'esclusivo perno delle "rivelazioni" del quotidiano del capo del governo. L'"informativa" subito appare tanto bizzarra da essere farlocca. Nessuna ordinanza del giudice per le indagini preliminari è mai "accompagnata" da una "nota informativa". E soprattutto nessuna informativa di polizia giudiziaria ricorda il fatto su cui si indaga come di un evento del passato già concluso in Tribunale.

Scrive il Giornale: "Il Boffo - si legge nell'informativa - è stato a suo tempo querelato da una signora di Terni destinataria di telefonate sconce e offensive e di pedinamenti volti a intimidirla onde lasciasse libero il marito con il quale Boffo, noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni, aveva una relazione. Rinviato a giudizio, il Boffo chiedeva il patteggiamento e, in data 7 settembre del 2004, pagava un'ammenda di 516 euro, alternativa ai sei mesi di reclusione. Precedentemente il Boffo aveva tacitato con un notevole risarcimento finanziario la parte offesa che, per questo motivo, aveva ritirato la querela...".

È lo stralcio chiave dell'articolo punitivo. È falso che quella "nota" accompagni l'ordinanza del giudice, come riferisce il Giornale. L'"informativa" riepiloga l'esito del procedimento. Non è stata scritta, quindi, durante le indagini preliminari, ma dopo che tutto l'affare era già stato risolto con il pagamento dell'ammenda. Dunque, non è un atto del fascicolo giudiziario. Per mero scrupolo, lo accerterà anche il procuratore di Terni Cardella che avrà modo di verificare, con i crismi dell'ufficialità, che la nota informativa non è agli atti e che in nessun documento del processo si fa riferimento alla presunta "omosessualità" di Boffo. La "nota informativa", pubblicata dal Giornale del presidente del Consiglio, è dunque soltanto una "velina" che qualcuno manda a qualche altro per informarlo di che cosa è accaduto a Terni, anni addietro, in un "caso" che ha visto coinvolto il direttore dell'Avvenire.

L'evidenza sollecita qualche domanda preliminare: è vero o falso che Dino Boffo sia "un noto omosessuale attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni"? È vero o falso che la polizia di Stato schedi gli omosessuali?

Sono interrogativi che si pone anche Roberto Maroni, la mattina del 28 agosto. Il ministro chiede al capo della polizia, Antonio Manganelli, di accertare se esista un "fascicolo" che dia conto delle abitudini sessuali di Dino Boffo. Dopo qualche ora, il capo della polizia è in grado di riferire al ministro che "né presso la questura di Terni (luogo dell'inchiesta) né presso la questura di Treviso (luogo di nascita di Boffo) esiste un documento di quel genere" e peraltro, sostiene Manganelli con i suoi collaboratori, "è inutile aggiungere che la polizia non scheda gli omosessuali: tra di noi abbiamo poliziotti diventati poliziotte e poliziotte diventate poliziotti". "Da galantuomo", come dice ora il direttore dell'Avvenire, Maroni può così telefonare a Dino Boffo e assicurargli che mai la polizia di Stato lo ha "attenzionato" né esiste alcun fascicolo nelle questure in cui lo si definisce "noto omosessuale".

Risolte le domande preliminari, bisogna ora affrontare il secondo aspetto della questione: chi è quel qualcuno che redige la "velina"? Per quale motivo o sollecitazione? Chi ne è il destinatario?

C'è un secondo stralcio della cronaca del Giornale che aiuta a orientarsi. Scrive il quotidiano del capo del governo: "Nell'informativa si legge ancora che (...) delle debolezze ricorrenti di cui soffre e ha sofferto il direttore Boffo "sono a conoscenza il cardinale Camillo Ruini, il cardinale Dionigi Tettamanzi e monsignor Giuseppe Betori"". C'è qui come un'impronta. Nessuna polizia giudiziaria, incaricata di accertare se ci siano state o meno molestie in una piccola città di provincia (deve soltanto scrutinare i tabulati telefonici), si dà da fare per accertare chi sia o meno a conoscenza nella gerarchia della Chiesa delle presunte "debolezze" di un indagato. Che c'azzecca? E infatti è una "bufala" che il documento del Giornale sia un atto giudiziario. E' una "velina" e dietro la "velina" ci sono i miasmi infetti di un lavoro sporco che vuole offrire al potere strumenti di pressione, di influenza, di coercizione verso l'alto (Ruini, Tettamanzi, Betori) e verso il basso (Boffo). È questo il lavoro sporco peculiare di servizi segreti o burocrazie della sicurezza spregiudicate indirizzate o messe sotto pressione da un'autorità politica spregiudicatissima e violenta. È il cuore di questa storia. Dovrebbe inquietare chiunque. Dovrebbe sollecitare l'allarme dell'opinione pubblica, l'intervento del Parlamento, le indagini del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), ammesso che questo comitato abbia davvero la volontà, la capacità e soprattutto il coraggio civile, prima che istituzionale, di controllare la correttezza delle mosse dell'intelligence.

Quel che abbiamo sotto gli occhi è il quadro peggiore che Repubblica ha immaginato da mesi. Con la nona delle dieci domande, chiedevamo (e chiediamo) a Silvio Berlusconi: "Lei ha parlato di un "progetto eversivo" che la minaccia. Può garantire di non aver usato né di voler usare intelligence e polizie contro testimoni, magistrati, giornalisti?".

Se si guarda e si comprende quel che capita al direttore dell'Avvenire, è proprio quel che accade: il potere che ci governa raccoglie dalla burocrazia della sicurezza dossier velenosi che possano alimentare campagne di denigrazione degli avversari politici. Stiamo al "caso Boffo". La scena è questa. C'è un giornalista che, rispettando le ragioni del suo mestiere, dà conto - con prudenza e misura - del disagio che nelle parrocchie, nei ceti più popolari del cattolicesimo italiano, provoca la vita disordinata del capo del governo, il suo modello culturale, il suo esempio di vita. È un grave smacco per il presidente del Consiglio che vede compromessa credibilità e affidabilità in un mondo che pretende elettoralmente, indiscutibilmente suo. È un inciampo che può deteriorare anche i buoni rapporti con la Santa Sede o addirittura pregiudicare il sostegno del Vaticano al suo governo. Lo sappiamo, con la fine dell'estate Berlusconi decide di cambiare passo: dal muto imbarazzo all'aggressione brutale di chi dissente. Chiede o fa chiedere (o spontaneamente gli vengono offerte da burocrati genuflessi e ambiziosissimi) "notizie riservate" che, manipolate con perizia, arrangiate e distorte per l'occasione, possono distruggere la reputazione dei non-conformi e intimidire di riflesso i poteri - in questo caso, la gerarchia della Chiesa - con cui Berlusconi deve fare i conti. Quelle notizie vengono poi passate - magari nella forma della "lettera anonima" redatta da collaboratori dei servizi - ai giornali direttamente o indirettamente controllati dal capo del governo. In redazione se ne trucca la cornice, l'attendibilità, la provenienza. Quei dossier taroccati diventano così l'arma di una bastonatura brutale che deve eliminare gli scomodi, spaventare chi dissente, "educare" i perplessi. A chi altro toccherà dopo Dino Boffo? Quanti sono i dossier che il potere che ci governa ha ordinato di raccogliere? E contro chi? E, concluso il lavoro sporco con i giornalisti che hanno rispetto di se stessi, a chi altro toccherà nel mondo della politica, dell'impresa, della cultura, della società?

(30 agosto 2009)

 

 

 

 

 

Berlusconi cerca di rassicurare i cattolici del Pdl. In molti settori

della maggioranza è forte il disagio per la crisi con Santa Sede

"Con il Vaticano parlerò solo io"

Berlusconi studia l'exit strategy

di FRANCESCO BEI

"Con il Vaticano parlerò solo io" Berlusconi studia l'exit strategy

ROMA - "Adesso è meglio se state tutti zitti, lasciamo decantare la cosa. Poi me ne occuperò io personalmente". È questa la consegna impartita ieri da Silvio Berlusconi a quanti - ministri e parlamentari - lo hanno cercato per chiedergli come comportarsi sulla crisi innescata con il Vaticano. Egli stesso si è conformato alla direttiva, lasciando Roma senza dire una parola e andando la sera a seguire il derby a San Siro.

Ma il disagio dell'ala cattolica del Pdl, seppur espresso a mezza bocca, è evidente in quella che rimane l'estate nera nei rapporti fra il governo e la Santa Sede, segnata dalle polemiche della Lega contro i vescovi e culminata con la cancellazione dell'incontro tra Berlusconi e Bertone. "Sembra di aver imboccato una strada senza uscita - ammette sconsolato un deputato berlusconiano - , ancora non ho capito come abbiamo fatto a passare per quelli che hanno dichiarato guerra alla Chiesa italiana".

L'exit strategy è stata tuttavia già stata delineata dagli strateghi del Cavaliere e si basa essenzialmente su quella sorta di agenda "Vat" enunciata ieri da Renato Schifani (previo consulto con palazzo Chigi) a conclusione del Meeting. Un'agenda fatta di biotestamento, restrizioni all'uso della pillola RU486, rinnovata attenzione a tutte le istanze della Chiesa.

Mara Carfagna, il ministro a cui Cl ha affidato l'apertura del Meeting e che ha incontro il Cardinal Bertone all'Aquila, dopo aver negato che ci sia una "sofferenza" dei cattolici del Pdl, conferma la linea su cui si sta assestando la maggioranza per uscire fuori dall'impasse: "Queste polemiche, che hanno ben poco di politico, dureranno lo spazio di qualche ora. Ciò che resterà sono i provvedimenti presi a favore di chi ha bisogno, dei più deboli e degli ultimi, che anche la Chiesa ha più volte dimostrato di apprezzare". Come dire che quello che interessa di più in Vaticano sono i fatti concreti, le leggi gradite ai cattolici che questa maggioranza è in grado di approvare. "Siamo noi a garantire - osserva Gaetano Quagliariello - che il contributo della Chiesa al dibattito pubblico sia considerato un contributo positivo". E proprio Quagliariello ha deciso di far aprire la summer school di Magna Carta, la prossima settimana, da monsignor Rino Fisichella.

Ci si avvia dunque a una grande stagione legislativa di stampo vaticano? Sembra questo il prezzo da pagare per la ricomposizione del dissidio fra il governo e la Chiesa. Questa volta insomma le gerarchie affonderanno il coltello nel burro, a meno che la pattuglia di finiani in Parlamento non metta della sabbia negli ingranaggi. Un cattolico laico come il ministro Gianfranco Rotondi, che ha proposto senza grande successo un ddl sulle unioni di fatto, rimpiange i tempi della Dc: "È un rapporto con la Chiesa del tutto sbagliato quello che c'è in Italia, a destra ma ormai anche a sinistra. Servirebbe un Pdl che dicesse "siamo cristiani, ma alla maniera del Ppe, distinti e distanti dalle gerarchie". E invece eccoci qua, alla mescolanza tra Dio e Cesare".

Con tutta la prima linea dei ministri Pdl a fare a gara per mostrarsi in linea con il Vaticano: Giulio Tremonti, che esalta l'enciclica del Papa, Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna, pupille dei ciellini. E Maurizio Sacconi, che ancora ieri è tornato a picchiare sulla pillola abortiva che "preoccupa, perché potrebbe banalizzare un atto che il legislatore ha considerato tutt'altro che banale". E allora, per rispondere al malessere dei cattolici della maggioranza, l'unica strada è l'approvazione integrale dell'agenda "Vat", la risposta concreta ai vescovi sui "fatti" che contano. "Il tema vero sono le leggi che si approvano - spiega Maurizio Lupi, anima del Meeting ciellino - e su quello saremo misurati. Il resto verrà dimenticato. E non parlo solo del testamento biologico, mi riferisco anche alla famiglia, alla libertà di educazione. Alla fine il Pdl ha sempre dimostrato di essere più affidabile". E il nuovo obiettivo adesso diventa il quoziente famigliare: "Ce lo ha detto anche Tremonti: meglio dare i soldi alle famiglie che alle banche". Basterà a far dimenticare le sparate dei leghisti, la vita privata del premier e gli attacchi del Giornale?

(30 agosto 2009)

 

 

 

Il direttore de L'Avvenire risponde alle lettere dei suoi lettori dopo l'attacco de Il Giornale

Una telefonata del ministro lo ha rassicurato: non esiste nessuna informativa

Boffo: "Solo una patacca"

Berlusconi: "Mai parlato con Feltri"

Boffo: "Solo una patacca" Berlusconi: "Mai parlato con Feltri"

Il direttore de L'Avvenire

ROMA - Risponde ai lettori dell'Avvenire, parla non di una informativa proveniente da un fascicolo giudiziario ma di "una emerita patacca". Racconta della telefonata ricevuta dal ministro Roberto Maroni, di come lo abbia rassicurato: nessun fascicolo o schedatura. Annuncia una querela. Dino Boffo, direttore di Avvenire, risponde a Il Giornale di Vittorio Feltri che lo aveva attaccato per un presunto "incidente sessuale".

Intanto Silvio Berlusconi smentisce alcune ricostruzioni giornalistiche che definisce, nel caso specifico, "falsità": "In questi giorni - sostiene il presidente del Consiglio - non ho mai avuto alcuna conversazione telefonica con il direttore del Giornale né con altri suoi collaboratori".

In una lunga risposta alle lettere dei lettori dell'Avvenire, Boffo si riferisce alle affermazioni del Giornale, (secondo il quale sarebbe stato da tempo "già attenzionato dalla polizia di stato per le sue frequentazioni") e spiega che Maroni "ha voluto manifestarmi la sua solidarietà e il senso di schifo che gli nasceva dalle cose lette" ma "teneva anche ad assicurarmi di aver ordinato un'immediata verifica nell'apparato di pubblica sicurezza centrale e periferico che da lui dipende, e che nulla, assolutamente nulla di nulla era emerso".

Quello citato dal Giornale, insomma, non era, afferma Boffo, un "fantomatico atto giudiziario" ma "una vera sola", che si potrebbe "spulciare riga per riga" per controbattere "e far emergere di quel testo anzitutto l'implausibilità tecnica, poi magari sostanziale. Lo faremo, se necessario".

Come avrà fatto, si chiede Boffo, "il Mourinho dei direttori", il "primo degli astuti" a "non porsi una domandina elementare prima di dare il via libera alla danza: questo testo che ho in mano è realmente un"informativa che proviene da un fascicolo giudiziario oppure è una patacca che, con un minimo appiglio, monta una situazione fantasiosa, fantastica, criminale? Perchè, collega Feltri, questa domandina facile facile non te la sei posta? Ma se te la fossi fatta, sei proprio sicuro di aver vicino a te le persone e le competenze giuste per compiere i passi a seconda della gamba? Non sei corso troppo precipitosamente a inaugurare la tua nuova stagione al timone di quello che non è più un foglio corsaro ma il quotidiano della famiglia del presidente del Consiglio?".

Comunque, conclude il direttore di Avvenire, "quanto di fondamentale non farà spontaneamente capolino davanti all'opinione pubblica, emergerà civilmente e pacatamente in un tribunale della Repubblica, cui i miei avvocati già lunedì si presenteranno per la querela".

Intanto il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza Francesco Rutelli precisa che "a proposito della formazione di documentazione illecita nell'ambito delle polemiche in corso, il Copasir non ha ricevuto alcuna segnalazione su coinvolgimenti diretti o indiretti di persone legate ai servizi".

(30 agosto 2009)

 

 

 

 

 

 

2009-08-29

La decisione di far saltare l'incontro all'Aquila tra il cardinale Tarcisio Bertone

e il premier sarebbe stata presa ieri mattina direttamente dal Segretario di Stato

"Non possumus". E dalla Curia

arriva lo schiaffo a Berlusconi

L'assalto al direttore di Avvenire per la Cei è un attacco a tutto il vertice della Chiesa italiana

ORAZIO LA ROCCA

"Non possumus". E dalla Curia arriva lo schiaffo a Berlusconi

CITTÀ DEL VATICANO - Lo "schiaffo" al premier Berlusconi arriva direttamente dal Palazzo Apostolico, in Vaticano, subito dopo la lettura della prima pagina del Giornale. Secondo le voci filtrate riservatamente dai monsignori della Curia papale, la decisione di far saltare l'incontro all'Aquila tra il cardinale Tarcisio Bertone e il premier Silvio Berlusconi sarebbe stata presa ieri mattina direttamente dal Segretario di Stato. Ma secondo altre fonti, la telefonata a Palazzo Chigi con cui Oltretevere si annunciava il non possumus pontificio sarebbe stata fatta nel corso della nottata, sull'onda delle prime anticipazioni arrivate in Vaticano relative agli articoli del quotidiano di casa Berlusconi.

Tempi a parte, l'attacco sferrato dal foglio diretto da Vittorio Feltri al collega direttore di Avvenire Dino Boffo viene subito giudicato dagli uomini di papa Ratzinger come uno "sfregio" fatto a tutta la gerarchia ecclesiale al di qua e al di là del Tevere. Uno "sgarbo" messo a segno dal direttore del giornale berlusconiano nel maldestro tentativo - commentano in Segreteria di Stato - di creare una sorta di spaccatura tra la Santa Sede e i vertici della Conferenza episcopale italiana, vale a dire gli editori di riferimento del quotidiano cattolico Avvenire, "colpevole" di aver sollevato dubbi ed interrogativi sulle vicende private del premier. "Uno sfregio ed uno sgarbo" che il primo a non mandare giù è proprio il più stretto collaboratore di papa Ratzinger, il cardinale segretario di Stato Bertone, in procinto di partire alla volta dell'Aquila dove, oltre a presiedere la Perdonanza celestiniana, in serata si sarebbe dovuto incontrare a cena proprio con Berlusconi. Una circostanza che - si apprende in Vaticano - il Segretario di Stato della Santa Sede non aveva gradito molto, ma che alla fine aveva deciso di accettare a malincuore "solo per una forma di rispetto verso le istituzioni italiane". E certamente anche per questo, lo stesso cardinale Bertone ieri aveva concesso una esclusiva intervista al quotidiano della Santa Sede, l'Osservatore Romano, dal titolo "Il progetto di Chiesa e di società di Benedetto XVI", dedicata alle novità del pontificato ratzingeriano e, soprattutto, al significato della sua partecipazione alle celebrazioni della Perdonanza celestiana, invitando, tra l'altro, uomini di Chiesa, rappresentanti delle istituzioni e mass media ad "un più profondo senso di responsabilità" nell'esercizio delle loro funzioni.

Consigli ed esortazioni - agli occhi di Bertone e dei suoi collaboratori - completamente vanificate dall'attacco di Feltri al direttore di Avvenire. Da qui la decisione - presa dal cardinale "senza indugi e con estrema decisione", giurano nel Palazzo Apostolico - di disdire l'incontro all'Aquila con Berlusconi con una "ferma" telefonata a Palazzo Chigi al sottosegretario Gianni Letta, che avrebbe tentato di convincere il porporato a fare marcia indietro, ma senza successo.

I primi ad accogliere con "un sospiro di sollievo" lo notizia sono stati gli uomini di Angelo Bagnasco, il cardinale presidente della Cei che, oltre ad essere proprietaria di Avvenire, nei giorni scorsi non ha risparmiato critiche all'operato di Berlusconi sia col segretario generale, il vescovo Mariano Crociata che con lo stesso Bagnasco. Alla Cei - si apprende in ambienti vicini ai vertici episcopali - hanno visto negli articoli del Giornale "un tentativo di colpire non solo Boffo, ma tutto il vertice della Chiesa italiana". Ed un incontro tra Bertone e Berlusconi, proprio nel giorno del grande attacco al direttore del quotidiano cattolico, sarebbe stato visto come una sorta di delegittimazione della stessa gerarchia ecclesiale italiana da parte del Vaticano. Non è stato così. Ed ora alla Cei - anche se nessuno lo dice apertamente - fanno capire che "tanta acqua dovrà passare sotto i ponti" se il premier vorrà riannodare i rapporti con i capi dell'episcopato italiano: specialmente se la direzione del quotidiano berlusconiano continuerà ad essere in mano a Vittorio Feltri.

(29 agosto 2009)

 

 

 

 

 

 

 

Tesa la riunione tra Letta e il premier "Guarda Silvio che così non duriamo"

Il sottosegretario alla presidenza trascina il premier in Vaticano per un incontro notturno

La giornata nera del Cavaliere

rincorsa per ricucire con la Chiesa

Ma al Vaticano non basta la dissociazione da Feltri. Timori per una crisi

di FRANCESCO BEI

La giornata nera del Cavaliere rincorsa per ricucire con la Chiesa

Il cardinal Bertone e il sottosegretario Letta alla Perdonanza all'Aquila

ROMA - Per un presidente del Consiglio che si vanta a ogni piè sospinto di avere con la Santa Sede "i migliori rapporti di sempre", la giornata di ieri è stata da incubo. Per Silvio Berlusconi ma soprattutto per Gianni Letta, che da settimane stava lavorando di fino per ricucire gli strappi con Oltretevere prodotti dalle uscite dei ministri della Lega. Sapeva Berlusconi cosa si stava cucinando al Giornale contro il direttore dell'Avvenire? Sapeva, ma forse non tutto e sicuramente non aveva previsto l'uscita dello "scoop" del quotidiano di famiglia nello stesso giorno del suo sudatissimo incontro con il segretario di Stato. Era infatti da prima del G8 dell'Aquila che palazzo Chigi aveva chiesto un incontro al numero due del Vaticano. Finora senza successo, anzi una prima volta Bertone si era negato per ragioni di "opportunità". Senza contare il rifiuto di papa Ratzinger di incontrare Berlusconi a Viterbo il prossimo 6 settembre, in occasione dell'esposizione della "machina" di Santa Rosa.

A voler ricostruire lo svolgersi dell'operazione dietro le quinte, appare comunque chiaro che già da tempo Dino Boffo era finito nel mirino del Cavaliere, che meditava vendetta per le critiche ricevute questa estate sulla sua "condotta morale". "Un attacco gratuito e a freddo, ha dato credito a tutte le menzogne che scrivono su di me", aveva confidato con rabbia Berlusconi nei giorni scorsi.

Boffo era finito nella lista nera dei nemici da colpire, nonostante le rassicurazioni private fornite anche di recente al premier dai vertici della Cei sulla non ostilità pregiudiziale della Chiesa italiana rispetto al suo governo. L'operazione contro Boffo dunque doveva scattare, Berlusconi l'aveva avallata politicamente, ma il premier ha sottovalutato l'imprevedibilità di Vittorio Feltri: obiettivo giusto, tempi e modi sbagliati. E così la bomba è scoppiata in casa dell'attentatore.

Raccontano che le colombe di palazzo Chigi, Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, informati solo a tarda sera di quanto stava per accadere, abbiano fatto il diavolo a quattro per tentare di bloccare la prima pagina del Giornale. Inutilmente. Compresa la gravità della situazione, giovedì sera Letta ha convinto Berlusconi, appena atterrato a Ciampino da Arcore, a filare dritto in Vaticano per un incontro notturno e segreto con il cardinale Bertone. Un faccia a faccia per tentare di spiegare di essere stati entrambi "assolutamente all'oscuro" dell'attacco di Feltri e per cercare di attutire le inevitabili conseguenze, provando a salvare la cena all'Aquila. Un'opera di diplomazia che si ripetuta ieri al telefono, ma inutilmente. Anche perché i vescovi non si accontentavano del comunicato con cui il Cavaliere prendeva le distanze dal Giornale, ma pretendevano la testa del direttore Feltri.

Il secondo atto del dramma è andato in scena invece a palazzo Grazioli, tra Gianni Letta e Berlusconi. Un incontro di due ore a tratti molto teso, con il braccio destro del Cavaliere arrivato a un passo dalle dimissioni. Un disagio condiviso dal portavoce Paolo Bonaiuti, che da mesi sta cucendo rapporti stretti e cordiali con i direttori dei media cattolici. "Guarda Silvio che un governo che fa la guerra alla Chiesa non dura molto", ha spiegato con tono fermo "l'eminenza azzurrina" al premier. Indispettito per aver visto finire in fumo un paziente lavoro di tessitura, Letta ha preteso da Berlusconi una smentita di Feltri. Quella che ha partorito Berlusconi, con il consiglio di Niccolò Ghedini, è stata invece una dissociazione a metà, di cui il Cavaliere ha approfittato per ribadire in toto le sue ragioni: "Ho reagito con determinazione a quello che in questi mesi è stato fatto contro di me usando fantasiosi gossip che riguardavano la mia vita privata presentata in modo artefatto e inveritiero".

Per salvare il salvabile, con l'ala cattolica del Pdl sempre più in fermento, Berlusconi adesso pensa a come trovare una via d'uscita, mentre nel governo si agitano gli spettri di una crisi improvvisa, di un "complotto" per far fuori Berlusconi, come titolava ieri Libero in prima pagina dando voce al leghista Calderoli. Tra le mosse del premier c'è, al primo punto, il tentativo di accordo con l'Udc per le prossime regionali. Il problema è che Pier Ferdinando Casini non vuole sentire parlare di un'intesa nazionale con il Pdl. "Vuol dire che parlerò con Caltagirone", ha scrollato le spalle Berlusconi.

(29 agosto 2009)

 

 

 

 

 

 

 

La decisione di cancellare l'evento, annunciata dalla sala stampa del Vaticano,

sarebbe stata presa dalla curia aquilana: "Meglio dare quei soldi ai terremotati"

Annullata cena tra Berlusconi e Bertone

alla Perdonanza è andato Gianni Letta

L'Osservatore Romano: "No a coinvolgimento in vicende politiche. La penitenza è cosa seria"

Annullata cena tra Berlusconi e Bertone alla Perdonanza è andato Gianni Letta

Il sottosegretario Gianni Letta incontra il cardinale Tarcisio Bertone all'Aquila

CITTA' DEL VATICANO - Salta la cena, tanto attesa dal premier travolto dalle polemiche sulla sua vita personale, tra Berlusconi e il segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone. L'incontro era previsto per stasera all'Aquila, a conclusione delle celebrazioni per la Perdonanza. Ma a poche ore dall'appuntamento abruzzese arriva una nota della sala stampa vaticana, nella quale si informa che il presidente del Consiglio, "per evitare strumentalizzazioni" ha deciso di inviare all'Aquila in rappresentanza del governo il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta.

Lo stop all'incontro della Perdonanza, che nelle intenzioni del premier avrebbe dovuto essere l'inizio di una ricucitura - con grande risalto mediatico - con la Chiesa, arriva nelle ore più calde dello scontro tra Il Giornale, quotidiano di proprietà berlusconiana, e Avvenire, giornale della Cei. Momenti concitati, con la nota della Santa Sede che giunge poco dopo la netta presa di posizione della stessa Cei in difesa di Dino Boffo.

Un'ora dopo la dichiarazione del Vaticano sulla cena saltata, Berlusconi ha incontrato a Palazzo Grazioli i sottosegretari alla presidenza, Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, mentre l'Osservatore romano ha pubblicato in prima pagina una nota per ribadire che la Chiesa non vuole essere coinvolta in vicende politiche contingenti. "Per la Chiesa di oggi - è scritto nell'editoriale - la penitenza è una cosa seria, tanto da non dover venire confusa con polemiche contingenti".

Nel pomeriggio Berlusconi si è dissociato dall'attacco de Il Giornale e all'Aquila il sottosegretario Letta ha avuto un breve colloquio con il cardinale Bertone. Il rappresentante del Governo e il segretario di Stato vaticano si sono incontrati sul piazzale di Collemaggio poco prima della messa, si sono salutati con una stretta di mano e due baci sulle guance e sono quindi entrati in una tenda della Protezione civile dove hanno avuto un colloquio di pochi minuti che dovrebbe avere ricucito lo strappo tra Governo e Chiesa.

"Immagino che Letta oggi avrebbe preferito avere un ruolo di tessitore più che da protagonista", ha commentato da Pesaro il candidato leader del Pd Pier Luigi Bersani. Con riferimento alla diplomazia felpata del sottosegretario che sta aiutando il Governo a superare uno dei periodi forse più difficili nei rapporti con il Vaticano. "Questo è un luogo di preghiera, non di parola", si è trincerato comunque con i cronisti il sottosegretario lasciando la basilica di Collemaggio.

Bertone, dal canto suo, ai cronisti che lo interrogavano sulla rinuncia di Berlusconi a presenziare alla cerimonia, ha preferito rispondere con un'altra domanda: "A me lo chiedete?".

Per assicurare che non c'è alcun "caso politico" ma solo l'ennesima "bolla mediatica" è intervenuto poi il ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi. Anche lui, assieme alla collega Mara Carfagna, a rappresentare il governo alla celebrazioni aquilane.

(28 agosto 2009)

 

 

 

 

 

Sul quotidiano del Cavaliere durissimo editoriale firmato da Vittorio Feltri

I vescovi replicano con altrettanta durezza. Dopo alcune ore le frasi del premier

Il Giornale attacca il direttore dell'Avvenire

La Cei lo difende e Berlusconi si dissocia

Il Giornale attacca il direttore dell'Avvenire La Cei lo difende e Berlusconi si dissocia

ROMA - Alla fine anche Berlusconi è costretto a dissociarsi dal giornale di famiglia e dal direttore che ha tanto voluto alla direzione. "Sacro il rispetto della vita privata di tutti", dice il Cavaliere. Parole che arrivano dopo la durissima reazione dei vescovi. Scesi in campo per difendere il direttore di Avvenire, Dino Boffo, destinatario di un durissimo attacco personale da parte del Giornale di Vittorio Feltri.

"In merito alle accuse sollevate oggi da un quotidiano si intende confermare piena fiducia a Boffo, direttore di Avvenire, giornale da lui guidato con indiscussa capacità professionale, equilibrio e prudenza", diceva in mattinata un secco comunicato della Conferenza episcopale italiana.

Era la risposta, a stretto giro, a Vittorio Feltri che in un editoriale in prima pagina su Il Giornale diffida Boffo dal voler ancora "lanciare anatemi e tirare le orecchie a Berlusconi" per la sua vita privata. E lo fa sulla base di una presunta vicenda giudiziaria legata a questioni sessuali in cui il direttore di Avvenire sarebbe stato coinvolto.

Altrettanto dura e netta era la replica di Boffo a Feltri. Il giornalista definiva "killeraggio" l'articolo e smentisce l'esistenza dei fatti a lui attribuiti. Subito arrivava la contro-replica del direttore de Il Giornale: nessun killeraggio ma solo la trascrizione "di un documento del casellario giudiziario, cioè pubblico".

Ma il cdr del quotidiano cattolico rilanciava. "Il plateale e ripugnante attacco a Dino Boffo sulla prima pagina de Il Giornale di oggi è una chiara intimidazione al direttore di Avvenire e a tutta la redazione del quotidiano" dicono i giornalisti. Che insistono: "E' un attacco personale al direttore di Avvenire ma anche un attacco alla libertà di pensiero e di stampa".

Intanto anche dal fronte Pdl si levavano critiche al quotidiano della destra. "Esprimo tutta la mia solidarietà umana e professionale a Dino Boffo - diceva il vicepresidente el partito alla Camera, Maurizio Lupi - oggetto di un attacco brutale ed inspiegabile. Quello del Giornale è un comportamento inaccettabile.

Ancora più duro l'intervento del presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione, che esprimeva la sua "incondizionata stima" a Boffo e dichiarava: "Berlusconi non può immaginare che non venga fatta risalire a lui la colpa di questa aggressione condotta dal suo giornalista di fiducia sul suo giornale di famiglia. Sembra che qualcuno lavori per provocare una rottura fra questa maggioranza di governo ed i cattolici italiani. E questo qualcuno non si trova all'interno della opposizione ma all'interno della maggioranza".

(28 agosto 2009)

 

 

 

 

 

L'ANALISI. Così il capo del governo vuol recuperare con le gerarchie

La marcia del cattolico libertino

tra squillo, Vaticano e Padre Pio

di EDMONDO BERSELLI

La marcia del cattolico libertino tra squillo, Vaticano e Padre Pio

Berlusconi con Benedetto XVI

Secondo il cinismo della cultura prevalente nel circuito di potere berlusconiano, il cattolicesimo italiano è sufficientemente adulto per saper distinguere fra i comportamenti personali, eventualmente deplorevoli, e la funzione pubblica praticata da un leader politico.

Quindi la prostituzione di regime messa in piedi a Palazzo Grazioli apparterrebbe a uno stile di vita "folk", da considerare con un sorriso di complicità. Si tratterebbe in questo senso di un tocco sovrano di eccentricità, il "Berlusconi's Touch", in cui il "presidente puttaniere", come il Sultano si è definito, costituisce un gustoso tratto personale, a cui anche i cattolici convenzionali guardano con una sottaciuta simpatia.

Sono bugie, finzioni, mitologie. È la cortina di menzogne che i principali collaboratori del presidente del consiglio, a cominciare dall'avvocato Ghedini, hanno cercato di alzare intorno al capo del governo. Una volta chiesero a Bettino Craxi, rifugiatosi a Hammamet, un giudizio su uno dei suoi numeri due, Giuliano Amato: "Un professionista a contratto", rispose con tutta la malevolenza possibile Craxi. Ora Berlusconi di professionisti a contratto ne ha molti. Ma il suo stile e le sue notti di fiaba sono difficilmente neutralizzabili dai professionisti al suo servizio: e non vengono stigmatizzate ieri soltanto dall'Observer ("un governo marcio") e dal Daily Telegraph ("premier libidinoso"): la stampa inglese mette in rilievo il tentativo berlusconiano di riguadagnare consenso nei confronti del mondo cattolico meno mondano e più tradizionale, per quel "popolo" ancora convinto delle verità contenute nel sesto e nel nono comandamento.

Ma non sarà il progetto di visitare il sacrario di Padre Pio a sanare la ferita, vera, che si è aperta nella psicologia del cattolicesimo qualunque. Per almeno due terzi dei cattolici italiani, abituati da decenni a trovare un'ancora nella Democrazia cristiana, Forza Italia e il Pdl erano rimasti una garanzia ideologica e "spirituale", anche contro nemici invisibili, "i comunisti" continuamente evocati dallo spirito quarantottesco del Cavaliere. Scoprire la vera qualità dei comportamenti del Capo è stato un trauma.

Perché un conto è conoscere l'impronta culturale delle tv berlusconiane, nate e cresciute cullando il consumismo, l'edonismo, il culto del corpo, tutti i totem di una religione alternativa al magistero della Chiesa, Al massimo i cattolici vecchio stampo, di fronte allo spettacolo di centinaia di centimetri quadrati di epidermide, si vergognano un po', e si consolano con la versione ufficiale esibita in ogni occasione dai leader di Forza Italia: tutti specializzati nel manifestare un cattolicesimo conformista e pronti a ogni pratica da baciapile per assicurare la loro fedeltà, laica e devota insieme, alla gerarchia.

Per strappare il velo di questa ipocrisia, e rivelare l'insostenibilità di queste acrobazie fra la bigotteria e la spregiudicatezza politica, ci voleva qualche gesto vistoso. Non il pronunciamento di un settimanale assai critico verso il berlusconismo come "Famiglia cristiana" o di altri organi e personalità del cattolicesino conciliare, dossettiano e più meno di sinistra, Ci voleva l'intervento del quotidiano della Cei, "Avvenire", e del suo direttore Dino Boffo. Si può capirne l'importanza e lo spessore anche ex contrario, valutando il silenzio praticamente tombale (e non si tratta di ridicole tombe fenicie) con cui è stato accolto dall'informazione italiana. Boffo ha pubblicato tre lettere, in cui i lettori mettono in rilievo alcuni aspetti critici particolari, Il primo aspetto investe la "sfrontatezza" del premier e l'incongruenza tra vizi privati e pubbliche virtù. Subito dopo viene la critica alla riluttanza della gerarchia a prendere una posizione netta verso lo stile di vita di Berlusconi, cioè riguardo a "comportamenti improponibili per un uomo con due mogli, cinque figli, responsabilità pubbliche enormi e un'età ragguardevole".

II direttore di "Avvenire" non si è tirato indietro. Il Berlusconi licenzioso induce a parlare di "desolazione". Esiste, anzi dovrebbe esistere, un a priori etico che ha valore prima delle strategie politiche e delle dichiarazioni formali, Il "sondaggismo", cioè il consenso volatile costruito dalle indagini demoscopiche ben orientate, non assolve nulla, Ecco, la fiducia che premierebbe comunque il buon cattolico, "il padre di famiglia", che ammette ridendo "non sono un santo" è un'invenzione della scaltrezza dei professionisti a contratto del giro berlusconiano.

In realtà c'è un'Italia cattolica sicuramente moderata ma forse non ancora istupidita dai giochi di prestigio dei maghi della destra. È un pezzo di società poco conosciuto, che non si fa sentire, difficilmente voterà a sinistra, ma è perfettamente in grado di togliere la fiducia a un leader politico, e di sgretolarne la base di compenso, Per questa base cattolica, il pellegrinaggio a Pietrelcina e nei luoghi di Padre Pio contiene una strumentalità talmente plateale da generare addirittura un'insofferenza ulteriore. Il paese, come scrive Boffo a proposito della sfasatura fra il Berlusconi politico e il Berlusconi più ludico, potrebbe sentirsi "raggirato".

Ebbene, la Chiesa è un organismo complesso, e la realtà cattolica non è identificabile con gli stereotipi. Forse in questa occasione i berluscones hanno scherzato troppo con un mondo che in genere conoscono poco, e che negli anni ha dovuto imparare a cambiare ripetutamente l'orientamento del proprio consenso. Il ritiro della fiducia avviene di solito in modo silenzioso. Questa volta potrebbe essere già cominciato, all'insaputa del mondo berlusconiano.

(27 luglio 2009)

 

 

 

 

 

Intervista al leader leghista: "Silvio ha fatto degli errori, è stato ingenuo, ma resta saldo al timone"

Sugli immigrati i vescovi predicano bene e razzolano male. Non siamo razzisti

Bossi: "Giusto che la Chiesa critichi Silvio

Il Vaticano ha chiesto di incontrarmi"

"Le regionali? Governeremo in Lombardia, Veneto e Piemonte. E conquisteremo anche l'Emilia"

di PAOLO BERIZZI

Bossi: "Giusto che la Chiesa critichi Silvio Il Vaticano ha chiesto di incontrarmi"

MILANO - Lo scontro con la Chiesa. Gli immigrati. Gli scandali legati alla vita privata di Berlusconi e le critiche mosse al premier dal Vaticano ("E' giusto che lo abbiano invitato a cambiare stile di vita"). Gli equilibri con il Pdl e le "cannonate" per l'affermazione delle identità locali: con la dialettizzazione da spalmare su scuola, informazione, tv pubblica. I moniti di Napolitano e le polemiche sugli inni. Umberto Bossi spiega a Repubblica l'estate rovente del Carroccio, e anticipa la strategia del suo partito per "continuare a fare uscire l'Italia dal casino in cui si trova".

Ministro, con il Vaticano ve le state suonando da giorni. Che cos'è questo fronte aperto tra la Lega e lo Stato pontificio?

"Non è un fronte, è che quando la Lega va forte ci saltano sempre addosso. Tutti. Cercando di fermarci, di ridimensionarci. Ma non ci riescono".

Anche la Chiesa?

"Diciamo che ognuno ha le sue posizioni. Noi abbiamo le nostre e le difendiamo coi denti. E abbiamo il coraggio di farlo. Sugli immigrati la Chiesa ci ha accusato di essere razzisti e xenofobi. Non è così, se ne accorgeranno. Arriverà il giorno che capiranno il nostro progetto, mio e di Tremonti, per aiutare questa gente a casa loro. Che poi è l'unico modo per aiutarli davvero".

Ma perché ha detto al Vaticano "faccia il suo mestiere" e "gli immigrati li prendano loro"?

"Il mestiere della politica è fare le leggi e governare. Il mestiere della Chiesa, invece, è quello di stimolare la gente, di indicare un indirizzo morale. Ma se predichi poi devi anche razzolare. E farlo bene".

Cioè aprire le porte agli immigrati?

"Certo. Però non mi sembra che lo facciano un granché. Il Vaticano è uno statarello piccolo piccolo. Abbastanza chiuso. Anche volendo non so chi potrebbero accogliere".

Lei ha definito "parole senza senso" quelle con cui Avvenire, il quotidiano dei vescovi, ha paragonato la tragedia dei 73 profughi morti in mare alla Shoah.

"Quel paragone non c'entra niente. Hanno sbagliato. Mica vogliamo far morire la gente in mare. Semmai è il contrario: vogliamo salvarli. Il problema è che di immigrati che si avventurano in mare ce ne sono troppi, e salvarli tutti è diventato difficile. Per questo lavoriamo per contrastare le partenze e gli sbarchi. Che quest'anno sono diminuiti del 92%".

Ieri attraverso la Padania avete minacciato di rivedere il Condordato se il Vaticano continuerà a interferire nelle scelte della politica.

"Il nostro è un giornale democratico, aperto a chiunque voglia esprimere la sua opinione, che non dev'essere necessariamente quella ufficiale del partito. Comunque non bisogna rivedere niente. E' tutto a posto. Lo scriva che fuori da casa mia ho fatto mettere un crocifisso di legno. E' un portafortuna. Ogni volta che vado via lo tocco...".

Il progetto Bossi-Tremonti per aiutare gli immigrati.

"La Detax, una tassa etica sulle transazioni internazionali. E' un prelievo percentuale, attorno all'1%, da applicare insieme all'iva, o da ritagliare all'interno dell'iva. Soldi da destinare ai poveri, alle popolazioni che fanno la fame. Così evitiamo che partano coi barconi della morte".

Nel centrodestra le vostre posizioni in tema di immigrazione hanno creato qualche imbarazzo tra gli alleati (ma "i rapporti con la Lega sono ottimi", hanno ribadito ieri Berlusconi e Tremonti). Fini vi ha avvertito: no a politiche razziste.

"Noi siamo un partito popolare che usa il buon senso. Fini, da presidente della Camera, che è un lavoro difficile, è normale che debba mantenere gli equilibri. Insomma tenere i piedi in due scarpe. Glielo impone il ruolo. Credo che lui, però, abbia voglia di tornare a fare il politico".

Torniamo al botta e risposta con vescovi e monsignori. Non c'è il rischio che indebolisca i rapporti tra lo Stato, il governo e la Chiesa? Lo stesso Berlusconi vi ha dato l'altolà.

"Noi vogliamo semplicemente trovare un nuovo modo di trattare con il terzo mondo. Per aiutarlo. Punto. E poi alla gente che ci ha votato dobbiamo dare delle risposte. Le pretendono. E la Lega è pronta anche a infognarsi in cose difficili, pur di mantenere la parola. Comunque il Vaticano, dopo queste polemiche, ha chiesto di incontrarci".

Chi ve lo ha chiesto?

"E' ancora presto per dirlo".

Non crede che i rapporti tra il governo e il Vaticano siano già stati intaccati dagli scandali privati del presidente del consiglio?

"Spero di no. Berlusconi è una brava persona, mi dispiace per tutto il casino che gli è scoppiato. Mi dispiace per la famiglia, per i figli. E' caduto in un trappolone".

Trappolone? Non pensa che il premier abbia commesso degli errori, delle leggerezze?

"Sì degli errori li ha fatti. E' stato ingenuo. Altri più furbi di lui non ci sarebbero cascati. Chi le fa le organizza bene".

La Chiesa lo ha criticato invitandolo a modificare i suoi stili di vita.

"E' giusto e normale. La Chiesa, come dicevo, indica degli indirizzi morali. E' chiaro che non può non farlo con un leader politico che guida un Paese. E' sempre stato così nella storia dei rapporti tra Stato e Chiesa".

E' cambiata, dopo gli scandali dei festini e delle prostitute, l'immagine del nostro presidente del consiglio all'estero?

"Non mi sembra. Nel mondo ci sono tanti di quei problemi che gli Stati hanno molte altre cose a cui pensare che non alle donnine. E comunque Berlusconi resta saldo al timone, è riuscito a tenere in piedi la baracca. Finche c'è la Lega, poi, può stare tranquillo".

Il presidente Napolitano ha detto che l'Italia è un paese "inscindibile". Voi chiedete salari differenziati, il dialetto nelle scuole, nei telegiornali, nelle fiction. Volete addirittura seppellire l'Inno di Mameli per il Và Pensiero, l'inno della Lega. Le due posizioni sembrano un tantino inconciliabili.

"La via per una sana democrazia passa dalla tutela delle identità locali. Altrimenti diventa uno Stato centralista. Lo hanno capito tanti Paesi europei, che dovremmo prendere a modello. Primo fra tutti la Svizzera".

E l'inno di Mameli?

"Quello è l'inno dell'Italia. L'inno della Padania è il Và Pensiero".

In Internet i padani si divertono con giochini tipo "rimbalza o tortura il clandestino".

"Chi fa queste cazzate è un cretino che non ha e non avrà mai spazio nella Lega. E con il gioco "rimbalza il clandestino" mio figlio Renzo non c'entra niente".

Politica interna: c'è ancora spazio per l'Udc nell'alleanza di centrodestra?

"Vediamo... Ma sappiano che se vogliono tornare devono appoggiare la linea del governo. Non andare in direzione opposta come fecero con federalismo fiscale, immigrazione e quote latte".

Regioni del Nord. Governerete la Lombardia il Veneto o il Piemonte?

"Le avremo tutte e tre. E conquisteremo anche l'Emilia Romagna".

(28 agosto 2009)

 

 

 

 

Immigrazione, telefonata con i vertici lumbard. E Bossi impone la rettifica

Il Cavaliere chiede a Letta di ricucire con il mondo cattolico e la Santa Sede

L'altolà di Berlusconi al Carroccio

"Non voglio fratture con la Chiesa"

di FRANCESCO BEI

L'altolà di Berlusconi al Carroccio "Non voglio fratture con la Chiesa"

Silvio Berlusconi

e Umberto Bossi

ROMA - Al culmine di una settimane di attacchi leghisti ai vescovi e di polemiche tra il Carroccio e il Vaticano, Silvio Berlusconi, sempre più irritato per una grana che si sta ingrossando oltre il previsto, ha deciso di richiamare all'ordine l'alleato di governo. "In Italia si può andare allo scontro con tutti, tranne che con la Chiesa". Così il premier, che ha trascorso l'ultima giornata di ferie ad Arcore (oggi è previsto il rientro a Roma), ha fatto un giro di telefonate ai ministri leghisti chiedendo spiegazioni sull'ultima sparata della Padania, su cui non era davvero possibile far finta di niente: la revisione del Concordato e dei patti lateranensi, come vendetta per le presunte "ingerenze" della Chiesa in materia di immigrazione.

Davvero un bel biglietto da visita per facilitare l'incontro con il segretario di Stato vaticano, il cardinal Tarcisio Bertone, che il Cavaliere vedrà a cena domani sera a l'Aquila insieme a Gianni Letta, Mara Carfagna e Gianfranco Rotondi. Incontro a lungo cercato da palazzo Chigi, tassello fondamentale di quel riavvicinamento tra Berlusconi e le alte sfere vaticane che il sottosegretario Letta sta cercando da tempo, impegnato ogni giorno a rassicurare i suoi interlocutori Oltretevere.

Un lavoro che rischiava di andare a monte, senza contare il disagio sempre più forte che sale dall'ala cattolica del Pdl, che supplica da giorni il Cavaliere - attraverso il solito Letta - di spendersi in prima persona per dare un altolà all'alleato. Il fatto è che, almeno così raccontano nel Pdl, stavolta in casa leghista davvero nessuno voleva assumersi la paternità di quell'attacco della Padania al Vaticano e lo stesso Bossi, informato delle polemiche in arrivo, ha tranquillizzato il capo del governo: "Io non c'entro niente con quella iniziativa della Padania". E subito dopo ha dato via libera ai due capigruppo leghisti per una secca presa di distanze dal quotidiano di partito.

"I rapporti con la Lega restano eccellenti, sono solo chiacchiere di mezzo agosto che servono per riempire i giornali", minimizza il portavoce del premier Paolo Bonaiuti. Per il ciellino Maurizio Lupi l'intera vicenda "dimostra che il Pdl è un grande partito nazionale moderato, che rappresenta un punto di mediazione per tutti". Ma nel governo ormai sono in molti a dire a mezza bocca che il rapporto tra Berlusconi e Bossi abbia bisogno di un "drizzone" - a partire dal nodo delle regionali e dall'alleanza con l'Udc - e per questo si spera nel faccia a faccia che i due dovrebbero avere al ritorno del premier da Danzica la prossima settimana.

Persino la riunione del Consiglio dei ministri, che si sarebbe dovuta tenere domani, sembra sia slittata perché il Cavaliere si era impegnato a dare risposte concrete a Napolitano sulle iniziative per il 150esimo dell'unità d'Italia, ma c'era il timore di nuove sparate dei leghisti.

Un conto tuttavia è il capo dello Stato, un conto è prendere di petto il Vaticano. "Andare a uno scontro frontale con la Chiesa non è mai una buona idea - ripete preoccupato un ministro del Pdl dando voce al timore di tanti della maggioranza - , questi leghisti si dovrebbero ricordare che la crisi di Prodi è iniziata quando hanno cominciato a parlare dei Dico".

Tra i consiglieri del premier c'è la sensazione che la partita con il mondo cattolico si stia facendo più complicata, nonostante i rapporti con Bagnasco e Bertone restino cordiali. Un cattolico non integralista come il ministro Rotondi, che domani accompagnerà Berlusconi da Bertone, ricorda i tempi in cui lavorava con Rocco Buttiglione nel Cdu: "Giovanni Paolo II lo stimava e lo sosteneva in tutti i modi, ma nel '96 la Chiesa, le parrocchie intendo, stavano con l'Ulivo".

E con il Carroccio alla ripresa saranno dolori. Anche i finiani si stanno attrezzando per rispondere all'offensiva leghista. Persino su un terreno minato come quello dell'immigrazione clandestina non si fanno scrupoli e chiedono al governo un "ripensamento". "Il reato di clandestinità è sbagliato - anticipa il finiano Fabio Granata - Alfano e Maroni abbiano il coraggio di cambiare strada".

(27 agosto 2009)

 

 

 

 

Attacchi al Vaticano sul forum ufficiale del movimento dei giovani padani

"I preti sono gentaglia che pensa solo a fare soldi sulle spalle di chi lavora"

I giovani leghisti insultano la Chiesa

"Vescovi ipocriti, devono tacere"

di MARCO PASQUA

I giovani leghisti insultano la Chiesa "Vescovi ipocriti, devono tacere"

Il forum del movimento

dei giovani padani

"I VESCOVI dovrebbero tacere, perché sono una razza in via d'estinzione. Forse un giorno capiranno che sono fuori dal mondo". Sul forum ufficiale del movimento dei giovani padani gli attacchi nei confronti del Vaticano sono ancora più duri, non mediati dalla diplomazia di quanti, nel partito del Carroccio, cercano in queste ultime ore di ricomporre la frattura con la Chiesa. In alcuni casi, veri e propri insulti verso i prelati che hanno criticato, in questi giorni, il partito guidato da Umberto Bossi.

Sul forum del movimento politico giovanile della Lega Nord, nella sezione "politica e cultura", è un susseguirsi di invettive verso i preti e i vescovi che, a detta dei commentatori, dovrebbero "tacere" rispetto a temi come il dramma dei migranti morti in mare e le politiche sull'immigrazione del governo.

Mentre diversi internauti ricordano il fenomeno dei sacerdoti pedofili, altri dicono che è necessario "sbattere in faccia" ai preti "la loro ipocrisia e la loro avidità. Dire pubblicamente che sono gentaglia che mira solo a far soldi sulle spalle di chi lavora e di chi soffre. Sempre mantenendo una ferrea correttezza verbale, senza mai fargliene passare liscia una. Anche perché sono cose che pensa la maggior parte delle persone, compresi i cattolici. E che sono, degli intoccabili superiori al resto del mondo?".

La Chiesa, per i giovani leghisti, è formata da "un branco di ipocriti": "I vescovi dovrebbero tacere, perché sono una razza in via d'estinzione", scrive un utente che si firma "Picinet", e fa parte del movimento dei giovani padani Lombardia. Qualcuno scherza: "L'età media dei preti e dei vescovi è dalla nostra parte, non dalla loro, per fortuna". L'immigrazione, per il Vaticano, sarebbe un "business", come scrive un altro: "Per loro l'immigrazione è un affare miliardario, in altre parole campano sulla disperazione della gente mentre loro si fanno fare i baciamano con le mani coperte d'anelloni con rubino".

Ma a finire nel mirino dei leghisti è anche monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti, protagonista di una dura critica nei confronti del ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli: "Solito falso pretaccio. Sai dall'alto di tutti i quattrini che ha nelle tasche quanto gliene frega della morte di tanti poveri esseri umani inghiottiti dalle acque del Mediterraneo?", scrive "RL11".

"Il Vaticano e i suoi adepti stanno veramente rompendo le noci ultimamente", commenta nel forum un altro utente, mentre qualcuno propone addirittura di "annettere il territorio Vaticano e sbattere a calci nel culo i preti e il Papa ad Avignone". Per "nerd^n", la cosa che preoccupa di più "è la deriva immigrazionista della Chiesa": "Molti preti purtroppo stanno dimenticando la trave nel loro occhio e continuano a sentenziare contro il popolo, in nome della tolleranza e della pace, tacciandolo di intolleranza, razzismo. Un giorno però il popolo potrebbe anche diventare davvero intollerante e razzista, ma nei confronti della Chiesa che lo insulta".

Tra un insulto e l'altro verso il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, qualcuno sostiene che la "pretaglia cattocomunista" dovrebbe fare un passo indietro: "Forse un giorno questi vescovi capiranno che sono fuori dal mondo e non è accusando, ma proponendo, che si fa la volontà del Signore". Non viene risparmiato neanche Famiglia Cristiana, che proprio oggi ha criticato il figlio di Umberto Bossi, Renzo, per aver ideato su Facebook il gioco "Rimbalza il Clandestino". In una discussione, il settimanale viene bollato come l'organo dei "cattocomunisti" oppure "famiglia musulmana" perché, viene scritto nel forum, "ha abbandonato da tempo il Cristianesimo".

(26 agosto 2009)

 

 

 

 

 

Lunga intervista politica del segretario di Stato vaticano a Famiglia Cristiana

Il cardinale attacca la sinistra:"L'ho detto a Veltroni, il Pd non deve mortificare i cattolici"

Bertone: Togliatti e Berlinguer

rispettavano di più la Chiesa

"Non è vero che i politici che incontro vengono a ricevere direttive

dalla Santa Sede. Certamente chiedono la nostra opinione"

di MARCO POLITI

<B>Bertone: Togliatti e Berlinguer<br>rispettavano di più la Chiesa</B>

Il cardinale Tarcisio Bertone

CITTA' DEL VATICANO - Meglio il vecchio Pci dei "laicisti" che premono dentro il Partito democratico. A sorpresa il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, si lascia andare in un'intervista a Famiglia Cristiana ad un elogio senza riserve dei leader storici comunisti. "Il Partito comunista di Gramsci, Togliatti e Berlinguer - scandisce il porporato, il più stretto collaboratore di papa Ratzinger - non avrebbe mai approvato le derive, che si profilano oggi. Grandi intellettuali comunisti e socialisti, che ho conosciuto personalmente, avevano una visione laica ma morale, cioè credevano in un progetto morale ed etico autentico".

Ai tempi della Prima Repubblica, incalza Bertone, "c'era più rispetto". E Gramsci e "tanti esponenti comunisti avevano verso la religione una posizione ben diversa da quella di certi laicisti attuali".

Nella sua riflessione il cardinale fa luce sui retroscena del suo recente colloquio con il leader del Pd, Walter Veltroni, incontrato in un giro d'orizzonte che ha coinvolto (in momenti separati) anche l'ex premier Berlusconi. Con Veltroni, rivela, sì è affrontato direttamente l'argomento dei valori "non negoziabili" e quindi - è facile capire - di famiglia, unioni civili, testamento biologico, embrioni. Bertone ha anche stigmatizzato il tentativo di far approvare norme anti-omofobiche, che per la gerarchia ecclesiastica equivalgono ad un riconoscimento per legge della pluralità di orientamenti sessuali.

Per quanto riguarda i temi, che oggi è di moda chiamare "eticamente sensibili", il cardinale ritiene che il 2007 sia stato "un anno molto impegnativo per i cattolici italiani. L'ultimo, diciamo, incidente di percorso è stato l'inserimento di una norma antiomofobia nel decreto sulla sicurezza, argomento del tutto diverso". La Chiesa, ci tiene a sottolineare Bertone, non esprime una posizione partigiana o confessionale, ma che corrisponde al "diritto naturale". E qui è partito l'elogio rivolto alla moralità e all'etica dei grandi capi comunisti del passato.

Si è parlato di valori non negoziabili nel faccia a faccia con Veltroni, chiede l'intervistatore? "Certo - risponde senza esitazione il porporato - Ho auspicato che i cattolici non siano mortificati nel nascente Partito democratico e che ci si ispiri alla tradizione dei grandi partiti popolari, che avevano un saldo ancoraggio nei princìpi morali della convivenza sociale". Ai politici, spiega, lui illustra sempre la dottrina sociale della Chiesa.

Nell'intervista a Famiglia Cristiana il segretario di Stato accusa poi giornali e tv di voler far sparire dalla scena la "famiglia normale", insistendo sugli episodi criminali. Sul piano politico generale il cardinale ritiene che la troppa litigiosità fra i partiti blocchi lo sviluppo del Paese, che non è in declino, nonostante certi "profeti di sventura". La linea saggia, afferma Bertone, è quella del presidente Napolitano: " Non cessa di indicare con forza le cose che non vanno, ma valorizza le ricchezze dell'Italia buona, operosa, generosa, morale". Elogi anche a Sarkozy per il quale la Chiesa "è una risorsa" per lo sviluppo della Francia.

Quanto agli incontri con Berlusconi e Veltroni il cardinale precisa: "Innanzitutto ho ascoltato. Non è vero che vengono a ricevere direttive dalla Santa Sede". Chiedono però - soggiunge - l'opinione della Chiesa. E dunque il segretario di Stato specifica: "Ci preoccupa soprattutto la difesa dei valori della vita, del patrimonio morale e sociale che c'è nel dna del popolo italiano". In ultima istanza, conclude determinato Bertone, la Chiesa è una "risorsa" anche per la comunità politica italiana.

(30 dicembre 2007)

 

 

 

 

 

 

L'UNITA'

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.unita.it

2009-09-05

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2009-09-04

Berlusconi insiste: io vittima, "povera Italia, quanta disinformazione".

Monta la polemica sulla libertà di informazione, dopo gli ultimi casi. A Berlusconi non piace la mobilitazione in vista del 19, quando si parlerà di autonomia della stampa. E così, attacca alla sua maniera, dipingendosi un po' come vittima, un po' aggredendo i giornalisti. Rispondendo a una domanda sulla conclusione del caso Giornale-Boffo, il premier dice di vedere tanta disinformazione: "Credo che possiate leggere sui giornali di oggi tutto il contrario della realtà".

Qualche cronista rivolge al premier domande sul caso Feltri-Avvenire e Berlusconi si limita a dire: "abbeveratevi alla disinformazione di cui siete protagonisti. Povera Italia che ha un sistema informativo come questo".

Molte le reazioni, tra cui quella del segretario della Fnsi Siddi, che ha organizzato per il 19 settembre prossimo la manifestazione in difesa dell'autonomia dell'informazione: ""Dovremmo dire poveri noi, italiani", "non è sorprendente ma triste - prosegue - che, quasi ogni giorno, e anche oggi, il Presidente del Consiglio, legittimo capo del governo italiano, abbia da esternare contro la stampa del suo Paese. Non può pensare che siano cancellate le notizie, che siano annullati i confronti di idee, che non ci siano

turbamenti per quanto sta accadendo con questa continua denigrazione che, anche attraverso propaggini che proseguono in

altri terreni rispetto a quello politico, finisce per avvelenare il sistema".

"Non mi meraviglio delle parole di Berlusconi: la libertà di stampa che lui ammette è solo quella che passa dall'adorazione all'adulazione". Così il segretario del Pd, Dario Franceschini, commenta le parole del premier, Silvio Berlusconi, sulla stampa.

"Credo però che Berlusconi si dovrà ricredere - ha proseguito Franceschini - perchè la società italiana ha radici democratiche robuste e forti e saprà reagire a certi suoi attacchi".

Duro commento anche da Anna Finocchiaro: "Fa davvero effetto leggere le battute odierne del presidente del consiglio contro i giornalisti. si tratta di affermazioni al limite del ridicolo, che però, in queste ore suonano tragiche intimidatorie e mettono paura".

"Dopo quello che è avvenuto in queste ore, dopo le azioni contro repubblica e l'unità, dopo le 'procuratè dimissioni di Dino Boffo da direttore dell'Avvenire in un paese in cui lui controlla quotidiani, decide le nomine dei direttori dei tg rai e possiede mediaset, sentirlo accusare il sistema dell'informazione di rovesciare la realtà fa davvero molto effetto". I media di "tutta Europa e del mondo, da settimane criticano e tengono sotto osservazione l'operato suo e del suo governo, ma lui continua a fare la vittima. la sua sfrontatezza- conclude la presidente del gruppo del pd al senato- è pari ormai solo alla sua arroganza".

04 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

Politica

Berlusconi insiste: io vittima, "povera Italia, quanta disinformazione".

Monta la polemica sulla libertà di informazione, dopo gli ultimi casi. A Berlusconi non piace la mobilitazione in vista del 19, quando si parlerà di autonomia della stampa. E così, attacca alla sua maniera, dipingendosi un po' come vittima, un po' aggredendo i giornalisti. Rispondendo a una domanda sulla conclusione del caso Giornale-Boffo, il premier dice di vedere tanta disinformazione: "Credo che possiate leggere sui giornali di oggi tutto il contrario della realtà".

Qualche cronista rivolge al premier domande sul caso Feltri-Avvenire e Berlusconi si limita a dire: "abbeveratevi alla disinformazione di cui siete protagonisti. Povera Italia che ha un sistema informativo come questo".

04 settembre 2009

 

 

 

 

Benigni infiamma la festa Pd

di Andrea Carugati

Seduti uno a fianco all’altro allo spettacolo di Benigni, Pierluigi Bersani e Dario Franceschini si godono uno dei rari momenti di serenità di queste settimane. "Robertaccio è riuscito a mettervi insieme...". "Sì. Faccio l’accordo unitario su di lui e non ci ritiriamo", propone Franceschini. E Bersani: "Della serie, vai avanti tu che mi viene da ridere... ". Chiacchiere e sorrisi a beneficio dei fotografi, accanto all’ex ministro c’è anche la riservatissima moglie Daniela. Roberto li aspetta al varco, i due candidati. Arriva parlando in genovese, "Belin", e punta subito dritto sulle escort di Berlusconi: "Paganelli, se dicevi che era un festino veniva Silvio direttamente da Villa Certosa con Alinghi". "Eh, Bersani, che record, abbiamo perso 4 milioni di voti, e Veltroni fra un po’ scriverà il libro "io" perché non c’è più nessuno. Bisogna che non si arrivi sotto il 2%, ieri mi sono iscritto e ero il 15esimo". "E poi quello che ci ha dato la linea è Fini, mentre Bersani l’ha data a quelli di Comunione e Liberazione...". "Da chi ci facciamo guidare. Da Pierluigi, Ignazio o da D’Addario? Quando sente questo nome Berlusconi trema... ". "Sì, si è un po incattivito, ha venduto Kakà e ha comprato Feltri: costa meno e sulle punizioni è molto piu bravo... e poi le veline su Boffo, lui ha avuto la solidarietà del Papa, Feltri quella del Papi".

"Di veline ne ha tantissime, è un vizio di famiglia, ne ha tantissime anche su Bersani e Franceschini, vedrete cosa uscirà. Silvo ha fatto bene a denunciare Repubblica e Unità, devono smettere di andare in giro a scrivere cose vere, se fossero false... ". E poi le feste: "Silvio perchè non mi inviti alle feste, alle orge con i vestiti di babbo Natale, tutti ignudi. Fede è stato beccato a fare l’amore con una pecora gonfiabile". "Ma io non voglio parlare dei fatti privati di Silvio, tipo la Costituzione, il lavoro, quelli sono fatti suoi, io parlo dei fatti pubblici, le mignotte". "Silviooo!! Dammene una di porcellona a cinque stelle!!", è il grido di Robertaccio. "Ci sono le registrazioni e lui giura sui suoi figli che non è vero. Mi chiedo di chi sono i figli... ". "Ha paura", scherza Benigni. "Adesso non vuole che parlino nemmeno i portavoce dell’Europa. Ma quelli sono portavoce, come fanno a stare zitti?". L’Unità: "Ha fatto causa perché hanno scritto che ha problemi di erezione. Silvio non ti preoccupare, ce li ho anch’io. Come farà a dimostrare davanti al giudice che non ha problemi? È difficilissimo avere un’erezione davanti al giudice, io una volta c’ho provato... ". E Noemi? "Ha detto che il babbo era l’autista di Craxi, poi il cuoco di Berlinguer, poi l’idraulico di De Gasperi. Era così arrapato che ha fatto il conto alla rovescia con le candeline, appena ha compiuto 18 anni... non si teneva con questa potenza sessuale impressionante... ". E le farfalline? "Ormai l’Italia è piena, Piero Angela ha fatto una puntata speciale di Super Quark... ". "E poi le fa diventare assessori o le manda in Europa, e le paghiamo noi. Ma Silvio con tutti i soldi che hai perché non le paghi tu?". "Vuol passare alla storia come Quinto Fabio Massimo, Silvio il trombatore". E Feltri? "Adesso ha una registrazione di Prodi del ‘71 con le gemelle Kessler e dice "Aspettami sul letto di De Mita", e Bersani innamorato di Pupo che molesta la moglie col cellulare di D’Alema... ".

04 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

2009-09-03

Avvenire, il "grido di ribellione" di Boffo: "Ora basta, mi dimetto"

E' stato oggetto di una campagna devastante da parte del Giornale di proprietà della famiglia Berlusconi. Un killeraggio vero e proprio, come lo ha definito lo stesso presidente della Camera Gianfranco Fini. Ma dopo giorni di attacco senza esclusione di colpi il direttore di Avvenire Dino Boffo dice basta. Lo fa rassegnando le dimissioni. Dimissioni "irrevocabili", precisa. E che vorrebbe risuonassero come "un grido alto di ribellione".

"Non posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora, per giorni e giorni, una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani, quasi non ci fossero problemi più seri e più incombenti e più invasivi che le scaramucce di un giornale contro un altro", scrive Dino Boffo motivando con un gesto di "ribellione" le sue dimissioni. "E poi ci lamentiamo che la gente si disaffeziona ai giornali: cos'altro dovrebbe fare, premiarci? So bene che qualcuno - dice ancora Boffo - , più impudico di sempre, dirà che scappo, ma io in realtà resto dove idealmente e moralmente sono sempre stato".

"Nessuna ironia, nessuna calunnia, nessuno sfregamento di mani che da qui in poi si registrerà potrà turbarmi o sviare il senso di questa decisione presa con distacco da me e considerando anzitutto gli interessi della mia Chiesa e del mio amato Paese. In questo gesto - in sè mitissimo - delle dimissioni è compreso un grido alto, non importa quanto squassante, di ribellione: ora basta".

Boffo "è stato oggetto di un inqualificabile attacco mediatico", lo difende il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, che prende atto, con rammarico, delle sue dimissioni irrevocabili dalla direzione di Avvenire, TV2000 e RadioInblu. "Nel confermare a Dino Boffo, personalmente e a nome dell'intero episcopato, profonda gratitudine per l'impegno profuso in molti anni con competenza, rigore e passione, nel compimento di un incarico tanto prezioso per la vita della Chiesa e della società italiana", la conferenza dei vescovi esprime "l'inalterata stima per la sua persona, oggetto di un inqualificabile attacco mediatico". E "apprezzando l'alta sensibilità umana ed ecclesiale che lo ha sempre ispirato - prosegue il card. Bagnasco - gli manifesta vicinanza e sostegno nella prova, certo che il suo servizio alla Chiesa e alla comunità civile non verrà meno".

Si stringe attorno al suo direttore la redazione de l'Avvenire. "Le dimissioni rassegnate oggi dal direttore Dino Boffo sono l'amaro e sconcertante esito del plateale e ripugnante attacco mediatico a cui Boffo e il nostro quotidiano sono sottoposti da giorni", dice in un comunicato il Comitato di redazione dell'Avvenire che, annunciando per le ore 16 un'assemblea dei redattori, esprime vicinanza a Dino Boffo e conferma la propria volontà di proseguire il lavoro senza piegarsi alle intimidazioni.

L'Unione della stampa cattolica rilancia l'allarme già partito dalla Federazionale nazionale della stampa e denuncia che il giornalismo italiano sta vivendo delle "giornate orribili". "Si usano i giornali come strumenti di lotta politica e come pugnali per colpire alla schiena gli avversari del momento, come ha fatto Vittorio Feltri contro Dino Boffo - si legge in una nota pubblicata sul sito dell'Unione e diffusa anche dal Sir, agenzia della Cei - al quale i giornalisti dell' Ucsi esprimono piena solidarietà umana e professionale".

"La tecnica di infangare chi esprime legittime e libere posizioni anche scomode per determinati poteri, utilizzando fonti anonime e non controllate (quando la veridicità delle fonti è notoriamente un principio base del giornalismo) - afferma l'Ucsi - è stata usata come un avvertimento minaccioso, forse diretto in particolare al mondo cattolico italiano. È una tecnica ripetibile che deve essere stroncata sul nascere prima che dilaghi nella lotta politica, rischiando di uccidere un giornalismo che innanzitutto rispetti la dignità della persona, il diritto dei lettori ad essere correttamente informati, la pluralità delle posizioni e non consideri le 'notiziè come un manganello".

La replica del direttore del Giornale non si fa attendere. "Il direttore di Avvenire si è dimesso a causa mia e dell'attacco del mio giornale? Mi si attribuisce un potere che so di non avere, se lo ha fatto e se il Vaticano ha accettato le sue dimissioni, ci sarà un buon motivo", risponde Vittorio Feltri che spiega all'ANSA di non sentirsi "nè di aver vinto, nè di aver perso. Non c'è niente nè da vincere, nè da perdere, piuttosto qualcuno si deve rimangiare gli insulti e tutto quello che è stato scritto su di me, compreso il Vaticano. Da questa vicenda l'unica cosa chiara alla fine è che c'è un evidente doppiopesismo intollerabile".

"Per quanto mi riguarda - aggiunge Feltri - mi interesserebbe solo che il Gip mettesse gli atti a disposizione degli altri come si fa in una montagna di altri casi". Mentre denuncia "che in tutta questa vicenda sono stato bersaglio di attacchi intollerabili, mentre Il Giornale non ha fatto che portare in prima pagina una vicenda. Il resto - conclude Feltri - è solo sfera delle indiscrezioni, come quella che sono manovrato da Berlusconi".

03 settembre 2009

 

 

 

 

La lettera di dimissioni firmata da Dino Boffo

Il testo della lettera di dimissioni dalla direzione de l'Avvenire indirizzata al presidente della Cei firmata da Dino Boffo

Da sette giorni la mia persona è al centro di una bufera di proporzioni gigantesche che ha invaso giornali, televisioni, radio, web, e che non accenna a smorzarsi, anzi. La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere. L'attacco smisurato, capzioso, irritualmente feroce che è stato sferrato contro di me dal quotidiano Il Giornale guidato da Feltri e Sallusti, e subito spalleggiato da Libero e dal Tempo, non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile motivazione: un opaco blocco di potere laicista si è mosso contro chi il potere, come loro lo intendono, non ce l'ha oggi e non l'avrà domani.

Qualcuno, un giorno, dovrà pur spiegare perchè ad un quotidiano, Avvenire, che ha fatto dell'autonomia culturale e politica la propria divisa, che ha sempre riservato alle istituzioni civili l'atteggiamento di dialogo e di attenta verifica che è loro dovuto, che ha doverosamente cercato di onorare i diritti di tutti e sempre rispettato il responso elettorale espresso dai cittadini, non mettendo in campo mai pregiudizi negativi, neppure nei confronti dei governi presieduti dall'onorevole Berlusconi, dovrà spiegare, dicevo, perchè a un libero cronista, è stato riservato questo inaudito trattamento.

E domando: se si fa così con i giornalisti indipendenti, onesti, e per quanto possibile, nella dialettica del giudizio, collaborativi, quale futuro di libertà e di responsabilità ci potrà mai essere per la nostra informazione? Quando si andranno a rileggere i due editoriali firmati da due miei colleghi, il 'pro' e 'contro' di altri due di essi, e le mie tre risposte ad altrettante lettere che 'Avvenire' ha dedicato durante l'estate alle vicende personali di Silvio Berlusconi, apparirà ancora più chiaramente l'irragionevolezza e l'autolesionismo di questo attacco sconsiderato e barbarico.

Grazie a Dio, nonostante le polemiche, e per l'onestà intellettuale prima del ministro Maroni e poi dei magistrati di Terni, si è chiarito che lo scandalo sessuale inizialmente sventagliato contro di me, e propagandato come fosse verità affermata, era una colossale montatura romanzata e diabolicamente congegnata. Fin dall'inizio si era trattato d'altro.

Questa risultanza è ciò che mi dà più pace, il resto verrà, io non ho alcun dubbio. E tuttavia le scelte redazionali che da giorni taluno continua accanitamente a perseguire nei vari notiziari dicono a me, uomo di media, che la bufera è lungi dall'attenuarsi e che la pervicace volontà del sopraffattore è di darsi ragione anche contro la ragione. Un dirigente politico lunedì sera osava dichiarare che qualcuno vuole intimorire Feltri; era lo stesso che nei giorni precedenti aveva incredibilmente affermato che l'aggredito era proprio il direttore del Giornale, e tutto questo per chiamare a raccolta uomini e mezzi in una battaglia che evidentemente si vuole ad oltranza.

E mentre sento sparare i colpi sopra la mia testa mi chiedo: io che c'entro con tutto questo? In una guerra tra gruppi editoriali, tra posizioni di potere cristallizzate e prepotenti ambizioni in incubazione, io, ancora, che c'entro? Perchè devo vedere disegnate geografie ecclesiastiche che si fronteggerebbero addirittura all'ombra di questa mia piccola vicenda? E perchè, per ricostruire fatti che si immaginano fatalmente miei, devo veder scomodata una girandola di nomi, di persone e di famiglie, forse anche ignare, che avrebbero invece il sacrosanto diritto di vedersi riconosciuto da tutti il rispetto fondamentale? Solo perchè sono incorso, io giornalista e direttore, in un episodio di sostanziale mancata vigilanza, ricondotto poi a semplice contravvenzione?

Mi si vuole a tutti i costi far confessare qualcosa, e allora dirò che se uno sbaglio ho fatto, è stato non quello che si pretende con ogni mezzo di farmi ammettere, ma il non aver dato il giusto peso ad un reato 'bagatellare', travestito oggi con prodigioso trasformismo a emblema della più disinvolta immoralità.

Feltri non si illuda, c'è già dietro di lui chi, fregandosi le mani, si sta preparando ad incamerare il risultato di questa insperata operazione: bisognava leggerli attentamente i giornali, in questi giorni, non si menavano solo fendenti micidiali, l'operazione è presto diventata qualcosa di più articolato. Ma a me questo, francamente, interessa oggi abbastanza poco. Devo dire invece che non potrò mai dimenticare, nella mia vita, la coralità con cui la Chiesa è scesa in campo per difendermi: mai - devo dire - ho sentito venir meno la fiducia dei miei Superiori, della Cei come della Santa Sede.

Se qualche vanesio irresponsabile ha parlato a vanvera, questo non può gettare alcun dubbio sulle intenzioni dei Superiori, che mi si sono rivelate sempre esplicite e, dunque, indubitabili. Ma anche qui non posso mancare di interrogarmi: io sono, da una vita, abituato a servire, non certo a essere coccolato o ancor meno garantito. La Chiesa ha altro da fare che difendere a oltranza una persona per quanto gratuitamente bersagliata.

Per questi motivi, Eminenza carissima, sono arrivato alla serena e lucida determinazione di dimettermi irrevocabilmente dalla direzione di 'Avvenire', 'Tv2000' e 'Radio Inblu', con effetto immediato. Non posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora, per giorni e giorni, una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani, quasi non ci fossero problemi più seri e più incombenti e più invasivi che le scaramucce di un giornale contro un altro.

E poi ci lamentiamo che la gente si disaffeziona ai giornali: cos'altro dovrebbe fare, premiarci? So bene che qualcuno, più impudico di sempre, dirà che scappo, ma io in realtà resto dove idealmente e moralmente sono sempre stato. Nessuna ironia, nessuna calunnia, nessuno sfregamento di mani che da qui in poi si registrerà potrà turbarmi o sviare il senso di questa decisione presa con distacco da me e considerando anzitutto gli interessi della mia Chiesa e del mio amato Paese. In questo gesto, in sè mitissimo, delle dimissioni è compreso un grido alto, non importa quanto squassante, di ribellione: ora basta.

In questi giorni ho sentito come mai la fraternità di tante persone, diventate ad una ad una a me care, e le ringrazio della solidarietà che mi hanno gratuitamente donato, e che mi è stata preziosa come l'ossigeno. Non so quanti possano vantare lettori che si preoccupano anche del benessere spirituale del 'loro' direttore, che inviano preghiere, suggeriscono invocazioni, mandano spunti di lettura: io li ho avuti questi lettori, e Le assicuro che sono l'eredità più preziosa che porto con me. Ringrazio sine fine le mie redazioni, in particolare quella di Avvenire per il bene che mi ha voluto, per la sopportazione che ha esercitato verso il mio non sempre comodo carattere, per quanto di spontanea corale intensa magnifica solidarietà mi ha espresso costantemente e senza cedimenti in questi difficili giorni. Non li dimenticherò. La stessa gratitudine la devo al Presidente del CdA, al carissimo Direttore generale, ai singoli Consiglieri che si sono avvicendati, al personale tecnico amministrativo e poligrafico, alla mia segreteria, ai collaboratori, editorialisti, corrispondenti.

Gli obiettivi che Avvenire ha raggiunto li si deve ad una straordinaria sinergia che puntualmente, ogni mattina, è scattata tra tutti quelli impegnati a vario titolo nel giornale. So bene che molti di questi colleghi e collaboratori non condividono oggi la mia scelta estrema, ma sono certo che quando scopriranno che essa è la condizione perchè le ostilità si plachino, capiranno che era un sacrificio per cui valeva la pena.

Eminenza, a me, umile uomo di provincia, è capitato di fare il direttore del quotidiano cattolico nazionale per ben 15 degli straordinari anni di pontificato di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI: è stata l'avventura intellettuale e spirituale più esaltante che mi potesse capitare. Un dono strepitoso, ineguagliabile. A Lei, Eminenza carissima, e al cardinale Camillo Ruini, ai segretari generali monsignor Betori e monsignor Crociata, a ciascun Vescovo e Cardinale, proprio a ciascuno la mia affezione sconfinata: mi è stato consentito di essere, anzi sono stato provocato a pormi quale laico secondo l'insegnamento del Concilio, esattamente come avevo studiato e sognato negli anni della mia formazione.

La Chiesa mia madre potrà sempre in futuro contare sul mio umile, nascosto servizio. Il 3 agosto scorso, in occasione del cambio di direzione al quotidiano Il Giornale, scriveva Giampaolo Pansa: "Dalla carta stampata colerà il sangue e anche qualcosa di più immondo. E mi chiedo se tutto questo servirà a migliorare la credibilità del giornalismo italiano. La mia risposta è netta: no. Servirà soltanto a rendere più infernale la bolgia che stiamo vivendo".

Alla lettura di queste righe, Eminenza, ricordo che provai un certo qual brivido, ora semplicemente sorrido: bisognerebbe che noi giornalisti ci dessimo un po' meno arie e imparassimo ad essere un po' più veri secondo una misura meno meschina dell'umano. L'abbraccio, con l'ossequio più affettuoso.

03 settembre 2009

 

 

 

 

 

Boffo querela il Giornale, la Cei attacca: "Un avvertimento mafioso"

Non una "informativa" proveniente da un fascicolo giudiziario ma "una emerita patacca" che finirà davanti ai giudici. Così Dino Boffo, direttore di Avvenire, definisce il documento che ha portato il Giornale di Vittorio Feltri ad attaccarlo per un presunto "incidente sessuale", e racconta di avere ricevuto "una inattesa telefonata da Roberto Maroni". Tanto per chiarire che non esiste nessuna informativa di polizia sul direttore del quotidiano dei vescovi. Una presa di distanza della Lega, mentre Berlusconi prova a fare altrettanto con il Giornale di famiglia e dichiara che no, non ha mai parlato con Feltri in questi giorni: "Di fronte alla marea di voci, insinuazioni e presunte rivelazioni apparse stamane sui giornali è impossibile smentirle tutte, - ha detto - su una falsità non posso tacere: in questi giorni non ho mai avuto alcuna conversazione telefonica con il direttore de Il Giornale nè con altri suoi collaboratori".

Ma arrivano altre bordate dalla Cei. Monsignor Mogavero, che si occupa di problemi giuridici, racconta di aver cestinato la missiva anonima ricevuta e di essere "rimasto indignato della cosa". "Da siciliano - afferma - lo definirei un avvertimento di tipo mafioso" in particolare "nei confronti dei due cardinali citati, Camillo Ruini e Dionigi Tettamanzi". L'intera vicenda legata a questa informativa per Mogavero è "un affaraccio brutto","inquietante", "spazzatura maleodorante" e "prestarsi a un gioco di questo genere è offensivo della dignità delle persone, della libertà di stampa e anche di una certa professionalità. Non credo proprio - sottolinea - si tratti di un autentico scoop".

Secondo il vescovo di Mazara del Vallo tutta la vicenda "peserà sui rapporti Stato-Chiesa". Infatti, "se il premier cerca un riavvicinamento con la Chiesa deve semplicemente cambiare stile di vita, deve semplicemente fare il politico e non il manager o l'uomo di spettacolo". "Non ci interessa la sua vita privata - conclude - ci interessa che non ne faccia motivo di spettacolo". Secondo Mogavero la vicenda si trasformerà in "una bomba a orologeria" e, aggiunge, "mi dispiace che il povero Boffo abbia dovuto pagare un prezzo così alto ma se questo è servito a far saltare l'incontro tra il segretario di stato vaticano il card. Tarcisio Bertone e il premier Silvio Berlusconi all'Aquila, sono contento". Tuttavia Mogavero ipotizza che Boffo potrebbe lasciare la direzione dell'Avvenire.

Quanto a Boffo, in una lunga risposta alle lettere dei lettori dell'Avvenire, si riferisce alle affermazioni del Giornale, (secondo il quale sarebbe stato da tempo "già attenzionato dalla Polizia di Stato per le sue frequentazioni") e spiega che Maroni "ha voluto manifestarmi la sua solidarietà e il senso di schifo che gli nasceva dalle cose lette" ma "teneva anche ad assicurarmi di aver ordinato un'immediata verifica nell'apparato di pubblica sicurezza centrale e periferico che da lui dipende, e che nulla, assolutamente nulla di nulla era emerso".

Quello citato dal Giornale, insomma, non era, afferma Boffo, un "fantomatico atto giudiziario" ma una bufala sullka qule bisogna chiedersi perché Feltri non si sia interrogato sull'autenticità. " Perchè, collega Feltri, questa domandina facile facile non te la sei posta? Ma se te la fossi fatta, sei proprio sicuro di aver vicino a te le persone e le competenze giuste per compiere i passi a seconda della gamba? Non sei corso troppo precipitosamente a inaugurare la tua nuova stagione al timone di quello che non è più un foglio corsaro ma il quotidiano della famiglia del presidente del Consiglio?". Comunque, conclude il direttore di Avvenire, "quanto di fondamentale non farà spontaneamente capolino davanti all'opinione pubblica, emergerà civilmente e pacatamente in un tribunale della Repubblica, cui i miei avvocati già lunedì si presenteranno per la querela".

Il caso Boffo è comunque al centro di uno scontro politico. Il Pd è pronto a scendere in piazza per la libertà d'informazione, e probabilmente lo farà quando la Federazione della stampa organizerà materialmente una manifestazione di protesta. L'occasione è la denuncia di Berlusconi contro le domande di Repubblica, censurata da tutta la stampa straniera come atto d'arroganza pericoloso, ma anche il caso Boffo sembra rientrare in questo quadro.

Franceschini conferma che il parlamento è il luogo dove discutere della vicenda, per capire chi sparge veleni. Di Pietro ha presentato un esposto alla procura per sapere chi è l'autore del dossier contro Boffo.

30 agosto 2009

 

 

 

 

 

 

2009-09-02

Boffo, Vaticano: "Feltri fomenta il caos con false accuse"

"Viene il sospetto che vi sia una intenzione di fomentare confusione diffondendo false accuse". Così padre Federico Lombardi dalla Sala Stampa Vaticana replica alla campagna stampa condotta dal Giornale contro il direttore de l'Avvenire Dino Boffo e alle ultime affermazioni di Vittorio Feltri, che durate una trasmissione radiofonica ha spiegato che la quale la "velina" diffusa sul caso Boffo proverrebbe dalla Gendarmeria Vaticana.

"Smentisco nel modo più categorico questa infondata affermazione", replica padre Lombardi. In realtà nel suo intervento Feltri aveva parlato di "servizi segreti del Vaticano", entità in realtà inesistente - ha osservato il portavoce vaticano - precisando che, se Feltri si riferiva ai servizi di sicurezza vaticani, questi spettano alla Gendarmeria.

02 settembre 2009

 

 

 

 

 

Fini: "Brutta china, fermiamoci tutti"

Stop al killeraggio delle persone. E attenzione al "rischio di totale imbarbarimento". "Fermiamoci tutti un attimo", dice Fini, che dalla festa tricolore di Mirabello interviene sul tema del giorno. L'informazione. "Si sta andando verso una sorta di killeraggio delle persone, un giorno tocca a uno e poi ad un altro, è la fine non della politica con la 'p' maiuscola ma di un confronto rispetto alle idee", avverte il presidente della Camera. "Da qualche tempo in Italia non si polemizza tra portatori di idee ma si tenta di demolire colui che quell'idea ce l'ha", incalza Fini, che prova a gettare acqua sul fuoco: "Farò il grillo parlante, ma dico a tutti "fermiamoci un attimo", perchè la china è pericolosa e brutta".

A cosa si riferisca è piuttosto chiaro: "Se ogni occasione diventa il pretesto o il giustificato motivo per delle randellate verbali, delle querele, delle campagne di denigrazione, alla fine diventa un'ordalia, una reiterazione, una specie di orazi contro curiazi a cui l'opinione pubblica non si appassiona", ammonisce il presidente della Camera che lancia un appello: "Dico a tutti, fermatevi, perchè se si continua con quello che abbiamo visto negli ultimi due mesi sappiamo dove è iniziata la china ma non sappiamo dove andiamo a finire, con buona pace della credibilità della politica, dell'informazione e della credibilità italiana in ambito europeo".

02 settembre 2009

 

 

 

 

 

La Cei: "Avvertimento mafioso". E il Papa appoggia i vescovi: "Avanti così"

di Marcella Ciarnelli

Serrare le fila. Non mostrare alcuna delle divisioni che pure sono state ipotizzate all’interno delle gerarchie ecclesiastiche. Il caso Boffo, per il momento, richiede compattezza. Poi, in futuro, se conti ci sono da fare, si faranno. Nella giornata della solidarietà rinnovata al direttore dell’Avvenire, che ha messo in campo anche una vistosa autodifesa a mezzo stampa contro i "veleni di Feltri", c’è da registrare la telefonata personale del Papa al Cardinal Angelo Bagnasco, l’autorevole presidente della Cei, nel corso della quale il pontefice "ha chiesto notizie e valutazioni sulla situazione attuale ad ha espresso stima, gratitudine e apprezzamento per l’impegno della Conferenza e del suo presidente".

Per confermare che "vi è accordo tra la Santa Sede e la Chiesa in Italia nel rispetto delle rispettive competenze" e per affermare che "i tentativi di contrapporre la segreteria di Stato e la Conferenza episcopale non hanno consistenza" ha parlato il direttore della Santa Sede, padre Federico Lombardi che ha anche resa nota una telefonata di vicinanza e di solidarietà fatta dal cardinal Bertone, segretario di Stato, al direttore Dino Boffo. Nessuna spaccatura, dunque, tra Vaticano e Cei. Nessun contrasto. E men che mai la "chiesa del silenzio" paventata da Famiglia Cristiana nell’editoriale in difesa di Boffo.

Si lavora ad altro Oltretevere. Anche alla possibile visita al papa dei vertici della Lega. La richiesta è stata avanzata. E padre Lombardi ha puntualizzato che "non c’è motivo per dire di non a quell’incontro" anche se ancora non c’è stato un contatto operativo per una data determinata. Per ora "c’è una disponibilità generica ad una richiesta generica ma se loro lo chiederanno più formalmente si può fare". Toccherà a Bossi portare una schiarita nei rapporti di Berlusconi con il Vaticano? Il Cavaliere continua a negare che problemi ce ne siano. Ma i fatti non confermano.

Il gip del tribunale di Terni ha svelato, ma solo in parte, le carte del fascicolo processuale riguardante Dino Boffo, su richiesta di alcuni giornalisti in nome del diritto di cronaca. Pubblico è diventato il decreto penale con il quale il direttore di Avvenire venne condannato nell'agosto del 2004 a pagare un’ammenda di 516 euro per le molestie arrecate da "ripetute chiamate" telefoniche a una donna indicata come "omissis". Rimangono invece non accessibili ai giornalisti gli altri documenti. La famiglia della donna ha ricodato che si tratta di "una vicenda già completamente risolta".

01 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

2009-09-01

La Cei: "Avvertimento mafioso"

di Marcella Ciarnelli

Lo sdegno di un autorevole esponente delle gerarchie ecclesiastiche. Le puntualizzazioni di un uomo che crede nel corso della giustizia che è segnato, innanzitutto, dalle parole scritte nei fascicoli e non dalle soffiate. La vicenda che ha coinvolto il direttore de l’Avvenire, Dino Boffo, si arricchisce di altre voci mentre le illazioni e le ricostruzioni "avvelenate" o di parte impegnano la scena di una brutta rappresentazione con una brutta trama.

Monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e presidente del Consiglio Cei per gli Affari Giuridici, per commentare la storia venuta alla luce in questi giorni, ma cominciata nel mese di aprile quando a tutti i cardinali sembra sia stata fatta pervenire la lettera anonima con la velina e la sentenza su Boffo, cestinata da tutti, come ha confermato anche il cardinale Dionigi Tettamanzi, condanna un’iniziativa che lui non esita ad interpretare "da siciliano come un avvertimento mafioso" in particolare "nei confronti dei cardinali Ruini e Tettamanzi", ma anche "un affaraccio brutto", "inquietante", "spazzatura maleodorante". Ce n’è anche per chi si è prestato "ad un gioco che è offensivo della dignità delle persone, della libertà di stampa e anche di una certa professionalità. Non credo proprio si tratti di un autentico scoop".

Il Vescovo, uomo evidentemente esperto anche delle cose del mondo, ragiona su quelle che potranno essere le conseguenze di un caso come quello in cui è stato coinvolto il direttore de l’Avvenire che lui ipotizza possa anche decidere di dimettersi "per il bene della Chiesa e del giornale" anche se "in effetti in Italia chi si dimette è sempre ritenuto colpevole, ma non sempre è così". Feltri non fa una piega: "Fatti che riguardano la chiesa". Ma avverte monsignor Mogavero: "Bisogna tener ben presente il fatto che quando si entra nel piano della rappresaglia si sa dove si comincia ma non si sa dove va a finire, soprattutto perché esistono persone che poi in queste situazioni ci sguazzano. Certi signori si sono assunti la responsabilità morale di avere messo in moto un meccanismo che speriamo si fermi qui" anche se dal tono si capisce che lui per primo non crede a questa possibilità. E sulla rivendicata autonomia di Vittorio Feltri dal presidente del Consiglio che, al di là delle strategie amministrative, è il suo datore di lavoro, "nessuno nega autonomia a Feltri ma non sono disponibile a pensare che nessuno della proprietà del Giornale fosse al corrente di quanto stava per pubblicare. Saremmo fuori dal mondo se si sostenesse una cosa del genere. Può essere che non lo sapesse Berlusconi ma non la proprietà... ".

Anche il Gip di Terni, al di là del dovuto riserbo, ha voluto fare una puntualizzazione a proposito della velina usata dal Giornale come prova. Non esiste e non è mai esistita così come, ha affermato il dott. Pierluigi Panariello, nel fascicolo del procedimento non c’è "assolutamente alcuna nota che riguardi le inclinazioni sessuali" di Dino Boffo. Il giudice di Terni è ora chiamato a decidere sulle richieste di accesso agli atti presentate da molti giornalisti che in passato sono state già respinte. La strada per uscirne indicata dal vescovo di Mazara è di quelle che piacciono poco a Berlusconi. "Se il premier cerca un riavvicinamento con la chiesa deve semplicemente cambiare stile di vita, fare il politico e non il manager o l’uomo di spettacolo". Mentre l’Osservatore Romano rivendica come un merito quello di non essersi occupato delle vicende del Cavaliere l’Avvenire oggi scende in campo con tre pagine in difesa del direttore attaccato dal direttore del giornale di famiglia del Cavaliere e che sta vivendo la vicenda con "grande sofferenza non solo dal punto di vista professionale ma anche familiare". I vertici del Pd si riuniscono oggi per decidere sulla manifestazione in difesa della libertà di stampa. Anche il Parlamento sarà investito dalle opposizioni per ottenere chiarimenti "sull’informativa" dei veleni.

01 settembre 2009

 

 

 

 

2009-08-30

Boffo querela il Giornale, Berlusconi fa dietro-front: "Mai parlato con Feltri"

Non una "informativa" proveniente da un fascicolo giudiziario ma "una emerita patacca" che finirà davanti ai giudici. Così Dino Boffo, direttore di Avvenire, definisce il documento che ha portato il Giornale di Vittorio Feltri ad attaccarlo per un presunto "incidente sessuale", e racconta di avere ricevuto "una inattesa telefonata da Roberto Maroni". Tanto per chiarire che non esiste nessuna informativa di polizia sul direttore del quotidiano dei vescovi. Una presa di distanza della Lega, mentre Berlusconi prova a fare altrettanto con il Giornale di famiglia e dichiara che no, non ha mai parlato con Feltri in questi giorni: "Di fronte alla marea di voci, insinuazioni e presunte rivelazioni apparse stamane sui giornali è impossibile smentirle tutte, - ha detto - su una falsità non posso tacere: in questi giorni non ho mai avuto alcuna conversazione telefonica con il direttore de Il Giornale nè con altri suoi collaboratori".

Boffo, in una lunga risposta alle lettere dei lettori dell'Avvenire, si riferisce alle affermazioni del Giornale, (secondo il quale sarebbe stato da tempo "già attenzionato dalla Polizia di Stato per le sue frequentazioni") e spiega che Maroni "ha voluto manifestarmi la sua solidarietà e il senso di schifo che gli nasceva dalle cose lette" ma "teneva anche ad assicurarmi di aver ordinato un'immediata verifica nell'apparato di pubblica sicurezza centrale e periferico che da lui dipende, e che nulla, assolutamente nulla di nulla era emerso".

Quello citato dal Giornale, insomma, non era, afferma Boffo, un "fantomatico atto giudiziario" ma una bufala sullka qule bisogna chiedersi perché Feltri non si sia interrogato sull'autenticità. " Perchè, collega Feltri, questa domandina facile facile non te la sei posta? Ma se te la fossi fatta, sei proprio sicuro di aver vicino a te le persone e le competenze giuste per compiere i passi a seconda della gamba? Non sei corso troppo precipitosamente a inaugurare la tua nuova stagione al timone di quello che non è più un foglio corsaro ma il quotidiano della famiglia del presidente del Consiglio?". Comunque, conclude il direttore di Avvenire, "quanto di fondamentale non farà spontaneamente capolino davanti all'opinione pubblica, emergerà civilmente e pacatamente in un tribunale della Repubblica, cui i miei avvocati già lunedì si presenteranno per la querela".

30 agosto 2009

 

 

 

L'ira di Bagnasco dopo l'inutile attesa di un gesto del Cavaliere

di Federica Fantozzi

La risposta viene servita a freddo. Passata la nottata, atteso invano da Berlusconi un gesto più forte della poco credibile "dissociazione" dal proprio giornale, accertato che Feltri, lungi dallo scusarsi, si dichiara non pentito e promette "a brigante, brigante e mezzo", la Chiesa reagisce. Il presidente della Cei Bagnasco, che la sera prima aveva opposto un "no comment" ai giornalisti, ieri li convoca prima di celebrare la messa nel santuario della Madonna della Guardia. "L’attacco a Boffo - scandisce - è un fatto disgustoso e molto grave". E dato che Feltri aveva bollato la difesa della Cei come "generica e formale", rinnova al direttore di Avvenire "stima e fiducia mia personale e di tutti i vescovi italiani e delle comunità cristiane".

Un doppio messaggio. Primo, a Berlusconi: se guerra deve essere, guerra sia. A chiudere l’incidente non basta una stretta di mano tra Gianni Letta e il cardinal Bertone. Secondo, destinato alla sua parte del Tevere: la blindatura di Boffo sotto lo scudo dei Vescovi e quello diretto di Bagnasco. Un segnale d’allarme che viene colto prontamente dalla Lega, se Bossi dichiara: "Io e Calderoli andremo in Vaticano, serve un chiarimento con la Chiesa". Oltretevere troverà un’apertura di credito: dovuta ai "contatti" di Maroni e Cota, considerati interlocutori affidabili, nonostante le critiche alle politiche leghiste su sicurezza e immigrazione. Il Carroccio non vuole fare marcia indietro ma "spiegare le radici cristiane". Se il Cavaliere rompe con le gerarchie ecclesiastiche, insomma, il Senatùr non lo seguirà nè lascerà le praterie a Casini. [

La "bomba" di Feltri, infatti, ha fatto deflagrare la preoccupazione della Chiesa sia per il fronte bioetico in Parlamento che per le politiche securitarie e migratorie di stampo anti-cattolico. Ma ha anche fatto emergere due linee distinte: una morbida, quasi filo-governativa, della segreteria di Stato, e una linea dura della Cei contro ronde e provvedimenti "razzisti", ma anche scandali sessuali e cadute pubbliche di stile. Così, Boffo incassa la solidarietà di Scienza & Vita per il "coraggioso alleato nelle grandi battaglie in difesa della vita": passate e future. Mentre il neo-direttore del Giornale prosegue la campagna prendendosela con Ezio Mauro, ma punzecchia: "Non sono affatto pentito di aver divulgato la notizia. Siamo certi che la faccenda non finirà qui. Finché i moralisti speculeranno su ciò che succede sotto le lenzuola di altri noi ficcheremo il naso sotto le loro".

Si attendono le prossime mosse del premier. Che, dopo aver schiaffeggiato la mano tesa di Bertone, pare al guado. Eppure, il 28 luglio scorso il segretario di Stato vaticano era stato gradito ospite di Schifani a Palazzo Madama per presentare l’enciclica papale. Proprio mentre la Cei, dopo un periodo di "disintossicazione" dall’attivismo ruiniano, ricominciava a fare politica. Gli editoriali di Avvenire sul "ciarpame" e la "tracotante messa in mora di uno stile sobrio". La predica del segretario generale Cei monsignor Crociata alla vigilia del G8, contro "lo sfoggio del libertinaggio irresponsabile". Le risposte di Boffo ai lettori.

Ancora venerdì c’era spazio per una mediazione in extremis. Mentre Bertone incontrava Letta all’Aquila, l’Osservatore Romano sceglieva di pubblicare un commento critico contro le posizioni del teologo Vito Mancuso su Repubblica. Un testo scritto prima dell’incidente diplomatico ma che il giornale della Santa Sede, andando in stampa al pomeriggio, avrebbe avuto tempo di sostituire. Ieri, con le parole pesantissime di Bagnasco, questo spazio si è chiuso. All’avvio della campagna d’autunno, i Vescovi hanno capito che Letta non è (più?) un interlocutore sufficiente. Servirebbe Casini di nuovo nella maggioranza. Quando, in piena campagna elettorale 2008, il Cavaliere ingiunse a Pier: o nel Pdl senza simbolo o da solo, la telefonata di Ruini non bastò a fargli cambiare idea. Adesso, ad occupare quel ruolo, punta l’alleato padano.

30 agosto 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2009-08-29

Niente Perdonanza per Berlusconi

Doveva essere l'occasione pubblica della riconciliazione, dopo gli attriti, le critiche, i malumori corsi tra Berlusconi e la Chiesa. Quale momento anche simbolicamente migliore che quello del rinnovato rito della Perdonanza, per la remissione dei peccati e il recupero della pecora smarrita nei festini con le minorenni? E invece no, non se ne fa più nulla.

Il premier non andrà all'Aquila per la cerimonia tanto attesa e tanto meno andrà alla cena prevista subito dopo il rito con il cardinal Bertone. Il presidente del Consiglio delega a rappresentarlo il sottosegretario Gianni Letta "per evitare strumentalizzazioni". Sarà lui a presenziare al rito religioso. Ma la cena - momento pacificatore e di ricucitura - è comunque annullata: la sala stampa vaticana ha già annunciato che il costo previsto per il ricevimento sarà devoluto ai terremotati.

Non deve essere piaciuto alle gerarchie della Chiesa l'attacco a Dino Boffo direttore dell'Avvenire, sferrato sulle pagine del quotidiano della famiglia Berlusconi: il Giornale tornato alla guida di Feltri ha aperto il fuoco con grande spiegamento di mezzi, tirando in ballo un incidente "di carattere sessuale", concluso con un patteggiamento nel 2004. I vescovi solidarizzano con Boffo, ma non è questo il punto. Il punto è l'attacco frontale. E non c'è Perdonanza che possa redimere una bordata tanto violenta.

28 agosto 2009

 

 

 

 

 

Feltri "spara" sul direttore dell'Avvenire

L'offensiva d'estate contro le voci scomode prevede anche un attacco all'Avvenire, dopo i ripetuti attriti tra il governo e i vescovi. Nel mirino il direttore Dino Boffo, bersagliato da Feltri sul Giornale - di proprietà della famiglia Berlusconi -con l'accusa di essere stato coinvolto in "un incidente sessuale", concluso con un patteggiamento nel 2004.

"Un killeraggio giornalistico allo stato puro", è stata la reazione di Boffo che ha parlato di "una vicenda inverosimile, capziosa e assurda". A Boffo la riconferma della piena fiducvia della Cei e la solidarietà di numerosi politici.

 

Secondo Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd al Senato, c'è un filo conduttore nell'attacco all'Avvenire e a Repubblica. "Direi che la misura è colma: vengono colpite testate che hanno in comune una caratteristica principale, quella di esprimere il dissenso nei confronti dei comportamenti del Presidente del Consiglio". "Se a questo si somma - continua Anna Finocchiaro - la vicenda di Rai 3 e i precedenti attacchi all'Unità e ad altri giornalisti televisivi, colpevoli di svolgere il loro mestiere, il quadro è completo. Siamo di fronte ad un attacco concentrico da parte del Presidente del Consiglio di questo Paese nei confronti della stampa che esprime e dà voce alle posizioni critiche nei confronti del suo operato".

28 agosto 2009

 

 

 

 

 

Berlusconi si dissocia dal Giornale

"Il principio del rispetto della vita privata è sacro e deve valere sempre e comunque per tutti. Ho reagito con determinazione a quello che in questi mesi è stato fatto contro di me usando fantasiosi gossip che riguardavano la mia vita privata presentata in modo artefatto e inveritiero. Per le stesse ragioni di principio non posso assolutamente condividere ciò che pubblica oggi il Giornale nei confronti del direttore di Avvenire e me ne dissocio". Lo afferma il premier Silvio Berlusconi in una nota.

28 agosto 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-09-05

Caso Boffo, l'Azione cattolica:

"La Chiesa non può tacere"

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5 settembre 2009

Berlusconi attacca la stampa. Fiducia ai servizi segreti

IL PUNTO / Un giorno nero per il giornalismo, la politica e anche la Chiesa (di Stefano Folli)

Caso Boffo, Nyt: "Nessuno può attaccare Berlusconi"

Boffo si dimette da Avvenire. Feltri: affari interni alla Chiesa

The Economist: "Il ritorno di Superman" Berlusconi

La lettera delle dimissioni di Boffo

Su Avvenire Boffo replica all'attacco del Giornale

Fini: "basta con il killeraggio"

Il Vaticano: "Feltri fomenta il caos"

Commenta la notizia

"Dai nostri archivi"

Caso Boffo: per il Nyt è il segnale che nessuno può attaccare Berlusconi

Boffo si dimette da Avvenire Cei: attacchi inqualificabili

LA RAGIONE SMARRITA / Le streghe di Macbeth avvelenano tutti noi

Caso Boffo: il Papa telefona a Bagnasco ed esprime stima e gratitudine per la Cei

Caso Boffo, la difesa del direttore dell'Avvenire

 

L'Azione Cattolica, la più importante associazione organizzata del laicato cristiano in Italia, manifesta la sua solidarietà a Dino Boffo, deplorando i "tentativi di intimidazione" e ribadisce che "la Chiesa non può tacere rispetto alle questioni che riguardano l'uomo e il nostro tempo". Da Roma, dove si è aperto il convegno dei responsabili diocesani dell'associazione - che vede coinvolti circa 500 rappresentanti di 156 diocesi - il presidente nazionale Franco Miano riporta "lo sconcerto di tantissime persone rispetto agli ultimi episodi", affermando anche che l'impegno del laicato cattolico è quello di dire "una parola vera nell'attuale dibattito, un modo concreto per rispondere a questi tentativi di intimidazione". "Le dimissioni di Dino Boffo (già ai vertici dell'organizzazione alla fine degli anni Settanta, ndr. ) ci hanno lasciato una profonda amarezza - ha detto Miano - per l'attacco strumentale che ha ricevuto la persona di Boffo, al quale l'Azione cattolica rinnova la propria solidarietà, e per l'attacco violento a una voce equilibrata del dibattito pubblico". Il presidente dell'Ac ha anche annunciato la pubblicazione di un documento nei prossimi giorni "in cui affronteremo questa ed altre questioni che sinceramente hanno scosso la nostra coscienza di molti credenti. E anche l'attuale convegno affermerà che i laici cattolici vogliono dire la loro al Paese, con gratuità e senso civico". La lettura del testo da parte del presidente dell'Azione cattolica a sostegno di Dino Boffo è stata accompagnata da due lunghi e calorosi applausi da parte dell'assemblea. Da parte sua, il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, intervenuto all'assemblea dell'Ac, ha esortato i cattolici italiani a compiere uno "sforzo di resistenza che proclama e soprattutto mantiene una irriducibilità sostanziale al mondano e alle sue logiche, a tutto ciò, insomma, che contraddice il Vangelo e la fede".

5 settembre 2009

 

 

 

 

Berlusconi: "Sui giornali il contrario della realtà

"Credo possiate leggere i giornali di oggi dove c'è tutto il contrario della realtà. Abbeveratevi della disinformazione di cui siete protagonisti. Povera Italia, con un sistema informativo come questo": così il premier Silvio Berlusconi, lasciando il Coi ha risposto a chi chiedeva di commentare le dimissioni del direttore di Avvenire Dino Boffo.

4 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2009-09-04

Un giorno nero per il giornalismo, la politica e anche la Chiesa

4 settembre 2009

È un giorno nero, non solo per il giornalismo italiano, ma anche per la politica e soprattutto per quell'idea dell'Italia civile a cui si resta tenacemente affezionati pur sapendo quanto sia ormai illusoria. Ed è un giorno nero anche per la Chiesa che non ha saputo o voluto difendere a sufficienza uno dei suoi uomini di maggior prestigio nell'ora più difficile. Dino Boffo si dimette da direttore di "Avvenire" con una lettera che definire dignitosa è molto riduttivo: si tratta piuttosto di un documento politico su cui tanti dovrebbero riflettere per capire cosa è davvero successo nell'ultima settimana.

Gli anglosassoni usano un'espressione pertinente per definire casi come questo: "character assassination", ossia l'omicidio virtuale di qualcuno di cui viene distrutta a tavolino l'immagine pubblica. Boffo paga crudelmente il prezzo delle critiche, peraltro misurate, rivolte al presidente del Consiglio per quanto riguarda la sua moralità e un certo stile di vita. Critiche legittime e persino doverose, visto che tra i compiti prioritari di un giornale c'è quello di controllare i rappresentanti del potere politico e di bacchettarli quando è opportuno. Non si dà invece il caso inverso, ossia che il potere politico si vendichi dei giornalisti e alimenti una campagna mediatica per screditarli sul piano personale. Una tale pratica sarebbe, è ovvio, del tutto inconcepibile in paesi di forte democrazia. Da noi purtroppo è accaduto, il che rappresenta un danno irrimediabile per la qualità del nostro dibattito democratico.

Per cui si può dire che le conseguenze del caso Boffo sono al momento insondabili, ma è facile prevedere che non saranno positive. Quell'"imbarbarimento" di cui ha parlato il presidente della Camera non porterà fortuna a nessuno. Non a un governo, peraltro forte di una larga maggioranza parlamentare, che ha finito per mettersi in rotta di collisione con la Chiesa, credendo di alimentare la rivalità tra fazioni ecclesiastiche e di giovarsene nei suoi calcoli di potere. Non alla Chiesa stessa, che esce malconcia dalla vicenda e ha dato l'impressione di piegarsi alla violenza dell'offensiva: magari con l'intento di salvare il salvabile, ossia il rapporto con una coalizione di centrodestra usa a concedere molto alla gerarchia cattolica, in numerosi campi. Ma non è detto che il baratto, se di questo si tratta, basti a nascondere le ferite che questa vicenda porta con sé.

Ha detto bene Francesco Cossiga: il sacrificio di Boffo è "un atto di devozione filiale verso la Chiesa". Un modo per togliere la Cei dalla linea del fuoco, aiutare la ricomposizione dei contrasti, accelerare la sospensione delle ostilità. In definitiva, si è trattato di immolarsi sul piano personale per salvare l'istituzione ecclesiastica e la sua politica verso lo Stato italiano. Va dato atto a Boffo di aver ben compreso la portata tutta politica dello scontro che si è consumato in questi giorni. Nel gioco oscuro delle vendette e delle ritorsioni, mentre nell'aria svolazzavano "dossier" anonimi, stava emergendo la fragilità e l'impaccio della Chiesa d'oggi, dietro la solidarietà ufficiale al direttore di "Avvenire" sotto attacco. Facendosi da parte, Boffo ha restituito il loro ruolo e la loro tranquillità a molti personaggi che non erano preparati a combattere battaglie in campo aperto.

Tuttavia la Chiesa non dimentica. Ci vuole molta ingenuità per credere che la storia finisca qui, con l'uscita di scena di un uomo la cui vita – sono le sue drammatiche parole – "è stata violentata". Le vendette di Berlusconi si consumano subito, quelle dei vescovi richiedono tempi lunghi, alle volte molto lunghi, ma sono spesso implacabili.

 

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04 settembre 2009

 

 

 

 

 

Berlusconi: "Sui giornali il contrario della realtà

4 settembre 2009

"Credo possiate leggere i giornali di oggi dove c'è tutto il contrario della realtà. Abbeveratevi della disinformazione di cui siete protagonisti. Povera Italia, con un sistema informativo come questo": così il premier Silvio Berlusconi, lasciando il Coi ha risposto a chi chiedeva di commentare le dimissioni del direttore di Avvenire Dino Boffo.

4 settembre 2009

 

 

 

The Economist: "Il ritorno di Superman" Berlusconi

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3 settembre 2009

 

"Il ritorno di Superman". Con questo titolo The Economist sintetizza quella che considera la nuova strategia d'attacco di Silvio Berlisconi, dopo gli scandali sessuali che lo hanno coinvolto .

Superman, del resto, ricorda il settimanale britannico, era stato tirato in ballo dallo stesso presidente del Consiglio, "quando il 1 settembre, riferendosi alle parole della moglie" ("mio marito è malato, ha bisogno di essere curato") aveva puntualizzato: "non solo non sono malato, sono un Superman". The Economist parla dell'offensiva di Silvio Berlusconi, che "come l'eroe dei fumetti" tre mesi dopo lo scandalo sessuale che lo ha coinvolto "si sta ora scagliando contro i suoi accusatori".

L'articolo racconta di "uno stallo fra la Chiesa e il premier italiano" e ripercorre le tappe dello scandalo, avviato dalla pubblicazione sul Giornale ("il quotidiano della sua famiglia") della notizia della ammenda pagata dal direttore di Avvenire "per aver molestato una donna in un caso dalle sfumature omosessuali".

"Un simile raffreddamento di rapporti - sottolinea The Economist - segnò l'inizio della fine per il precedente governo di centro-sinistra". E ricorda il sostegno offerto a Boffo dalla Conferenza episcopale e la fiducia espressa dal Papa nel presidente dei vescovi italiani, ma avverte: "Berlusconi ha ancora delle buone carte da giocare". Perchè, dopo le critiche espresse anche da ambienti cattolici sui comportamenti del premier "il Vaticano potrebbe temere una rappresaglia da parte del presidente del Consiglio" che si potrebbe concretizzare con "l'abbandono dell'iniziativa legislativa restrittiva sul testamento biologico o il blocco a una inchiesta parlamentare ostile sulla pillola abortiva. C'è anche il rischio che i suoi seguaci laici possano promuovere una legge per il riconoscimento delle coppie di fatto, gay compersi".

"Ma la carta più forte nelle mani di Berlusconi - secondo The Economist - potrebbe essere quella etica. Il 1° settembre un Tribunale italiano ha reso noti dettagli sulla sentenza contro Boffo, che sembrano confermare la sostanza delle affermazioni del Giornale. Due giorni dopo, Boffo si è dimesso. L'unica cosa sorprendente è che i vescovi italiani lo avevano considerato adatto a restare in una posizione così di alto profilo e così vulnerabile per cinque interi anni dopo la sua condanna".

3 settembre 2009

 

 

 

Caso Boffo: per il Nyt è il segnale

che nessuno può attaccare Berlusconi

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4 settembre 2009

Dino Boffo

Boffo si dimette da Avvenire. Feltri: affari interni alla Chiesa

The Economist: "Il ritorno di Superman" Berlusconi

La lettera delle dimissioni di Boffo

Su Avvenire Boffo replica all'attacco del Giornale

Fini: "basta con il killeraggio"

Il Vaticano: "Feltri fomenta il caos"

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Per il New York Times le dimissioni del direttore di Avvenire, Dino Boffo, dopo l'attacco sferrato dal Giornale della famiglia Berlusconi segna un salto di qualità nello scontro in atto tra il premier italiano e la Chiesa cattolica. "La lezione" di quanto accaduto, osserva il giornale americano è "che nessuno può osare sfidare Berlusconi, nemmeno la Chiesa". E tuttavia, aggiunge, forse questa volta il premier ha fatto il passo più lungo della gamba. Anche i suoi amici - nota il giornale - dicono ora che il premier sta navigando in acque pericolose e che la chiesa può danneggiarlo politicamente".

"La popolarità di Berlusconi, come dicono i sondaggi, è in calo, e - scrive il New York Times - Berlusconi sembra profondamente preoccupato di ulteriori colpi, che potrebbero venirgli particolarmente dall'elettorato cattolico moderato... Nonostante un calo nella frequenza delle messe, la Chiesa cattolica rimane l'istituzione chiave in Italia e molti italiani scelgono proprio quei candidati che hanno il suo sostegno. La Chiesa, di norma, sostiene i candidati della destra, cosa che rende l'attuale scontro più insolito e significativo".

Della vicenda si occupano diversi quotidiani cartacei e online stranieri, come l'inglese Times, l'americano Wall Street Journal, il quotidiano spagnolo El Pais.

Quanto all'Italia, il premier ha detto che sui giornali di oggi ha letto "il contrario della realtà". I quotidiani protagonisti della vicenda dedicano ampio spazio.

"Avvenire" ne parla per 7 pagine. In prima campeggia il titolo "Direttore Galantuomo". "La decisione irrevocabile di lasciare il quotidiano che ha guidato e fatto crescere di ruolo per 15 anni - si legge in un box in prima pagina - è giunta al settimo giorno della violenta aggressione giornalistica scatenata contro Boffo dal "Giornale" con la diffusione del testo gravemente diffamatorio di una lettera anonima fatta addirittura passare per sentenza giudiziaria".

Il quotidiano cattolico, inoltre, pubblica integralmente la lunga lettera che Boffo ha inviato al cardinale Angelo Bagnasco, con il titolo "Resto idealmente e moralmente dove sono sempre stato". L'assemblea dei redattori titola "Atto di stile e generosità davanti a un ripugnante attacco". Infine, in due pagine "Avvenire" ospita una valanga di lettere di stima e solidarietà a Boffo. "Così sei stato e rimani il direttore del nostro giornale", si legge nel titolo. Ed ancora: "Grazie per la tua grande lezione di stile e sobrietà".

Il Giornale di Feltri titola invece "Boffo va, ma il caos aumenta". Nell'editoriale il direttore del quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi dice che Dino Boffo "avrà avuto le sue ragioni per assumere una simile decisione. Il cardinal Bagnasco ha accettato senza indugi l'addio, e anche il porporato avrà avuto le sue ragioni per farlo". Feltri aggiunge: "il nostro obiettivo non era quello di accrescere il numero dei disoccupati. Non conosco personalmente l'ex timoniere del giornale della Cei e non avevamo motivo per procurargli un danno". Poi sottolinea: "ci premeva solo dimostrare che le sue prediche erano in contrasto con il suo stile di vita privata; e che, poiché certe critiche mosse dal quotidiano dei Vescovi concernevano il comportamento (vero o presunto) pure privato del premier, il pulpito da cui provenivano non era idoneo".

Feltri osserva come Boffo "abbia contribuito a seppellerci sotto una coltre di improperi" però poi aggiunge: "a questo punto siamo comunque dispiaciuti. Perché il direttore dimissionario, essendosi eclissato, difficilmente farà quello che avrebbe dovuto fare subito e non ha fatto: ossia raccontare come si sono svolti i fatti (non negarli) estraendo dal cassetto gli atti che solo lui (e i suoi avvocati) ha". Quindi una domanda sul perché il dossier sul caso Boffo non sia stato reso pubblico dal gip di Terni. "E' molto strano - dice il direttore del giornale - quello riguardante Boffo è l'unico processo in italia in cui le carte erano e sono inaccessibili (...). Perché il gip si ostina a proteggere il dossier con una blindatura senza precedenti?". Perchè, si chiede ancora Feltri, "la storia di Boffo viene tenuta in cassaforte? Qualcosa non quadra. Intendiamoci - conclude - non invochiamo la divulgazione dell'incartamento per infierire sull'ex direttore di Avvenire" ma per dimostrare "che i pataccari non siamo noi, ma chi ci ha dipinti come tali".

4 settembre 2009

 

 

Berlusconi: "Sui giornali il contrario della realtà

"Credo possiate leggere i giornali di oggi dove c'è tutto il contrario della realtà. Abbeveratevi della disinformazione di cui siete protagonisti. Povera Italia, con un sistema informativo come questo": così il premier Silvio Berlusconi, lasciando il Coi ha risposto a chi chiedeva di commentare le dimissioni del direttore di Avvenire Dino Boffo.

4 settembre 2009

 

 

Un giorno nero per il giornalismo, la politica e anche la Chiesa

4 settembre 2009

È un giorno nero, non solo per il giornalismo italiano, ma anche per la politica e soprattutto per quell'idea dell'Italia civile a cui si resta tenacemente affezionati pur sapendo quanto sia ormai illusoria. Ed è un giorno nero anche per la Chiesa che non ha saputo o voluto difendere a sufficienza uno dei suoi uomini di maggior prestigio nell'ora più difficile. Dino Boffo si dimette da direttore di "Avvenire" con una lettera che definire dignitosa è molto riduttivo: si tratta piuttosto di un documento politico su cui tanti dovrebbero riflettere per capire cosa è davvero successo nell'ultima settimana.

Gli anglosassoni usano un'espressione pertinente per definire casi come questo: "character assassination", ossia l'omicidio virtuale di qualcuno di cui viene distrutta a tavolino l'immagine pubblica. Boffo paga crudelmente il prezzo delle critiche, peraltro misurate, rivolte al presidente del Consiglio per quanto riguarda la sua moralità e un certo stile di vita. Critiche legittime e persino doverose, visto che tra i compiti prioritari di un giornale c'è quello di controllare i rappresentanti del potere politico e di bacchettarli quando è opportuno. Non si dà invece il caso inverso, ossia che il potere politico si vendichi dei giornalisti e alimenti una campagna mediatica per screditarli sul piano personale. Una tale pratica sarebbe, è ovvio, del tutto inconcepibile in paesi di forte democrazia. Da noi purtroppo è accaduto, il che rappresenta un danno irrimediabile per la qualità del nostro dibattito democratico.

Per cui si può dire che le conseguenze del caso Boffo sono al momento insondabili, ma è facile prevedere che non saranno positive. Quell'"imbarbarimento" di cui ha parlato il presidente della Camera non porterà fortuna a nessuno. Non a un governo, peraltro forte di una larga maggioranza parlamentare, che ha finito per mettersi in rotta di collisione con la Chiesa, credendo di alimentare la rivalità tra fazioni ecclesiastiche e di giovarsene nei suoi calcoli di potere. Non alla Chiesa stessa, che esce malconcia dalla vicenda e ha dato l'impressione di piegarsi alla violenza dell'offensiva: magari con l'intento di salvare il salvabile, ossia il rapporto con una coalizione di centrodestra usa a concedere molto alla gerarchia cattolica, in numerosi campi. Ma non è detto che il baratto, se di questo si tratta, basti a nascondere le ferite che questa vicenda porta con sé.

Ha detto bene Francesco Cossiga: il sacrificio di Boffo è "un atto di devozione filiale verso la Chiesa". Un modo per togliere la Cei dalla linea del fuoco, aiutare la ricomposizione dei contrasti, accelerare la sospensione delle ostilità. In definitiva, si è trattato di immolarsi sul piano personale per salvare l'istituzione ecclesiastica e la sua politica verso lo Stato italiano. Va dato atto a Boffo di aver ben compreso la portata tutta politica dello scontro che si è consumato in questi giorni. Nel gioco oscuro delle vendette e delle ritorsioni, mentre nell'aria svolazzavano "dossier" anonimi, stava emergendo la fragilità e l'impaccio della Chiesa d'oggi, dietro la solidarietà ufficiale al direttore di "Avvenire" sotto attacco. Facendosi da parte, Boffo ha restituito il loro ruolo e la loro tranquillità a molti personaggi che non erano preparati a combattere battaglie in campo aperto.

Tuttavia la Chiesa non dimentica. Ci vuole molta ingenuità per credere che la storia finisca qui, con l'uscita di scena di un uomo la cui vita – sono le sue drammatiche parole – "è stata violentata". Le vendette di Berlusconi si consumano subito, quelle dei vescovi richiedono tempi lunghi, alle volte molto lunghi, ma sono spesso implacabili.

 

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04 settembre 2009

 

 

2009-09-03

The Economist: "Il ritorno di Superman" Berlusconi

3 settembre 2009

 

"Il ritorno di Superman". Con questo titolo The Economist sintetizza quella che considera la nuova strategia d'attacco di Silvio Berlisconi, dopo gli scandali sessuali che lo hanno coinvolto .

Superman, del resto, ricorda il settimanale britannico, era stato tirato in ballo dallo stesso presidente del Consiglio, "quando il 1 settembre, riferendosi alle parole della moglie" ("mio marito è malato, ha bisogno di essere curato") aveva puntualizzato: "non solo non sono malato, sono un Superman". The Economist parla dell'offensiva di Silvio Berlusconi, che "come l'eroe dei fumetti" tre mesi dopo lo scandalo sessuale che lo ha coinvolto "si sta ora scagliando contro i suoi accusatori".

L'articolo racconta di "uno stallo fra la Chiesa e il premier italiano" e ripercorre le tappe dello scandalo, avviato dalla pubblicazione sul Giornale ("il quotidiano della sua famiglia") della notizia della ammenda pagata dal direttore di Avvenire "per aver molestato una donna in un caso dalle sfumature omosessuali".

"Un simile raffreddamento di rapporti - sottolinea The Economist - segnò l'inizio della fine per il precedente governo di centro-sinistra". E ricorda il sostegno offerto a Boffo dalla Conferenza episcopale e la fiducia espressa dal Papa nel presidente dei vescovi italiani, ma avverte: "Berlusconi ha ancora delle buone carte da giocare". Perchè, dopo le critiche espresse anche da ambienti cattolici sui comportamenti del premier "il Vaticano potrebbe temere una rappresaglia da parte del presidente del Consiglio" che si potrebbe concretizzare con "l'abbandono dell'iniziativa legislativa restrittiva sul testamento biologico o il blocco a una inchiesta parlamentare ostile sulla pillola abortiva. C'è anche il rischio che i suoi seguaci laici possano promuovere una legge per il riconoscimento delle coppie di fatto, gay compersi".

"Ma la carta più forte nelle mani di Berlusconi - secondo The Economist - potrebbe essere quella etica. Il 1° settembre un Tribunale italiano ha reso noti dettagli sulla sentenza contro Boffo, che sembrano confermare la sostanza delle affermazioni del Giornale. Due giorni dopo, Boffo si è dimesso. L'unica cosa sorprendente è che i vescovi italiani lo avevano considerato adatto a restare in una posizione così di alto profilo e così vulnerabile per cinque interi anni dopo la sua condanna".

3 settembre 2009

 

 

 

 

Feltri: "Non volevo

le dimissioni di Boffo"

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3 settembre 2009

"Sono affari interni alla Chiesa", ha dichiarato il direttore sul sito de Il Giornale. "Immagino che Boffo avesse i suoi buoni motivi per dimettersi" ha aggiunto

"Mi dispiace umanamente, le dimissioni non erano quello che volevo". Il direttore de Il Giornale, Vittorio Feltri, commenta così l'addio di Dino Boffo ad Avvenire, aggiungendo, secondo quanto riporta il sito del quotidiano che dirige, che "sono affari interni alla Chiesa".

"Il direttore di Avvenire si è dimesso a causa mia e dell'attacco del mio giornale? Mi si attribuisce un potere che so di non avere, se lo ha fatto e se il Vaticano ha accettato le sue dimissioni, ci sarà un buon motivo", ha affermato Feltri, interpellato dalle agenzie di stampa. Il direttore de Il Giornale ha spiegato di non aver né vinto, né perso: "Non c'è niente né da vincere, né da perdere, piuttosto qualcuno si deve rimangiare gli insulti e tutto quello che è stato scritto su di me, compreso il Vaticano. Da questa vicenda l'unica cosa chiara alla fine è che c'è un evidente doppiopesismo intollerabile".

"La cosa che mi piacerebbe succedesse - ha spiegato Feltri, secondo quanto riferisce il sito de Il Giornale - è che si tirassero fuori i documenti che provano che quanto scritto dal Giornale era del tutto fondato in maniera che si smettesse con attacchi sgangherati nei confronti del mio giornale e del sottoscritto, che degnamente lo dirige".

3 settembre 2009

 

 

 

 

La lettera delle dimissioni di Boffo

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03 settembre 2009

"Mentre sento sparare colpi sulla mia testa mi chiedo che c'entro con tutto questo? Che c'entro con una guerra fra gruppi editoriali, tra posizioni di potere cristallizzate e prepotenti ambizioni in incubazione".

In una lunga lettera inviata al cardinale Angelo Bagnasco, il direttore di Avvenire spiega le ragioni delle sue dimissioni. "Da sette giorni - scrive - la mia persona è al centro di una bufera di proporzioni gigantesche che ha invaso giornali, televisioni, radio, web, e che non accenna a smorzarsi, anzi. La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere".

Boffo definisce "l'attacco" di Vittorio Feltri "smisurato, capzioso, irritualmente feroce" che "è stato sferrato contro di me dal quotidiano Il Giornale guidato da Feltri e Sallusti, e subito spalleggiato da Libero e dal Tempo". Attacco che, prosegue Boffo, "non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile motivazione: un opaco blocco di potere laicista si è mosso contro chi il potere, come loro lo intendono, non ce l'ha oggi e non l'avrà domani. Qualcuno, un giorno, dovrà pur spiegare perché ad un quotidiano - Avvenire - che ha fatto dell'autonomia culturale e politica la propria divisa, che ha sempre riservato alle istituzioni civili l'atteggiamento di dialogo e di attenta verifica che è loro dovuto, che ha doverosamente cercato di onorare i diritti di tutti e sempre rispettato il responso elettorale espresso dai cittadini, non mettendo in campo mai pregiudizi negativi, neppure nei confronti dei governi presieduti dall'onorevole Berlusconi, dovrà spiegare - dicevo - perché a un libero cronista, è stato riservato questo inaudito trattamento".

"E domando - prosegue Boffo - se si fa così con i giornalisti indipendenti, onesti, e per quanto possibile - nella dialettica del giudizio - collaborativi, quale futuro di libertà e di responsabilità ci potrà mai essere per la nostra informazione? Quando si andranno a rileggere i due editoriali firmati da due miei colleghi, il 'pro' e 'contro' di altri due di essi, e le mie tre risposte ad altrettante lettere che 'Avvenire' ha dedicato durante l'estate alle vicende personali di Silvio Berlusconi, apparirà ancora più chiaramente l'irragionevolezza e l'autolesionismo di questo attacco sconsiderato e barbarico".

Boffo definisce - nella lettera inviata al cardinale Angelo Bagnasco - "lo scandalo sessuale inizialmente sventagliato contro di me, e propagandato come fosse verità affermata" una "colossale montatura romanzata e diabolicamente congegnata". Lo hanno dimostrato, "nonostante le polemiche, e per l'onestà intellettuale prima del ministro Maroni e poi dei magistrati di Terni, si è chiarito che si era trattato d'altro". "Questa risultanza - prosegue Boffo - è ciò che mi dà più pace, il resto verrà, io non ho alcun dubbio. E tuttavia le scelte redazionali che da giorni taluno continua accanitamente a perseguire nei vari notiziari dicono a me, uomo di media, che la bufera è lungi dall'attenuarsi e che la pervicace volontà del sopraffattore è di darsi ragione anche contro la ragione".

"Un dirigente politico - prosegue Boffo - lunedì sera osava dichiarare che qualcuno vuole intimorire Feltri; era lo stesso che nei giorni precedenti aveva incredibilmente affermato che l'aggredito era proprio il direttore del Giornale, e tutto questo per chiamare a raccolta uomini e mezzi in una battaglia che evidentemente si vuole ad oltranza. E mentre sento sparare i colpi sopra la mia testa mi chiedo: io che c'entro con tutto questo? In una guerra tra gruppi editoriali, tra posizioni di potere cristallizzate e prepotenti ambizioni in incubazione, io - ancora - che c'entro? Perché devo vedere disegnate geografie ecclesiastiche che si fronteggerebbero addirittura all'ombra di questa mia piccola vicenda? E perché, per ricostruire fatti che si immaginano fatalmente miei, devo veder scomodata una girandola di nomi, di persone e di famiglie, forse anche ignare, che avrebbero invece il sacrosanto diritto di vedersi riconosciuto da tutti il rispetto fondamentale? Solo perché sono incorso, io giornalista e direttore, in un episodio di sostanziale mancata vigilanza, ricondotto poi a semplice contravvenzione? Mi si vuole a tutti i costi far confessare qualcosa, e allora dirò che se uno sbaglio ho fatto, è stato non quello che si pretende con ogni mezzo di farmi ammettere, ma il non aver dato il giusto peso ad un reato 'bagatellare', travestito oggi con prodigioso trasformismo a emblema della più disinvolta immoralità".

"Feltri non si illuda - ammonisce Boffo - c'è già dietro di lui chi, fregandosi le mani, si sta preparando ad incamerare il risultato di questa insperata operazione: bisognava leggerli attentamente i giornali, in questi giorni, non si menavano solo fendenti micidiali, l'operazione è presto diventata qualcosa di più articolato. Ma a me questo, francamente - prosegue - interessa oggi abbastanza poco. Devo dire invece che non potrò mai dimenticare, nella mia vita, la coralità con cui la Chiesa è scesa in campo per difendermi: mai - devo dire - ho sentito venir meno la fiducia dei miei Superiori, della Cei come della Santa Sede. Se qualche vanesio irresponsabile ha parlato a vanvera, questo non può gettare alcun dubbio sulle intenzioni dei Superiori, che mi si sono rivelate sempre esplicite e, dunque, indubitabili. Ma anche qui non posso mancare di interrogarmi: io sono, da una vita, abituato a servire, non certo a essere coccolato o ancor meno garantito. La Chiesa ha altro da fare che difendere a oltranza una persona per quanto gratuitamente bersagliata".

"Per questi motivi, Eminenza carissima - conclude Boffo - sono arrivato alla serena e lucida determinazione di dimettermi irrevocabilmente dalla direzione di "Avvenire", "Tv2000" e "Radio Inblu", con effetto immediato. Non posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora, per giorni e giorni, una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani, quasi non ci fossero problemi più seri e più incombenti e più invasivi che le scaramucce di un giornale contro un altro. E poi ci lamentiamo che la gente si disaffeziona ai giornali: cos'altro dovrebbe fare, premiarci? So bene che qualcuno, più impudico di sempre, dirà che scappo, ma io in realtà resto dove idealmente e moralmente sono sempre stato. Nessuna ironia, nessuna calunnia, nessuno sfregamento di mani che da qui in poi si registrerà potrà turbarmi o sviare il senso di questa decisione presa con distacco da me e considerando anzitutto gli interessi della mia Chiesa e del mio amato Paese. In questo gesto - in sé mitissimo - delle dimissioni è compreso un grido alto, non importa quanto squassante, di ribellione: ora basta".

"In questi giorni - prosegue Boffo - ho sentito come mai la fraternità di tante persone, diventate ad una ad una a me care, e le ringrazio della solidarietà che mi hanno gratuitamente donato, e che mi è stata preziosa come l'ossigeno. Non so quanti possano vantare lettori che si preoccupano anche del benessere spirituale del 'loro' direttore, che inviano preghiere, suggeriscono invocazioni, mandano spunti di lettura: io li ho avuti questi lettori, e Le assicuro che sono l'eredità più preziosa che porto con me".

"Ringrazio sine fine le mie redazioni, in particolare quella di "Avvenire" per il bene che mi ha voluto, per la sopportazione che ha esercitato verso il mio non sempre comodo carattere, per quanto di spontanea corale intensa magnifica solidarietà mi ha espresso costantemente e senza cedimenti in questi difficili giorni. Non li dimenticherò. La stessa gratitudine - prosegue Boffo - la devo al Presidente del CdA, al carissimo Direttore generale, ai singoli Consiglieri che si sono avvicendati, al personale tecnico amministrativo e poligrafico, alla mia segreteria, ai collaboratori, editorialisti, corrispondenti. Gli obiettivi che "Avvenire" ha raggiunto li si deve ad una straordinaria sinergia che puntualmente, ogni mattina, è scattata tra tutti quelli impegnati a vario titolo nel giornale. So bene che molti di questi colleghi e collaboratori non condividono oggi la mia scelta estrema, ma sono certo che quando scopriranno che essa è la condizione perché le ostilità si plachino, capiranno che era un sacrificio per cui valeva la pena".

"Eminenza, a me, umile uomo di provincia, è capitato di fare il direttore del quotidiano cattolico nazionale per ben 15 degli straordinari anni di pontificato di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI: è stata l'avventura intellettuale e spirituale più esaltante che mi potesse capitare. Un dono strepitoso, ineguagliabile. A Lei, Eminenza carissima, e al cardinale Camillo Ruini, ai segretari generali monsignor Betori e monsignor Crociata, a ciascun Vescovo e Cardinale, proprio a ciascuno la mia affezione sconfinata: mi è stato consentito di essere, anzi sono stato provocato a pormi quale laico secondo l'insegnamento del Concilio, esattamente come avevo studiato e sognato negli anni della mia formazione".

"La Chiesa mia madre - prosegue Boffo - potrà sempre in futuro contare sul mio umile, nascosto servizio. Il 3 agosto scorso, in occasione del cambio di direzione al quotidiano "Il Giornale", scriveva Giampaolo Pansa: "Dalla carta stampata colerà il sangue e anche qualcosa di più immondo. E mi chiedo se tutto questo servirà a migliorare la credibilità del giornalismo italiano. La mia risposta è netta: no. Servirà soltanto a rendere più infernale la bolgia che stiamo vivendo". Alla lettura di queste righe, Eminenza, ricordo che provai un certo qual brivido, ora semplicemente sorrido: bisognerebbe che noi giornalisti ci dessimo un po' meno arie e imparassimo ad essere un po' più veri secondo una misura meno meschina dell'umano".

"Per questi motivi, Eminenza carissima - conclude Boffo - sono arrivato alla serena e lucida determinazione di dimettermi irrevocabilmente dalla direzione di "Avvenire", "Tv2000" e "Radio Inblu", con effetto immediato. Non posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora, per giorni e giorni, una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani, quasi non ci fossero problemi più seri e più incombenti e più invasivi che le scaramucce di un giornale contro un altro. E poi ci lamentiamo che la gente si disaffeziona ai giornali: cos'altro dovrebbe fare, premiarci? So bene che qualcuno, più impudico di sempre, dirà che scappo, ma io in realtà resto dove idealmente e moralmente sono sempre stato. Nessuna ironia, nessuna calunnia, nessuno sfregamento di mani che da qui in poi si registrerà potrà turbarmi o sviare il senso di questa decisione presa con distacco da me e considerando anzitutto gli interessi della mia Chiesa e del mio amato Paese. In questo gesto - in sé mitissimo - delle dimissioni è compreso un grido alto, non importa quanto squassante, di ribellione: ora basta".

"In questi giorni - prosegue Boffo - ho sentito come mai la fraternità di tante persone, diventate ad una ad una a me care, e le ringrazio della solidarietà che mi hanno gratuitamente donato, e che mi è stata preziosa come l'ossigeno. Non so quanti possano vantare lettori che si preoccupano anche del benessere spirituale del 'loro' direttore, che inviano preghiere, suggeriscono invocazioni, mandano spunti di lettura: io li ho avuti questi lettori, e Le assicuro che sono l'eredità più preziosa che porto con me".

"Ringrazio sine fine le mie redazioni, in particolare quella di "Avvenire" per il bene che mi ha voluto, per la sopportazione che ha esercitato verso il mio non sempre comodo carattere, per quanto di spontanea corale intensa magnifica solidarietà mi ha espresso costantemente e senza cedimenti in questi difficili giorni. Non li dimenticherò. La stessa gratitudine - prosegue Boffo - la devo al Presidente del CdA, al carissimo Direttore generale, ai singoli Consiglieri che si sono avvicendati, al personale tecnico amministrativo e poligrafico, alla mia segreteria, ai collaboratori, editorialisti, corrispondenti. Gli obiettivi che "Avvenire" ha raggiunto li si deve ad una straordinaria sinergia che puntualmente, ogni mattina, è scattata tra tutti quelli impegnati a vario titolo nel giornale. So bene che molti di questi colleghi e collaboratori non condividono oggi la mia scelta estrema, ma sono certo che quando scopriranno che essa è la condizione perché le ostilità si plachino, capiranno che era un sacrificio per cui valeva la pena".

"Eminenza, a me, umile uomo di provincia, è capitato di fare il direttore del quotidiano cattolico nazionale per ben 15 degli straordinari anni di pontificato di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI: è stata l'avventura intellettuale e spirituale più esaltante che mi potesse capitare. Un dono strepitoso, ineguagliabile. A Lei, Eminenza carissima, e al cardinale Camillo Ruini, ai segretari generali monsignor Betori e monsignor Crociata, a ciascun Vescovo e Cardinale, proprio a ciascuno la mia affezione sconfinata: mi è stato consentito di essere, anzi sono stato provocato a pormi quale laico secondo l'insegnamento del Concilio, esattamente come avevo studiato e sognato negli anni della mia formazione".

"La Chiesa mia madre - prosegue Boffo - potrà sempre in futuro contare sul mio umile, nascosto servizio. Il 3 agosto scorso, in occasione del cambio di direzione al quotidiano "Il Giornale", scriveva Giampaolo Pansa: "Dalla carta stampata colerà il sangue e anche qualcosa di più immondo. E mi chiedo se tutto questo servirà a migliorare la credibilità del giornalismo italiano. La mia risposta è netta: no. Servirà soltanto a rendere più infernale la bolgia che stiamo vivendo". Alla lettura di queste righe, Eminenza, ricordo che provai un certo qual brivido, ora semplicemente sorrido: bisognerebbe che noi giornalisti ci dessimo un po' meno arie e imparassimo ad essere un po' più veri secondo una misura meno meschina dell'umano".

03 settembre 2009

 

 

 

 

Fini sul caso Boffo: "Fermiamoci, rischiamo l'imbarbarimento"

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2 settembre 2009

ANSA/LUCA ZENNARO/DRN

COMMENTO / Le streghe di Macbeth avvelenano tutti noi

Il presidente della Camera interviene dopo le polemiche suscitate dal caso Boffo. "Io dico: fermiamoci, fermatevi, perchè se si continua con quello che si è visto negli ultimi due mesi non si sa dove si va a finire". Gianfranco Fini lo afferma nel corso di un'intervista alla festa del Popolo della Libertà di Mirabello.

Parlando delle polemiche degli ultimi giorni, dello scontro che si legge sulla stampa, il presidente della Camera ha sottolineato "il rischio di totale imbarbarimento, che si imbocchi una china pericolosa".

"Da qualche tempo - ha detto - in Italia non si polemizza tra portatori di idee, non si tenta di demolire un'idea, ma colui che l'idea ce l'ha. Si va dritti al killeraggio delle persone, con buona pace della credibilità dell'informazione e della politica, ma anche della credibilità dell'Italia in Europa".

2 settembre 2009

 

 

 

 

Caso Boffo, il Vaticano: "Feltri fomenta il caos"

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2 settembre 2009

"Dai nostri archivi"

Feltri: "Dimissioni? Sono cose che decide la Cei"

Caso Boffo, la difesa del direttore dell'Avvenire

Comunicato di Dino Boffo, direttore di "Avvenire"

Bagnasco: "L'attacco a Boffo è disgustoso e molto grave"

Il Vaticano aderisce all'Interpol

Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, smentisce con forza le affermazioni del direttore de "il Giornale", secondo cui la velina diffusa su Dino Boffo proverrebbe dalla Gendarmeria Vaticana

 

Il Vaticano smentisce "nel modo più categorico" l'affermazione fatta oggi in una trasmissione radiofonica dal direttore del Giornale, Vittorio Feltri, secondo la quale la velina diffusa sul caso Boffo proverrebbe dalla Gendarmeria Vaticana. "Smentisco nel modo più categorico questa infondata affermazione. Viene il sospetto - commenta il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi - che vi sia una intenzione di fomentare confusione diffondendo false accuse". In realtà nel suo intervento radiofonico Feltri aveva parlato di "servizi segreti del Vaticano", entità in realtà inesistente - osserva il portavoce vaticano - precisando che, se Feltri si riferiva ai servizi di sicurezza vaticani, questi spettano alla Gendarmeria.

Dalla Cei no alle dimissionidi Boffo

Intanto da una ricostruzione dell'agenzia Apcom si apprende che il direttore di "Avvenire" avrebbe presentato per ben due volte le sue dimissioni, rimettendo il suo mandato direttamente nelle mani del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ed entrambe le volte il numero uno della Cei le avrebbe respinte. La prima volta sarebbe stato venerdì, nel giorno della pubblicazione sul "il Giornale" dell'attacco di Vittorio Feltri, la seconda nella giornata di ieri (come riferito oggi anche dal "Corriere della Sera"), dopo nuovi contatti tra segreteria di Stato e vertici Cei, e in seguito anche a una telefonata del Papa al cardinale Bagnasco per capire come starebbero i fatti. Intanto, per chiarire la sua posizione e le vicende che lo hanno coinvolto, il direttore del quotidiano dei vescovi, sempre secondo Apcom, avrebbe scritto anche una lettera al Segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone.

Benedetto XVI: "Dio persegue le colpe ma protegge i peccatori"

L'offensiva de "il Giornale" intanto continua. Feltri non accenna a fare marcia indietro. "Chiedere scusa? Non ho niente per cui scusarmi", ha detto oggi. Intanto Benedetto XVI è tornato a parlare in udienza pubblica in aula Paolo VI, in Vaticano. Ed ha affrontato il tema della misericordia di Dio. "Dio persegue le colpe ma protegge i peccatori", ha detto parlando di Sant'Oddone, abate di Cluny. "Di fronte alla vastità dei vizi diffusi nella società, - ha proseguito il Papa - il rimedio da proporre con decisione è quello di un radicale cambiamento di vita, fondato sull'umiltà, l'austerità, il distacco dalle cose effimere e l'adesione a quelle eterne".

(M. Do.)

2 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Boffo si dimette da Avvenire

Cei: attacchi inqualificabili

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3 settembre 2009

Dino Boffo si è dimesso dalla direzione di Avvenire con una lettera inviata al cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Proprio questa mattina nella rubrica lettere al direttore sul quotidiano dei vescovi l'ormai ex responsabile del quotidiano dei vescovi (che dirigeva dal 1994) aveva replicato agli attacchi del Giornale diretto da Vittorio Feltri con un'intera pagina su quelle che definiva "dieci falsità" spiegando perché considerarle tali.

"Non posso accettare - ha scritto Boffo - che sul mio nome si sviluppi ancora per giorni e giorni una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani". Non solo. "La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere". Le dimissioni sono "irrevocabili" e "con effetto immediato" sia da Avvenire che dalla tv dei vescovi Tv2000 e da Radio Inblu. Il presidente della Cei ha accettato le dimissioni, prendendone atto, "con rammarico". A Boffo il porporato ha rinnovato "l'inalterata stima per la sua persona, oggetto

di un inqualificabile attacco mediatico".

3 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

2009-09-02

Caso Boffo, il Vaticano: "Feltri fomenta il caos"

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2 settembre 2009

Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, smentisce con forza le affermazioni del direttore de "il Giornale", secondo cui la velina diffusa su Dino Boffo proverrebbe dalla Gendarmeria Vaticana

 

Il Vaticano smentisce "nel modo più categorico" l'affermazione fatta oggi in una trasmissione radiofonica dal direttore del Giornale, Vittorio Feltri, secondo la quale la velina diffusa sul caso Boffo proverrebbe dalla Gendarmeria Vaticana. "Smentisco nel modo più categorico questa infondata affermazione. Viene il sospetto - commenta il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi - che vi sia una intenzione di fomentare confusione diffondendo false accuse". In realtà nel suo intervento radiofonico Feltri aveva parlato di "servizi segreti del Vaticano", entità in realtà inesistente - osserva il portavoce vaticano - precisando che, se Feltri si riferiva ai servizi di sicurezza vaticani, questi spettano alla Gendarmeria.

Dalla Cei no alle dimissionidi Boffo

Intanto da una ricostruzione dell'agenzia Apcom si apprende che il direttore di "Avvenire" avrebbe presentato per ben due volte le sue dimissioni, rimettendo il suo mandato direttamente nelle mani del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ed entrambe le volte il numero uno della Cei le avrebbe respinte. La prima volta sarebbe stato venerdì, nel giorno della pubblicazione sul "il Giornale" dell'attacco di Vittorio Feltri, la seconda nella giornata di ieri (come riferito oggi anche dal "Corriere della Sera"), dopo nuovi contatti tra segreteria di Stato e vertici Cei, e in seguito anche a una telefonata del Papa al cardinale Bagnasco per capire come starebbero i fatti. Intanto, per chiarire la sua posizione e le vicende che lo hanno coinvolto, il direttore del quotidiano dei vescovi, sempre secondo Apcom, avrebbe scritto anche una lettera al Segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone.

Benedetto XVI: "Dio persegue le colpe ma protegge i peccatori"

L'offensiva de "il Giornale" intanto continua. Feltri non accenna a fare marcia indietro. "Chiedere scusa? Non ho niente per cui scusarmi", ha detto oggi. Intanto Benedetto XVI è tornato a parlare in udienza pubblica in aula Paolo VI, in Vaticano. Ed ha affrontato il tema della misericordia di Dio. "Dio persegue le colpe ma protegge i peccatori", ha detto parlando di Sant'Oddone, abate di Cluny. "Di fronte alla vastità dei vizi diffusi nella società, - ha proseguito il Papa - il rimedio da proporre con decisione è quello di un radicale cambiamento di vita, fondato sull'umiltà, l'austerità, il distacco dalle cose effimere e l'adesione a quelle eterne".

(M. Do.)

2 settembre 2009

 

 

 

Fini sul caso Boffo: "Fermiamoci, rischiamo l'imbarbarimento"

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2 settembre 2009

ANSA/LUCA ZENNARO/DRN

Il presidente della Camera interviene dopo le polemiche suscitate dal caso Boffo. "Io dico: fermiamoci, fermatevi, perchè se si continua con quello che si è visto negli ultimi due mesi non si sa dove si va a finire". Gianfranco Fini lo afferma nel corso di un'intervista alla festa del Popolo della Libertà di Mirabello.

Parlando delle polemiche degli ultimi giorni, dello scontro che si legge sulla stampa, il presidente della Camera ha sottolineato "il rischio di totale imbarbarimento, che si imbocchi una china pericolosa".

"Da qualche tempo - ha detto - in Italia non si polemizza tra portatori di idee, non si tenta di demolire un'idea, ma colui che l'idea ce l'ha. Si va dritti al killeraggio delle persone, con buona pace della credibilità dell'informazione e della politica, ma anche della credibilità dell'Italia in Europa".

2 settembre 2009

 

 

2009-09-01

Caso Boffo, la difesa del direttore

dell'Avvenire

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31 agosto 2009

"Dai nostri archivi"

Feltri: "Dimissioni? Sono cose che decide la Cei"

Berlusconi lontano dalla realtà e ci va di mezzo l'economia (Times)

Berlusconi: nei giorni scorsi non ho mai parlato con Feltri

Comunicato di Dino Boffo, direttore di "Avvenire"

Bagnasco: "L'attacco a Boffo è disgustoso e molto grave"

 

Aveva detto che si sarebbe difeso e lo ha fatto. Oggi sull'Avvenire, nelle pagine normalmente dedicate al dialogo con i lettori, Dino Boffo definisce "la presunta sentenza giudiziaria maneggiata come un manganello da Vittorio Feltri, direttore del Giornale e dal suo giornalista Gabriele Villa" come "uno sconclusionato e sgrammaticato distillato di falsità e di puro veleno costruito a tavolino per diffamare". Boffo pubblica il certificato generale del casellario giudiziario "spacciato - si legge nella didascalia - nei giorni scorsi come sentenza" e la "fantomatica informativa anonima, un plateale falso, che lo stesso quotidiano aveva sostenuto fosse allegata alla sentenza e che invece ora è stata improvvisamente abbandonata come prova dallo stesso giornale che l'aveva lanciata con tanto clamore".

"Bisogna che i lettori di Avvenire - scrive sempre Boffo - sappiano cos'è in realtà la 'sentenza giudiziaria' maneggiata come un manganello (...) La presunta 'sentenza' è uno sconclusionato e sgrammaticato distillato di falsità e di puro veleno costruito a tavolino per diffamare. Feltri e i suoi, prontamente affiancati dal manipolo di coloro che su altre pagine di giornale hanno preso per oro colato la loro 'rivelazione', l'hanno fatto. Hanno diffamato. Hanno deciso, loro, sì, sentenziato, che il direttore di Avvenire era un omosessuale, un molestatore, uno sfasciafamiglie. Un sepolcro imbiancato da picconare in pubblico. Hanno preso, come l'anonimo (per ora) diffamatore, una copertina e hanno appiccicato ciò che faceva loro comodo".

Ieri, intanto, è circolata anche l'ipotesi delle dimissioni di Boffo "non certo per ammissione di colpa" ma "per il bene della Chiesa e del giornale". Ad adombrarle è stato monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e presidente del consiglio della Conferenza episcopale italiana (Cei) per gli Affari giuridici, il primo prelato a parlare chiaramente di possibili dimissioni del direttore del quotidiano dei vescovi Avvenire, dopo l'attacco arrivato dal quotidiano Il Giornale, di proprietà della famiglia Berlusconi.

"Se ritiene che tutta la vicenda - ha detto monsignor Mogavero all'agenzia Apcom - pur essendo priva di fondamento, possa nuocere alla causa del giornale o agli uomini di chiesa Boffo potrebbe anche decidere di dimettersi". Ma così non sarebbe un'ammissione di colpa? "In effetti in Italia chi si dimette è sempre ritenuto colpevole. Ma non sempre è così. Ripeto: se lo facesse per il bene del giornale e della Chiesa... Se Boffo accettasse anche di passare per un disgraziato pur di non nuocere alla causa del giornale, farebbe la cosa giusta. Poi nelle sedi opportune si accerteranno debitamente i fatti".

Qualche ora dopo lo stesso Mogavero, tuttavia, ha precisato di confermare stima e apprezzamento per il direttore di Avvenire, aggiungendo di "non avere chiesto in alcun modo le sue dimissioni", come riportato in una nota diffusa dalla Curia di Mazara del Vallo. "Ogni decisione in merito - ha ricordato il presule - spetta all'interessato e alle autorità che gli hanno conferito il mandato".

A proposito della lettera anonima (nella quale si rievoca una vicenda giudiziaria del 2004 terminata con un decreto penale del Tribunale di Terni) poi oggetto di pubblicazione da parte del Giornale, inviata a tutti i vescovi, monsignor Mogavero conferma: "L'ho ricevuta anche io, poco prima di Pasqua. È un momento di grande imbarbarimento - ha proseguito il prelato - questa storia si contorna sempre più di tinte sgradevoli. Ho subito pensato che fosse un'operazione pilotata da qualcuno, diretta a noi vescovi, un'operazione squallida, quasi un avvertimento mafioso. A me è arrivata una fotocopia, ma c'era tanto di carta intestata, e il pezzo riconduceva al casellario giudiziario. Le ipotesi dunque sono due: o qualcuno ha messo mano a documenti riservati - e questo è estremamente grave - o qualcuno ha diffuso la notizia falsa per far scoppiare una bomba ad orologeria. È un'operazione squallida, che non ha nessuna credibilità".

Lo scopo della lettera? "Forse delegittimare i vescovi, o Avvenire, o Boffo? Oppure spaccare ulteriormente il mondo cattolico? Ma né l'uno né l'altro scopo è stato raggiunto", ha chiosato Mogavero.

Il sostegno di Bertone, la stima di Tettamanzi. Il segretario di Stato Tarcisio Bertone ha espresso incoraggiamento e sostegno al direttore di Avvenire, Dino Boffo. Secondo l'agenzia Agi non è stata questa l'unica telefonata di solidarietà giunta dal Vaticano. Tra l'altro, pubblicamente, il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, ha espresso "stima e gratitudine" a Boffo, spiegando in una nota di aver cestinato la lettera anonima, inviata a tutti i vescovi, che parlava del decreto penale del Tribunale di Terni. "Rinnovo la mia stima per il dottor Dino Boffo e la mia gratitudine per il servizio che rende alla comunità cristiana e al nostro Paese - afferma il cardinale Tettamanzi - e dico la mia vicinanza umana ed evangelica per il momento di prova che sta attraversando. Una stima e una gratitudine che si fondano sul lavoro quotidiano che tutti possono riscontrare leggendo Avvenire e che lettere anonime, di cui si parla e che anche io a suo tempo ho ricevuto e in quanto tali, come mio costume, non ho preso in considerazione, non possono vanificare".

31 agosto 2009

 

 

 

 

 

Caso Boffo, Avvenire dedica

tre pagine alla difesa

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31 agosto 2009

"Dai nostri archivi"

Feltri: "Dimissioni? Sono cose che decide la Cei"

Berlusconi lontano dalla realtà e ci va di mezzo l'economia (Times)

Comunicato Cei

Comunicato di Dino Boffo, direttore di "Avvenire"

Bagnasco: "L'attacco a Boffo è disgustoso e molto grave"

Prosegue intanto la rovente polemica tra maggioranza e opposizione dopo l'attacco del Giornale di Vittorio Feltri al direttore del quotidiano cattolico

Sono tre le pagine che il quotidiano della Cei, Avvenire, dedicherà martedì 1 settembre a una nuova difesa del direttore Dino Boffo, dopo l'attacco ricevuto dal direttore del Giornale, Vittorio Feltri. La collocazione della difesa di Boffo dovrebbe essere la stessa di due giorni fa, nella rubrica "Il direttore risponde" e sarà accompagnata da diverse lettere di solidarietà ricevute dalla redazione di Avvenire.

Nella difesa Boffo darà la sua versione della vicenda legata all'invio dell'informativa anonima ai vescovi italiani del consiglio permanente Cei. Ambienti informati spiegano che l'invio del foglio anonimo (definito nei giorni scorsi "una patacca" dallo stesso direttore di Avvenire) risale ad alcuni mesi fa quando si stava discutendo la riconferma della nomina di Boffo a segretario dell'Istituto Giuseppe Toniolo di Milano presieduto dal cardinale Dionigi Tettamanzi.

Intanto, mentre non si placa la polemica politica e il Pd prepara una manifestazione a favore dell'informazione, sul fronte giudiziario interviene il gip di Terni, Pierluigi Panariello. Il magistrato ha fornito un importante chiarimento: nel fascicolo riguardante il procedimento per molestie a carico di Boffo (chiuso da 516 euro di ammenda patteggiati nel 2004 davanti al tribunale di Terni per avere rivolto minacce telefoniche alla moglie di una persona da lui frequentata) "non c'è assolutamente alcuna nota che riguardi le sue inclinazioni sessuali" (nello stralcio pubblicato dal Giornale si faceva riferimento all'omosessualità del direttore di Avvenire).

Restano quindi molti interrogativi sull'origine del documento citato dal Giornale e apparso oggi anche su diversi quotidiani. A San Macuto, nel pomeriggio, ne hanno discusso il presidente del Copasir Francesco Rutelli e il direttore del Dis, Gianni De Gennaro, che però non hanno rilasciato dichiarazioni.

Ufficialmente, dopo che il presidente della Cei Angelo Bagnasco ha espresso personalmente una posizione di chiara condanna per l'iniziativa di Feltri, alla Cei come nei media d'Oltretevere, Radio Vaticana e Osservatore Romano, prevale la linea del silenzio, con un'eccezione. Dalle pagine del Corriere della Sera questa mattina ha detto la sua il direttore del quotidiano della Santa Sede, Gian Maria Vian per chiarire che, nonostante tutto, i rapporti tra il governo e la Santa Sede "sono buoni". Una rassicurazione che si aggiunge a qualche perplessità per alcuni editoriali "esagerati" di Avvenire, a partire dal paragone avanzato tra il naufragio degli eritrei e la Shoah.

Chi in queste ore è vicino a Boffo racconta di una persona molto provata e in grande sofferenza. Una condizione che potrebbe anche spingere il direttore di Avvenire, secondo alcune versioni circolate in giornata, alle dimissioni.

Intanto, ancora dal fronte dell'opposizione, il leader dell'Idv Antonio Di Pietro ha presentato oggi un esposto all'autorità giudiziaria chiedendo "chi è il mandante e l'esecutore dell'attività di dossieraggio" contro il direttore del quotidiano cattolico. Ed il segretario del Pd Dario Franceschini ha chiesto che in Parlamento si faccia chiarezza sul documento che la magistratura di Terni nega di aver allegato al fascicolo processuale.

La maggioranza, al contrario, difende Vittorio Feltri per aver "colpito a morte - sostiene il deputato Giorgio Stracquadanio - il moralismo abbietto che per quattro mesi almeno ha infettato la vita politica italiana senza che nessuno, o quasi, a sinistra avesse niente da dire". E punta ad evidenziare che, come dimostrano le parole del direttore dell'Osservatore Romano Gian Maria Vian, i rapporti tra maggioranza e Chiesa "sono ottimi".

Imbarbariti sono i rapporti tra politica e giornalismo, attacca il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, che consiglia "di rivolgersi a 360 gradi a tutti i mezzi di comunicazione di massa, giornali e trasmissioni televisive, che si sono esibiti da alcuni mesi su questo terreno". Una tregua è possibile "se tutti, sottolineiamo tutti, i protagonisti di questa situazione decidono di collocare su un altro piano il confronto politico-giornalistico".

31 agosto 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2009-08-30

Berlusconi: nei giorni scorsi non ho mai parlato con Feltri

30 agosto 2009

Vittorio Feltri (Ansa)

Bagnasco: "L'attacco a Boffo è disgustoso e molto grave"

La strategia delle ritorsioni non conviene a nessuno (di Stefano Folli)

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"Dai nostri archivi"

"Sempre io, ma meno scapigliato"

Le feste da Berlusconi: a Bari indagini sugli appalti

L'invito dell'intellighenzia Pdl al premier: "Ammetta l'errore"

 

"In questi giorni non ho mai avuto alcuna conversazione telefonica con il direttore de 'Il Giornale', nè con altri suoi collaboratori". E' quanto afferma il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, smentendo alcune ricostruzioni giornalistiche che definisce "falsità".

"Di fronte alla marea di voci, insinuazioni e presunte rivelazioni apparse stamane sui giornali - prosegue il premier - è impossibile smentirle tutte, ma su una falsità non posso tacere: in questi giorni non ho mai avuto alcuna conversazione telefonica con il direttore del 'Giornale' nè con altri suoi collaboratori". Venerdì scorso il quotidiano che fa capo al fratello del premier, Paolo Berlusconi, aveva lanciato un pesante attacco personale al direttore dell'Avvenire, Dino Boffo, che ha riacceso la crisi nei rapporti tra il Governo e le gerarchie ecclesiastiche.

30 agosto 2009

 

 

 

 

 

 

2009-08-29

Salta cena Berlusconi-Bertone. La Cei contro

Il Giornale. Il premier prende le distanze

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28 agosto 2009

Comunicato di Dino Boffo, direttore di "Avvenire"

Comunicato Cei

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Via al nuovo comitato per il Sud

L'Economist: "In Italia i governi in contrasto con la Chiesa non durano a lungo"

 

"Il principio del rispetto della vita privata è sacro e deve valere sempre e comunque per tutti: per le stesse ragioni di principio non posso assolutamente condividere ciò che pubblica oggi il Giornale nei confronti del direttore di Avvenire e me ne dissocio". Silvio Berlusconi prende così le distanze dal durissimo attacco personale che il quotidiano diretto da Vittorio Feltri, di proprietà della stessa famiglia Berlusconi, ha sferrato in prima pagina al direttore di Avvenire (il quotidiano della Cei) Dino Boffo. Berlusconi affianca la vicenda Boffo alle accuse a lui rivolte in questi mesi, per le quali "ho reagito con determinazione a quello che in questi mesi é stato fatto contro di me usando fantasiosi gossip che riguardavano la mia vita privata presentata in modo artefatto e inveritiero".

Vittorio Feltri con l'intento, dice lui, di "smascherare" i cosiddetti "moralisti" che hanno attaccato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, su vicende di carattere privato ha pubblicato su "il Giornale" degli stralci di una querela presentata da una signora di Terni "destinataria di telefonate sconce e offensive e di pedinamenti volti a intimidirla onde lasciasse libero il marito con il quale il Boffo aveva una relazione omosessuale".

"Mai quanto nel presente periodo - scrive Feltri, nell'editoriale di prima pagina - si sono visti in azione tanti moralisti, molti dei quali, per non dire quasi tutti, sono sprovvisti di titoli idonei".

Secca la reazione della Conferenza episcopale italiana che in un comunicato diffuso nella mattinata scrive: "In merito alle accuse sollevate oggi da un quotidiano, si intende confermare piena fiducia al dott. Dino Boffo, direttore di "Avvenire", giornale da lui guidato con indiscussa capacità professionale, equilibrio e prudenza".

Intanto è saltata la partecipazione all'Aquila del presidente del Consiglio alla festa della Perdonanza, e di conseguerza l'incontro a cena con il cardinale Segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone non ci sarà. Berlusconi avrebbe deciso di delegare, quale rappresentante del governo alle celebrazioni, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta , "per evitare - aggiunge una nota - strumentalizzazioni".

La festa della Perdonanza, che nasce tra le polemiche, sarà comunque un'occasione speciale per gli aquilani, visto che si tratta della prima celebrazione della festa dopo il terremoto del 6 aprile che ha messo in ginocchio la città di papa Celestino V, "inventore" della stessa festa. La festa sarà celebrata sul sagrato della basilica di Collemaggio - con la cupola crollata, ma la facciata ancora intatta - proprio dal cardinal Bertone.

Intanto il quotidiano "la Repubblica" rende noto che il premier ha chiesto un milione di euro di risarcimento per le dieci domande pubblicate a ridosso del caso Noemi. Secondo Berlusconi, è scritto nell'atto di citazione depositato al Tribunale di Roma e citato dal giornale, le domande sono "retoriche e palesemente diffamatorie".

Sul caso ritorna anche il leader della Lega, Umberto Bossi, che da un comizio nel milanese esprime la sua preoccupazione per il premier Silvio Berlusconi: è "odiato dalla mafia" e probabilmente è stata proprio la criminalità organizzata a montare "la storia delle donne", che secondo il ministro delle Riforme "puzza". "Se non sta attento - ha detto il leader del Carroccio - la mafia può fargli del male. Ho pensato che la roba delle donne sia per quel problema lì. La legge sul sequestro ha fatto un male enorme ai mafiosi". "Stai attento Berlusconi - ha aggiunto - perché quelli non perdonano".

28 agosto 2009

 

 

 

 

 

 

ITALIA

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Comunicato di Dino Boffo, direttore di "Avvenire"

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28 agosto 2009

Dino Boffo (ANSA)

Questo è il comunicato di Dino Boffo, direttore di Avvenire in reazione all'attacco di Vittorio Feltri sul Giornale, quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi.

"La lettura dei giornali di questa mattina mi ha riservato una sorpresa totale, non tanto rispetto al menù del giorno, quanto riguardo alla mia vita personale. Evidentemente "il Giornale" di Vittorio Feltri sa anche quello che io non so, e per avallarlo non si fa scrupoli di montare una vicenda inverosimile, capziosa, assurda. Diciamo le cose con il loro nome: è un killeraggio giornalistico allo stato puro, sul quale è inutile scomodare parole che abbiano a che fare anche solo lontanamente con la deontologia. Siamo, pesa dirlo, alla barbarie.

Nel confezionare la sua polpettona avvelenata Feltri, tra l'altro, si è guardato bene dal far chiedere il punto di vista del diretto interessato: la risposta avrebbe probabilmente disturbato l'operazione che andava (malamente) allestendo a tavolino al fine di sporcare l'immagine del direttore di un altro giornale e disarcionarlo. Quasi che non possa darsi una vita personale e professionale coerente con i valori annunciati. Sia chiaro che non mi faccio intimidire, per me parlano la mia vita e il mio lavoro.

Al direttore del Giornale ora l'onere di spiegare perché una vicenda di fastidi telefonici consumata nell'inverno del 2001, e della quale ero stato io la prima vittima, sia stata fatta diventare oggi il monstre che lui ha inqualificabilmente messo in campo. Nella tristezza della giornata, la consapevolezza che le gravi offese sferratemi da Vittorio Feltri faranno serena la mia vecchiaia".

28 agosto 2009

 

 

 

Comunicato Cei

28 agosto 2009

"In merito alle accuse sollevate oggi da un quotidiano, si intende confermare piena fiducia al dott. Dino Boffo, direttore di Avvenire, giornale da lui guidato con indiscussa capacità professionale, equilibrio e prudenza": questo il comunicato diffuso nella mattinata di oggi dall'Ufficio per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana .

28 agosto 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

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